Un catalogo per giocare al bene e al male, come con certi giochi ricavati dai fogli di quaderno, pastellati in azzurro e in rosso, e piegati e ripiegati fino ad essere cappucci per le dita : o inferno o paradiso, in una specie di becco di pulcino spalancato…
Un catalogo leggero, per dichiarare l’instabilità delle frontiere, la bugia dei confini e la fragilità dei muri, per corteggiare i passaggi lucidi dell’ironia e i soffi della memoria.

Un catalogo a rovescio, senza leggi né divieti, per confondere le idee e soprattutto le certezze.

È la notte giusta per lanciarlo, come un rito propiziatorio, che allontani lo star male e inviti lo star bene con le formule di tutti noi, di tutti voi, in transito, in corsa, in pausa su questa pagina…

“Le porte fessurate sono beni
La chiave che accorda l’arpa è un bene
Le stanze rinchiuse sono mali
La veglia è un male
I rotoli sono beni, non i pieghi
Gli embrici e i tegoli sono beni perché la pioggia li canta
Le bilance sono mali
Le bigonce sono beni
Le buche sono mali se la pioggia vi stagna
Le buche sono beni se aspettano le bilie
Erano beni i puteali dove affacciarsi per l’acqua da insecchiare
Era un bene la polvere di strada perché la pioggia l’impastava
Era un bene la sapa sulla neve nel bicchiere
Le trame, roride a mattino, dei ragni tra le foglie sono beni perché annunciano un giorno illuminato
Le cavate di violoncelli sono beni
Le voci che hanno risposta sono beni
Divertirsi a essere altri è un bene
Volere essere altri è un male
La gibigiana luminello è un bene
È un bene sapere dove posar la testa e rimanere
Essere variante e invariato è un male
Aprire la sapienza o la poesia è un male
Giocare giocando è un bene
Giocare senza giocare è un male
I beni sotto chiave sono mali “

(Gianfranco Maretti)