La bambina non sapeva dove stare.
Sarebbe salita volentieri per quelle scale di marmo così bianco e ci sarebbe scesa, facendosele tutte col didietro, gradino per gradino: sentire il freddo liscio sulle gambe e passare la mano sui ferri di ringhiera.
Ma la casa era grande e non la conosceva.
E poi l’Armida s’era raccomandata tanto. Ferma, doveva stare ferma. E zitta. E non chiedere niente: sua mamma sposava, finalmente.
Erano arrivate la mattina presto, sul furgone di Bindo, loro due: i fagotti della dote, con la mezza dozzina di lenzuola, il paletò di nozze per la sposa e la sottana nuova, sua, col bordo di passamaneria, due giri tutt’intorno.
L’Armida era restata a casa, forse per via del suo grembiule vecchio, pensava la bambina.
Alla bambina pareva cosa bella, questa del matrimonio.
Starete in una casa vera, anche col bagno, le diceva l’Armida, che aveva un suo modo quieto di prenderle i capelli e di tirarli in treccia, assieme alle parole. E vedrai tutti i giorni tuo papà.
Ché, lei, suo papà, lo vedeva solo la sera della festa, quando veniva lì, ai Torelli, a parlare fitto con sua mamma, nella stanza chiusa. Per lei, c’era e non c’era: la prendeva in braccio qualche volta, e la guardava in faccia, come nello specchio. La metteva giù e se ne andava via: sua mamma restava col nervoso e l’Armida piangeva.
Finiva a stare male, il giorno della festa.
La vecchia a dire disgraziata come me.
La giovane a lavare i piatti e a sbatterli sul piano di graniglia, velenosa. A parlare col muro di una figlia senza nome e adesso...
Alla bambina veniva voglia di sapere chi era mai quell’altra figlia senza nome, ché, lei, il suo, ce l’aveva eccome, con la luce dentro e forse anche le lucciole, e sapeva già scriverlo per terra, con il bastone di robinia dolce. Taceva, però, e ballava intorno alla tavola, in quella casa di donne e basta. Perché questo era da fare.
Poi una volta era arrivato ai Torelli suo papà e non era festa.
E’ morto, disse, ‘st’inverno ci si sposa, prima che nasca l’altro.
Quel giorno. Tutto pareva di silenzio lustro, nella casa dov’erano arrivate: le porte con la cornice intorno, gli specchi e le finestre alte.
La bambina non sapeva dove stare.
Sua mamma di là, a puntarsi la veletta, il cappotto poggiato sul divano: neanche una parola.
Suo papà nel bagno lì vicino, a infilare la camicia bianca, e la vecchia mai vista, con la giacca in mano.
La bambina scostò la porta del servizio e provò un sorriso, piccolino.
Va’ a prendere lo zucchero, di sopra, dentro l’armadio delle scale. Per il caffè dei testimoni… disse la voce nuova.
La bambina salì le scale più presto che poteva: c’era da farsi voler bene.
Lo zucchero stava nel vaso grosso: meglio prenderlo con tutte e due le mani, a costo di far senza ringhiera.
Le scale di marmo così bianco diventano burro, all’improvviso, o lacci traditori.
Lo zucchero per terra brillava in mezzo ai vetri.
Un luccichio a punte.
Alla bambina tornò, come un sapore agro, la storia bella dell’Armida.
La contava di sera, quando il sonno tardava e il vapore fermava sul muro la forma dei mattoni.
Storia di principessa e granellini, il dono delle fate. Da non sciupare mai, da tenere più cari della vita: gli azzurri per l’acqua, i gialli per il sole, i bianchi per il bene. I bianchi per il bene.
Si mise a piangere, forte, col singhiozzo.
Lacrime di zucchero e di malinconia, di granellini scappati per le scale. Bianchi.
Tutti pensarono si fosse fatta male.
Leggo e rileggo. Ritorno fra qualche giorno per raccontarti l’emozione e i ricordi che ha suscitato in me questo tuo nuovo affresco…
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Le parole che vengono dal cuore arrivano al cuore (Talmud Babilonese, Berakhot 6)
Che dire, Zena? Mi é proprio sfuggito il compleanno del tuo blog ma volevo farmi perdonare la dimenticanza. Così sono andato a rivedere il blog che creai per il tuo primo compl-blog (te lo ricordi dolzure.splinder.com?) per vedere se era possibile ricreare qualcosa di simile e mi sono emozionato. Quanta vita é passata da allora e quanto é impossibile tornare indietro! Così come omaggio a te, permettimi di riportare qui, ora, quello che scrissi allora, perché é ancora quello che penso e sento: “Avere tante parole e non riuscire a scriverle per timore di dimenticare un colore, una nota, un battito di quel grande cuore che è l’amicizia… E così le parole che vorrei scrivere per te se ne restano chiuse e avvolte nelle mani guscio di un antico pudore, quasi a nascondersi dalla troppa luce della pagina bianca. Una sola parola, riuscirò a scrivere, di sole sei lettere al posto di mille, una sola parola riuscirò a donarti, come un piccolo fiore: grazie, Zena”.
Ti abbraccio forte.
S.
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p.s. dolzure é tornato com’era… :-)
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Ma Stepa che regalo meraviglioso scoprire “i primi affreschi” di Zena!
Sono passata di lì e mi sono compiaciuta della mia iniziale (2005) impressione: che Missis Dolzura negli anni è rimasta lei, la Fata delle nebbie detta anche Carta-da(di)-Zucchero!
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a un bambino piccolo, che ero io, dissero “porta queste tre uova alla casa in cima a quella scalinata, e attento che non cadano!”
era tanta l’ansia, che la mente vedeva solo uova già rotte, finché non mise il piede in fallo e le uova si ruppero davvero. e fu pianto e vergogna…
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Che bel racconto.. pietico, faibesco.. pieno di sorprese….
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è una storia, bellissima; ciò che racconta è particolare e unico, come è ogni storia; ma c’è qualcosa che la fa somigliare ad altre storie, alla mia ad esempio; l’affinità non sta nei fatti e nei personaggi ma in quel ” non saper dove stare” della bambina, che è così diverso dal “non saper cosa fare o cosa dire” ; mi appartiene quel genere di spaesamento e…in definitiva c’è ancora nella parte di me bambina
grazie cara per queste splendide tracce :))
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come si scrive un sospiro? non so quali vocali e consonanti utilizzare.
e poi, “…tutti pensarono si fosse fatta male”, l’ho pensato anch’io, ma prima di leggere la frase, tanto evocative sono quelle precedenti.
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Mi ci ritrovo in questa bimba impacciata e timida..
Il racconto è un’icona delicata e commovente..
Ciao carissima…buona settimana…^^
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Seguendo il link di Stepa ho visto la bellissima sorpresa che ti hanno fatto per il primo compleanno del tuo blog.
All’epoca non conoscevo ancora questo luogo incantato ma almeno adesso, per questo quinto compleanno, gli auguri voglio farteli, Zena cara, di tutto cuore; anche quelli arretrati…
Ancora, e sempre, grazie!
H.
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Quando si entra in una casa nuova, si cammina prudenti per stanze e corridoi, ché “c’è da farsi voler bene”. E, quasi sempre, a camminare in punta di piedi si inciampa e si cade, per troppa prudenza, per troppa attenzione. Ma c’è sempre una storia che salva, che porta un pianto che ha la dolcezza di un sorriso.
(Scopro adesso dei cinque anni dei Pesci di nebbia e immagino come dolce di compleanno l’esplosione di quei granelli bianchi, lucenti, sparsi sulle scale. Quelli delle fate, appunto; a togliere l’amaro ai gradini).
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Ciao Col…come stai?I tuoi post sono davvero ancora bellissimi!
Ti mando un abbraccio grande.
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Grazie!!!E’ bellissimo ritrovatri!!!
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§§
Cara Elis: attendo i tuoi ricordi, perchè i ricordi sono contagiosi.
Contenta che questo racconto si sia aggiunto ai tuoi. Sarà la vicinanza con la piccola Irene, il fatto che la vedo da vicino nelle sue paure e nelle sue dolcezze, sarà che la mia parte bambina non ne vuol sapere di date di nascita e anagrafi, ma scopro che mi piace scrivere abbassando il punto di vista :)
Un abbraccio.
§§
caro Stepa, il generoso. Ricordo ancora l’emozione di quel compleanno e la sensazione che il blog ‘clone’ si fosse davvero trasformato in una cesta sorridente di saluti e auguri (non a caso pure i pescioloni avevano cambiato espressione…)
Grazie per esserci sempre, ‘alla nostra maniera’ :)
§§
Varasca, devo ricordarmi quella storia di uova che torna spesso a visitarmi e che ancora non ho preso per la coda e fermato qui. Ogni tanto, per favore, scrivimi ‘uova’, così non mi dimentico (questo si chiama sfruttamento di visitatore) …
:))))
§§
Grazie, grazie Ludmilla: è un piacere averti qui. A rileggerci :)
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§§
Sì, letizia cara, era proprio il senso nel ‘dove’ incerto, del passaggio da un luogo noto ad uno ignoto, di cui non si conoscono cose e modi…
Anch’io sono stata una bambina così, a disagio fra mondi.
Un abbraccio.
§§
Senza! ma ciao :)
Sai, io sono convinta che i bambini piangano per spine interiori, per granellini di fata andati persi, più che per una sbucciatura di ginocchio. Un saluto moltiplicato per due:)
§§
Cica, anch’io, anch’io, come dicevo a Leti Multiversum: non ci sono dubbi in proposito, vero?
§§
Sì, cara Habanera, ho molti grazie da rivolgere al blog: è stata l’occasione per incroci di strade impensabili, a sfiorare sensibilità affini, interessi condivisi e affetti grandi, che, a distanza di cinque anni, ci accompagnano.
§§
Arimane, sul ‘c’è da farsi voler bene’ credo si costruisca una vita…
Si disseminano ovunque test e prove di conferma…
§§
Mezzaluna, ben tornata, carissima
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Questa devo tornare assolutamente a leggerla. Volevo farlo ora, ma cambiop pannolino incombe! Ebbene, sì, sono diventata nonna!
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zucchero e malinconia, sì.
Cent’anni di questo blog.
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“C’è da farsi voler bene…”
Spesso proprio per questo si sbaglia tutto, zucchero e zuccheriera e granelli bianchi spersi. La storia è molto bella, Zena.
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c’è qualcosa che ci unisce, che ci fa parenti stretti nelle tue storie. sono storie di/e per parenti stretti (stretti nel cuore)anche se abitano lontani. ma chi sa cos’è una robinia, chi l’ha vista e toccata è già tuo fratello.e consanguineo dell’armida (e , sai, tra l’altro la bisnonna della mia compagna,si chiamava proprio così: armida. lei era nata a giuntina, vicino a castelnuovo nè monti)
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granellini di sorrisi e di zucchero sparsi per questo blog :-)
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Che bella storia, che belle storie, sai raccontare, e che dettagli (io qui mi sono incantato alla bambina cui veniva voglia di sapere chi era mai quell’altra figlia senza nome…)
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Il marmo m’incute paura
è come se fosse sempre stato lì.
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§§
Nonna Trianella, sai, questa è una delle cose più sorridenti da un po’ di tempo in qua :)
Auguri, di cuore, carissima…
§§
Birambai, sì, zucchero e malinconia, ché io l’ho pensata triste, questa storia, con la paura che i bambini hanno delle case ignote…
§§
già, cara Arden, avercela, la ricetta del farsi voler bene… C’è una fase, una fetta d’esistenza, in cui ti pare sia la cosa per cui baratteresti qualunque altra. E non mi è ancora chiaro, pensando a me, s’intende, se è una insicurezza galattica a muoverne il bisogno o la necessità di un accreditamento certificato (forse entrambe le cose: c’è che il ritornello di mianonna era: il bene vien dal bene…., ma questa è un’altra storia)
Abbracci:)
§§
ciao, parente Iraz: cugino di robinia, sotto l’ala delle case :)
§§
granellini appuntiti e un poco dolorosi, cara Vera: l’altra faccia dello zucchero, penso :))
§§
caro Aitan, grazie, anche per avere colto un dettaglio che mi è caro. sarebbe bello sapere cosa capiscono i bambini dei nostri sottintesi…
§§ Oh Miskin, anch’io terrorizzata dal marmo, specie se lucido e tirato a ghiaccio: ci preesiste e ci sopravvive…
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Il bello è che ogni volta che leggi un brano pensi sempre: più bello di questo è impossibile. Invece tutte le volte ripeti la stessa cosa pensando di essere di fronte a un miracolo.
Che io con te, comincio a crederci veramente:)*
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Ma come si fa a guardare con lo sguardo innocente di una bambina, a restituirci intera la sua visione, e a far emergere da questa visione una vicenda complessa, che ha persino delle note di cupezza?
Sono molto, molto ammirato. Oltre che intenerito.
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vengo a rileggerla ogni tanto, controllando che non si alzi con uno svolo e lo zucchero cada dentro i pavimenti di casa mia
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Quanti passi falsi si fanno per la paura di sbagliare… però questa storia è un dolce che rincuora.
“Tutti pensarono…”
Magari c’è davvero qualcuno che pensa al male che ci siamo fatti e non soltanto ai cocci e allo zucchero sparsi.
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SMAKKKETE*
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Da piccolo, riempivo metà tazza del latte con lo zucchero, lo spalmavo anche nel pane :-). Grazie per avermelo fatto ricordare con questo tuo bellissimo post. Baciotto*
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questi bambini e queste bambine che non hanno parole per dirsi, solo inciampi… :-)
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Presto presto, chiamiamo l’esercito delle formiche che raccolgano tutti i granelli di zucchero sparsi. Il mago UhU poi riattacca i cocci di vetro.
Ma che bella, Zena, ma che bella!
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Quella bambina potrei essere stata io… E’ bellissimo come tutto ciò che scrivi e che non manco mai di leggere anche se commento poco… Grazie, Giulia
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Sempre grande classe di scrittura qui da te! Chissà se ti ricordi di me? Loreleidi Roma, all’incontro di bloggers di Sermide….Sto tentando di tornare :))))
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Un’altro bellissimo acquerello dal sapore di tempi passati, ma di problemi eterni. Il non saper che fare, che dire, di fronte al piccolo dramma di granelli sparsi ovunque.
Lo abbiamo provato tutti, credo.
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Ormai non si trovano più aggettivi per definire la cifra letteraria del tuo scrivere.
Hai visto che è tornata Sara – ora Grizabella? – e promette succosi racconti della sua vicina di casa Eutichiana (http://cats19.splinder.com/)
Baci. Grazia
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ah, avevo quasi dimentiato quanto mi faccia bene leggerti, cara. Trecce e parole, filate insieme… sì, non so dove mi hai portato, in quale sperduto mondo. Baci.
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§§
Sgnapiiiiiis:) gli unici miracoli, qui, lì fa un signore grigio-barbudos, che, da certe pere sinistramente pallide, sa tirar fuori una mostarda profumata come i cori angelici :))))
§§
gentile Eliogabalo, qualcuno di mia conoscenza direbbe: basta restare un po’ immaturi e lo sguardo bambino viene da sè :))))
§§
Lino, per carità… ché, se arrivano dei granelli pure da te, c’è il rischio di scivolare fuori dai battelli:)
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§§
cara Majara, le sbucciature interiori dei bambini (e degli adulti) credo siano quelle più difficili da consolare e pure da dire. Per fortuna, a volte, qualche acciacco esterno cattura l’attenzione e si lascia risanare. Compensazioni? :))
§§
Mezzaluna, acchiappato al volo :))
(come sono contenta di questo novilunio)
§§
Patt, tu l’hai spalmato anche sui template, amico caro :) Un abbraccio.
§§
Sì Deli, solo inciampi. O scarlattine: parlo per autobiografia in diretta:) Ciao carissima.
§§
Quel mago UhU, cara Naima, avrà un sacco di lavoro, di questi tempi. La piccolina di mio fratello sta sperimentando la vasta gamma di fragilità della casa :) Anche un certo cofanetto blu è stato assai visitato, con occhi di meraviglia :)))
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§§
cara Giuba, anch’io sono di passaggi spesso silenziosi, ma questo credo sia il bello di un blog: poter leggere, liberamente, per il piacere di poterlo fare:) Ti ringrazio e ti saluto.
§§
Lorelei, ma certo che ti ricordo e proprio con affetto: dai, torna da queste parti, presto! Il primo pezzetto di viaggio comincia dal tuo nuovo blog. Ne è contenta anche Gardenia, vedo.
§§
Caro Dodo,…e si sperdono sempre i granelli migliori, vero ? :) Un saluto.
§§
Gardenia cara, ho visto sì e sono già passata a salutare:)
§§
Cochina!!! Aspetto di leggerti in altri ‘formati’, che penso prossimi, vero? Un saluto…
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E’ la quarta volta che leggo questa storia (altre due volte me l’hanno letta al telefono, perché non avevo un pc sottomano), e ancora, quando la rileggo, mi viene un groppo alla gola e non riesco manco a commentare.
Ti pare che devo mettermi a piangere leggendo un post? E non ho neppure la lacrima facile.
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C’è, cara Zena, che d’ora in avanti non potrò più vedere lo zucchero senza trovarci in mezzo, seduta, quella bambina disperata, il luccichio delle sue lacrime tra quello del vetro e dei granellini bianchi. Somiglia tanto alla mia, sai, che non riesce proprio mai a perdonarsi di avere sbagliato, e strizza gli occhi per avere più pianto.
p.s. Me la racconti quella storia dei ganellini azzurri gialli e bianchi, che la voglio tramandare? Qui da noi c’è grande passione per principesse e magie…
Un abbraccio di tanto, tanto affetto, g.
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Un caro saluto Col..smck
^^
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Un saluto di corsa, ché si è di partenza (breve, ma sempre partenza…)
§§ Un grazie a Proteus, che sarà nominato memoria ufficiale di questo post :))
§§ Una promessa a Giulia, nel tempo vicino (e un abbraccio)
§§ Un saluto grande grande a Cicabu.
:)
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Grazie per questo ricordo. Troppi granellini perduti e troppi anni per piangerne ancora.
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§§
grazie, Eventounico…
questo non è un mio ricordo: è un racconto che contiene un frammento di ricordo … di seconda mano :)
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Buona domenica,
Anna :)
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allora a sabato.
ci sentiamo prima
s & m
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Blog interessante. Sono il Dottor Geco. Da poco ho una mia tana su splinder. vienim ia trovare
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La tua è una saga, che non finisce mai: è la vita.
U.
Amici di Pirandello, Sciascia, Empedocle.
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…qualche altro granello di zucchero :-)
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è stupendo leggerti. Mi piacerebbe sentirti raccontare, e mi immagino davanti a un fuoco, intorno il silenzio a lasciarsi accarezzare dal calore della tua voce.
Le scale bianche di marmo, le scale della mia nonna…
un abbraccio a tutti voi da quelle parti
Cinzia
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Il commento di Cinzia è rivelatore: mi accorgo solo ora che ogni tuo racconto io lo leggo piano, ascoltandolo mentalmente con la tua voce. Un abbraccio, cara Zenissima. Mir
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Storie di zucchero e di silenzi lindi .
Pensieri che s’intrecciano coi capelli lunghi delle bimbe.Un mondo che serbiamo ,pur con le differenze regionali, nel cuore, in un angolo caldo.
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già, è vero.
anch’io “ascolto” i tuoi racconti, e immaginare di sentirli dalla tua voce dà loro quel qualcosa che li rende speciali…
un abbraccio “speciale”,
M.
:)
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Accumulo ritardi, perdonatemi.
Pertanto almeno un saluto a
§§ Portamivia, che immagino sempre sorridente :)
§§ Farsergio e signora, col piacere di ritrovarli:)
§§ Dottorgeco, cui sicuramente ricambierò la visita e intanto do il benvenuto.
§§ Ubaldo che penso immerso nelle ‘sudate carte’ :)
§§ Vera, cui sorrido fra granelli di zucchero
§§ Cioccolatamara, la cui strada non voglio più perdere:)
§§ Mirella, anche lei troppo buona con la mia voce:))
§§ Ida, che sa quanto potentipossano essere le corrispondenze, anche se ‘tradiscono’ le geografie :)
§§ Max, che a voce sa bisbigliare le cose che contano e restano belle:)
buona notte, a tutti
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Notte, dolce Zena :))
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:)))))
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ciao cara, subito un pensierino autunnale, che poi torno a leggerti di notte, come sai :-) sempre affettuosamente
*.*
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buon fine settimana!
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buona domenica a te ed ai tuoi visitatori ciao.
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Questo racconto è semplicemente splendido. E’ una delle più belle cose lette in rete e non solo. Mi spiace d’aver scoperto soltanto ora questo blog. Non è mai troppo tardi.
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…un caro saluto*
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Buon giorno…
Temo che questa bambina dello zucchero stia un po’ invecchiando, ma le transizioni stagionali son tremende: chiamano con la voce degli impegni, dei lavori da riprendere e potenziare, delle cure necessarie.
Anche con la voce di cantine che reclamano vasetti, di armadi da rovesciare, armadi di tutti i tipi, di cose che si son riposte e non si trovano più, di cose da riporre e non si sa dove….
Ecco il perchè questo raccontino sovraesposto e candito.
Doverosa premessa.
Grazie, perciò, della pazienza dei passanti.
In particolare,
§§ rinnovo i saluti a Grizabella :),
§§ contraccambio quelli sorridentissimi di Multiversum:))),
§§ saluto il ritorno della cara Farouche,
§§ do il benvenuto a Orematt,
§§ ringrazio Flaviablog, per il suo passaggio così gentile in questo blog nebbioso:) Grazie, ancora.
§§ un abbraccio ad Anandamide, di affetto.
a tutti, buona settimana: che sia lieve e non molesta.
z.
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…invece io ho la lacrima facile
(#40)…
ma qui
-sempre !-
è come rifugiarsi fra le braccia rassicuranti di una fata-maga
dopo un ricordo-magone !
mitica Zena,
che fai diventare archetipo
quella universale sensazione
di sgomento che ci prendeva
quando
-per una malintesa responsabilità
a far “felici” gli adulti , un titanico impegno a non rompere equilibri…-
con una involontaria marachella,
perdevamo
l’ingrediente essenziale…
per la dolce “ricetta del farsi voler bene”…
bisousenretard!
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il mio tempo si sta ritirando e mi è difficile leggere come vorrei e dove vorrei…
ma passare di qui è una esperienza che dovrei cercare di afre piu’ spesso..
la tua è davvero scrittura!!
grazie
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Zena cara, prendila con calma chè qui si sta bene anche se non c’è un post fresco di giornata. Hai un archivio di rara bellezza e volendo ci sarebbe da leggere e/o rileggere per anni…
Ti aspettiamo, non dubitarne.
H.
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Come va?:))*
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E finalmente vengo a leggerla, meno male che hai fatto una pausa, così non me la sono persa, perchè è troppo tenera, bella, delicata, come tutte le tue storie, ma ognuna poi è diversa e non ci si stanca mai di leggerle.
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…^^
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molto,molto bella…tutti i bambini del mondo, hanno la loro scala da salire e ridicendere…un abbraccio
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Ti lascio un bacetto semi-serale…ma già spenzolonata su nel cielo :)
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Ciao cara :-)
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Stasera solo un grazie cumulativo e grande e affettuoso :)
E un saluto di pari dimensioni / qualità.
A tutti e a ciascuno.
buona notte buona
z.
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Ancora mille volte grazie. E’ stato splendido! Grazia & Lino
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l’han detto e l’han ridetto, son proprio belle, e quello zucchero lì per terra che minaccia questo evento incomprensibile. siamo un po’ tutti quella bambina se ci si spezzano i sogni :)
e tu sei una cantastorie del 2000, non ci ci stanca mai di ascoltare le tue leggende :))
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Ritorno, per scambiare due parole.
Mi piace ripercorrere le voci dei passanti, anche quando sono, con la testa, dentro ad un’altra storia: è come avere una stazione d’osservazione diversa…
Vorrei ringraziare
§§
Madeinfranca che sa leggere le paure bambine caricandole con il suo vissuto, sensibile e vibratile, come la memoria (un abbraccio)
§§
Chiccama, con cui condivido la stessa ansia da tempo che si ritira come un camicino mal lavato (un saluto grande)
§§
Mezzaluna che ogni volta saluto con affetto, per il suo passare gentile
§§
Habanera la cara, che sa sempre trovare le parole giuste per rasserenare (abbraccio riconoscente)
§§
Triana, che sa trovare il tempo anche per me:). Ti mando un saluto di cuore, amica troppo generosa
§§
Cicabu, che sa perdonare le mie latitanze. (ciao, carissima occhi-stupiti)
§§
Lucycy, che ha davvero ragione: tutti i bambini ( e non solo) hanno ripide scale… Spesso senza ali o violini o granelli di zucchero…
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E poi, proseguendo il discorso e ri-salutando Mezzaluna:), ringrazio
§§
Gardenia, a cui ricordo che è reciproco il piacere del ritrovarsi, un piacere accresciuto dal risentire la stessa intesa e un comune affetto.:)
§§
Pispaaaaaa, che mi dice una cosa bellissima: cantastorie!!!! ah magari, sarebbe bellissimo trovare l’armonia che imiti il parlato, far rivivere una cadenza, un ritmo, scandito dalle pause, dai recuperi di voce…mah… Un abbraccio.
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