• Pesci di nebbia

colfavoredellenebbie

~ I racconti non finiti, le schegge di parole, le arie che si fischiano, le conte e gli scongiuri, che non hanno padri né nomi, sono pesci di nebbia dolce: nuotano e svaniscono.

colfavoredellenebbie

Archivi Mensili: febbraio 2007

Riprese (cuciture retroattive)

22 giovedì Feb 2007

Posted by colfavoredellenebbie in pareti

≈ 33 commenti

E’ un pomeriggio di quasi primavera. Un giornale mi ha messo sotto gli occhi una parola ‘apriti sesamo’: Vegé. Allora mi sono ricordata che ho lasciato un racconto a metà, e son già passati due anni, forse. Mi pare cosa buona e giusta mettermi a finirlo. E intanto lasciare qui la prima parte, per annodare i fili, ecco.

Vegé (prima parte)

L’estate al paese che aveva lo stesso nome dell’altro (uno di qua, uno al di là del Po) cominciava ad essere sognata e vissuta d’inverno.
Si andava in ricognizione, prima delle feste, per gli auguri e gli accordi di giugno e di luglio: nel pezzo di famiglia che stava lì, la radice sarmentosa finita quasi sul delta, quasi vicino al mare. Quasi.
Studiare a Ferrara rendeva facile prendere la corriera per tortuosi territori dai nomi croccanti, pieni di erre.
Persino gradevole.
Si cambiava stazione e con questo si assumeva un’aria molto segreta coi soliti compagni di classe e di viaggio.
“Dov’è che vai? Non vieni a casa, oggi?”
“No, prendo la corriera”.
Certo che non andavo a casa: sennò mica mi sarei messa la gonna corta con gli scacchi grandi bianchi e neri; e i mocassini di vernice; e il golfino nero che faceva tutto un giro strano attorno alla vita e si allacciava di dietro.
Se una si veste così, ovvio che lo fa per qualcosa.
Se davanti a scuola non compariva mio zio, bello e geometra, praticamente GregoryPeck, a prelevarmi e a portarmi a destinazione, non era così terribile prendere la corriera; sì, era più sconquassona del treno, con un odore fra la cimice, la benzina cotta e la fintapelle unta, ma, se ti sedevi giusto dietro all’autista, ti vedevi nello specchietto: come al cinema, figura intera.
Così potevi controllare se le gambe stavano meglio accostate e oblique, sotto gli scacchi della gonna, o scompostemapudìche, col piede un po’ rovesciato in fuori. Anche la frangia si poteva tenere d’occhio, salvo cambiare direzione se lo sguardo incrociava quello non così distratto dell’autista.
A qualunque ora arrivassi, il paese era uguale: bastava costeggiare la strada fra l’argine e il canale per stare bene, perché le donne, dalle case basse e dalle porte aperte e fiduciose, mi riconoscevano e mi davano la voce dicendo il mio nome. E nella casa coi gradini davanti c’erano i bambinicugini in avanscoperta e la zia che aveva voglia di chiacchierare fitto fitto, da subito, e il pannello azzurro coi buchi svedesi e la stanza con i palloncini che era una vera stanza per ragazzi, non una stanza da vecchi adattata, una vera stanza per ragazzi.
E c’era la Dina mianonna.
La Dina mianonna stava qui da quando aveva salutato il suo uomo per sempre.
Tornava poco nella casa grande: lì, al buio, di notte piangeva. Qui, nella casa quasi vicino al mare, non si poteva piangere: c’era troppo da fare, c’erano troppi bambini, quattro di casa, poi quelli aggiuntivi, mimetizzati come cavallette in ogni angolo.
C’era tutta la gioia che si poteva desiderare nella casa di quasi mare, dove lo zio, bello e geometra, aveva sempre un bambino in braccio.
Era l’ingresso in un altro tempo, senza orari definiti per il pranzo e per la cena, in una casa col pollaio e la lavanderia e la pergola.
Sotto la pergola era facile  parlare coi ragazzi della strada che, quando ero lì, avevano  da chiedere consigli a mio zio.
Sotto la pergola, la sera chiara, arrivava il figlio del guardiano, coi ricci lunghi sul collo e la lambretta.
“Mi piace la donna vegé”, aveva dipinto  sull’alettone…
Non sapevo cosa significasse, ma era certo che avrei voluto essere molto, molto vegé.
E questo pensiero mi accompagnava, morbido e ronzante, nel resto della sera, quella scura.

Pubblicità

Mattine

15 giovedì Feb 2007

Posted by colfavoredellenebbie in pareti

≈ 50 commenti

E poi c’erano mattine di ragazza, col sapore di schiacciata bianca. E odore d’inchiostro di giornale, intorno.
In quel periodo vuoto di lezioni, come sapeva essere l’inizio di giugno.
Niente università, niente treno per Bologna (neppure una calza smagliata all’ultimo momento, da cambiare, da cambiare di fretta, scie di cassetti aperti e appunti sparpagliati).
In quel periodo vuoto di lezioni solo c’era da raccogliere le idee per far gli esami. Studiare e basta, senza viaggi e città attraversate al volo.
A casa.

Si profittava della stanza fuori, allora: dell’orto che aveva siepi e muri. E alberi, anche generosi.
Perché l’aria del mattino sveglia così a modo: la pelle risponde, prima chiede lana, poi trova il suo star bene. Vanno a posto pure  le parole. Se escono da un libro, a voce alta, sembrano finte, lì nell’aria. C’è bisogno di cambiarle, di farle familiari, in mezzo all’insalata e ai tegolini, col gatto che fa pane sopra i piedi.
Storia romana sullo sdraio, all’ombra d’albicocco. Raccontata con le a aperte, con le e lunghe e strascicate della parlata nostra. Storia più vegetale, ecco. Con le guerre ripetute a battileno, a bigliettini appuntati alla corteccia, nonostante il Giannelli Mazzarino.

E poi tornava la Rosa miamamma, dalla spesa in piazza.
A metà mattina.
Giornale e focaccia ancora calda. Vuoi con cipolla, vuoi con rosmarino.
Richiami grandi per mio padre: subito in cucina, lui, col suo odore buono di pulito, fresco di barba appena fatta. (Mattine regalate in casa, nei giorni di partenza al pomeriggio)

Parcheggiata storia romana sotto l’albero (tortore vigili sulla siepe di confine), mi prendevo il mio tempo di chiacchiere e conforto.
Politica applicata. Attorno al tavolo con il mondo sotto gli occhi, spiegato sul giornale.
Si smezzava per guardare in proprio, ma con l’occhio alla pagina ceduta.
E la focaccia chiamava un po’ di vino.

In cucina abbiam rifatto il mondo tante volte. Tenuto insieme con ipotesi a noleggio: salvato e ripulito. Trame di se per mettere le cose a posto.
Io con Ingrao, lui con Berlinguer, sui passi della terza via.
Avrei voluto sapere tante cose, spiegare bene tutte le mie idee, ché si fa presto a dire massa, ma… Mio padre mi ascoltava quando, infervorata, toglievo dalla tasca trenta verità: in fila, rosse e  tonde, perfette nella loro identità.
“Finchè si parla va bene, ma le idee han bisogno di braccia e gambe, -sorrideva- bisogna farle camminare e toccar terra. Te, ti capisco solo io: non lo sarai mai un quadro di partito.”

Non ci restavo proprio male: solo con gli orizzonti un poco sgonfi e la cornice a pezzi…
La Rosa miamamma radunava i fogli dei giornali, raccoglieva le briciole un po’ unte e le metteva sul davanzale per i passeri.
Briciole po-li-ti-ciz-za-te– diceva, e mi strizzava l’occhio.

Ché, io e lei già lo sapevamo…
Far camminare le idee?
Farle volare, veh…

Mele vizze (divagazione vegetali)

03 sabato Feb 2007

Posted by colfavoredellenebbie in passaggi

≈ 44 commenti

In questi giorni di universi irritati e mal assortiti, mi capita di pensare alle mele vizze.
Le ho incontrate  in un racconto*.
Sugli alberi spogli dell’autunno, piccole e trascurate: le ho immaginate di una consistenza cedevole e silenziosa. Fredde di aria e di vento. E accese, pure. Di un sapore anticamente aspro, poi decantato in mitezza zuccherina.

“In un piccolo spazio rotondo sul fianco della mela s’è concentrata tutta la sua dolcezza. Allora si corre da un albero all’altro, sulla terra gelata, a cogliere le mele vizze e rugose e a riempirsene le tasche. Soltanto pochi conoscono la dolcezza delle mele vizze.”

Da allora le ho sempre tenute care, le mele vizze, come rivelazioni ed epifanie: segno e misura di presenze che si ignorano o di imperfezioni che sanno guarire. Piccole, rotolanti mele di salvataggio.

Ce ne sarebbe bisogno, ora.
Piacerebbe averne una scorta sotto il letto, a far tappeto e odore di verde.

Ma non è così.

C’è che è itinerante la dolcezza della vita.
Si raggruma sul fianco d’una mela, in una speranza messa a norma, in una pausa breve, barattata, poi si distende come un tessuto liso.
Si sfilaccia, si perde via.
Occorre aspettare che riaffiori e far bastare quanto ha già dato.

Così, in certe ore della notte, quando pensieri tempi e cose si fan colonne alte, rastremate di dolore, giova credere che, lente e flosce, cederanno al sonno e perderanno peso: magari basterà una piuma a sgranare i mattoni della torre.
Chissà.

Dolcezza diventa allora un giro di lenzuolo, a coprir bene le spalle.

(da Sherwood Anderson, Racconti dell’Ohio)

Questo blog genera soltanto i "cookie" propri della navigazione sulla piattaforma Wordpress (vedi Privacy Policy di Automattic e Privacy Policy WordPress.org).

Commenti recenti

newwhitebear su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo
Caterina Milanesio su Il circo
Amanda su Il circo
newwhitebear su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo
iorandui su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo

Categorie

  • accompagnamenti
  • Arcipelago delle Finzioni
  • cronache dal terrazzo
  • effetti di lettura
  • etimitìe
  • margini
    • qui da noi
  • pareti
  • passaggi
  • pensieri in fuga
  • qui come altrove
  • resistenza
  • storie di seconda mano
  • Uncategorized

Archivi

  • febbraio 2021
  • novembre 2020
  • aprile 2020
  • marzo 2020
  • febbraio 2020
  • gennaio 2020
  • dicembre 2019
  • novembre 2019
  • ottobre 2019
  • settembre 2019
  • agosto 2019
  • luglio 2019
  • giugno 2019
  • Maggio 2019
  • aprile 2019
  • marzo 2019
  • febbraio 2019
  • gennaio 2019
  • dicembre 2018
  • novembre 2018
  • ottobre 2018
  • settembre 2018
  • agosto 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • Maggio 2018
  • aprile 2018
  • marzo 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • giugno 2017
  • aprile 2017
  • marzo 2017
  • febbraio 2017
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • agosto 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • Maggio 2016
  • aprile 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • dicembre 2015
  • novembre 2015
  • ottobre 2015
  • settembre 2015
  • agosto 2015
  • luglio 2015
  • giugno 2015
  • Maggio 2015
  • aprile 2015
  • marzo 2015
  • febbraio 2015
  • gennaio 2015
  • dicembre 2014
  • novembre 2014
  • ottobre 2014
  • settembre 2014
  • agosto 2014
  • luglio 2014
  • aprile 2014
  • marzo 2014
  • febbraio 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013
  • novembre 2013
  • ottobre 2013
  • settembre 2013
  • agosto 2013
  • luglio 2013
  • giugno 2013
  • Maggio 2013
  • marzo 2013
  • febbraio 2013
  • gennaio 2013
  • dicembre 2012
  • novembre 2012
  • ottobre 2012
  • settembre 2012
  • agosto 2012
  • luglio 2012
  • giugno 2012
  • Maggio 2012
  • aprile 2012
  • marzo 2012
  • febbraio 2012
  • gennaio 2012
  • dicembre 2011
  • novembre 2011
  • ottobre 2011
  • settembre 2011
  • agosto 2011
  • luglio 2011
  • giugno 2011
  • Maggio 2011
  • aprile 2011
  • marzo 2011
  • febbraio 2011
  • gennaio 2011
  • dicembre 2010
  • novembre 2010
  • ottobre 2010
  • settembre 2010
  • agosto 2010
  • luglio 2010
  • giugno 2010
  • aprile 2010
  • marzo 2010
  • febbraio 2010
  • gennaio 2010
  • dicembre 2009
  • novembre 2009
  • ottobre 2009
  • settembre 2009
  • agosto 2009
  • luglio 2009
  • giugno 2009
  • Maggio 2009
  • marzo 2009
  • febbraio 2009
  • gennaio 2009
  • dicembre 2008
  • novembre 2008
  • ottobre 2008
  • settembre 2008
  • agosto 2008
  • luglio 2008
  • giugno 2008
  • Maggio 2008
  • aprile 2008
  • marzo 2008
  • febbraio 2008
  • gennaio 2008
  • dicembre 2007
  • novembre 2007
  • ottobre 2007
  • settembre 2007
  • agosto 2007
  • luglio 2007
  • giugno 2007
  • Maggio 2007
  • aprile 2007
  • marzo 2007
  • febbraio 2007
  • gennaio 2007
  • dicembre 2006
  • novembre 2006
  • ottobre 2006
  • settembre 2006
  • agosto 2006
  • luglio 2006
  • giugno 2006
  • Maggio 2006
  • aprile 2006
  • marzo 2006
  • febbraio 2006
  • gennaio 2006
  • dicembre 2005
  • novembre 2005
  • ottobre 2005
  • settembre 2005
  • agosto 2005
  • luglio 2005
  • giugno 2005
  • Maggio 2005
  • aprile 2005
  • marzo 2005
  • febbraio 2005
  • gennaio 2005
  • dicembre 2004
  • novembre 2004
  • ottobre 2004
  • settembre 2004
  • agosto 2004
  • luglio 2004
  • giugno 2004
  • Maggio 2004
  • aprile 2004
  • marzo 2004
  • febbraio 2004
  • gennaio 2004
  • dicembre 2003
  • novembre 2003
  • ottobre 2003
  • settembre 2003

altervista

  • cochina63
  • farolit
  • naima
  • Pattinando
  • quellache
  • Rififi

blogspot

  • albafucens
  • amanda
  • annamaria
  • caprette
  • cesy
  • clelia
  • contes de chaque jour di deli
  • Elisabetta
  • facco
  • flaviablog
  • Gardenia
  • giorgioflavio
  • giuba47
  • habanera
  • isabel49
  • katherinem
  • la scia di sofia
  • lebufaledigrumonevano
  • lis
  • lisoco
  • Medicineman
  • Mirella
  • ovidio
  • pensareinunaltraluce
  • primocasalini
  • rossana massa
  • stefanopz
  • themiracle2
  • themiracleman
  • zingarofelice
  • zio Scriba

iobloggo

  • alphac2
  • arturscantini
  • dolittle
  • Farsergio
  • gretsch
  • katherine2
  • Nic
  • nuova (fiordiloto)
  • portamivia
  • sabrinamanca
  • tristano
  • zop

kataweb

  • maxdreamer2

myblog

  • notimetolose
  • nowhereman

splinder... e poi?

  • anandamide
  • annie
  • battello
  • clodclod
  • Daniela Raimondi
  • ella
  • ellie
  • ermione64
  • florit
  • giustosentimento
  • grazia
  • griza
  • hanna
  • heteronymos
  • hladik
  • Ihadadream
  • Il signor Effe
  • infabula
  • invincibile
  • junco
  • ladritta
  • livio
  • madmapelli
  • mammalara
  • melpunk
  • melusina
  • milosz
  • miskin
  • mrka
  • multiversum
  • PaoloGalloni
  • parnaso
  • proibito
  • riccionascosto
  • sette
  • sfirzy
  • sirenetta
  • Sometime
  • speedo
  • triana
  • Uomoecane

web

  • aquatarkus
  • briciolanellatte
  • cigale
  • Giovanni Monasteri proteus
  • harmonia
  • ibridi
  • Sabrina Campolongo

wp

  • affabulare
  • aitan
  • amfortas
  • annaritaverzola
  • arden
  • Arimane
  • astrogigi
  • astrokudra
  • bakaneKO
  • Barche2
  • Barchedicarta
  • biancanera
  • birambai
  • blog&nuvole
  • blogosteria di Amalia
  • brigida
  • cafebistrot
  • caracaterina
  • carriego
  • carroditespi
  • cartesensibili
  • cartografifolli
  • cartuscelle
  • cato / sicuterat
  • celestemateria
  • chiamamip
  • Chicca
  • cicabu
  • comunitprovvisorie
  • cristinabove
  • cronomoto
  • dado
  • dodo712
  • evacarriego
  • falconiere
  • Farsergio
  • federico
  • feritinvisibili
  • flor
  • Franz
  • Gardenia
  • germogliare
  • guido mura
  • IdaKrot
  • irazoqui
  • letturedielisabetta
  • linodigianni
  • madeinfranca
  • maicol
  • maicol
  • mammagiovanna
  • manginobrioches
  • marosit
  • massimolaspina
  • melogrande
  • mezzaluna
  • microcenturie
  • mics2
  • mitedora
  • musette
  • musicamauro
  • Nerina Garofalo
  • newwhitebear
  • Nic
  • Orasesta
  • petarda
  • Piero
  • pispa
  • poetella
  • quaestio
  • raggiante
  • remobassini
  • rex
  • robertomeister
  • scrignutella
  • senza
  • sgnapisvirgola
  • Simonetta
  • Skipper
  • squilibri
  • stepa
  • terrabrasilis
  • tony
  • ubaldo riccobono
  • varasca
  • verastazioncina
  • zaritmac

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • Flusso di pubblicazione
  • Feed dei commenti
  • WordPress.com

Blog su WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Segui Siti che segui
    • colfavoredellenebbie
    • Segui assieme ad altri 320 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • colfavoredellenebbie
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra