La Zena era come certe viottole di campagna.
Cominciano aperte e chiare con le siepi basse ai lati, l’erba cavallina e la salcerella fiorita, poi non sai cosa succeda. La strada si stringe, piega storta e l’orizzonte non c’è più. Sparito, per colpa dei cespugli, alti all’improvviso, e fitti. Se ne indovinano i nidi, di scricciolo o di cincia, per certi chioccolii segreti: e allora viene voglia di far piano chè qualcuno potrebbe volar via, fra le ramaglie.
Ecco, i pensieri della Zena facevan presto a volare via, ad andar per aria: era difficile seguirli.
Si parlava di questo e di quello e poi, poi nessuno capiva più e c’era quasi paura di disturbarli, i suoi pensieri.
La Zena un poco metteva soggezione, per quel suo infilare, nelle chiacchiere, dei ma e dei se che sembravano sbreghi di garza, dei perché che pungevano come ferri da calza.
“La fa la ponta a tut”, dicevano in famiglia, ma la Rosina suamamma volentieri se la sarebbe tenuta in casa quella figlia testarda che non chiedeva scusa, ‘na figlia che si era gettata in Po dietro i gattini nel fagotto, col freddo che c’era, e aveva detto “provateci ancora che mi lascio andar giù”, ‘na figlia che ti prendeva il cuore con un gesto, poi ti gelava e ti fermava la lingua solo con la mano sopra il braccio. Dolsa e brusca. E che sempre voleva sapere e andare nella scuola vera, non in quella di paese, dove la maestra scappava ad accendere sotto la pentola. Disposta ad andare con la battellina, da sola…
Bella era bella, del metallo che rivolta la terra, pallido coi lampi scuri: non è argento e non è cielo, ma se c’è lo scherzo di un po’ di luce, allora è vita. Bastava che scucisse un sorriso, la Zena. E lo faceva mentre chiedeva a suo padre come nascevano i cavalli e come si faceva il vino, come si arrivava al caglio e come girava il sangue.
La volevano in tanti, ma lei neanche li vedeva: rispondeva male ed era sempre un no, perché se lo sentiva che la vita non era tutta lì. Non poteva esser tutta lì. C’era da andare. Allora s’innamorava delle strade e le seguiva coi nomi che sapeva… dopo Carbonara c’era Borgofranco e ancora Ostiglia e Ostiglia già era qualcosa…e dall’altra parte, dall’altra parte dopo il Cavo, c’era la Bonifica e poi Sermide e Bondeno e anche Ferrara, che era mare e aveva un rosso nelle pietre da imparare…
Spariti i sogni della scuola, le restava da aiutare in casa, ai Due Mori. Aspettava il tardi, che la gente andasse via per sparecchiare al tavolo del farmacista triste e forestiero, storto come una vite, che restava nelle voci finchè poteva e scriveva e scriveva e buttava a terra stracci di scarabocchi. Con la scopa la Zena li spazzava via: non li bruciava nella stufa, li apriva e li stendeva bene con le mani. Ci leggeva di argini e di pioppi, di un camminare la mattina presto con la fatica di un corpo che non tiene, di uno stare da soli nella gente.
Lo aspettò una mattina di gennaio, dove la strada trova l’argine e va su. E glielo disse. Glielo disse che sapeva i suoi pensieri.
Si sposarono d’amore, in un maggio che era tante cose: il vestito bianco con le rose fresche puntate alla cintura e solo l’aria fina in testa, il calesse pronto per partire.
Così la Zena arrivò a Ferrara coi suoi ma, i suoi se e i suoi perché, che sciolse e raddoppiò, col tempo, nei libri della casa grande, nei quaderni dei figli che crescevano, nelle parole di chi veniva per ascoltare i pensieri suoi.
Quel che sentiva, adesso, era che la vita stava davvero tutta lì, nelle stanze senza umidità, nel parlare la sera, carezzando la tovaglia bella e le posate a specchio, nel conoscere il nome delle cose.
E c’era la paura di perderne uno spicchio, di quest’arancia dolce, una paura grande, perché il dolore sta dentro il poco e il tanto e viene fuori quando pare a lui.
Non fu il poeta a portarle via la figlia, lustra come la stella diana. Se la sposò un sardo piccolo e potente. Per far partorire una montagna, portò con sé la moglie incinta e la Zena, con la mano ferma nel saluto, sentì un perché infilzarle lo stomaco fino a farlo sanguinare: capì che era il dolore, lì, pronto ad uscire.
Non si salvò nessuno: l’aereo si ficcò nel mare e sputò una cassettina d’ori che la Zena, piccola e rannicchiata, riconobbe e tenne lì, incerta se vivere o morire. I capelli bianchi all’improvviso, come le parole.
Poi, poi con l’indolenza pigra dei mattini, la vita si prese il tempo che voleva: pretese anni di cura per chi restava, per i narcisi gialli, per la casa, per la sposina giovane, la nuora della Dina, che piangeva e piangeva per il suo grembo vuoto.
Come il vuoto sa chiamare il pieno o trovare la carezza d’un uguale…
Fu tutto un fare, un tremare, un correre per questa Rosa giovane, un trascinarla città su città, dottore su dottore, su incerti scarpini con le rondini e una veletta grigia.
A buon fine: tutta l’attesa in una curva rosa.
Nella stanza che dava sulla piazza: tenuta lontana persino la corriera.
Giusto per un saluto, uno sfiorarsi di esistenze, che resta nel nome.
Ancora maggio, ancora rose.
Son cinque sorelle
son tutte belle
la Dina l’ è la più piculina
l’Alda l’è la più granda
la Nela l’è la più bela
la Zena la g’ha la stela in front,
la Noemi al valisin pront.
Son cinque sorelle
son tutte belle.
blancoebleu ha detto:
:-)
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diamonds ha detto:
Oh “My Lady d’Arbanville”(This rose will never die, this rose will never die”)
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skipper246 ha detto:
Impagabile Zena, quella di un tempo e quella di oggi, una vita intera di gioie e sofferenze, glassata nella poesia e concentrata in parole che evocano più che dire… arte.
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elisnelpaese ha detto:
E il cuore capace di emozionarsi ancora, sempre, per te, con te mia carissima nuova amica!
Questo post è il degno completamento alla tua capacità di mostrare l’anima, tutta intera, della tua terra, del tuo mondo, come se fosselì, davanti ai miei occhi.
E che dire delle cinque sorelle? Ritratti, dipinti dal pennello di un impressionista, dai colori tenui e abbaglianti, sfumati eppure vividi.
Mi hai detto che Violante buca la pagina; no, sei tu che rivesti le nostre epidermidi di emozioni profonde…che il tuo Angelo custode ti consigli di restare a lungo nella Blogsfera, carissima Col, ché non potremmo più stare, di te, senza.
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Pattinando ha detto:
Felice serata , lo leggo con calma domani, baciotto*
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caprettetibetane ha detto:
Evviva, torno a casa ed ho anche da leggere, la Dina e la Zena mi mancavano…
Ora, toccando ferro, non mi muovo più, c’è l’orto da coltivare, fave, piselli, ceci e … concime di caprette!
Sono tutte in forma, anche Nebbia, hanno messo il pelo invernale, più lungo e soffice…
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colfavoredellenebbie ha detto:
Buona notte Blanco, motore (im)mobile della saga (bisogna prendersela con lui…), buona notte Diamonds (piace quando torni quasi fossi un figliolo :)…), buona notte Skip e Pattinando, amici dei primi passi-blog, buona notte Elis,
amica altrettanto cara, buona notte amici del piano di sotto, no del post di sotto, (in alcuni blog non riesco a entrare…)…
è evidente che non mi va di andare a letto, ma tant’è…
On va.
A tutti una notte di bei racconti , di quelli che , messi in fila, rispondono a tante domande/porte aperte….:)
ciao,neh…
z.
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colfavoredellenebbie ha detto:
e Buona notte a Cappretteeeeeeeee.
(+ un abbraccio a Nebbia)
:)
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usermax ha detto:
… ormai non faccio più nemmeno lo sforzo di impedire agli occhi di diventar lucidi… chè già si lucidano di immagini e di parole come panni caldi sull’anima… M.
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blancoebleu ha detto:
Buongiorno Zena, ieri sera ho letto e lasciato qui un segno veloce puerile e compiaciuto solo perchè volevo essere il primo a lasciare una traccia qualsiasi.
Stamattina ho riletto meglio ed ho riletto di tutte e cinque considerando il dolore di ognuna come denominatore comune. Ed ognuna era come se dicesse: “Il dolore è in me ma il dolore non sono io. Non sono io perchè io sono altro. Sono l’eredità di ricordi che ho lasciato nella memoria di mia nipote, per esempio, o sono le aspettative del mio nome nella filastrocca, o sono l’immagine che è apparsa qui in ognuna delle vigilie di ognuna delle cinque nozze”.
La vita, le disillusioni e il dolore sono venuti dopo, a ciascuno il suo, come se fosse stato a distribuirle il dio della equanimità e della insensibilità in persona.
Poi, per fortuna, perchè forse esiste anche il dio del risarcimento parziale, in alcuni casi e a volte si riesce a “lasciare eredità d’affetti” e la fortuna di tutte e cinque sta nel fatto che questa è proprio una di quelle volte lì.
P.s.
Quella che il dolore può essere in noi ma che nn possiamo essere noi è qualcosa che vorrei venisse qui a cogliere una nostra comune amica e sono sicuro che lo farebbe se solo smettesse per un attimo di soffrirsi addosso, perchè è altro pure lei. Perchè siamo “altro” tutti.
Un abbraccio, Zè, a te e soprattutto alla tua facilità di comprendere (me), nel significato strettamente etimologico della parola.
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LaSirenetta ha detto:
sono senza parole… senza più nulla da dire perchè un post così non merita commenti.
:)
splash!
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melusinach ha detto:
si, si davvero cara Zena, si, anche nella conclusione :-)
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setteparole ha detto:
Meravigliosa questa Zena e meravigliosa tu che scrivi trascinando. Si comincia e non si può non continuare. E tutti quei viottoli, quelle erbe, quei paesi di cui sono conditi i tuoi racconti…Sono stata la prima cosa che mi colpì quando ti lessi la prima volta. E poi …queste donne magnifiche.Complimenti. PS: Su Splinder scherzavo…nella prima pagina del blog sono riportati i commenti fatti al tuo post in una settimana. Può capitare che tu non scriva per sette giorni, ma i commenti datati posteriormente rimangono. Allora appare la scritta “0 post e tre commenti” che sembrano commenti fatti a vuoto…ecco tutto.
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linodigianni ha detto:
guarisci,dai..
per un anno di sorprese ed emozioni..belle!
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vera.stazioncina ha detto:
Brava!:-)))
hai disegnato i dolore con una grazia e una delicatezza cruda e reale…
Spero che questi tuoi scritti non rimangano chiusi in questo blog…ma possano essere pubblicati, letti, e visti ( film?) da più persone … sei un dono leggerti… ed emozioni ogni volta.
e’ il mio augurio per il 2006!
un sorriso
veradafne
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pispa ha detto:
che bello il racconto di zena, un sospirone wow!
“Gli disse che sapeva i suoi pensieri”
“le rose fresche puntate alla cintura”
di cose così non si può vivere senza, se nessuno te le scrive ti tocca immaginarle.
le altre non prov neanche a leggerle perché ho paura che mi deluderei; meglio per oggi smettere.
domani magari.
brava o bravo!
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colfavoredellenebbie ha detto:
C’è un momento in cui mi viene fretta con le parole, perchè a tenerne troppo in giro mi pare che abbiano vergogna.
Succede però anche che, a ‘sta maniera, quello che è chiaro a me, non lo sia per gli altri.
Allora: sommario.
La Alda, la Zena, la Noemi e la Nella erano le sorelle di mia nonna Dina. Io ne ricolrdo una, molto longeva, la Alda, ma poco poco.
Le altre mai viste.
Alla zia di cui porto il nome, la Zena, devo il mio essere al mondo: si è presa cura di miamamma e del mio non voler nascere in modo dolcissimo.
Io sono nata e la zia se ne è andata.
Tangenze, appunto.
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Pattinando ha detto:
Se le rose sono belle, le tue sono ancora più belle, profumano d’inchiostro, pagine che sono petali attraversati dalla linfa dei tuoi ricordi,racchiusi in uno scrigno che pulsa come un cuore. Si sentono questi battiti che si tramutano in pagine che emozionano al solo sfiorarle. Grazie per questi preziosi doni. Baciotto e buona domenica*
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junco ha detto:
Ancora maggio, ancora una rosa, rinata dall’inguine dolente della Zena, come dal pugno chiuso di Paracelso, aulentissima.
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shemale ha detto:
“Volare via fra le ramaglie, sbreghi di garza, scucire un sorriso, un rosso nelle pietre da imparare…”
Chi ti ha insegnato a parlare?
Ed era un dio o un demonio?
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nowhereman1 ha detto:
“Bella era bella, del metallo che rivolta la terra”… potrei dire lo stesso di questa storia, che è un merletto e un vomero al tempo stesso, grazie per avercela raccontata, e ora aspettiamo la quinta sorella… NM
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REGINALD ha detto:
E’ vero! Sono da pubblicare le tue perle. Zena for ever!!!
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GORDONPYM ha detto:
Madonnamia che meraviglia. Un abbraccio grande.
Arthur
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madeinfranca ha detto:
se penso che quella “curva rosa”
non si è persa in un orizzonte perduto…
fors’era la guanciotta di Zenerella
“quanne nasciste tù nascì ‘na rosa
l’ addore se sentiva da luntano…”
e sì, fino a noi…
bisous
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proibito ha detto:
E’ prosa, è poesia, è filosofia, è psicologia, è arte…certamente è arte e certamente è vita: senza dubbio sei tu.
La Zena la g’ha la stela in front ma La fa la ponta a tutanche se sentiva, adesso, era che la vita stava davvero tutta lì, nelle stanze senza umidità, nel parlare la sera, carezzando la tovaglia bella e le posate a specchio, nel conoscere il nome delle cose.
Le immagini e le emozioni si susseguono e si accavallano nella mente mentre leggo e rileggo i tuoi post. Non mi faccio domande. Leggo e basta. Mi perdo ascoltando i pensieri dei tuoi personaggi e le loro voci sono ormai familiari.
Sei grande Zena, davvero grande.
Probabilmente te l’ho detto altre volte, ma solo perché è vero.
Ti abbraccio. C.
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toporififi ha detto:
Eh si dalla Zena passa il filo rosso delle pagine raccolte e ristese e lette, dei pensieri conosciuti, delle parole rispecchianti e solcanti, non poteva che essere lei ad accudire tua madre per farti venire al mondo.
Io, ringrazio Zia Zena e tuamamma, perché il filo rosso è passato anche da me.
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LivioCiccione ha detto:
uè … stavolta mi son commosso a pensare ma quanto gli costa? e lo fa per noi?
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stepa ha detto:
*………!*
E’ che non trovo le parole, davvero!
Spero solo che Gianni ti abbia portato il mio bacio!
Ti abbraccio.
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chubbyhuggs ha detto:
Ciao Zena, ti aspetto.
La tenerezza di quel salvataggio di gattini…. da sola basterebbe a conquistarmi, come il pianto disperato di mia nonna sulla sua gatta – ‘la mia migliore amica!’- finita sotto un’automobile per salvare la sua cucciolata.
E ancora quell’amore per le parole, la caparbietà nel volersi ritagliare un destino, e quella spina di paura come un antico avrebbe temuto la sua ubris e la vendetta degli dei… e la capacità di sublimare un dolore immenso, perché non resti arido, e nel suo disseccare inaridisca anche chi soffre – unico modo di vincere il dolore, ma segreto conosciuto da pochi: più facile soccombere o maledire.
Grazie, “materna” amica… oh sia davvero ancora maggio, tornino le rose, dopo la crudeltà dell’aprile.
c.
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Gardenia ha detto:
se non ti decidi a infilare in pagine cartacee queste tue perle, diventerò furibonda! ormai devi proprio pubblicarle, zena, devi proprio, non c’è scusa che tenga… baciocommosso da g & l.
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linodigianni ha detto:
mi aggiungo ai furibondi evocati da Grazia..(non mi costringerai mica ad aprire il blog dei furibondi contro la non pubblicazione,vero?:-)
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Effe ha detto:
questa è la più bella, la storia più viva e vera, ed è eredità e destino.
Che meraviglia, questi ritratti, queste cronache familiari, questi personaggi eterni, son tutti versi di un’unica poesia di carne e sangue e sogni
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liberitutti ha detto:
lascia tuo marito e fuggi con me!
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quellachenonsei ha detto:
Mi basta il tuo nome autografato sulla terza di copertina.
Sì, cara Zena dalle linee rosa, i tuoi racconti aprono pagine o fanno attendere risposte che prima o poi arriveranno.
Un abbraccio, m.
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anandamide ha detto:
…un grande, grande ritratto…cara Zena!!!!
Un abbraccio…:)***
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Fiorile ha detto:
buon anno cara Zena (finalmente) e buon anno alle vite che sei stata…e seinon ti dirò ancora una volta sulla meraviglia della tua scrittura – come gardenia spero che tu offra questi doni ad un pubblico al di là di noi – ma ti voglio dire un’altra cosa: sentiti felice (e fiera) che le tue “tangenze” abbiano i nomi che conosci e le vite che ti sono state svelate..perché questo è quel pieno che si affratella con il vuoto, impedendo ai “perché” di fare troppo dolore…un abbraccio tanto grande a te e alle tue vite :)
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farolit ha detto:
la Zena l’aspettavo da mo’ e ho fatto bene, a stidda avi ‘nta frunti!… Tale nonna, tale nipote.
.-)
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astrogigi ha detto:
Bentornata Zena. Un segno della guarigione questo acquarello di parole ed emozioni. Doppiamente gustato. Temo di doverti avvisare però che appena sarà pronto il mio vascello spaziale volteggerò sopra gli argini del Pò e ti “rapirò”……non oso immaginare come potresti descrivere un viaggio fra le mie amate Stelle….per cui ti porterò con me e Ti chiederò di dipingere con la squisita dolcezza che Ti è propria l’incanto che io a malapena riesco a tratteggiare…..per ora il solito grazie unito alla preghiera di molti altri lettori di farci un ennesimo dono dando alle stampe queste meraviglie. Nessun monitor riuscirà mai ad uguagliare un libro da sfogliare alla fioca luce di una lampadina, anche se per i tuoi scritti sarebbe meglio la dorata luce di una candela….o di un fuoco come quello che da Te è sempre acceso……ciao Col…e grazie
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notimetolose ha detto:
Rivivono in pezzi della nostra storia queste donne che non si sono mai piegate. Le si possono solo amare.
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notimetolose ha detto:
O.T. Non sto male, di più. La sera non dormo, tossisco. Di giorno spando germi dal naso a ripetizione. E la gola mi brucia. Vediamo se fumando passa. Ma che ci hai messo nel caffe’ strega selvatica?
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stefanopz ha detto:
Io resto della mia idea!
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NicDwaRazy ha detto:
la zena è la più bella delle belle,lei che attorno porta sempre un cielo azzurro e sul volto un sorriso rosso…
e un modo di guardare che solo lei sa come…
la Zena ora me la abbraccerei tutta e la sbaciucchierei senza sosta……..
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cicabu ha detto:
Sono come sempre incantata nel leggere questi tuoi ritratti di donne..Zena è la più bella..intelligente ..sensibile..ne porti il nome e penso tu se sia orgogliosa..
ciao Col…abbracci..^^
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vera.stazioncina ha detto:
d’accordissimo con il commento #30 e anche di più;-)
serena notte
veradafne
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ladritta ha detto:
sono commossa. mancava l’ultimo tassello del tuo capolavoro. adesso c’è, dolore e tutto. sei brava brava. come non ho mai visto.
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melusinach ha detto:
(se non avevi letto il post precedente, e capito comunque che parlavo dell’arpa… viva la telepatia :-)
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nowhereman1 ha detto:
Ci sono parole che indegnamente conoscono la dignità della carta (basta un giro tra i banchi di una libreria per appurarlo), ce ne sono altre che meriterebbero di essere imprigionate per sempre in un libro, che in fondo è la loro casa. Non c’è altro da dire e il grazie sono io che lo devo a te (O.T.: nel mio commento precedente ho eletto con un refuso il quartiere bene napoletano a parte dell’aratro, me ne sono accorto solo adesso!) Ciao, NM
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QuotaZero ha detto:
E rincasarono, quei se, quei ma, quei perché, ma di un passo solitario e di una tristezza da rinuncia.
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arden ha detto:
oh, lo immaginavo che questo della Zena sarebbe stato il racconto per cui esistono gli altri.
È riuscita una cosa di straordinaria bellezza, questa cinquina delle sorelle. Non so aggiungere parole: ti ringrazio però per il dono.
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mammalara ha detto:
Finalmente riesco a rileggerti amica cara e sempre mi stupisci per la bellezza dei tuoi racconti. Un abbraccio anche a Lino tuomarito. Con l’affetto di sempre. mamma lara
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catomaior ha detto:
… e le parole diventano cose vive…
Francesco
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IdaKrot ha detto:
Bello,bello e ancora bello e tu lo sai perchè li scrivi questi racconti con un senso di trascinamento tale che si fatica a stare dietro,al correre dico,delle parole che ti toccano,prima ingenuamente,per poi saltarti addosso ,rimbalzando.Ecco il pensiero che è emerso dalla lettura.Quante e quali metaFORE e similitudini ..mia cara.dopo averli letti,ti strappano l’energia,per quanto li hai sentiti!
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skipper246 ha detto:
:-)
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Gardenia ha detto:
bacio
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Flor ha detto:
torno domani a leggere della Zena… che già la prima frase mi riempie di dolcezza… per ora un bacio grande, cara Col :-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
Buona notte.
:)
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melusinach ha detto:
‘notte, notte :-)
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ovidio ha detto:
Sei grande! Non mi stanchero’ di ripeterlo!Scrivi da DIO.Un caro saluto per una buona settimana.
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skipper246 ha detto:
Buona notte Zena :-)
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GORDONPYM ha detto:
Tutto bene? Un abbraccio grande.
Arthur
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MIRELLADEPARIS ha detto:
“Il dolore è in noi ma non può essere noi”. Resta addosso questa affermazione di Blanco, certo che è così. Zena che voglia di dire e ora si ricomincia…Grazie.
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Neplan ha detto:
Mai letto niente di tanto prezioso.
Un abbraccio
Il palombaro
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Gardenia ha detto:
tutto bene, amica bella? g***
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elisnelpaese ha detto:
Ciao Zena, un saluto prima di andare a dormire.
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farouche ha detto:
La Zena incorona regalmente questi ritratti preziosi! L’abbraccio del ritorno :)
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melusinach ha detto:
(buon miniviaggio… ‘copriti’… ! :-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
pausa.
piccolina.
un abbraccio.
a tutti.
:)
z.
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usermax ha detto:
ciao.
:)
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cicabu ha detto:
nelle mie insonnie ti rileggo..^^
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chubbyhuggs ha detto:
buona pausa e torna presto – magari con nuove perle…
:-)
ciao “materna” Zena
c.
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colfavoredellenebbie ha detto:
ma perchè quando devo partire non ho mai voglia di partire?
un’abbracciatona, Chubby :)
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colfavoredellenebbie ha detto:
e un grazie a Cicabu :)
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naima2 ha detto:
Magnifica la saga delle cinque sorelle! Si capisce da dove viene tanta raffintezza…
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caprettetibetane ha detto:
aspetteremo che torni…
Paolo e Nebbia
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nowhereman1 ha detto:
una serena domenica a Zena e alle sue “sorelle”… NM
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skipper246 ha detto:
a presto Zena, spero sia un viaggio di piacere. Ciao,
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Gardenia ha detto:
SMACK!
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mezzaluna ha detto:
Ecco che il cuore si è stretto alle tue parole…e le ha abbracciate e fuse con un dolore remoto ma pur sempre vivo….tangenze tra la tua anima e la mia…senza altre parole.
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ladritta ha detto:
ti sento sempresempre***
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justannie ha detto:
meraviglia meraviglia meraviglia
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scrignutella ha detto:
I ritratti sono uno più bello dell’altro.
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Ihadadream ha detto:
Un sacco di tempo a cincischiare con cose senza importanza quando avrei potuto conoscerti prima.
Mi viene di abbracciarti.
Anna
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falconier ha detto:
ancora maggio, ancora rose.
sono nato in maggio nel mese delle rose.
Zena il tuo scrivre è speciale.
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colfavoredellenebbie ha detto:
grazie, Falconiere.
voglio molto bene a queste figure di casamia: sono state le protagoniste delle storie che mianonna mi raccontava, mai diverse e mai uguali:)
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