Si viaggia per una strada di pianura, in un caldo ‘quasi sera’ .
Il luogo d’arrivo è dentro la mia infanzia: incuneato fra stormi di cugini in passeggiata domenicale.
(vestito di piquet bianco con il carré e scarpe pupa di vernice nera).
Ora si va per amici& teatro, in quei dintorni, verso una frazione che ha conservato nel nome la sua promessa di mare: sa di barene e canneti.
Calcolata, voluta, sperata libera uscita.
La strada è piana e basta un’ora, o poco più, per arrivare.
Si pensa alla pigrizia nascosta nel dire ma è lontano e si è contenti di non averla subita. Neppure si litiga col navigatore satellitare: lo si lascia suggerire inascoltato, ormai rassegnato al ricalcolo del percorso.
La chiesa dice che siamo arrivati.
Un bambino biondo mangia il gelato e ci saluta, senza conoscerci.
Piace.
L’interno conserva le solide geometrie del lavoro: triangoli di travi forti, quadrati di sughero alle pareti.
La sala…: facile attraversarla nel brusio di un dialetto rotondo, verso sorrisi che si rivelano. Dolce, l’appuntamento con l’umano, senza parole costruite e senza i vestiti della festa.
Piace.
Nell’aria, intanto, lievita l’attesa della prima: è un’opera che non conosco, ma che chiama col suo nome leggero.
El refolo.
Di Amelia Rosselli. Commedia veneziana in due atti, ambientata nei primi anni del secolo scorso.
Ci penso, a questo nome, e me lo ripeto piano, come quando ero bambina e cantilenavo le parole finché non diventavano musica e basta.
E’ così veneto, el refolo, nelle sue ‘o’ ripetute: mi fa pensare alla lingua del formichiere che prima si stende e poi si arrotola all’indietro. Un soffio di vento che arriva, intrusivo e leggero, butta per aria le carte, e poi si riavvolge sul filo della sua matassa.
Come sarà questo spettacolo, come sarà…
Delicato e prezioso, perché parla di amori di un tempo (protagonisti due vecchi innamorati, che non hanno convolato), sopiti in nome dell’obbedienza ai genitori, e di amori giovani e nuovi, (protagonista la nipote Marinella, desiderosa di realizzare il suo sogno contrastato), scoppiettanti come fuochi d’artificio, capaci di cambiare le regole, di saltare i doveri in nome dei diritti: in grado di decidere la vita con irruenza, oltre la soglia del buon senso e del senso comune.
Rapido e composto, come si addice alla descrizione dei sentimenti non urlati ma attraversati con riguardo e pudori, piccole rivoluzioni su ali di colomba, scritte non nelle piazze ma sugli spartiti interiori, quelli delle emozioni, dei dubbi, dei ricordi, dei proclami amorosi affidati a una lettera, a tentativi di fuga interrotti a metà, non a gesti eclatanti e rumorosi.
Giocato agli estremi del sorriso e del magone, perché i personaggi vanno a collocarsi a tante diverse quote dell’essere e del sentire.
Interpretato e vissuto (non recitato) con una bravura che suscita stupore, ad opera di un quartetto di incantevoli attori-sirena, che dialogano e interagiscono, sorridono e fanno sorridere, si commuovono e fanno commuovere, in una lingua che è carezza e scongiuro, filastrocca e preghiera, invito ad entrare nel cerchio.
Adattato e guidato con la essenzialità che sa andare dritta al cuore delle cose, per coglierne la sostanza e poi distillarla nei gesti, nei toni, nel ritmo.
Un regalo, dunque, che fa ragionare sulle diverse gradazioni dell’amore e sulla sua capacità di persistere e cambiare, nel corso della vita: ci sono amori che si compiono e amori che non si sono compiuti, senza per questo morire.
El refolo di una visita improvvisa, di un’altrettanto improvvisa richiesta d’aiuto, toglie polvere ad una storia che non c’è stata, e avrebbe potuto essere, fra la vecchia zia Caterina e il signor Momolo.
Ma le passioni implose, per fortuna, non sempre inagrano né fanno inacidire.
Portate alla superficie dal refolo, non fingono impossibili aggiustamenti, ma mostrano ciò che possono diventare: condivisione, amicizia fatta di chiacchiere e quotidiane partite a carte.
Un miele di acacia, buono per stemperare tossi e solitudini.
colfavoredellenebbie ha detto:
Basta cliccare sul link a Farsergio per saperne di più:)…
e per conoscere da vicino l’attività de El canfin.
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farsergio ha detto:
commosso ancora una volta,
un abbraccio
grazie e… a presto
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mianonnaincarriola ha detto:
che bello il teatro …mai uguale a se stesso … puoi vedere 100 volte la medesima rappresentazione ed ogni volta sarà diversa…
è una magia come spiare dalla quarta parete …
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zaritmac ha detto:
Dove posso ordinare un quintale di miele d’acacia?
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§ Sergio, è da sabato che ho voglia di scriverne: il tempo è arrivato solo ora.
§§ Raffaele, è proprio così. Se posso andare a teatro, in un vecchio mulino, fra gli alberi, al Comunale di qualche città vicina o al Minimo, che è uno dei teatri/compagnia storici (ed amici) di mantova, rinasco :)
§§ Zaritmac, ma che piacere rivederti:)… te ne metto da parte un tir, di miele.
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Senza ha detto:
mi prenoto un etto di miele di mieloni, per saziarmi.. ;)
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§ Pronto, signor Senza? Buona sera.
Qui Ufficio prenotazioni della Cooperativa ZELI-telimandosìimieli&imieloni
Abbia la gentilezza di lasciare un recapito qualsivoglia o il baule dell’auto aperto…
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sgnapisvirgola ha detto:
Ma esiste ancora il piquet bianco?
Come quello di allora no.
Come quello del mio vestito della festa no. E nemmeno le scarpe di vernice sono così lucide adesso. Nemmeno se nuove.
Portano dentro i passi che ho già percorso. Quelle di allora portavano i sogni.
Lucidi, tanto lucidi.
Un abbraccio
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multiversum ha detto:
un refolo improvviso, un colpo di scena da teatro d’avanguardia mi dice che stanotte sognerò la Caterina e il Momolo che si saziano di miele di acacia …
buona notte amica mia :))
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arden ha detto:
Non sapevo, nella mia vergognosa ignoranza, che la madre dei fratelli Rosselli avesse scritto questo testo teatrale. Non sapevo niente di lei. Ti ringrazio doppiamente quindi per questa tua recensione, che incanta.
Un abbraccio:-)
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Deli ha detto:
e quel “piace” che punteggia il racconto, che ti fa sentire, che ci fa sentire :-)
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ubaldoriccobono ha detto:
Al solito sei impeccabile: hai una bella scorrevolezza di mano e le tue battute e le tue metafore sempre azzeccate e delicate. Fai post così allegorici che vanno al di là della regione veneto. Non dimenticarti, però, che io il Veneto lo amo. Vi sono nati e vi vivono alcuni nipoti e pronipoti. Il mio ultimo post riguarda il veneto Emilio Salgari. Buon fine settimana.
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usermax ha detto:
… uno spettacolo…
:)
un bacio e un abbraccio forte… le parole di accompagnamento, sottintese, arriveranno…
:) buona domenica alla “famigghia”, M.
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linodigianni ha detto:
Ciao col, buona domenica.
Bella recensione,fa pensare di vederlo,lo spettaccolo.
(Se per caso compri e leggi il libro,Mal di pietre,edizioni nottetempo,di Milena Agus-capirai perchè è urgente e necessaria una edizione dei tuoi scritti
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linodigianni ha detto:
spettacolo, con una c, naturalmente
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Effe ha detto:
in tempi di Bora, il refolo è un sollievo che vive dietro l’angolo, a volerlo svotare (ma è lontano)
Necessarie, le uscite libere.
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madeinfranca ha detto:
ho letto gli ultimi 3 post…
arrivata qui,
con gli occhi ancor umidi
di riso&sorriso,
non so più bene se c’è scritto
” rèfolo “, ” règolo “…
no no
è ” regàlo ” !
sì sì
quello che ci fai sempre.
bisousenfantins!
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