Per dire come sa essere la campagna, qui, occorrerebbero metri di filo steso, balle di stoffa spiegata e stirata con le mani, senza l’aria a fare gioco.
Bisognerebbe pensare in orizzontale, fermarsi allo strato più basso e scrivere scrivere scrivere su un’unica linea.
Pensare in piatto e in giallo, anche.
Perché pure il giallo è orizzontale, qui.
Si è preso la terra.
Gronda nei fossi, come certo olio denso e lento, che cede alla forma delle cose, e costeggia la ferrovia, in uno slargo laterale.
Avesse una croce da riempire, sarebbe il Cristo di Gauguin, invece scorre in basso, senza slanci. Se ne sta qui, borioso per un niente (un giallo da trombe sfiatate o cornucopie vuote): dove non ci sono i campi di granturco, restano solo, incerte e schiacciate, delle stoppie corte.
Pare essersi mangiato gli uomini, come formiche, e averli nascosti in questi rotoloni che hanno scorticato la buccia della terra per farne paglia.
Rotoloni metafisici.
Fitti, in linea d’aria con la pieve vecchia, in fila indiana lungo la ferrovia, in splendido isolamento e disordine al centro della campagna grande.
Silenziosi e stupefatti, lascito o pedaggio.
Sono un nuovo paesaggio d’attesa, che disegna radure e direzioni allo sguardo.
Fosse caduto il sole, potrebbero essere le sezioni robuste dei suoi raggi da polipo.
Fossero i tronchi di antiche colonne, potrebbero essere i resti di un tempio selvatico.
Sogno di un verticale cui dare forma.
Piace pensare alle preghiere che avrebbero accolto, mentre i cuculi battono gli anni da rincorrere sulle dita, per non perdere il conto.
manginobrioches ha detto:
Arrivo per prima in questo giallo, troppo piatto per un’attesa, e così dissimile dai rovelli in cui s’esprime la natura di qui. Ma il punto non è l’orizzontale, o il sogno verticale che lo contrasta e accompagna e asseconda di continuo, semmai le parole per dirlo. Si paga pedaggio volentieri, alle tue parole.
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diamonds ha detto:
confesso che prima di conoscerti avrei risposto col fuoco a chiunque mi avesse parlato della campagna in termini lusinghieri.Ora sto meditando di trasferirmici.Quanto distano le librerie col migliore profumo?(e come si prende radio 3?)
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farolit ha detto:
Ho bisogno di voci, per questo torno qui. Ma la tua voce mi parla di solitudine gialla, giallo paesaggio che “pare essersi mangiato gli uomini”… bello, esteticissimo … eppure mi verrebbe da entrare in questo giallo come quel giapponese curioso (dei “Dreams” di Kurosawa), che, sportosi troppo dal quadro, entra (cade!) nel campo di grano di van Gog e va cercandolo tra le spighe… ecco si in questo giallo orizzontale da dipinto entrerei per scovare quei puntolini più scuri, per reclamarne l’infinitesima esistenza…
o.t.
pardon, l’inquieta sono io, ma il paesaggio dell’anima mi pesa, cerco suoni di vita, voci differenti, colori sonori… pardon pardon
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§ cara Manginobrioches,
sapessi come li amo, io, i rovelli con cui si esprime la natura nei tuoi luoghi. Credo di aver coltivato inconsapevoli trascorsi isolani, non so bene in quale vita…
Zavattini diceva che occorre essere o poeti o un po’ matti per sopravvivere nella bassa ( e nella nebbia). Io credo di rappresentare l’opzione B :)))
§§ caro Diamonds,
40 km dalla prima Felitrinelli, ma dal lunedì al sabato (non d’estate, però) per avere libri prenotati.
Per Radio 3, no problem; basta avere la radio…
§§cara Farolit,
è proprio il silenzio del primissimo pomeriggio che volevo rappresentare: è questo a far pensare a un tempio selvatico.
Solo col silenzio senti i rumori più sottili, anche quello della biscia nell’erba. Vado spesso in una casina (vabbè, chiamarla casa è già un regalo) che stiamo “tenendo su” nell’immaginario familiare. Diversi amici blogger l’hanno conosciuta…
Ecco, lì accade l’incontro col silenzio. Bellissimo. Quando passa una cornacchia o senti un cuculo che singhiozza e si allontana (la sai la leggenda del cuculo?), l’aria è come un vetro segnato da una punta di ferro.
Ma verso sera sono altre le voci. Noi ci si sente come il Piccolo Principe, inseguitori di tramonti. Abbraccio.
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melusinach ha detto:
mi ha preso un attacco di nostalgia di quel centro dell’ovunque. E risento odori e canzoni di uno stonato canterino mentre si mangiavano tortelli di zucca :-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
Mel, tu sai che la cura c’è :))
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cf05103025 ha detto:
A me piace la campagna, ma per me la campagna è una cosa ondulata, con colline scarpate immense vigne cespugli chiese sulla punta montagne blu in lontananza,
sentore di mare dietro le ultime ondulazioni là in fondo: sapere che c’è quell’acqua incessante là dietro dove come dice il Conte ci sono i gamberoni rossi e sono un sogno.
Così è la mia campagna, su e giù, ondulata mammellosa ricca opulenta di fieni paglia grano grappoli e sentori di fienili e stalle anche vuote, ma si sente ancor ala puzza di letame che dice le vacche che c’erano, e cantine ragnatele vecchi chiodoni arruginiti le bute le damigiane le botti il vino, sì,
il vino.
MarioB.
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Fiorile ha detto:
una delle più belle cose che ho ascoltato a viva voce sul giallo della campagna è stata la lectio doctoralis di Paolo Conte quando gli fu conferita – chez noi – la laurea in lettere. Disse dei gialli del meriggio, della calura di terra alla controra, del suo languido, della sua nostalgia, così diversa dalla malinconia del tramonto; disse, ricordo, della luce, ne descrisse ad uno ad uno i raggi e ne disegnò l’obliquo, disse di corpi sudati e dilatati, di dolci abbandoni, di gialle angosce…:)
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colfavoredellenebbie ha detto:
chissà se ne circola il testo, Fio’… lo leggerei così volentieri.
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§MarioB
La tua descrizione mi ricorda Paesi Tuoi, di Pavese. E sento ancora l’odore della stanza delle mele di Gisella.
Forse il libro che mi piace di più di Pavese, con Ferie d’agosto e I dialoghi con Leucò. Ma questa è un’altra storia.
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cf05103025 ha detto:
Pavese Cesare non era lontano di qua
nemmeno Fenoglio Beppe
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Fiorile ha detto:
dovremmo avere la registrazione, almeno…mi informo eh? :)Buona notte :)
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LaSirenetta ha detto:
:-) splash!
p.s.: posso prenotarmi per ottenere la registrazione anch’io? mi offro di trascriverla, se siete interessati!
ri-splash!
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blancoebleu ha detto:
(…fiumi, falsi avventurieri che trasformano i padani in marinai non veri…) Forse è davvero la voglia di verticale che vi spinge a guardare a verso il mare mancante (…e il monte appennino rivela il segreto :-)
P.s.
Bellissimo colpo basso il tempio selvatico. A volte mi frughi dentro i ricordi dell’infanzia, Zè, e io ci rimango un pò male perchè vorrei essere refrattario alla commozione e invece tu mi cogli con la guardia abbassata.
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colfavoredellenebbie ha detto:
ohi, Blanco…quasi quasi mi commuovo anch’io. Ci metto un attimo ;)
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colfavoredellenebbie ha detto:
Blanco, la sai la faccenda del cuculo, neh?
Il suo verso ha singhiozzi prolungati e ripetuti, ma tanto ma tanto.
Da noi si dice che ogni singhiozzo è un anno che ti resta da vivere…
E allora giù a contare e a dire …” e canta, su su, canta, bello”.
Se poi magari se ne inserisce un altro, di cuculi, si bara e si allarga il conteggio :)
ciau
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blancoebleu ha detto:
No che non la conoscevo sta faccenda, ma buono a sapersi, verrò a trascorrere la vecchiaia lì, così me la faccio allungare dal primo cuculo che passa
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ladritta ha detto:
torno dopo una lunga assenza e ti trovo straordinaria. più di sempre.
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diamonds ha detto:
“Mentre tutti gli uccelli sono chiaccheroni,il cuculo è un caso peciale.Il suo nome in giaponese è hototogisu,che significa a seconda della calligrafia,,oppure .Come nell’haiku che Basho compose al suo ritorno a Kyoto dopo una lunga assenza:
Eccomi di nuovo a Kyo
Eppure ho nostalgia di Kyo
O uccello del tempo!
Che è un modo più squisito,penetrante e cocente di dire:.Ma stiamo divagando.L’essenziale è che il cuculo,con la sua strana canzone,attraversa zone dove gli altri uccelli non volano.”
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diamonds ha detto:
emh,aggiungere dopo la parola calligrafia,”uccello dell’altro mondo”,oppure uccello del tempo”
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diamonds ha detto:
e più in basso “che è un modo più squisito,penetrante e cocente di dire -non puoi tornare di nuovo a casa-“(scusate,non capiterà più)
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colfavoredellenebbie ha detto:
“cuculo” del tempo e dell’altro mondo…
L’idea dell’annuncio/azione è forte ovunque, allora.
che bella cosa, Diamonds.
ps) a me piace l’idea del commento che si completa in 3 tempi. Tutto accade la terza volta :)
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Fiorile ha detto:
bella la storia del cuculo …poi mi spiega finalmente il titolo del noto film; “qualcuno volò sul nido del cuculo “… lo prese per il collo e lo costrinse a cantare 100 volte..può essere così ? si , vado via, troppo dissacratoria oggi :) un bacio alla carissima padrona di casa che ci dona cose rare :)
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LivioCiccione ha detto:
ma il cuculo è quello che fa cucuu..cù? con l’ultima cù accentata? perché se è lui ora vado fuori e lo strozzo, saran venti minuti che va avanti …
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§§ Fio’,100 volte o due salti in padella, chè con le buone maniere…. :))))
§§§ Liviooooooo
…Lasciaaaalo cantare…tutta vita, tutta vita :)
§§§ …ciao Ladritta :) tornata, allora …
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chubbyhuggs ha detto:
mia figlia, la prima volta che ha visto i rotoloni metafisiziìci, (che detta così, e il resto lo spiegherà ancor meglio, pare una nuova pubblicità della scottex) credeva esistesse una misteriosa razza di coniglioni giganti che lei non riusciva mai a vedere….
c.
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chubbyhuggs ha detto:
se è repetita, iuvat (troppo stanca per controllare)
Fio, il cuculo ha la pessima abitudine di non fare nido proprio ma deporre il suo uovo in nido altrui, per un, diciamo così, baliaggio incosapevole da parte del malcapitato uccellino ospite. Poi il pulcino cresce ed è molto più grosso dei fratelli adottivi , perciò li getta fuori dal nido, diventa figlio unico e si magna tutto lui, non esclsi immaginoi i familiari adottivi. credo che il titolo del film derivi da questa sgradevole abitudine del pennuto. D’altronde Nicholson è un pulcino estraneo e dstabilizzante nel falsamente pacificato nido del manicomonio, no?
nel libro cmq se non ricordo male c’è la spiegazione del titolo, tratto da una citazione di una poesia.
c.
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chubbyhuggs ha detto:
c. a cf05103025
u Dio, nemmeno Conte Paolo, se è per quello…
:-)
c.
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setteparole ha detto:
I tuoi rotoloni, tronchi di colonne coricati sul fianco, il pennello intinto nel giallo intenso delle tue parole. Una canzone d’estate.
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MIRELLADEPARIS ha detto:
“si paga pedaggio volentieri, alle tue parole”…ecco sì, sottoscrivo.
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melusinach ha detto:
buonagiornata :-)
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dolittle ha detto:
Parole dolci come il pomeriggio d’estate, allungato sul dondolo sotto al portico…
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dolittle ha detto:
Un bacio al seguito ;)
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LivioCiccione ha detto:
qui invece, nella bassa bergamasca, il giallo nella tavolozza è quasi sparito, e con lui quelle belle macchie rosse dei papaveri e quel bel colore che non saprei definire dei fiordalisi. Ora domina il colore verde del granoturco, c’è del giallo ma è nascosto nelle pannocchie, e le pannocchie hanno nomi stranieri. Ranger, Rover, va alla grande il Pioneer. Zena, non è che il barattolo ti è scappato? controlla :-)
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LivioCiccione ha detto:
ps: ho dato una martellata al cuculo che non se ne poteva più :-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
una puntina-ina di masochismo, Livio?
:))))
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LivioCiccione ha detto:
no, è che di vivere ottomila anni proprio no. poi la martellata metaforica eh, mica sul serio che poi mi toccava levigarlo :-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
livio, sull’ottomila concordo :)))
per dire…stamattina svegliata alle 6 da un tortorone baritono.
tentativo di accaparramento del divano (in area protetta): già preeeeso.
Allora vado alla finestra e azzardo un gentilissimo plat plat con le mani, per dissuadere il tortorone di 18 kg e farlo emigrare.
Questo qui, esibizionista quanto mai, ha scambiato il tutto per un applauso di incoraggiamento: ha chiamato altri baritoni e ha messo su un coro.
:(
che martello metaforico usi, tu?
hai una marca da consigliarmi :)
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LivioCiccione ha detto:
semplice … mi metto a cantare io e se la danno a gambe inorriditi. oppure declamo un passo dell’Orlando Furioso, ma entrambi i metodi mi procurano grosse noie coi vicini. A dire la verità, anche con il pronto soccorso, devo inventare sempre delle scuse piuttosto strambe.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Livio, io canto così bene che, alla scuola materna, mentre i bimbi intonavano le canzoncine, suor martina mi diceva :” tesoro, tu hai tanta sete, bevi l’aranciata, piano piano piano…”
può essere la strada giusta.
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farolit ha detto:
O.T.
Oh gentilissima, se la luna sa tante cose, anche tu non scherzi.
Grazie, con le lune e venti di Brancati mi compri e mi imponi di non tornare da te a mani vuote.
Ecco qua allora, ci provo, a questo indirizzo
[audio src="http://www.luigiberardi.com/media/00_home/suono_arpa_eolia.mp3" /]
trovi Sua Grazia il vento strumentista
E insieme al vento strumentista trovi i “paesaggi sonori” di quel funambolo di Luigi Berardi, tuo (quasi) conterraneo… forse lo conosci … chissà… s’aggira per il Delta del Po, lì nella bassa, va a caccia di un vento che abbai voglia e talento di suonare le sue arpe eoliche.
Un tempo dipingeva, poi ha scoperto i “paesaggi sonori” e li ha inseguiti, dal Po alle Eolie, fino alla Muraglia Cinese.
Di tutti i suoi giochi (strumenti) vorrei la “conchiglia” d’abitare.
Ma immagino che tu, lì nella bassa, una conchiglia d’abitare ce l’abbia già.
Ciau
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feb71 ha detto:
Zenie, io ti ADORO! In un solo giro di commenti mi hai fatto accapponare la pelle, riaccapponarla perché sei l’unica che sia stata in grado di ricevere un commento in punta di lacrima dal terribile Verre, ed infine sbellicare due volte di seguito dalle risate fra tortoroni e suor martina. IO TI ADORO!!!!!
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Fiorile ha detto:
mannaggia quando voglio fare battute non mi ci crede nessuno…grazie ch, comunque! ;))
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NicDwaRazy ha detto:
che bello correre in mezzo nel centro di quel giallo …che bello disegnare a crosta colore ad olio della natura e passarci le dita sopra sentendolo ancora caldo…
estate…estate…che meravigliosa parola aperta distesa solare ventosa…..
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caprettetibetane ha detto:
giallo di erba secca, la siccità imperversa…le mie caprette però scorazzano per la macchia mediterranea che mi circonda e trovano sempre da riempirsi il pancino… qualcuna poi se lo è fatto riempire da pippo, vedo pance anomale. La capretta Nebbia sta’ bene, io pure da quando mi sono trasferito qua, a pochi km dal casino estivo turistico, domino tutti dall’alto. Ora sono qua, sotto l’ulivo-salotto, col mare davanti inargentato dalla luna… e luci di navi all’orizzonte. Ma chi mi schioda più di qua, neanche l’inverno, metterò una stufetta nello chalet!
E aspetto sempre una visita…
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chubbyhuggs ha detto:
Fio’ sono così stravolta… Che i devo dire: perdonami, in effetti il dubbio di essere un pochino pleonastica ogni tanto mi viene, quando faccio la pedante… insomma, rompo le balle ma sono autocritica sai… e ho ancora tanto tempo per crescere (Oddio, spero di averlo, perlomeno….)
;-)
ciau, anche alla gentilissima ospite ingiustamente da me ignorata
c.
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manginobrioches ha detto:
torno alla tua campagna, oggi, perché vorrei un riposo piatto a quest’asprezza che infierisce. L’estate dà unghiate di leone, e invece io sono malinconica, come quando le cose finiscono. Tu, come sempre, medichi.
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Pilgram ha detto:
Più che medichi, rigeneri… (Scusa “brioches!”)
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anandamide ha detto:
…Tutto bene, grazie :)…
Questa cosa del cuculo non la conoscevo proprio!…Presterò più attenzione al suo canto…:)*
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Gretsch ha detto:
Col, infuso d’erba medica.
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Lam ha detto:
Ciao Colbravissima, un saluto alla citronella per una campagna che chiede anche pazienza e regala notti da pugili contro insettini microscopici resistentissimi :-) Un “a presto” affettuoso.
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elisnelpaese ha detto:
Ieri passeggiavo nella pinetina che costeggia il gruppo di case, prossime al mare.
Relitti di costruzioni affiancavano l’odore delle ginestre selvatiche, e dei pini nani, unica ombra in una giornata di afa sciroccale; notavo come quelle costruzioni, ricoperte di vegetazione spontanea, di edere avvolgenti e di muschio creassero nella mia mente l’idea di sculture che restituivano alla moderna accozzaglia di cemento e mattoni, il carattere mitopoietico delle architetture primitive.
Ho letto lo stesso intento nella descrizione della tua campagna.
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Fiorile ha detto:
OT per ch.: lo sai bene che il filo tra noi è proprio questo misto di autocritica, autoironia e, a volte, di disarmante candore…ok bene così allora , baci :)
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caracaterina ha detto:
Il post è di martedì e quel giorno sono arrivata/tornata anch’io in quel giallo orizzontale. Mia madre tornava a casa e io l’accompagnavo in quel pianeta da cui non riesco a capacitarmi di provenire anch’io. Per non continuare a pensare in orizzontale ho cercato le distese di frumentone, le viti e i peri. Per riconciliarmi con ciò a cui appartengo ti leggo.
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usermax ha detto:
grazie, 22 volte… e non basta mai, M.
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notimetolose ha detto:
Sciocca, a volte vengo per togliere la polvere ai pensieri. A presto. Voglio il mio Leucò.
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AnnaSetari ha detto:
Mi stupisce sempre, leggendo i tuoi post, la pazienza del tuo sguardo e poi della scelta precisa al momento della scrittura.
Un saluto dal grigio globale.
Arden
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stepa ha detto:
Per dire, per perdersi e ritrovarti, nel giallo che segnerà strade oltre ogni canto di cuculo bugiardo, con le tue visioni vocalizzate da sacralità profane. Miraggio nel ricordo, magnificenza del cuore che sa e dice.
Ti abbraccio, Zena.
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Petarda ha detto:
i colori saturi della campagna monferrina di 30 anni fa: giallo grano dorato, celeste cielo (pieno di libellule).
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