Ci son storie fatte solo di occhi e di cenni velati.

Si consumano senza parole al Caffè della piazza.
Tavolini con l’anima di ferro e la mano aperta di fòrmica: i vecchi, padroni delle mattine, poggiano bicchieri e affilano sguardi, fingendo interesse ai giornali.
Tagliano, candidi, ogni donna che passa.

Un bel nastro, quest’ansa di strada dentro la piazza, quasi in bocca al Caffé.
Scorre veloce di biciclette, su gambe cui manca la stoffa, ma non il pudore, sussulta a falcate di imperiosa bellezza, s’increspa di suole ciabatte, a strascico di una borsa della spesa.
Un bel nastro di forme, la strada.

I vecchi approvano con occhi golosi certe fresche rotondità, certe volute di fianchi che apron le vite, scuotono la testa ricordando antichi splendori e virtù difettose.
Avevano bottega e negozio, tenevano la terra e la stalla.
Adesso seguono passaggi e passeggi, tenendo il conto di andate e ritorni.

Potrebbero raccontare di camporelle e di balli in Colomba, fra madresilvia e odore di ciance ( taglio fresco del barbiere e piega stirata dei pantaloni).
Ma non dicono.
Ché il silenzio fa viaggi di dentro, sceglie musiche e volti. E tanto è già stato detto.

La vita è tutta negli occhi, ora.

Di ogni muto “vorrei” non va persa neppure una goccia.