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Al crepuscolo, un cielo pascoliano.
Nero di pece, a monte. Corpi di nembi grevi, turbati e in movimento.
Stracci di nubi chiare. Una spera di luce o di lucciola, impigliata nei bordi.
Poi, al centro, un vuoto stupito e rarefatto: carta sottile, disposta a squarciarsi perché l’altrove si scavi un pertugio e possa passare…
Per un attimo la falce di un cuculo e la tentazione di contare gli anni a venire, sulla cadenza del suo verso rimbalzino.
Allora si va.
Per certe intese mute che dialogano nel tempo.
C’è un posto che ha scelto l’orizzonte, qui.
Soltanto linee piane e case liquide di muri. Allungate e pigre, filano un pensiero piatto e abbassano i soffitti.
Ai bordi della strada dritta, il grano. Solo il grano. Gloriosamente.
Verde cavalletta, ora, e piumoso, quasi schiumoso, di reste.
Compatto e mobile. Fitto e leggero.
Non resiste al vento che lo segna e disegna, a onde e a cerchi, a riverberi chiari e a infittimenti scuri.
E’ il nostro mare, il grano.
(Se ne sentono gli schizzi in forma di fruscio, a passare per questa via che divide in due, come una scriminatura posticcia, mentre il cielo continua a lavorare, a spostare corpi e colori)
Si percorre il mare per snidare il fiume.
Ma il fiume non è più fiume, ora.
L’acqua è terra grigia, sciolta e pastosa.
Terracqua cespugliosa, che al sommo fiorisce di cime di robinia e di sambuco.
L’isola non c’è più: è andata sotto.
Spuntano a pelo d’acqua le guglie oblique degli arbusti, come da una città sommersa.
L’isola si è fatta mano e tiene le radici sparse del boschetto, che, per resistere, si piega e segue il senso della corrente.
E, in questo transito cedevole e stordito, capire: si galleggia fra prestiti di cose che vivono soltanto nel nostro sguardo.
leggerti è sempre un’emozione, e poter commentare per primi il passaggio tra mare e fiume, grano e terra, anche
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Grazie, grazie, caro Senza :)
(ci sono sensazioni di finis terrae che durano un attimo e poi tutto torna come prima: eppure hai visto, hai sentito…)
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Una spiga di grano si lascia accarezzare, dal suo verso è liscia, si torce sinuosamente tra le mie dita come le vertebre di una serpe. Il sole avvampa e camminare stanca.
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§§
Sì, Miskin, e poi, nell’altro verso, sentirne la ruvidezza contropelo, quella delle spighette che si scompongono e delle reste che urticano…
(retrogusto di ogni sentimento, forse)
Un saluto
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Ci sono istanti che si legano al paesaggio. Si avvertono sensazioni intense, in transito, lo sappiamo; appena cambia la luce, sarà altro.
Lo sguardo ferma questi istanti: ci hai prestato il tuo.
A volte capita che una linea di orizzonte o un colore imprevisto nel cielo, in un fiume, nella loro bellezza quasi feriscano lo sguardo (o forse è l’anima?) ma non è una ferita “brutta”
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cielo nero, vento, freddo di un tepore primaverile sempre promesso e mai concesso, che segna il mare verde, muove e abbatte le spighe.
l’acqua del fiume torbida e mulinante passa, ascolta e porta le parole agli amici che stanno più a valle.
così per me
un abbraccio
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bellissima prosa sull’orlo della poesia.
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questa è poesia…^^
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solo la poesia può riuscire a inseminare l’intrico di questo tempo..la tua ci riesce e tra le guglie della città sommersa c’è spazio per un filo di speranza..
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-stavolta quoto nuccina2 !-
*
“…La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi,
Siamo noi questo piatto di grano.”
bisousondoyants !
* foto di Franco Fontana
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“…la falce di un cuculo…”
madonnamia. è… beh, lasciamo stare gli aggettivi.
(…saranno quasi quarant’anni che non pensavo più a quella conta degli anni che si faceva da bambini…)
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si,prestiti del momento..bella,bella,bella(stai scrivendo talmente bene che uno si fa problemi a commentare, per non rovinare)
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Allora si va.
Per certe intese mute che dialogano nel tempo.
e poi
E, in questo transito cedevole e stordito, capire: si galleggia fra prestiti di cose che vivono soltanto nel nostro sguardo.
E’ sempre un gran piacere leggerti e inquesto momento ancheuna consolazione. Ti abbraccio anch’io.
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Sì, a metà fra lo stupore e la conferma. Ci sono passaggi fortissimi.
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Non so, mi pare che la struttura dei commenti sia cambiata… O no?
Comunque :)
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cara Crono, è così: lo sguardo si lascia chiamare, risponde e, a sua volta, modifica soggetto e oggetto.
E’ questa sensazione di assoluta mobilità delle cose che volevo comunicare e, insieme, la particolare ‘conoscenza’ del nostro sguardo.
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Farsergio, il fiume vi porterà sicuramente il nostro abbraccio :)
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Cara Nuccina, è un orlo così stretto, ma così stretto e già così ben occupato…:) Non provo neppure a salirci… Un saluto affettuoso.
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Cara Cicabu, ‘poesia’ è una parola così bella, così grande e totale… Forse meglio riservarla a chi la merita davvero, non credi? Ti ringrazio, per l’affetto che sento dietro a questo commento che mi terrò caro. Un saluto.
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Cara Leti, dono troppo grande :)
Ti ringrazio e ti riservo una guglia abitabile. Ciao, carissima.
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cara Madeinfranca, grazie per le tue immagini e le tue parole, ogni volta :)
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cara Majara, non so mai quale cuculo prendere sul serio… un abbraccio.
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Lino, in questo ‘universo incerto’ mi pare che i prestiti sianosempre più la modalità di vicinato fra cose… Ti saluto con affetto.
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Triana, cara e carissima…Ti abbraccio con affetto sorellesco.
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Birambai, sono sempre così contenta di vederti spuntare qui… Grazie.
(Ti leggo in silenzio ammirato, sai)
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Un saluto a tutti e aciascuno: scusate la mia scarsissima assiduità. Lascio il blog connesso, ma sono in altre cose affaccendata :))
buona notte buona
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proprio bello questo scritto cara Zena. Questo “galleggiare tra prestiti di cose” mi piace assai :-)
(E sì, è cambiata la struttura dei commenti, hai ragione)
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Scusate: qualcuno mi sa dire perchè i commenti sono cambiati?
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Cara Deli, ti dedico il primo saluto del mattino:)
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commenti tornati come prima. majarìe ;-)
a dire il vero, erano cambiati “per majarìa” anche prima, chiedo venia :(
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Lei signora majara ha un permesso speciale: lo sa !!!
:))
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sempre più raffinata! g***
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grazie,per averci prestato il tuo sguardo…un abbraccio
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hai visto arturo viale quanto ti è fratello. benedette le vostre parole, acque profonde e chiare.
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e cose lontanissime come isole abbandonate nella scia della nave continuano a vivere negli occhi solo negli occhi e sono preziose pietruzze senza valore raccolte in riva al mare
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Affascinato. Come sempre.
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Cara Grazia, avrei voglia di far tante cose in questi giorni, invece ho frammenti così piccoli che mi consentono solo di scrivere un po’. E neanche come vorrei. Grazie della tua affettuosità.
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Lucy, a volte credo che possediamo solo gli sguardi e ciò che guardiamo cambia in continuazione… Grazie anche a te.
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Irazoqui, come ti dicevo, sicuramente un fratello ‘maggiore’ e mica mi riferisco all’età, sai :))
Diciamo che vorrei avere quel vigore e quella trasparenza. Ti saluto con affetto.
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Mel, proprio questo sentivo: viviamo di queste collezioni fragilissime… Basta un’onda per sconvolgere un bordo, ma anche per depositare nuovi tesori di pietruzze. Un saluto, grande.
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Dodo, sei sempre di una gentilezza infinita. Grazie, sai. E un saluto.
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questo mi piace del merlo, il becco giallo
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