Faceva così caldo che le mosche parevano più grosse, contro la rete fitta della finestrina.
Come in attesa. Le ali a bilanciere.
Se ne stavano lì, a poppare l’aria, lontane dalla pelle del latte, che è di crema.
Il latte della sera prima, pigro e fermo nella vasca di zinco: nella notte, quieto, a spurgare panna.
Aspettando mattina.
La Dina si guardava quel suo bianco fitto che già grinzava un po’, nella stanza vicino alle caldaie, il pavimento umido di acqua.
C’era da scremare, e subito. E fare burro, per non perdere quel giro. Un giro di panna buona, di una vasca intera.
Ma il ghiaccio dove stava? Per fare burro ci voleva il ghiaccio e subito.
A sapere dove se n’era andato quel senza parola di Ghelfo del carretto…
Martedì mattina, ‘na stecca intera, aveva detto.
Seee. Andato sulla ghiaia di Po, quel cristo, a mungere i tacchini.
Maledette le tessere e il confino. Da sola col casello e coi ragazzi. E le mosche e la panna e il caldo agro.
Ci vado io, con la bicicletta e un sacco. Il figlio di mezzo era piccolino e con quella testa così rasata corta sembrava ancor più magro e scuro.
Ma se hai pianto sul letamaio, fino a ieri, rise sua madre.
(Faccenda di capelli, tagliati a tradimento, e quotidiane lacrime nascoste, sul luogo dello scalpo)
Ormai era detta e bisognava fare. Che d’orgoglio si vive e poi ne avanza.
Il Gi partì tronfio come un gallo spennacchiato sulla bici grande del padre, i pedali alzati con due legni, legati stretti con lo spago.
La giasera era nel paese altro e bisognava tagliar via per la campagna, se si voleva il presto.
L’andata fu tutta d’orgoglio e decisione, con prove di buchi e d’equilibrio, le mani staccate dal manubrio quasi scottasse al pari di un’offesa.
La moglie di Ghelfo del carretto inveì contro il suo uomo, che diceva le cose e poi non le faceva, e involtò la stecca nel sacco ben doppiato.
Un pane freddo freddo. Pesante fino a maneggiarlo in due.
Hai da star piegato, così va un po’ sulla spalla e un poco sul manubrio, la donna gli disse, già dubbiosa.
Il Gi partì meno sgarzullo, tutto tirato avanti, la faccia spalmata contro il ghiaccio.
Posso neanche girare la testa – ragionava – che se non vedo il fosso…
E gli veniva da ridere, potendo, a pensarsi nella pavarina, lui e il ghiaccio, con le rane fredde, intirizzite.
Meglio pedalare a testa bassa e non ascoltare la fatica.
Ma.
Il ghiaccio già stava a trasudare: la juta più di tanto non poteva. Un serpentino frigido e sottile, a leccargli il collo e la schiena.
Così provò a fischiare, ma la guancia dov’era mai finita? Non c’era più.
Cedere adesso, no, non si poteva. Un chilometro ancora, forse.
Magari fermarsi un attimo, però, sotto quel pruno, per ritrovare la guancia e metterla in motore con una susina gialla. E poi sdraiarsi un poco poco al sole, per sgelare la spalla.
Il ghiaccio ben coperto all’ombra della pianta.
La madre arrivava a piedi, con una frasca di sanguinello in mano: due passate di salice al bisogno. Sulle gambe nude, in caso.
Lo trovò addormentato, col ghiaccio squagliato per metà: la trama della juta impressa sulla faccia magra.
Neanche lo svegliò.
Fece con quel che c’era. Il ghiaccio già smollato nella zangola, a caracollare con quel fsssc fsssc disciolto.
Contro le doghe. Contro le sue spalle.
Aprì lo sportellino quando il rumore fu d’acqua sbattuta: prese la pasta spumosa e se la tenne in mano.
Tante goccioline a fare fitto sul burro fresco.
A pians anca al buter, si disse.
ubaldoriccobono ha detto:
Se c’è un mondo che trasuda semplicità e umanità, è quello dei personaggi e dei luoghi che tu narri.
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cronomoto ha detto:
Sì, e umano anca al buter
(e la susina gialla, che scalda)
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triana ha detto:
le stecche di ghiaccio, la panna del latte, le mosche, le biciclette dei grandi usate dai ragazzini che me li rivedo in piedi a pedalare lungo le strade di campagna, la susina colta dall’albero, le teste rapate dei maschi… tutto, tutto mi fai ricordare, anche le cose che non ho vissuto.
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ArimaneBis ha detto:
Il burro che piange…
Che altro dire, per dire che di nuovo ci porti nella Memoria e nel Sogno?
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Milosz ha detto:
Ciao, Col.
Che bello leggere queste cose semplici e vere…quelle che comunque sono, a prescindere da tutto.
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dodo712 ha detto:
Mi sembra quasi di ricordarlo questo mondo. E’ impossibile eppure sembra di toccarlo tanto è ben dipinto.
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Medicineman ha detto:
chissà cosa ne pensano quei bambini che dichiarano che il latte cresce sugli alberi, e che le mucche depositano casse di tetrapack già con la data di scadenza sopra.
ciau,a.
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elisnelpaese ha detto:
Oh, che poi quel conta è il coraggio e l’amor proprio: quel Gi lì mi sa che ne aveva proprio da vendere!!
In fondo, chi ha tradito è stata l’aria calda e invitante al sonnellino sotto il pruno… e la smorfiosa susina gialla :)))
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cicabu ha detto:
Quadretto splendido..riminiscenze lontane riaffiorano leggendoti…
ciao cara Col…..^^
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linodigianni ha detto:
bella la lunghezza maggiore, gli innsti più bruniti del dialetto
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Effe ha detto:
(mi piace guardare lungo i margini di questa storia, vedere quello che c’è oltre, e fuori, la Storia maiuscola, il ventennio, l’annona, gli inverni più freddi e le estati più calde. Il mondo intero visto dal solco di una strada interpoderale)
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Senza ha detto:
adesso dimmi te che burro può venir fuori, da un tacchino a mala pena munto…. chè poi sulla ghiaia del Po i tacchini non brucano certo erba o alghe, al massimo, fanno come il mangiasassi verde… :-))
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Deli ha detto:
:-) :-) (pensavo alla tenerezza timida che attraversa questo tuo popolo)
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
caro Ubaldo, credo che i paesi piccoli e di campagna, pur cambiando spesso anche malamente, mantengano al loro interno alcune matrici distintive: un senso del tempo visto nelle cose, uno sguardo e una capacità di ascolto anche di quello che non ha voce, animali o piante …
Ecco, mi piace pensare di farne parte :)
Un saluto caro
§§
Cara Cronomoto, qui in fondo sta il nodo. Un animismo della bassa :)
§§
Sai Triana, nemmeno io l’ho visto per intero quel mondo: qualcosa è rimasto, qualcosa circola nei racconti di casa, che si confondono e non sono mai uguali, qualcosa è ancora ben stretto ai ricordi, qualcosa senti e sai…
Allora mi capita di prolungare quelle tracce o di seguirle: che è poi la stessa cosa:)
Un saluto caro.
§§
Arimane: Sogno, Memoria… Così labile il confine, ci insegna Bufalino, che l’uno diventa il teatro dell’altra… o viceversa
§§
Cara Milosz del ritorno :)…Grazie. Il tentativo è quello di raccontare i gesti minimi del quotidiano: quelli che ci consentono di vivere, in fondo. Un saluto d’affetto.
§§
caro Dodo, neh che i ricordi sono contagiosi ? :)), anche …quando non ci appartengono :))
Un saluto grande.
§§
Ah, uomo della medicina…non oso pensare agli effetti collaterali dell’attività, per le povere mucche vaccine :(( . Ciaooooo
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Cara Elis, il Gi viveva proprio d’orgoglio e di fierezza: tengo le prove… Un abbraccio grande per saluto.
§§
Cara Cicabu, mi sa che i ricordi siano proprio come la panna del latte: riaffiorano senza volere, e sotto il latte resta più chiaro :)
Con affetto, Cica…
§§
Lino: mi sa che ‘innesti bruniti del dialetto’ è un’espressione che ti ruberò :)) trop bel
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
caro Effe, io son convinta, sa, che la Storia passi davvero per le strade interpoderali e per le cavedagne e per le ‘scorciatoie per capre’. Che si sporchi con la polvere della cucina o con l’odore del cavolo che cuoce, col modo di far nascere un vitello o di far andare un telaio cotton.
E’ che poi occorre trovare le parole per non ‘tradirla’: questo è il gioco difficile… E lì, sul serio, non so come si metta:)
Un saluto.
§§
Senza, qui da noi gli animali immaginari son di bocca buona: ne mangiano di cotte e di crude, a furia di pascolare nei modi di dire…
Ma i tacchini (benemeriti) si lasciano mungere solo da chi ha tempo da perdere…
§§
Deli, tenerezza timida è proprio quella che provo anch’io. Un abbraccio, carissima.
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majara ha detto:
Tu trovi sempre “le parole per non tradirla“, la storia. Anche i silenzi.
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pispa ha detto:
in quel velo di crema di latte c’era da infilarci dentro un dito,
ce lo si litigava la mattina perché era poco e noi molti :))
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madeinfranca ha detto:
…senta signora A.A.R.
Addetta Affioratrice Ricordi
(anche- come dice Triana-
per coloro che non ce li hanno tutti)
…glieli elenco così,
come mi sono venuti,
intingendola…
(faccia lei…è un càglio-anagramma di leggendola)…
gesto per “sgraffignare”
il sopra-sopra del latte
facendo ruotare le cinque dita
con la mano orizzontale (ovviamente di nascosto)
gesto matriarcale
che dà e toglie la vita,
di Stella che nottetempo
taglia i capelli a mio fratello
neosimpatizzante dei Beatles…
(ovviamente di nascosto)
gesto rituale della nonna
nel tarare la chiave del rubinetto
perchè l’acqua -a filo-cadesse
sul panetto di burro nel boccale…
(e noi piccoli aprendola a getto,
ovviamente di nascosto)
…i gesti, gli odori, i colori, i rumori,
le consistenze…tutti stampati quida/in te…
che ce ne dai razione…
giustappunto da signora A.A.R.
bisousàlacrème!
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habanera2 ha detto:
“Neanche lo svegliò. Fece con quel che c’era.”
Mi piacciono le donne che descrivi, Zena. Donne che non si arrendono e che giorno dopo giorno, con fatica ed amore, mandano avanti il mondo.
H.
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arden ha detto:
La susina gialla è un tocco speciale di dolcezza in questo racconto di fatiche e di prove mancate, di orgoglio e lacrime sconte.
Tutto ciò che descrivi si vede, e si sente anche, nel corpo.
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aitan ha detto:
quanta vita scorre nei tuoi racconti, che sembrano orali per quanto siano colti, e sembra di vederti raccontare e di vedere le cose che racconti e le lacrime del burro
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mianonnaincarriola ha detto:
e son arrivato tardi cosa aggiungere a ciò che ti hanno detto e ti ho detto tante volte anche io …
sei la macchina del tempo …
e mi affiorano i ricordi
e questa volta mi torna in mente Giuditta “la masta” …
la nonna del mio compagno di banco Luciano
viveva da sola in una masseria sulla collina sopra l’epitaffio, anche lei faceva il burro. Il figlio voleva portarla a vivere in città, era medico ed aveva una bella casa.
Ma la “vecchia masta” continuò a fare il burro e la trovarono addormentata per sempre, a Pasqua del 1956, seduta davanti alla televisione accesa che il figlio gli aveva regalata il Natale prima…
L’accendeva solo per la messa della domenica mattina e la TV degli agricoltori
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biancabalena ha detto:
L’ha già detto qualcuno, ma è così: iesci a farmi ricordare anche cose mai vissute. Magia
Queste donne pronte a menare di salice, e altrettanto pronte a perdonare, e prendersi quel che rimane del ghiaccio, senza piangere, che a piangere ci pensa il burro.
Bassini dice che la tua è la migliore scrittura della rete. Come dargli torto? Sono incantata.
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
mmah, Majara, non ne sono tanto sicura: bisognerebbe saper tradurre in parola una parlata…e questo è difficile. Un saluto.
§§
Pispa, così spesso e un po’ grinzoso: ho ricordi netti, perchè, bambina, mio nonno mi portava nel suo viaggio, a cadenze temporali precise, per caseifici. Era il medico del formaggio :). Un saluto anche a te.
§§
magica Franca, giocoliera di parole&segni: io li voglio raccogliere tutti, i tuoi commenti, perchè sono la colonna immaginifica di ogni post. Ti ringrazio, con un abbraccio..
(quello stampino per il burro è una meraviglia)
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
cara Habanera, grazie. Io credo nella forza delle donne, quella quotidiana ed antieroica. E al verbo che sanno coniugare ad ogni tempo e ad ogni modo: tesaurizzare.
Non si butta nulla, neanche il dolore.
(un saluto d’affetto)
§§
Arden, cara, la regalo a te e a Crono, questa susina gialla. Per fare un po’ di sole in questa giornata che immagino fredda e burrascosa pure dalle vostre parti.
(un abbraccio grande)
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Aitan, l’oralità, il ritmo dell’oralità è il mio sogno: io vorrei che i libri che leggo sapesero parlare.
Sto ascoltando proprio ora delle poesie bellissime e la voce le rende ancora più corpose. Carne viva.
Valle a sentire, qui:
dirtyinbirdland.splinder.com
§§
Sai Raffae’, è proprio questo che mi piace tanto: il fatto che tu sappia sempre trapiantarli i miei ricordi (che spesso sono di seconda mano paterna-come in questo caso-, o materna) e arricchirli con i tuoi. E’ un regalo grandissimo e ti ringrazio.
Con affetto.
§§
Cara Biancabalena, varda che io vado in imbarazzo anche per molto meno :)). Ho testimoni.
Remo esagera vistosamente, per buon cuore e affetto, per altro tutto ricambiato.
Contenta, però, che ti piacciano queste donne che ogni volta ripartono, consapevoli che la strada è tanto tanto lunga. Un grazie di cuore.
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giorgioflavio ha detto:
Amata e venerata Signora degli Argini e dei Margini, il Grande Bardo sosteneva che siamo fatti della stessa pasta di cui sono fatti i sogni. Mi convinsi, ancor piccolo, che doveva essere così. Non poteva che essere così, ché altrimenti non avrebbe potuto esservi salvezza. Crescendo, ho cominciato a comprendere (o a credere di comprendere: ma non è forse la stessa cosa?) che siamo anche altro: i nostri ricordi, e nostri non vuol dire necessariamente legati alla nostra persona. Mi cullo in questo pensiero: sono i sogni e i ricordi che “ci fanno”, ci creano e plasmano. Comprende, adesso, perché io, da quando ho il bene di leggerla, la consideri – senza alcuna tema di blasfemia – una divinità creatrice? E ora che l’ho detto, si schermisca pure quanto vuole…
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Atward ha detto:
Che bello ricostruire, con la sapienza e l’arte del narrare, il passato che ci ha riempito tutti i pori. Il gusto del latte, il dito di panna, la corsa con i miei fratelli a chi arrivava prima per rubare a mia mamma quel concentrato “colesterolico”, che oggi ogni medico ci proibisce di mangiare.
Quanti borghi non han penne che raccontano, per fortuna, però, tutti i borghi s’assomigliano e, leggendoti, Zena, tutti torniamo un po’ a casa.
(Sapranno tornare, domani, a casa anche i nostri ragazzi?)
Ciao, Zena, che fortuna sapere che ci sei!
Dado
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multiversum ha detto:
ce l’ho fatta, ora mi siedo e leggo, son tre giorni che aspetto…
ché mica si possono leggere di corsa le storie di questa donna e delle sue donne, di lei come lei; o sono io che dò loro il tuo volto, il tuo gesto, i capelli neri, la tenerezza che non ce la farai mai a nascondere…
quanto calore arriva da questo “ghiaccio”…
un bacio, leti :))
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giuba47 ha detto:
Che belli questi racconti… sembra di viverli. Anch’io concordo con Habanera: molto belle le figure di donne. Giulia
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aitan ha detto:
vado orastesso su dirtyinbirdland.splinder.com,
grazie per il consiglio
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ubaldoriccobono ha detto:
Il tuo post mi ha fatto venire una gran voglia di pasta al burro. In settimana l’ho mangiata tre volte. Buon fine settimana
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melpunk66 ha detto:
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§§§§§§§§§§§§§§
Vi chiedo scusa: lascio un saluto per gli amici che non ho fatto in tempo neppure a ringraziare.
A lunedì, al più tardi.
Intanto un saluto, diffuso e riconoscente.
buona notte :)
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irazoqui ha detto:
proprio una decina di giorni fa, a un bar, parlavo di depositi di ghiaccio che stavano -intorno al 1500/1600 – nel vicolo proprio dietro di noi che si chiama, non a caso, vico della neve.
le giasère mi hanno sempre affascinato. qui da noi, in campagna, abbiamo le nevèe. ogni tanto qualche maestra porta i bambini a vederle.
tu sei scrittrice corposa. il mondo è un corpo. la scrittura lo specchia, lo rifrange, lo infrange, lo “munge”, lo arreda e lo spoglia. la tua scrittura fa tutto questo, sai.
è preziosa ogni tua riga.
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colfavoredellenebbie ha detto:
giusto per riprendere il filo…
§§ Caro giorgioflavio. Come i sogni e i ricordi “ci fanno” (e come non essere d’accordo), così certi incontri di scrittura ci ‘mettono nel mondo’, ci aiutano a chiarirci un’idea, su di noi e sulle parole. Sappia che lei rientra ampiamente nella categoria. Ecco.
§§
caro Atward, nonchè Dado: anch’io sono felice di sapere che ci sei. E che non ci vengano a dire che i seminari ministeriali non servono a niente, vero ?:))))) I loro effetti sono a lunga cessione nel tempo…
Un abbraccio
§§
Cara leti, mi sa che sono una boccia persa:) Neanche ci provo a nasconderla, la tenerezza. La lascio lì, nelle parole. Sulle somiglianze…magari ti mostrerò una foto, una volta o l’altra.
Abbracciatona
§§
cara Giulia, che piacere vederti qui.
Grazie grazie. Sono donne semplici che parlano coi gesti…
§§
ciao, Aitan. Grazie, per me sono poesie bellissime.
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Ubaldo, mi sento colpevole d’istigazione culinaria. Giuro che cambio genere :))
Buona notte
§§
Uh, Mel, che bella immagine in movimento… Un saluto notturno
§§
irazoqui…solo scrivente, solo scrivente :)
Un abbraccio, grande.
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Gardenia ha detto:
fai invidia a pratolini, amica mia! le tue storie di “strapaese” mi commuovono divertendomi; quando darai loro, finalmente, una degna vestina cartacea? oddio che voglia di panna che mi hai fatto venire…g***
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melpunk66 ha detto:
oh la vecchia mai stanca bellezza della scrittura. senti il caldo, vedi le mosche e il burro. la vecchia mai stanca bellezza della scrittura
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mammagiovanna ha detto:
tutte uguali stè mamme…con quel pò che c’è si fà…;-) e …come si deve. Bacio sulla fronte
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farsergio ha detto:
ultimo nel commento, ma non nella lettura, ho rigustato questo tuo delizioso spaccato di vita, di sudore e d’amore.
che cuore grande hanno le mamme!
oggi m. ha fatto le c.pasquali che sono state riposte accanto ai t. natalizi, pronti per voi.
un abbraccio
s con m
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multiversum ha detto:
tornata, un abbraccio :))
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cochina63 ha detto:
solo un bacio, di fretta… per ora sempre di fretta, acci!
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Cara Gardenia, rispetto alla ‘vestina cartacea’ tu conosci tutti i miei timori e le mie perplessità, per filo e per segno :)
Ti abbraccio, carissima.
§§
Melpunk, ma grazie :)
Ah, io avrei voluto anche renderne il fastidio, delle mosche, e la paura di vederle sporcare qualcosa di assolutamente intatto. Ma per queste cose occorrono penne più potenti, mi sa…:)
§§
Mamma Giovanna!!! ora ti vengo a trovare. Bacio ricambiato :)
§§
Far Sergio, metti tutto da parte, mi raccomando e…saluti diffusi.
§§
Leti, ben tornata, amica cara…
§§
Cochina, l’importante è sapere che ci siamo, e con affetto :)
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zaritmac ha detto:
Un augurio che non tramonti a sera, che non se ne vada neanche quando finirà la primavera.
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chiccama ha detto:
le lacrime del burro!!!
sei straordinaria
chicca
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