(primi rudimenti della grammatica della notte, in forma di racconto)
Le notti dell’inverno leggero erano scaldate solo dai respiri.
E da certe padelline di ferro arrugginito, con le braci dentro.
Poggiate dentro una nicchia di legno, che teneva sollevate le coperte del letto, sgelavano le lenzuola, regalando un uovo di tepore, col profumo del fuoco.
Non sfacciato.
Solo riflesso, nelle cose.
Ma le notti dell’inverno pesante avevano bisogno d’altro, perché la rampa delle scale succhiava il vento da fuori e lo sputava dentro, con certi mugolii nel vuoto che sembravano presenze.
Allora la notte era scaldata da una stufa a carbone.
Pettoruta e arrogante.
Posta a guardia del piano alto.
Una stufa dallo sportello a molla, rumoroso e avido di cocke a pezzi grossi.
Spandeva una circonferenza regolare di calore e i raggi si aprivano in un punto preciso del tubo come un ombrello che ha perso la tela.
Per i panni.
Perché il fuoco servisse anche ad asciugare.
La bambina amava le notti dell’inverno pesante, fin dai riti della sera.
Si poteva chiedere il gioco delle orecchie fredde, prima di andare a dormire.
Nonno consenziente, disposto a farsi un paio di giri attorno alla casa, per portare il gelo dentro.
Bellissimo gioco quello di addormentarsi cincischiando le orecchie vecchie, raffreddate dall’aria di galaverna, fra l’indice e il medio, carezza del pollice.
Bellissimo gioco quello di inventare il respiro trattenuto e la testa dolorante.
Si poteva chiedere posto nel letto mezzo, nella stanza grande.
Si poteva ottenere anche il gatto, in fondo ai piedi. Piangendo piano per un po’ (a singhiozzi piccolini).
Eppure, nelle notti dell’inverno pesante, il tempo cadeva strano anche nel letto mezzo: e le ore di “prima” si confondevano con le ore di un altro “prima”, e il gatto in fondo diventava una mano di osso che trascinava, trascinava giù, in basso, lungo una scala che perdeva i gradini. E la scala che perdeva i gradini diventava una strada senza sassi in discesa: la bicicletta non aveva più ruote e la voce moriva senza riuscire a chiamare.
A quale ora la strada muta si faceva pioggia contro le finestre o pozzo con la fiamma dentro?
La bambina era dritta nel letto, con la voce che non tornava e la stanza che si stringeva attorno, fatta a fette dal buio.
E allora vedeva.
Dallo sfiato della porta entrava la fiamma. La fiamma era un brandello di carne appesa, una spalla con il braccio, un braccio amputato, senza una mano.
Faceva paura quel corpo monco e acceso e penzolante.
“Verranno le formiche rosse, perché dove c’è la carne ci sono le formiche rosse, come attorno all’osso del cane”- pensava la bambina.
E le formiche salivano sul letto e s’infilavano sotto le lenzuola, camminavano lungo la gamba che sembrava fredda all’improvviso, mentre la carne continuava a sbattere a sbattere. In alto, all’altezza della porta.
“Verranno anche le vespe”- pensava la bambina.
E le vespe ronzavano ed erano quelle dell’orto, ora vespe d’inverno col pungiglione di gelo.
Il tempo restava un nastro nero, squarciato di rosso carne.
La bambina sentiva il peso della stanza addosso.
Tutta la stanza coricata sul letto.
Nell’unità indistinta.
Nel fermo lungo che non ha “prima” e non ha “poi”.
Solo la mattina metteva le cose a posto.
La madre toglieva dai raggi dalla stufa la camicia del padre.
Non più rossa per il riflesso della stufa.
Bianca e asciutta.
Sparivano formiche e vespe.
Il tempo tornava alle campane e si muoveva sulla sveglia.
colfavoredellenebbie ha detto:
….perchè le grammatiche si imparano nell’infanzia.
essenzialmente :)
Meglio fissarla una paura, per voltare pagina.
E lasciarla di là.
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Fiorile ha detto:
si si si si :) (vi penso)
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usermax ha detto:
“paurosamente” splendido…
:)
il mio compagno di notti buie era il muro di fianco al letto, si animava sinuoso di figure nere e occhiacci volanti, ma era anche l’unico appoggio rassicurante per la fronte o per le spalle, prima di prendere sonno…
chissà che non mi venga di raccontarlo, prima o poi.
Un bacio, buon fine settimana, M.
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nowhereman1 ha detto:
Il tentativo è senz’altro riuscito, e come tutti i tentativi riusciti è geneticamente sconfinante, perché forse, anzi sicuramente c’è una grammatica, più che dell’infanzia, del ricordo infantile, baule rigonfio in soffitta per cui servirebbe un dizionario traduttore che nessuno ha mai compilato. Buon WE Zena, M.
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madeinfranca ha detto:
grammatica o dizionario-traduttore, volevo proporti
come membro onorario della” ‘cadèmia della crusca”
…sì sì quella crusca lì ,
semplice,ruvida e buona
come il vissuto -e il ricordo di esso-
nell’infanzia …
perchè al caldo “scaldino” sotto le lenzuola, al freddo spiraloso della rampa delle scale,al rito papaverino per conciliare il sonno,alle danze notturne del cuore e degli occhi sbarrati…
c’era sempre un nonno paziente
che si prendeva un giro di freddo
anche per dimostrare a tutti che a lui quel freddo cosa gli poteva fare dopo la campagna di guerra ’15-’18 ?, o una nonna dolce come il croccante che però non si faceva tanti problemi spòckiani se raccontava di presenze sotto il letto o d’uomo nero sempre pronto a venirti a prendere, o un cuginetto
malizioso che con quell’accenno
approssimativo a ciò che la notte succedeva fra mamma e papà
ti faceva immaginare che non potevano venire in soccorso, al tuo
richiamo notturno…
e, la mattina dopo,
la rassicurante camicia bianca
che -nella notte-
s’era asciugata
per presenze ,in fondo, buone
se mamma sorrideva ,tastandola e papà , indossandola.
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vera.stazioncina ha detto:
:-)
bellissimo tuffo nel passato…ricordo “un uovo di calore” e un po’ tutto il resto:-)
sei davvero brava!
un sorriso
veradafne
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chubbyhuggs ha detto:
per curiosità, da noi quello scaldino lì, che poi divenne tecnologico con l’uso – pericolosissimo come la sedia elettrica di un carcere del Texas, se ci penso ora – di una lampadinona a incandescenza, era familiarmente chiamato mònega, cioè suora…
chissà che ne direbbe padre fedele….
;-)
a testimoniare di una malizia contadina che non riesco bene a qualificare, se devota o malandrina, o molto più probabilmente tutt’e due le cose…
queste notti gelide io le ricordo dalla nonna… non vi sono legati particolari ricordi spaventosi, però la scoperta dell’esistenza della morte e la mia volontà bambina di sfuggirle, assieme a coloro che amavo di più. Allora architettavo piani di nascondigli furtivi che neache la povera Anna Frank… (giacché siamo in vena di ricordare).
Ora che l’ho vista bene in faccia più volte, la puttana, non mi faccio più illusioni di sfuggirle, nè giocando a scacchi (gioco che perlatro mi snerva), nè nascondendomi nella soffitta della povera nonna….
ma a volte, aprendo un casetto, scrutando un oggetto dimenticato, la vedo di lontano e ci salutiamo: ha passato notti a vegliarmi come nessun’amica mai – come potrei negarle un pizzico d’affetto?
c.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Chubby, da noi si chiamava “prete” :))))
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chubbyhuggs ha detto:
vedi?
:-DDDDDD
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chubbyhuggs ha detto:
sarebbe comunque nteressante approfondire questa prevalenza del matriarcato nel profondo veneto bianco…
;-)
c.
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caprettetibetane ha detto:
Anch’io una volta mi sono trovato il “prete” nel letto, ero ospite di parenti a Rivanazzano… da noi in Liguria non era necessario, a volte la boulle di gomma piena d’acqua calda. Molto meno pericolosa del “prete”.
Però ricordo certi scaldini di ghisa con le braci che usavano mia madre e le zie per scaldarsi le mani alla raccolta delle olive, raccolte a terra in inverno (ora si tendono le reti e la raccolta si fa’ sull’albero, rende meno in quantità d’olio ma molto in qualità).
Io facevo nel letto una specie di casetta tirando sotto le coperte il cuscino, al riparo di ombre cattive che filtravano dalle persiane.
Niente problemi di neve, solo una spruzzata notturna subito sciolta al mattino, oggi vento freddo e pioggia, giornata da casetta e pc…
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Fiorile ha detto:
pure l’avevi lasciata di là ma a volte torna..torna quando si scambiano i ruoli e di là, lasciata di là, sei tu..
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vera.stazioncina ha detto:
:-)
anche da mia nonna si chiamava mònega …e che calduccio;-)
un sorriso
veradafne
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Pattinando ha detto:
Questa a raccontarla adesso non è niente, ma che paura! La mia paura di bambino. E’ accaduto nella mia stanzetta buia. Fuori il temporale a rumoreggiare e io, svegliato dai boati dei tuoni, sentirmi una mano gelida che mi accarezzava il viso. Le mia urla terrificanti a coprire i tuoni, e riprendermi dallo spavento solo dopo aver capito che il pauroso fantasma che mi accarezzava il viso, era il mio arto addormentato, con la mia mano scivolata sul mio viso, a prendersi gioco di me. Che paura! :-).
Baciotto e buon w/e*
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GORDONPYM ha detto:
Prima ho abitato a Roma e c’erano i termosifoni e allora la mia di quel tempo è tutt’altra grammatica, poi andammo a vivere in quello che allora era un paesino e oggi è il luogo dove vivo e lavoro, un ritorno fortuito, ricordo di allora una stufa a carbone e noi al quinto piano e il carbone in cantina e i secchi per le scale senza ascensore, la fatica del più piccolo che sale le scale che non finiscono mai, e poi tante storie di altre case, ognuna con una memoria da ritrovare. Altre grammatiche, ogni volta diverse, in ogni luogo diverse e diverse per ogni tempo. Tanti luoghi che ti fanno sentire di nessun luogo.
Sei stata fortunata.
Bacio
Arthur
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blancoebleu ha detto:
Ciao Col, discorso lungo quello sulle grammatiche (te lo ricordi egò ta gràmmata mantàno? Mannaggia. Quel mantàno era molto di più che studiare+apperdere, era considerare ed affrontare il labirinto di quel ta gràmmata senza nessun altro filo da seguire se non quello del nostro istinto).
La grammatica era solo un mezzo, a volte da godere, come lo è ora qui da te.
Un pò come un martello: se ti chiami Michelangelo ci scolpisci la Pietà, se ti chiami unoqualsiasi de lo dai sul ditone.
Checcevòifà?
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colfavoredellenebbie ha detto:
Lo ricordo sì, caro Blanco :))
e dentro quel “mantàno” stavano altre paure, vero? brancolamenti …
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Pattinando ha detto:
O.T. Col grazie, ero sintonizzato sulla partita, adesso ascolto le sue chiacchere :-). Baciotto*
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cicabu ha detto:
A leggerti mi è venuto freddo…per le lenzuola ghiacciate e le paure bambine..per i ricordi lontani e profumati che riaffiorano per mezzo delle tue parole che evocano..che incantano…..
Buona domenica cara Col..abbracci…^^
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usermax ha detto:
pvt e mail per te!
baciuzzi domenicali, M.
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farsergio ha detto:
Io abito nel veneto, non tanto bianco, lungo il Po, verso il Delta. Nelle mie notti gelide, su al secondo piano, c’erano due personaggi, la “Munega”, cioè lo scaldaletto con l’alazalenzuola di legno, e il “Prete”, uno scaldino di rame attaccato a un manico, tipo manico di scopa, che veniva passato rapidamente tra le lenzuola.
Ricordo rampe di scale lunghe e gelide, perchè la stufa, una rossa Bechi di terracotta, era rigorosamente in “tinello”, una stufa a legna che irradiava un tepore continuo, nel silenzio interrotto solo dallo sfrigolio e dallo scoppiettio del ciocco leggermente umido che arde.
E il profumo, la dolcezza delle “anare mute” messe a scaldare sulla terracotta della stufa…
E i “raggi” colmi di calze di lana, maglie, mutande, tutte grosse, tante fatte a mano.
Ho l’impressione che il mio fiume non sia molto diverso dal tuo…
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proibito ha detto:
Mi sono mancate le tue parole, le tue frasi, i tuoi pensieri, le tue emozioni che diventano immagini e odori e sapori.
E’ tutto sempre così bello e particolare. Grazie.
Un abbraccio, C.
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melusinach ha detto:
ma accidenti, mi ero distratta un attimo ed eccoti di nuovo … Spetta che mo’ vado a leggere :-)
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melusinach ha detto:
i tuoi racconti notturni evocano i racconti di mia mamma. Io piuttosto cresciuta a caloriferi, ho nostalgia solo diurna di una cucina economica della nonnaadottivadicento e notti nella sua camera gelida, ricoperta di tanti piumoni da sentirmi in una strana fiaba.
Ma le notti di paura (la bambina dritta nel letto, senza respirare) quelle le ricordo. Altri erano i fantasmi , ma come simile lo spavento. (le formiche rosse mi parlano di letture anche simili :-)
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setteparole ha detto:
Il mio ricordo infantile di calore notturno è quello delle lunghe vigilie di Natale, quando, accanto ad un braciere di rame, la nonna Elisabetta raccontava storie di Bibbia e Vangeli. E c’era sempre qualcuno che uccideva, qualche altro che moriva, qualche altro ancora che veniva bastonato o ridotto in catene. Credo di aver imparato allora ad aver paura dei preti (e non di quello di cui parli tu…)
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MIRELLADEPARIS ha detto:
I tuoi ricordi, i nostri, il racconto che non finisce mai alla fine dei tuoi post. Che bello Col, qui, e che buono il tuo saor mischiato nel bicchiere con la neve del giardino di Mel!
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linodigianni ha detto:
o.t. per evitare la neve mi muovevo tra to e venezia:-)
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Bustrofedon ha detto:
Mi hai fatto ricordare lontane paure ormai sopite, quando la casa viveva di rumori propri.
Bellissimo racconto
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LivioCiccione ha detto:
bello davvero
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NicDwaRazy ha detto:
è meraviglioso ogni volta entrare in punta di piedi illuminati da quella calda luce di fuoco….sentire le guance calde e non solo perchè è il fuoco, ma l’emozione delle tue parole che scaldano dentro nel cuore ….i pensieri freddi d’inverno.
(le orecchie fredde e quelle calde….a Chiara piacciono quelle calde per fortuna perchè fuori ultimamente sarebbe troppo ardimentoso spingersi a fare il giro della casa….)
smacchete cara….
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Effe ha detto:
la grammatica è di regole tutte volte al passato, che lasciano spazio libero al futuro.
Meravigliosa la figura, l’ombra, indistinta e di sfuggita, di Nonno.
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farouche ha detto:
zenamia ti stringo forte per ciò che sai, poi scrivo e torno che son di corsa! :)
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mezzaluna ha detto:
E la bambina mi par di capire chi sia…nel mezzo, io, ci sono stata poche volte..forse di più coi nonni e le storie di Desdemona e del “Sor Piovisna”…ti abbraccio e ti ringrazio se vorrai aiutarmi ancora a dipingere di colori caldi il mio nuovo lavoro :)))
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mezzaluna ha detto:
…Altro che se sei riconoscibile…soffermandosi a leggere il tuo post si sente ancora il profumo rassicurante del borotalco…:)
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scrignutella ha detto:
Che meraviglia quelle notti col fuoco e il gioco affettuoso delle orecchie fredde!
Vorrei aver vissuto qualcosa di così favoloso nell’infanzia. Ma ancora di più vorrei saperlo scrivere così…
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ovidio ha detto:
leggerti e’ sempre una gioia ed una pace per la mia interiorita’.Ti abbraccio mia cara amica.Buona serata
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gabriellagirls ha detto:
sarà capitato anche a voi…
di avere una musica in testa !
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zaritmac ha detto:
resti un viaggio, un evento, un’avventura…
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cicabu ha detto:
Un passaggio per lasciarti la buonanotte e rileggerti..ciao cara Col..^^
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PortamiVia ha detto:
Le paure della notte erano giganti da bambina, ogni scricchilìo un rombo assordante, anche il canto delle cicale poteva apparire sinistro.
Mio padre era ferroviere e spesso faceva il turno di notte, mi ricordo di me, mia madre e mia sorella tutte e tre nel lettone a fare quasi “la guardia”, svegliandoci a turno, per ascoltare i “pericoli” della notte.
Con tenerezza adesso, con batticuore allora.
Lettura sempre ad alti livelli.
Un saluto, Anna :)
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ladritta ha detto:
***
(è che son senza parole, oggi…)
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coralla ha detto:
Un passaggio di corsa senza il tempo per leggere (ma più tardi rimedierò), pe rquella cosa delle bricioline… non preoccuparti, per il momento è tutto invariato.
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nowhereman1 ha detto:
Un saluto di passata, attendendo nuove storie da leggere e godere. NM
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farolit ha detto:
L’anarchica Nemesi dei commenti volle farmi perdere il primo commento che scrissi a questo bel post.
Cosa che accadde anche a te da me. Ora mi chiedo: che Splinder sia geloso delle nostre preziose visite?
Ma.. qui en sabe. Misteri virtuali. Io, comunque, ritento (superando la plumbea cicalesca pigrizia) e con, formichesca prudenza, stavolta salvo tutto. Commentavo prima …
“vedo che qui ci si ostina a raccontare la Notte e in effetti lo si fa con un racconto molto bello in cui c’è tutto: il profumo del fuoco, le scale di legno, il rito della messa a letto infantile, il nonno, il gioco delle orecchie fredde, la stanza grande fatta a fette e coricata sul letto e la fiamma (Ah la fiamma sorella!); cè tutto: la strada senza sassi, le finestre e il pozzo, il gatto e la bicicletta… come in un quadro di Chagall!! Arriva pure il tempo nero e la morte, i singhiozzi piccolini, le formiche becchine (“e figurati se “quelle” potevano mancare! ” considerò stizzita la Cicala), le vespe di gelo e – finalmente – l’esoricismo del mattino, la luce, il tempo chiaro, la camicia bianca e asciutta… Mi beo di “come dici” quel che dici, Nostra Signora delle Nebbie… mi beo colfaforedellastufa…della tua scrittura bella, delizia che è anche croce .. Infatti, mondieu! legegrti è un doppio atto d’amore: ci vuole tutta la mia devozione alla tua squisitissima scrittura per reggere (di questi tempi!) questa insistita (e un pò malsana diciamolo!) “estetica del freddo” nella variante “le notti dell’inverno pesante (!!)”, con quel il vento che sputa gelo da fuori a dentro … (no mi rifiuto … io che già sono sfranta dalloScirocco furibodo che da due giorno qui sbatacchia la casa,le ante e i nerv) roba da prendermi gli antibiotici prima di leggerti! ché persino la stufa accanto a me mi guarda, interdetta, e dice “io faccio del mio meglio ma tu te le vai a cercare! Come darle torto? dicendole “è amore”.
Ma dico io, santa donna…e “le notti d’estate”? e i gelsomini notturni? e il pigolìo di stelle?…
:-)
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melusinach ha detto:
‘notte , notte :-)
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usermax ha detto:
buonanotte, M.
:)
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farouche ha detto:
la rosa d’inverno che ami per te che mi fai ricordare l’inverno bambino delle stufe e delle piccole paure!
Mi scuso per le dimensioni ma era troppo bella!
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aitan ha detto:
quante presenze,
in certe notti familiari!
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manginobrioches ha detto:
nell’ossatura delle notte, quante paure dimenticate, che risorgono qui, ai piedi del letto. la notte indivisa, che ci torna precisa precisa com’era, coi suoi tempi beffardi che non passano, e ci vuole il mattino intero, per spingerla via. Col, queste grammatiche costruiscono il discorso che siamo, che proviamo a essere. un abbraccio
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diamonds ha detto:
Il Cielo sopra Rovigo
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elisnelpaese ha detto:
Mi trascini in un mondo notturno che ancora ricordo di aver veramente visto e vissuto.Tutto si confondeva, gli oggetti si animavano, gli animali domestici (cane gatto e tartaruga) diventavano mostri a quattro teste e a diciotto zampe; e millepiedi danzavano immondi sui bordi delle finestre ancora illuminate da una Luna dispettosa. E la voce, la voce che era dentro ma che non ne voleva sapere di andare oltre il cancello delle corde vocali; e a questa voce corrispondeva una grande eco “mamma, mammammmmammmmmmammmmma
aaaaaaaaaa!”
Poi l’eco si spegneva e la voce taceva.
E il gioco della notte ripartiva e tutti i suoni e le imposizioni della sua grammatica ricominciavano la loro esibizione sul proscenio di una cameretta divisa con altri bambini che, a loro volta stavano inseguendo uomini senza gambe e bocche senza denti.
Una grammatica visionaria quella della notte dei bambini, una ridda di regole imposte che non avevano alcuna voglia di scomparire e dare respiro e spazio ad una bella nota distensiva di berceuse o di un semplice carillon – della buona notte – con le giostrine
Sì mia cara, la paura bisogna isolarla fin da piccoli e chiuderla ermeticamente tra le pagine del libro di grammatica della prima infanzia che nessun bambino vorrebbe imparare a leggere.
Parola di Maria Sole e della sua (a te nota) Stanza.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Dall’altra parte del Po è Rovigo, al di qua è Mantova, un attimo giù è Ferrara, ancora un respiro è Modena.
Diamonds, questo è terriccio di briganti, crocevia e treccia, crinale e spiga :)
(sotto il cielo)
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colfavoredellenebbie ha detto:
Elis, in contemporanea :)
Sì sì, anche a Maria Sole ho pensato e alla sua anima che accoglie le ombre e le infila negli strati ( o nelle pagine) della sua vita.
Un saluto grande.
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§§ Sì, Anna, le grammatiche sono scritte fra le righe dei nostri comportamenti ripetuti, delle abitudini che ci traghettano da un giorno all’altro, dalle paure che danno le cadenze cardiache….
Sono ricorrenze.
§§§ farouche, le rose d’inverno :)
grazie…
§§§ Aitan, così tante le presenze della notte che rotolano dagli armadi, al mattino…
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Pattinando ha detto:
Baciotto pomeridiano :-).
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Fiorile ha detto:
ciao mia cara; esperta di grammatica della notte, del giorno e del meriggio ma…soprattutto di grammatica dell’amicizia :) e chi dice che sono melensa… stia accorto, a volte picchio ;)))
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caprettetibetane ha detto:
Nebbia è proprio rimasta piccolina… però è furba, si tiene alla larga dalle corna delle altre ma si intrufola ovunque, quando alla sera le faccio uscire nella macchia mediterranea che mi circonda è sempre la ultima a uscire, ma va’ subito sotto una quercia dove trova le ghiande mentre le altre sono già lontano.
Saluti al vostro pettirosso obeso con zampe stecco…
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cicabu ha detto:
Grazie Col..serenanotte…^^
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nowhereman1 ha detto:
Scritture rare nel tempo e nello spazio, come la tua, si lasciano gustare anche per la loro sporadicità, anche se nulla può aggiungere. Un altro saluto per così dire a bocca asciutta, e una serena giornata per te. M.
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Effe ha detto:
è una grammatica della notte, ma dà luce
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FanfanlatOULIP ha detto:
C’è dentro tutto il mondo della notte e dell’inverno dell’infanzia, quelli vissuti, quelli raccontati dai genitori che sembra di aver vissuto e dicui abbiamo una strana nostalgia vicaria (il nonno consenziente mi ricorda il nonno di mia mafre, ilgioco delle orecchie mi ricodano mia figlia che ha sempre tormentato il lobo di qualcuno prima di addormentarsi e adesso che è adulta continua a farlo come coccola, ‘U prevete’, il prete, lo scaldino sotto le coperte nella casa in campagna della zia Antonietta, cugina in realtà di mio nonno, gli incubi, la luce del giorno che li scaccia… ma che elencoa fare, sono incantata e basta.
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FanfanlatOULIP ha detto:
Aridaje! Continuo a scordarmi che non mi sono sloggata dall’altro blog. Sono Triana
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vera.stazioncina ha detto:
e la grammatica dela notte..quali altre regole/non regole ha trovato?..perchè le “trova”…vero?o le trascrive così come vengono..?
un sorriso
veradafne
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mezzaluna ha detto:
Buon fine settimana piccola dolce bimba dai sogni di cristallo :)
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MIRELLADEPARIS ha detto:
Un saluto cara Col!
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colfavoredellenebbie ha detto:
anch’io un saluto a tutti.
A presto :)
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skipper246 ha detto:
e il crocchiare del materasso riempito con i”scartoss” del granturco…. e il gravare della coperta di piuma… e l’odore di fumo freddo che saliva dalla cucina… e i frusciare dei topi sopra il solaio…
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Fiorile ha detto:
passaggio di saluto in attesa…:))
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anandamide ha detto:
Un caro saluto…una buona domenica…:)*
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junco ha detto:
Ogni bambino avverte gravoso il peso della stanza. E’ “l’inconveniente” cioraniano. Un buon genitore dovrebbe programmare le sue astinenze.
I più riconoscenti, teneramente, sono i figli mancati.
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Pattinando ha detto:
Felice serata domenicale, baciotto*
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quellachenonsei ha detto:
Non so come coniugare esattamente i verbi della notte, perché il tempo “presente sospensivo” non è previsto dalla grammatica. E’ un tempo strano, che contiene i complementi oggetti delle cose passate e il soggetto delle cose future.
Mi piace leggerti Col, come sempre,
m.
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ermione64 ha detto:
Si può entrare nelle dimensioni delle storie che racconti, per ogni storia nuove emozioni. Vorrei poter trascorrere più tempo a leggere i post delle mie amiche, solo che il nuovo lavoro mi impegna sia fisicamente che mentalmente. Un bacione a presto.
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farouche ha detto:
Ci sono e ti abbraccio con affetto e gratitudine. Nessuna tranquillità per chiamarti ma presto scrivo! :)
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melusinach ha detto:
Ciao :-)
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Gardenia ha detto:
baciobacio
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mrka ha detto:
le formiche rosse, quelle con la reputazione cattiva, quelle che pizzicano e portano via i pensieri.
non amo molto le formiche, eppure detta così fan quasi tenerezza. :)
m.
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AnnaSetari ha detto:
Mi è difficile commentare una scrittura così bella. La rileggo, l’ho riletta, molte volte Zena. E resta sempre bella.
Ciao:-)
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melusinach ha detto:
tutto bene nebbiolina?
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cicabu ha detto:
è una notte da scaldino questa dalle mie parti..ma sento la primavera oltre la nebbia..
serenanotte Col..^^
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astrokudra ha detto:
ci sono, anche se non sembra. ti leggo, ti abbraccio, dopo aver assaporato il tuo squisito millefoglie farcito di memorie notturne. Kudra-diradata
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Flor ha detto:
http://www.netdisaster.com/go.php?mode=flowers&url=http://colfavoredellenebbie.splinder.com
:-)
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Paesanino ha detto:
Bella la rievocazione, che mi suggerisce una chiosa: il prete di legno, evocato in molti commenti, da noi si chiamava e si chiama monaco, anche se nessuno lo usa più.
Belle cose a tutti
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Ellie_Arroway ha detto:
Gomito sulla guancia, sulla mia poltrona rossa, a guardare la fiamma blu del fornello, quello che una volta era un camino, e temere quelle ombre come se ancora ci fossero. Il peso della stanza, almeno quello, si è fatto casa di lumanca, piacere da trasportare.
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Ellie_Arroway ha detto:
(Lumaca, ma lumanca mi piace moltissimo)
:-)
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