La valigia è di pelle morbida.
Si prepara in fretta.
Con gli eccessi dei progetti d’ultima ora.
E’ pronta e dilatata.
Contiene indecisioni e magliette dello stesso colore.
(C’è che io non so mai partire)
Poi si va, comunque, col caldo sciropposo per nemico, ai vetri.
La pelle non lo vuole. La pelle vuole stare a casa sua.
(E’ così verde la campagna nuova che il sole sembra un controsenso)
La fatica si scioglie piano piano: la scuola adesso è già lontana, con i riti del ricevimento, i registri, le prove, i genitori. Rapita sotto gli occhi dei presenti, saluto con la mano. Torno, torno…
Rido fra me, al pensiero. Saranno due giorni fuori tempo.
Ora si parla quieti, di questa meta che dista quattro ore: luogo non mio, ma d’interposta passione, perchè ci son posti dove vai scegliendo, altri dove vai seguendo…
Nell’attesa ascolto racconti che conosco bene, ripasso nomi, prevedo situazioni.
(“Spiace, ti annoierai”… “Ma no, ma no, e poi sto bene anche da sola”)
Il verde cambia: diventa lupo scuro.
In mezzo ad un profumo bianco, si arriva sotto sera.
Gli amici suoi già lì: sono subito parole in nippo-macedonia, stasera saranno fitte, forse litigiose.
Qui non si svende nulla: nemmeno la ragione.
Vecchi campioni, un poco in sovrappeso, han fatto una scommessa (mente ragione e cuore, su anche un tempo ballerine).
Ora coltivano chi ha avuto in dote diverse abilità.
Senza riflettori e senza amarcord.
La mattina, ragazzi che non fanno trionfi o campionati: s’aggiustano il judogi un po’ a sghimbescio, s’aspettano, s’abbracciano fra vinti e vincitori, s’incazzano, piangono e ridono.
Ciascuno arriva col suo corpo.
C’è un sogno di armonia a spasso sul tatami.
Il bello abita anche qui.
In un corpo che può essere felice, perché impara a dare quel che può.
Esperienza.
Corpo in prova, non macchina.
E i gesti diventano parole.
Che l’altro accoglie e mette in movimento.
Non c’è bisogno di olimpiadi. Lo sport che educa ha una coda di cavallo ed occhi down, le mani, nell’abbraccio, un poco molli e tiepidine.
E si ritorna di diverso cuore.
(dedicato a Giovanni, a Fabrizio, a Carlo, a Serena…e a tutti i ragazzi del bosco, maestri compresi :)…)