(lode del tempo sfaccendato)

Mi piace il tempo sciolto.

Ben stemperato, come cacao in polvere: un soffio sopra, per capirne la natura vaporosa.
Tanto disgregato e sperso da non saper avanzare. (Che, al massimo, un grano piccolo e leggero possa scappare e nascondersi. Un attimo da interstizio.)

Un tempo vuotopieno a perdere, senza direzioni, senza lancette a trafittura rapida.
Lumaca distratta, adesiva alla superficie piana della casa.
Un bel tempo che, per orologio, ha solo l’anima degli alberi, anelli concentrici e in espansione circolare, senza giorni, senza ore, senza secondi.
Un bel tempo scappato alla schiavitù del prima/poi, successione che chiede linearità a rincalzo e senso del dovere.

In questa domenica irritata, cielo alle caviglie, il tempo sciolto è arrivato come un regalo improvviso. (Virtù di salutare smarrimento, che invoca dilazione)
Son qui, in compagnia d’ attimi con l’intervallo, a cesura interna. Lentissimi.
Fra un secondo e l’altro, solo ponti di pantofole di panno o di catenelle di lana.

Scrivo sul dorso mentale di un regolamento da rifare  (Visite e uscite, vedi alla voce ‘ scuola ’…).
Era qui, ma non lo trovo più. Era il menu del pomeriggio.
Perché perdere tempo, allora, nella ricerca di un foglio ansiogeno, che, ritrovato, darebbe solo fretta?
Meglio rimandare. Meglio lasciare che spunti con suo comodo. Se vuole.

Saluto tutti gli articoli e i paragrafi (comma compresi) che dovevano dar  senso a questo stare in casa: escono in libera uscita, loro, fischiettando con le mani in tasca.

Io aspetto, quieta, che il tempo si stenda a macchia d’olio sulla carta, che la memoria torni quando vuole.

Le metto su il caffè, perché faccia con calma, come a casa sua :)