Lui era partito per la guerra grande, con la moglie già grossa.
La prima volta, sposi da poco.
Pancia bassa con la punta un maschio annuncia, le dicevano in campagna, le donne, quando lei si tirava su e si teneva la schiena con le mani.
Il marito non tornò da vivo e il bambino venne al mondo senza santi in paradiso.
Per lei neanche una tomba da curare, con l’erba e con le viole. Solo il vestito buono nell’armadio, ché alla guerra si va come al lavoro.
Neanche una famiglia dove andare.
C’era da restar lì, a diradare biete e cipollini, il bimbo sotto l’ombra, al fresco insieme all’acqua.
Ma la casa, ma la casa…
‘C’è quella dei vecchi. – disse il cognato – Si fa a metà: una stanza sotto e una su, per ciascuno’.
Una casa con le scale in mezzo a separare, di giorno, e il piano in alto a unir di più, la notte, con le stanze che si toccavano di testa.
‘Sì, ma io so esser di uno solo’ – disse lei, occhi bruschi e piega dritta in fronte.
Era un uomo di cuore: capì.
Si strinse nella parte sua, di giorno, e ascoltò, di notte, ogni rumore.
Sentì quel nome di fratello traversare il muro tante volte.
Poi passarono pianti, non solo di bambino, e soffi nel cuscino, e passi inquieti nelle notti calde: finestre aperte a cercare tregua.
Non la toccò mai, neanche con un dito.
Solo il muro, qualche volta, come potesse diventare stoffa e dire…’vieni di qua, in questa notte lunga’.
Di giorno, il maschio da tirar grande.
L’uomo fece da padre nella stanza accanto.
Imparò ad agguantarlo, diavolo che correva troppo, a snidarlo se imboscava la scuola.
Gl’insegnò le cose che una donna non può. A stare sul carretto e a fare oh oh con la briglia un po’ molle e un po’ tirata. A pasturare l’acqua del canale e a prendere le rane col sarlet. A legare la vite stretta e a tagliarla con il clinto, per il vino. Poi insieme coi cani, lungo i fossi, a cercare lumache e uova di quaglia.
Neanche una festa, neanche una bevuta, qualche volta le braccia della Gilia, che a pagarla era moglie di tutti.
C’era da restar lì, a tirar grande il figlio del fratello e a dar ‘na mano a lei, ma senza dirlo: zucchine e peperoni già nella cesta, nell’orto, l’anatra spiumata appesa alla maniglia, la legna tagliata dentro il rustico, il fuoco acceso nella corte per lavare. E lei, lei a dare un punto a quella maglia sua, e a far bugada generosa, cosa sarà mai, un lenzuolo in più.
Insieme e separati
A darsi del voi e a diventare vecchi.
Senza essere, fra loro, uomo con una donna, donna con un uomo.
Il ragazzo sposò, fece figli e rimase nella casa alzata di un piano.
Aveva rughe e braccia meno forti quando la madre con gli occhi bruschi e lo zio con la faccia rossa, tanti anni ciascuno, gli andarono incontro: ‘Abbiam da dirti una cosa .- disse lei – Stanotte io dormo nel suo letto. Anche domani.’
E voltò via.
Il vecchio abbassò gli occhi chiari e la seguì.
Il figlio non disse niente e sentì strano.
Passando, a notte fonda, vide un filo di luce uscire dalla porta socchiusa, al piano alto.
Guardò: seduti sul letto, tutti vestiti, giocavano a carte sul cuscino in mezzo e ridevano piano.
‘Sono gran lunghe le notti’– disse il vecchio, guardandolo buono.
La porta si richiuse piano piano.
BibliotecadeBabel ha detto:
Gli occhi umidi di primo mattino, questo vuoi?.. Invece no, grazie, che bella storia a quest’ora, di questi tempi (questi sì, nebbiosi, di incomprensioni e indolenze).
Quanta voglia di ridere piano, a volte, e notti lunghe che non siano mai di rimpianti, né di rimorsi. E invece che guardare avanti e sospirare per il poco che resta, potersi volgere indietro e dire: “Quanto!”…Un abbraccio commosso e grato, come sempre. Di più.
"Mi piace""Mi piace"
dodo712 ha detto:
Bellissimo frammento di un tempo che non esiste più, di una tenerezza antica che commuove e quasi stupisce.
Si inumidiscono un po’ gli occhi a pensare a quelle vite. Sai raccontarle e farle rivivere splendidamente davanti agli occhi di chi, come me, di riflesso e da piccolo, un po’ di quel mondo lo ha sfiorato.
Grazie.
"Mi piace""Mi piace"
lapardaflora ha detto:
mi sconcerta l’uso del femminile che fa il dialetto (detto non in senso riduttivo).
C’è un mondo bianco e un mondo nero: tu fai apparire bianco anche il nero, ma non è così, son scelte di vita. Sei fortunata.Io sprofondo sempre più nel nero.
Un saluto caro a te e a Lino
"Mi piace""Mi piace"
Lam ha detto:
che bellezza – sorriso –
"Mi piace""Mi piace"
farsergio ha detto:
Bello, tenero, ricco di valori che raramente si ritrovano oggi.
“son lunghe le notti”; io immagino che ancor oggi, dietro la porta chiusa, continui felice quella partita a carte d’amore.
"Mi piace""Mi piace"
Gretsch ha detto:
La primavera, fiori a bizzeffe; a giugno, frutti a bizzeffe (per dire a te e Lino che quest’anno ho un surplus di amarene sotto grappa). Ci siamo capiti.
A presto.
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
E’ una storia di verità.
§§ sì, Stefania, hai tante volte ragione: meglio una notte lunga a rider piano, quasi centenari…I Vecchi hanno paura della notte. hanno sonni brevi e lunghe vicinanze coi pensieri al buio. Un abbraccio.
§§ anch’io, Dodo, ho appena sfiorato questo mondo, ma poi l’ho re-incontrato nelle storie dei vecchi amici di mio padre. Mi piace ripassarlo, perchè parla di un modo robusto d’attraversare la vita e di essere “fedeli alla propria storia”. Un saluto grande.
§§ cara Parda, io amo molto il femminile con cui il dialetto cambia il mondo: la canala, la pioppa, la banca di Po maternizzano ulteriormente la terra e la fanno abitabile. Grazie per i tuoi passaggi: mi fanno piacere e li sento vicini. Un saluto d’affetto.
§§ Grazie Lam. Che sia bello non so, ma mi è tornato in mente e c’è troppo caldo per opporre resistenza a qualsiasi cosa :) Un abbraccio.
§§ Caro Farsergio, grazie per questo sguardo benevolo: quella porta, purtroppo, si è chiusa, da un bel po’, ma chi rimane ama riaprirla, per fortuna :) Saluti grandi e già tormentati da una zanzara in ricognizione. Tigre?
§§ Gretsh, ‘amarene’ è parola magica, oltre ad essere una magnifica sciarada:) Abbraccio sudaticcio, ma ancora dignitoso.
"Mi piace""Mi piace"
Ihadadream ha detto:
diavolo d’una Zena, mi fai sempre piangere…ma, come dice Filumena Marturano “quant’è bello ‘o chiagnere” e per un raccomto così struggente e bello poi.
Vengo sempre qui quando voglio, piacevolmente, rimanere senza fiato… Non mi hai mai delusa.
Grazie dal cuore.
Anna
"Mi piace""Mi piace"
Effe ha detto:
per dire, io avrei voluto saperlo, un frammento così.
Avrei voluto scriverlo.
Lo avrei voluto mio, e non lo dico spesso.
Avrei voluto appartenere a quella storia, a quel mondo.
Che esiste ancora, perché narrare è far accadere.
"Mi piace""Mi piace"
junco ha detto:
C’è una sorta di vocazione eroica in questo zio. Byroniana, anche se contadina: “astinenze che sole possono contro gli spiriti”.
E c’è una domanda che resta aperta in questo tuo racconto: si può davvero costruire un mondo nella privazione?
Ceronetti, addirittura, diceva che lo stile si forgia a colpi di astinenze.
Per i mistici, questo era chiaro, che non ci fosse altro modo, che non ci fosse un modo.
Per altro verso, non c’è, nello zio contadino, nessuna vocazione eroica: soltanto una misura. E tu gliela riprendi, gliela rin-tracci, con la delicatezza che sai porgere. La misura del non essere attori di uno scandalo, del non farsi ostacolo a chi ci vive accanto.
Qui, la giusta misura è un sistema delicato di precari equilibri, si capisce.
La giusta misura oltrepassa, se vuole, anche i canoni della Legge. Perché sarebbe legittimo (indicazioni bibliche) prendere la moglie del fratello defunto, persino doveroso, prenderla, anziché astenersi. Addolcire quelle notti insonni.
Ma la giusta misura non è soggetta a giudizio morale alcuno.
Vero, Ninina?
"Mi piace""Mi piace"
DanieleBurzi ha detto:
E’ bellissimo. Intenso, sospeso, neutrale, come una vecchia foto in cui non ci si sente di giudicare quei volti strani e quei strani vestiti. Un piccolo, grande squarcio su un mondo antico e misterioso, come è già antico e misterioso quello di oggi.
Si può davvero costruire un mondo nella privazione?
Ma non sono proprio le privazioni a consegnarci la nostra identità? La lingua italiana non è in fondo la privazione di ogni altra possibilità lessicale o grammaticale (l’inglese, il francese, il cinese…). La privazione non è alla fine il lato oscuro della scelta? E non scriviamo, conosciamo, viaggiamo per esplorare universi di privazioni (o di scelte), siano esse le nostre o quelle degli altri?
Un bacio.
"Mi piace""Mi piace"
nowhereman1 ha detto:
Una storia preziosa di sentimenti, e di parole che li dipingono, come tutte le tue… un saluto e a presto…
"Mi piace""Mi piace"
astrogigi ha detto:
..sai Col, mi sembrava di sentire i grilli, il lontano respiro del Po, ed immagino che la finestra aperta lasciasse passare il sorriso della Luna ad illuminare quella briscola serena….un sospiro emozionato….ciao
GB
"Mi piace""Mi piace"
scrignutella ha detto:
Stupendo, Col.
Mi sono commossa, proprio sul serio.
"Mi piace""Mi piace"
cf05103025 ha detto:
La vedo come Effe:
E’ un gran pezzo;
c’è una sapienza narrativa notevole nella capacità di sapere rendere questa storia di popolo e dialetto in modo asciutto semplice senza sbavature.
Mi fa molto piacere vedere sentire che qualcuno sa ancora scrivere, così forte e sottile.
Brava
Mario
"Mi piace""Mi piace"
aquatarkus ha detto:
Questa è la bella storia, quella vera. Immagino tutte le altre versioni, quelle narrate da voci avvinazzati nelle osterie, o insinuanti nelle sagrestie, i pettegolezzi su un mercimonio mai confessato, che seguivano il ragazzo dappresso.
Immagino che la vita fosse più dura per loro tre, di quanto sia possibile raccontare. Ma di fronte a questa storia di poche parole, le voci si sono certo fermate fuori dal cancello e laggiù morte non compiante. Perciò era giusto raccontarla così.
"Mi piace""Mi piace"
toporififi ha detto:
Tu mi uccidi Zena, sembra un racconto di Singer, dei suoi più belli.
Ha qualcosa di orientale questa storia, di una vita, un tempo in cui l’epica senza tempo si mescola alla vita grama e dura di tutti i giorni, come il vino con l’acqua, e non si possono più slegare e distinguere e tutto ne viene intriso di dolcezza.
"Mi piace""Mi piace"
usermax ha detto:
le storie di padri…
che fatica, però, arrivare in fondo, senza cedere…
"Mi piace""Mi piace"
linodigianni ha detto:
scritto veramente bene..ciau colsudoredelleneb
"Mi piace""Mi piace"
Fiorile ha detto:
tutte le cose che ti hanno già detto i passanti e quelle che ti ho detto a voce…e in più il pudore a tessere la trama di questa storia di vita…ti abbraccio :)
"Mi piace""Mi piace"
aitan ha detto:
in questo racconto vibra una tenerezza struggente, da finirci stecchiti (come alla fine di certe pagine di Gabo GGM)
"Mi piace""Mi piace"
elisnelpaese ha detto:
Questo è vero amore.
Bellissima Col, una storia talmente bella che sembra uscita dalla penna di una…Fata!
"Mi piace""Mi piace"
Laguna ha detto:
è molto musicale, in certi punti/versi sembra davvero di essere dentro a una poesia, di quelle buone però.
Mi piace, molto soffice. Complimenti :)
"Mi piace""Mi piace"
solomaria ha detto:
Mi aspettavo che finisse come “l’amore ai tempi del colera”…
Ma che bello, vivido, sobrio e delicato!
"Mi piace""Mi piace"
Effe ha detto:
e ognuno ha, in fondo, i padri che si merita
"Mi piace""Mi piace"
Sebozona ha detto:
cara…
"Mi piace""Mi piace"
diamonds ha detto:
mentre il paese mormorava,tu ci trascini,con stile immenso,nel sublime Zena(resta solo un piccolo dubbio a sconcertarmi:si parla di vero amore?)
"Mi piace""Mi piace"
arden ha detto:
Un racconto tra i tuoi più belli, questo, Zena. Tremendamente bello. Grande.
"Mi piace""Mi piace"
arden ha detto:
Zena, ecco perché ho detto tremendamente: perché questa storia, oltre a essere narrata in modo superbo e con quel tocco penetrante e delicato che rimanda a uno sguardo attento e amoroso (che è la tua grazia specialissima), ha in sè la nostalgia di un amore incondizionato, che è quella che forse tutti ci portiamo dentro e e che commuove fino al pianto.
"Mi piace""Mi piace"
MIRELLADEPARIS ha detto:
In un commento qui sopra dici . E’ così, cara amica ed è per questo che si legge commossi. Stamattina in un programma radiofonico è stato citato il tuo blog, per chi volesse trovare scritture che meravigliano ;))
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
Io vi ringrazio tanto.
Credo comunque che il merito sia delle storie che vivono prima di noi.
Noi si prova a raccontarle. Qualche volta corrispondendo alla loro misura, qualche volta prendendoci un po’ meno.
Come si può.
Insomma.
:)
"Mi piace""Mi piace"
cioccolatamara ha detto:
splendido
doloroso se vissuto davvero
prezioso in ogni caso
c.
"Mi piace""Mi piace"
madeinfranca ha detto:
anch’ io
lo avrei “voluto mio…un frammento così”…
scriverlo poi…
compensazione massima è poterlo leggere, scritto da te…
poter inumidire gli occhi del cuore e
far sorridere la bocca dell’anima…
bentrovata Col,
la dolcezza che mi hanno infuso, anche i due post precedenti,
tinge quest’inizio di vacanze…
bisous
"Mi piace""Mi piace"
MIRELLADEPARIS ha detto:
Nel mio commento precedente scopro ora che non era rimasto copia-incollato un passaggio bello di un tuo commento, è quando scrivi:
“perchè parla di un modo robusto d’attraversare la vita e di essere “fedeli alla propria storia”.”
"Mi piace""Mi piace"
blancoebleu ha detto:
Leggerti fa bene perchè fai sempre sì che ai tuoi personaggi si voglia bene. E a volte, come in questo caso o in quello delle zie, gli si vuol bene come se fosse “adesso” :-)
(Se non sono riuscito ad esprimere quello che volevo prendi solo le prime tre parole del mio commento: leggerti fa bene)
"Mi piace""Mi piace"
scrignutella ha detto:
Ciao, Col:-)
"Mi piace""Mi piace"
NicDwaRazy ha detto:
sai Zena credo che sia solo quando si sceglie di stare lontani e poi si scelga di tornare che ci si rende davvero conto di quanto sia stato duro il distacco.
specialmente quando coinvolti ci sono i sentimenti.
mi sei mancata tanto tanto,e ora che sono qui vero che mi abbracci forte come solo tu sai fare?…
"Mi piace""Mi piace"
zop ha detto:
bello bello! :)))) ciaoooo zzzzz
"Mi piace""Mi piace"
Bostonian ha detto:
il racconto è scritto bene, benissimo, ça va sans dire. sa molto di Bacchelli, per le atmosfere e per il linguaggio (a parte i lievi scivolamenti dialettali, che il RB non si concedeva).
però io a questi due personaggi non riesco ad affezionarmi. a questa concezione antica e schiavizzata dell’amore, che era tipica della campagna antica. un luogo dove i sentimenti erano spesso banditi, in favore della “buona creanza”. conosco bene quella umbra di campagna, che in questo non è certo dissimile dalle piane del Po o da qualunque altra campagna, da Albero degli zoccoli.
c’era un contadino che aveva sposato una femmina “d’un altra razza”, a dire una figliola di un paese vicino. lei morì giovane, forse di parto o di tifo o di polmonite, vattelapesca. lui non si risposò mai. quando morì pure lui si rifiutarono di seppellirlo al suo paese, perché aveva sposato “di là dal fiume”. suppongo alla fine riposi nel cimitero dell’altro paese, ma non ne so altro.
spesso non era amore, era una imposizione che durava tutta una vita, come una condanna.
bacetti, Z.
"Mi piace""Mi piace"
Flor ha detto:
sa di racconto antico… bello Col, starei ore ad ascoltarti… perchè ti vedo e un po’ ti sento mentre leggo, sai?!
PS: ho trovato il tuo albero…
mi hanno detto che si chiama l’albero della nebbia e l’ho fotografato pensandoti :-)
"Mi piace""Mi piace"
astrokudra ha detto:
con la consueta delizia lessi e rilessi. affascinata da quel cardine, “era un uomo di cuore: capì”, su cui gira la porta che chiude a ogni mormorio antico e moderno. il cuore sa e sperimenta, valica confini e convenzioni, inventa il proprio nutrimento, secondo un’alchimia simile a quella dei bambini che sanno trasformare qualunque cosa in giocattolo. ma la formula rimane intima e segreta e il risultato non si cattura con le parole. a meno che non ci sia un cuore generoso e impavido, dietro la penna che scrive, capace di tradurlo e farcelo sentire. un abbraccio che porti frescura
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
Lascio un saluto qui, per tutti.
E’ mia abitudine salutare l’estate sempre con qualche inconveniente: è un rito consolidato, ormai.
Ho un problema a un occhio, infatti: mica grande, però non mi permette di star qui a fissare il monitor. Come vorrei.
D’altra parte scrivere strizzando un occhio è troppo buffo e ammiccante.
Igitur, brevi passaggi :)
Abbraccio alla pagina intera …
e un sorriso.
z.
"Mi piace""Mi piace"
madeinfranca ha detto:
…cool a Col
e
…per simpatia, ijamme !
"Mi piace""Mi piace"
Fiorile ha detto:
bacio! :)
"Mi piace""Mi piace"
farsergio ha detto:
so cosa vuol dire vedere a metà… anche i mei occhi perdono colpi e scrivo più guardando i tasti che il monitor…
buona estate
S.
"Mi piace""Mi piace"
mammagiovanna ha detto:
Sì, l’amore è quello che sa aspettare se si deve aspettare…un fraterno abbraccio, ma alla mente che qui fa trooooooooooooppo caaaaaaaaldo
"Mi piace""Mi piace"
proteus2000 ha detto:
Anche con un occhio solo, il tuo sguardo è inconfondibile. Forse accade così: chiudi l’occhio destro e sei sul versante della poesia, chiudi il sinistro e scrivi racconti come questo. E’ come se scattasse un commutatore. Ma qui l’occhio sinistro non era chiuso del tutto; anzi…
Racconto incantevole, Zena. Di una nettezza e delicatezza… pavesiani (non a caso). E sempre quel sorriso affettuoso di Zena, un sorriso che illumina e fa vibrare ogni parola.
Conosco una storia un po’ diversa, che presto ti racconterò.
G
"Mi piace""Mi piace"
stepa ha detto:
Ti abbracccio, Zena, buon finesettimna.
S.
"Mi piace""Mi piace"
Fiorile ha detto:
una volta ti dirò a quale lettura, che sento molto mia, profonda, antica eppure sempre freca di giornata, somiglia, per gli effetti che produce in me, la lettura del tuo dire ad ogni nuova narrazione che ci regali …come l’altro anche il tuo testo si lascia riaprire giornalmente e giornalmente parla una lingua nuova, ogni giorno dice ciò che deve dire, che mi tocca e mi riguarda. Oggi, ad esempio, per me è il tempo di queste parole: “Insieme e separati
A darsi del voi e a diventare vecchi.
Senza essere, fra loro, uomo con una donna, donna con un uomo”.. e tu come stai? ti abbraccio forte :)
"Mi piace""Mi piace"
elisnelpaese ha detto:
Ecco, vedi cara,
l'”Oculus”-occhio sacro-,
è antropologicamente
preposto alla individuazione
di una rotta priva di pericoli.
Tu navighi tra le parole
come un’abile nocchiero,
metà poeta metà narratore
e con le tue parole ci
conduci nel mondo del
mito.
"Mi piace""Mi piace"
solomaria ha detto:
“La casa color biscotto poco cotto”: bellissimo… pardon, forse era in un altro post… Ho fatto confusione….
solomaria mezzacapa
"Mi piace""Mi piace"
farsergio ha detto:
Cara col, un breve saluto;
aspetto di “vedere” con le tue parole uno spettacolo così bello che hai sentito il bisogno di rivederlo.
Il recitare in mezzo agli alberi è una esperienza particolare anche per chi fa spettacolo, per anni abbiamo partecipato a una rassegna nel parco di una villa veneta, a Canda, l’essere circondati da alberi secolari, la cornice di verde che racchiude in una nicchia segreta, te e lo spettatore, rendendovi quasi ministri dello stesso rito… cose che comunicano sensazioni forti, difficili da descrivere e dimenticare.
Vedi? se non mi fermo diventerà un commento-fiume…
buona domenica, e buon teatro :-)
"Mi piace""Mi piace"
elisnelpaese ha detto:
…prof non mi rimandare a settembre… è ovvio che l’apostrofo tra “un” e “abile nocchiero” è un refuso!
In realtà stavo scrivendo “un’abile sirena”, ché l’occhio sacro è prerogativa delle sirene, metà donna metà pesce…
"Mi piace""Mi piace"
setteparole ha detto:
Come racconti bene e con che dolcezza. Sarà l’età, ma chiudo con un leggero luccichio negli occhi.PS. Ho letto tardi perchè sono stata via per un po’. Per fortuna le belle storie non si perdono.
"Mi piace""Mi piace"
Ihadadream ha detto:
Un abbraccio sorridente (ma davvero!)
A presto, cara Zena
Anna
P:S: spero nel post sul teatro fra gli alberi…
"Mi piace""Mi piace"
usermax ha detto:
bacio!
abbraccio!
sorriso!
bisbiglio!
"Mi piace""Mi piace"
Fiorile ha detto:
meglio? abbraccio grande :)
"Mi piace""Mi piace"
triana ha detto:
Una meraviglia sto racconto. Buono come l’odore del pane e della legna di paese, lascia pacificati.
Buone vacanze se per un po’ stai via.
"Mi piace""Mi piace"
stepa ha detto:
Son tornato a rileggere, dopo qualche giorno dalla prima lettura. Storie di padri, di madri e di legami che s’intrecciano come giunchi di un canestro e, dentro, le vite di noi tutti. Grazie, Zena: per le emozioni vere che che fai provare a chi ti legge, come sgorgassero da un passato collettivo, dalla storia comune dell’umanità.
Ti abbraccio.
S.
"Mi piace""Mi piace"
nowhereman1 ha detto:
Splendida storia, cara amica, al solito per il pregio del tessuto e poi perché è vero che in vecchiaia si scopre un pezzo della vita, tardivamente, ma qui sta il senso della mortalità, l’arrivare in ritardo a capire. Un saluto estivo…
"Mi piace""Mi piace"
AnnaSetari ha detto:
Anche a una quarta rilettura mi commuove, Zena, questa storia d’amore:-)
"Mi piace""Mi piace"