Ci sono strade spartiacque del destino: crinali fatti a crocevia. Scegliere contiene un altrove, da raggiungere a marce forzate o con i passi svagati del Matto, che chiude il mazzo dei tarocchi, riaprendolo al caso.
Di qua o di là, come i capelli messi in ordine dalla riga.

E ci sono strade limbo, in sospensione di direzioni, in dilazione di scelte.
Col retrogusto di incertezze differite.
Strade di mezzo.
Solo un andare, un andare lungo: in sequenza ciclo-timica, seguendo col dito l’inarcatura dei canali, attraverso il vetro, le ciglia d’erba dei fossi.
Acqua – terra – acqua – terra.
Fra borghi sfragolati via, per disuso; pochi ancora in vita e in forma di crocchia, stretta, di case.
Solo qualche corte gialla nella campagna, sfollata o scampata, chissà, a fare da lampo.

La mia strada di mezzo costeggia il Tartaro, ora non grasso di rane nè di lenticchie d’acqua, così ramarre nei giorni di sole.
E’ spirituale, il Tartaro, per via di certi aironi lividi sulle sponde, perfetto aplomb in ogni stagione, indifferenti ora a nuvole moschine ora all’erba che ghiaccia.
Sembrano gigli di terra povera, gli aironi, esili di zampa e nobili di becchi pistillo.

A vederli spiegati, ti chiedi come tanta ampiezza, come tanta grazia possa restare incollata e silenziosa, quasi appuntata al corpo, prima del volo. Trattenuta dallo spillone del collo, ad arpa.
Movimento covato nel chiuso.
O inceppato.
Poi, questo venir fuori improvviso.

Aperti, gli aironi sono il volo largo. Modulazioni d’aria.
Il collo perde piano la curva dolce e si tende, come dietro a una musica.
Lenti aironi in lenti cieli, senza superbia.

Facile pensare a quante cose, a quante idee, ferme in terra, diventino vaporose e mobili, in alto.
Srotolate e libere, come il fumo.
In espansione.
Hanno bisogno di aria le cose idee, anche se è un’aria color carta da forno. Densa e insonnolita.

E pure, e pure… sai così doloroso il riplanare, tanto conosci la ferita del richiudersi che, dell’alto, conservi intatto il sogno non speso.
Resta imploso, il tuo volo: intalpato nel ripiegamento noto di ogni giorno, mentre a fanali accesi stai nella strada di mezzo, che non è terra e non è acqua  e neppure cielo.

Fino al prossimo airone.

Nella strada di mezzo, che sposta i bivi, in verticale: fra basso e alto, fra aperto e chiuso.