• Pesci di nebbia

colfavoredellenebbie

~ I racconti non finiti, le schegge di parole, le arie che si fischiano, le conte e gli scongiuri, che non hanno padri né nomi, sono pesci di nebbia dolce: nuotano e svaniscono.

colfavoredellenebbie

Archivi Mensili: settembre 2007

Donne

19 mercoledì Set 2007

Posted by colfavoredellenebbie in margini

≈ 58 commenti

Lo aveva rubato lunedì.
Perché il lunedì era il giorno giusto.
Specie la mattina.
Quando il fattore andava per Ostiglia, a portare la vecchia dal dottore.
La vecchia Desolina: coi dolori e i lamenti nella voce. E dentro il nome.
Col millecento nero, lustro. Olio di gomito dell’Ilda e quanto mal di vita nelle ore piane della festa.
Purché non ci fosse da ridire.
Purché.

C’è che la signurina aveva un carattere brusco, d’uva spina.
Sempre a chiamare, sempre a comandare, a dir che no, le cose si facevano altrimenti.
All’ordine teneva: un obbligo in veste d’accoglienza.
Quasi dio venisse tutti i giorni a farsi un vermouthino lì, vicino al letto.
Che mai la trovasse con la camicia storta.
Che mai, sulla scala di legno, inciampasse in un gatto di polvere a piumino.

La Ilda se la scarnava col sapone, quella scala bionda, e con la spazzola: a secchiate di acqua calda.
La vecchia non se ne stava quieta finché non sentiva la terza rovesciata.
Dal letto sapeva la schiuma che grondava e lasciava, a  gocce bislunghe, lo scalone.
‘Ssuga ben, ché l’acqua ha fame di tutto e il legno se lo mangia’
Così restava nell’aria un ché di ben pulito, d’assi da bucato, ad annodare il sopra al sotto.

Il letto freddo della Desolina era cassa e timone, registro di anatre e pulcini, di sacchi di farina del mulino.
Era piazza di liti con il prete che smangiava i confini a fil di vanga.
Tavola, salotto e scrivania.
Mica  camminava più, la signurina: vecchia com’era, c’era troppo rischio a pencolare su quelle gambe secche, che eran sempre state debolezza. La malattia.
Restava a letto.
Il fattore se la prendeva in braccio, il giorno del dottore, con muta pazienza allevata nella stalla: quattr’ossa di bambina e aceto, e uno sciame di moschini, pieno di acrimonia.
‘Oh ma fa’ ben piano. Se vuoi che muoia, molla pur le braccia, ché forse c’è meno da patire’.

La Ilda lo rubò col cuore gonfio, lei che neanche un uovo, neanche un bruscolino in tanti anni di servizio s’era messa in tasca.
Invece, sparita la macchina alla curva, spalancò l’armadio, un armadio tutto di ciliegio, grande che pareva quello della chiesa.
L’aveva voluto in bella vista, la Desolina, proprio di faccia al letto.
Dozzine di lenzuola da telaio, spettacolo di mani e di pazienza, che la vecchia guardava e riguardava, contava e ricontava, nei pomeriggi brevi dell’inverno, con la sera piantata alla finestra.

La Ilda aveva il piciacor, che è peggio di una spina sotto l’unghia: tutto il sangue chiamato dentro il collo a tamponare il fiato.
In piedi sulla sedia, col nervo delle gambe in tiradora, a smontare la pila dei lenzuoli in alto.
Se ci trovo un grillo lascio tutto, si diceva per cercare un segno che sapesse muovere il destino.
Se ci trovo almeno una mangiata…
Se mi viene un crampo nella gamba…

Ne rubò uno, di lenzuoli. Uguale a tutti gli altri.
E ne tagliò un secondo: una beccata di forbice alla tela e, con le mani, uno sbrego diritto e fenditore, che spaccava mondi e silenzi. Per farne due, di lenzuoli, coi giornali dentro, a camuffare la stoffa che non c’era. E a far tornare il conto.
Poi, in fretta, rimise tutto a posto.
Col tremore stavolta nelle mani, rosse che pareva di vergogna.
E il magone per la figlia sposa, di lì a una settimana, con l’armadio che piangeva dote e neanche contava fino a sei.

‘Ilda’, chiamò la signurina, per fare intendere che era già tornata.
Il fattore la mise sul suo letto, il lenzuolo con la piega aperta, i cuscini dritti, come piaceva a lei.
‘Non si muore per questa settimana. La chiesa è per tua figlia. Va’, prendi un lenzuolo, che se lo goda lei. No, no adesso, quando non ci sono. Così rimane in ordine.’

La Ilda disse un grazie, con la voce molle.
Nella testa un senso di cicala, a fare confusione.

Pubblicità

Amori

09 domenica Set 2007

Posted by colfavoredellenebbie in pareti

≈ 61 commenti

Il primo amore aveva un ché di giglio: una bianca  lattea, sottile di garrese.
Mammella gloriosa (vene azzurre sotto la pelle fina).
Per non dir del collo: gentile e di giogaia lieve.
Una bianca padana dai lombi generosi, occhi grandi e ciglia grigie.

Il fatto è che uno, la bellezza, la trova dove può.
Al vecchio Ulisse parlava nelle bestie.
Nelle vigne anche. Se maritate.
(Maritate e festanti con l’olmo a capitozzo, che poi le foglie le regala, se il medicaio finisce troppo in fretta)
Ma nelle vacche la bellezza parlava ancor di più.
Specie se grandi e di carne lenta.

Covato con gli occhi, scaldato dalle mani, fu il discorso muto di una vita intera.
Un dialogo d’amore ininterrotto che, un giorno, in terra di Toscana, toccò la meraviglia.
Meraviglia in forma di chianina, un trionfo di manto a porcellana.

Fermo il calesse, il vecchio Ulisse non resse allo stupore dell’armonia nel grande, nell’esteso.
Nel piccolo tutto fa figura, ma il grande non si presta a conservare un’eleganza asciutta.
E invece.
La linea del dorso scivolata, ma senza insellatura, che pareva tirata con la pialla. Col garbo di movenze antiche.

Bastò aspettare la fiera a primavera, la Fiera Millenaria, orgoglio della Bassa e delle stalle.
Alla Contotta giunsero sul carro tre manzette chianine col loro vitellone, da avviare per i floridi sentier della speranza.
Speranza di crescita e di riproduzione.
La Celesta, in casa, scuoteva un poco il capo: che farsene di tanta carne bella se il latte poi non era in proporzione?
Ma l’amore che calcoli può fare…
Che calcoli può fare…

Il vecchio Ulisse dava di striglia ed era soddisfatto: il vitellone, poi, gli cresceva in mano. Anche due chili al giorno.

“La Custansa la g’ha la coa bassa”.
La Celesta capì che era giunta l’ora, ché il parto comincia dalla coda, che s’infossa fra le natiche e s’ammolla.
Il vitello appena nato, robusto e tornito, chiamò la gente intorno, anche la figlia sposata col  bambino, che stava nel paese in là.
Così l’Ulisse seppe d’avere un alleato: la mano del nipote partì senza paura. Bell’aperta, passò sopra il vitello e si fermò sulla fronte, in gesto un po’ pretesco. ‘Si chiama Pin’.
Fu suo.

Il Pin diventò il loro appuntamento: il bambino d’estate, coi suoi bravi cambi ripiegati nel sacchetto, era già lì, dentro la stalla, a prendere musate con l’indugio, anche quando la bestia fu toro gigantesco, d’anca nevrile e prepotente.
Sempre lo riconosceva e lo salutava con tutta la sua mole di montagna bianca: obbediente, si spostava per farlo passare con  la striglia, rapide occhiate a fuga laterale.
Non altrettanto faceva col bovaro che stringeva nell’angolo di posta, incurante dell’invocazione ‘pogia, su pogia da brau’.

Una primavera il Pin fu pronto per il grande viaggio: l’esposizione, con il fiocco rosso fra le corna nere, sparate ai lati della testa, piccole e cattive.
Andò anche il bambino, certo, a fare terna e corteo sull’andadora, una fetta di strada fra gli stalli.
Il Pin riempì il suo con grande maestà.
Tanto era quieto che il vecchio Ulisse non lo umiliò  con alcuna servile legatura, ma qualcosa non andò per il suo verso: un tafano di troppo, la biada un poco secca, una romagnola sanguigna lì di fianco…
Il Pin fece retromarcia e al galoppo, fra gridi di gente e fuggi fuggi, percorse l’andadora menando culate a chi si avvicinava: avanti e indietro, come un’ape matta.

Il vecchio Ulisse, che era più lontano, a contrattare una cavalla nuova, accorse, con la ruga in fronte dei giorni di preoccupazione.
Poi si fermò di colpo, con la pelle d’oca a fare rampicante lungo le gambe e già mirava al petto.
In uno strano silenzio da ghiacciaia.
All’estremo della camminata il Pin scalpitava imbizzarrito col ciuffo dritto e il fiocco di traverso, dall’altro lato, scivolato sotto la transenna, il bambino gli andava incontro, senza dire niente.
Il vecchio si sentì il più stupido degli uomini, vecchio matto senza più gesti, senza più parole.
Il bambino era già così vicino…
Il Pin fece un muggito e si abbassò a dargli una musata.
Il bambino infilò il dito nell’anello del naso, e restò per un attimo quasi sospeso in aria.
Poi si tirò dietro la bestia piano piano, in un brusìo incredulo di fondo.
“E’ mio”, disse stupito per tutti gli occhi addosso.
E un po’ trionfatore.

1

01 sabato Set 2007

Posted by colfavoredellenebbie in passaggi

≈ 29 commenti

Mi piace l’energia sottile degli inizi.
Me lo ripeto spesso.
Nel mio elogio seriale del giorno che comincia.
Nella cova delle lune nuove.
E nella coda di un piccolo apparire.
(meraviglia dell’uno che torna al calendario, in solitudine, dopo coppie di  numeri forzate)

Ben venga, dunque, settembre.
Ben venga.

Lo aspettano gesti  e pensieri, da orientare in diverse direzioni.
Alcune antiche, altre in cerca di rotta, a favore di vento.

Vasi di vetro, già pronti a prove d’olfatto, in attesa di mostarde agglomerate.
Globose e senapate.

Fiale per rosòli maturati nell’estate, fra odori di mandorla e limone.
Trasparenze rassegnate ad alcolici transiti incipienti: ne resterà memoria nel colore che stenterà a lasciare le pareti.

I ricordi son più indisciplinati.
Non stanno appiccicati come pere, nello zucchero sciroppo che le accoglie.
(Un vecchio sogno, quello di condensa: candire il dolore, fissandone la vena di dolcezza)
Non stanno separati nei vetri di bottiglia.
(Un vecchio sogno, quello di unità discrete: riconoscere in grazia d’etichetta)

I ricordi s’arrampicano, ad essere sinceri.

I ricordi sfidano le leggi della gravità.

I più pesanti e nuovi, quelli impastati di lacrime e sudore, scoppiano in bolle a rapida espansione.
Salgono in alto, insomma, cercano la gola, gli occhi.
Stringono, non lasciano la presa.
E sono schianto e nodo.
Un nodo avviluppato, che si vorrebbe un poco stemperare nella schiuma della memoria bella.

La memoria bella.

Certo ritornerà.
Per lei, per la sua vena d’acqua, si chiede tempo al tempo, perché diventi spazio, in forma di distanza.
O di aria.
O di pagina, chissà.

Per lei non si preparano fiale trasparenti, brave a separare, né vasi rotondi come grembi: solo si spera in un riquadro bianco, per crespi di parole.

Questo blog genera soltanto i "cookie" propri della navigazione sulla piattaforma Wordpress (vedi Privacy Policy di Automattic e Privacy Policy WordPress.org).

Commenti recenti

newwhitebear su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo
Caterina Milanesio su Il circo
Amanda su Il circo
newwhitebear su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo
iorandui su Il circo
colfavoredellenebbie su Il circo

Categorie

  • accompagnamenti
  • Arcipelago delle Finzioni
  • cronache dal terrazzo
  • effetti di lettura
  • etimitìe
  • margini
    • qui da noi
  • pareti
  • passaggi
  • pensieri in fuga
  • qui come altrove
  • resistenza
  • storie di seconda mano
  • Uncategorized

Archivi

  • febbraio 2021
  • novembre 2020
  • aprile 2020
  • marzo 2020
  • febbraio 2020
  • gennaio 2020
  • dicembre 2019
  • novembre 2019
  • ottobre 2019
  • settembre 2019
  • agosto 2019
  • luglio 2019
  • giugno 2019
  • Maggio 2019
  • aprile 2019
  • marzo 2019
  • febbraio 2019
  • gennaio 2019
  • dicembre 2018
  • novembre 2018
  • ottobre 2018
  • settembre 2018
  • agosto 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • Maggio 2018
  • aprile 2018
  • marzo 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • giugno 2017
  • aprile 2017
  • marzo 2017
  • febbraio 2017
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • agosto 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • Maggio 2016
  • aprile 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • dicembre 2015
  • novembre 2015
  • ottobre 2015
  • settembre 2015
  • agosto 2015
  • luglio 2015
  • giugno 2015
  • Maggio 2015
  • aprile 2015
  • marzo 2015
  • febbraio 2015
  • gennaio 2015
  • dicembre 2014
  • novembre 2014
  • ottobre 2014
  • settembre 2014
  • agosto 2014
  • luglio 2014
  • aprile 2014
  • marzo 2014
  • febbraio 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013
  • novembre 2013
  • ottobre 2013
  • settembre 2013
  • agosto 2013
  • luglio 2013
  • giugno 2013
  • Maggio 2013
  • marzo 2013
  • febbraio 2013
  • gennaio 2013
  • dicembre 2012
  • novembre 2012
  • ottobre 2012
  • settembre 2012
  • agosto 2012
  • luglio 2012
  • giugno 2012
  • Maggio 2012
  • aprile 2012
  • marzo 2012
  • febbraio 2012
  • gennaio 2012
  • dicembre 2011
  • novembre 2011
  • ottobre 2011
  • settembre 2011
  • agosto 2011
  • luglio 2011
  • giugno 2011
  • Maggio 2011
  • aprile 2011
  • marzo 2011
  • febbraio 2011
  • gennaio 2011
  • dicembre 2010
  • novembre 2010
  • ottobre 2010
  • settembre 2010
  • agosto 2010
  • luglio 2010
  • giugno 2010
  • aprile 2010
  • marzo 2010
  • febbraio 2010
  • gennaio 2010
  • dicembre 2009
  • novembre 2009
  • ottobre 2009
  • settembre 2009
  • agosto 2009
  • luglio 2009
  • giugno 2009
  • Maggio 2009
  • marzo 2009
  • febbraio 2009
  • gennaio 2009
  • dicembre 2008
  • novembre 2008
  • ottobre 2008
  • settembre 2008
  • agosto 2008
  • luglio 2008
  • giugno 2008
  • Maggio 2008
  • aprile 2008
  • marzo 2008
  • febbraio 2008
  • gennaio 2008
  • dicembre 2007
  • novembre 2007
  • ottobre 2007
  • settembre 2007
  • agosto 2007
  • luglio 2007
  • giugno 2007
  • Maggio 2007
  • aprile 2007
  • marzo 2007
  • febbraio 2007
  • gennaio 2007
  • dicembre 2006
  • novembre 2006
  • ottobre 2006
  • settembre 2006
  • agosto 2006
  • luglio 2006
  • giugno 2006
  • Maggio 2006
  • aprile 2006
  • marzo 2006
  • febbraio 2006
  • gennaio 2006
  • dicembre 2005
  • novembre 2005
  • ottobre 2005
  • settembre 2005
  • agosto 2005
  • luglio 2005
  • giugno 2005
  • Maggio 2005
  • aprile 2005
  • marzo 2005
  • febbraio 2005
  • gennaio 2005
  • dicembre 2004
  • novembre 2004
  • ottobre 2004
  • settembre 2004
  • agosto 2004
  • luglio 2004
  • giugno 2004
  • Maggio 2004
  • aprile 2004
  • marzo 2004
  • febbraio 2004
  • gennaio 2004
  • dicembre 2003
  • novembre 2003
  • ottobre 2003
  • settembre 2003

altervista

  • cochina63
  • farolit
  • naima
  • Pattinando
  • quellache
  • Rififi

blogspot

  • albafucens
  • amanda
  • annamaria
  • caprette
  • cesy
  • clelia
  • contes de chaque jour di deli
  • Elisabetta
  • facco
  • flaviablog
  • Gardenia
  • giorgioflavio
  • giuba47
  • habanera
  • isabel49
  • katherinem
  • la scia di sofia
  • lebufaledigrumonevano
  • lis
  • lisoco
  • Medicineman
  • Mirella
  • ovidio
  • pensareinunaltraluce
  • primocasalini
  • rossana massa
  • stefanopz
  • themiracle2
  • themiracleman
  • zingarofelice
  • zio Scriba

iobloggo

  • alphac2
  • arturscantini
  • dolittle
  • Farsergio
  • gretsch
  • katherine2
  • Nic
  • nuova (fiordiloto)
  • portamivia
  • sabrinamanca
  • tristano
  • zop

kataweb

  • maxdreamer2

myblog

  • notimetolose
  • nowhereman

splinder... e poi?

  • anandamide
  • annie
  • battello
  • clodclod
  • Daniela Raimondi
  • ella
  • ellie
  • ermione64
  • florit
  • giustosentimento
  • grazia
  • griza
  • hanna
  • heteronymos
  • hladik
  • Ihadadream
  • Il signor Effe
  • infabula
  • invincibile
  • junco
  • ladritta
  • livio
  • madmapelli
  • mammalara
  • melpunk
  • melusina
  • milosz
  • miskin
  • mrka
  • multiversum
  • PaoloGalloni
  • parnaso
  • proibito
  • riccionascosto
  • sette
  • sfirzy
  • sirenetta
  • Sometime
  • speedo
  • triana
  • Uomoecane

web

  • aquatarkus
  • briciolanellatte
  • cigale
  • Giovanni Monasteri proteus
  • harmonia
  • ibridi
  • Sabrina Campolongo

wp

  • affabulare
  • aitan
  • amfortas
  • annaritaverzola
  • arden
  • Arimane
  • astrogigi
  • astrokudra
  • bakaneKO
  • Barche2
  • Barchedicarta
  • biancanera
  • birambai
  • blog&nuvole
  • blogosteria di Amalia
  • brigida
  • cafebistrot
  • caracaterina
  • carriego
  • carroditespi
  • cartesensibili
  • cartografifolli
  • cartuscelle
  • cato / sicuterat
  • celestemateria
  • chiamamip
  • Chicca
  • cicabu
  • comunitprovvisorie
  • cristinabove
  • cronomoto
  • dado
  • dodo712
  • evacarriego
  • falconiere
  • Farsergio
  • federico
  • feritinvisibili
  • flor
  • Franz
  • Gardenia
  • germogliare
  • guido mura
  • IdaKrot
  • irazoqui
  • letturedielisabetta
  • linodigianni
  • madeinfranca
  • maicol
  • maicol
  • mammagiovanna
  • manginobrioches
  • marosit
  • massimolaspina
  • melogrande
  • mezzaluna
  • microcenturie
  • mics2
  • mitedora
  • musette
  • musicamauro
  • Nerina Garofalo
  • newwhitebear
  • Nic
  • Orasesta
  • petarda
  • Piero
  • pispa
  • poetella
  • quaestio
  • raggiante
  • remobassini
  • rex
  • robertomeister
  • scrignutella
  • senza
  • sgnapisvirgola
  • Simonetta
  • Skipper
  • squilibri
  • stepa
  • terrabrasilis
  • tony
  • ubaldo riccobono
  • varasca
  • verastazioncina
  • zaritmac

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • Flusso di pubblicazione
  • Feed dei commenti
  • WordPress.com

Blog su WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Segui Siti che segui
    • colfavoredellenebbie
    • Segui assieme ad altri 320 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • colfavoredellenebbie
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra