Io non guido.
Non guido l’automobile.
Anche per tradizione familiare, ma soprattutto per pigrizia e per auto-coscienza dei miei limiti.
Io mi distraggo per ogni cosa, perché ogni cosa mi attira e mi prende.
Mi perdo a guardare la geometria delle linee, nei campi, e ad indovinare la semina predisposta, ad esempio.
Ci sono campi che sembrano segnati da unghie d’orso, come graffiati in verticale; in altri la terra è così sbriciolata da formare una testura ad alveare.
Non mi distraggo per mancanza di concentrazione, ma per eccesso di attenzione dedicato a unità discrete. L’intero lo perdo subito, per principio.
E poi, giusto per gettarmi all’altro estremo, mi piace tener gli occhichiusi. Ogni tanto.
No, non per dormire. Per la sorpresa che provo nel riaprirli.
E anche questa mi si dice essere abitudine poco coniugabile con la guida, in effetti.
Da piccola chiudevo gli occhi quando andavo in bicicletta (l’altra faccia del contare le cose).
Lungo una discesa senza curve: cadeva dritta dritta giù dall’argine.
Era molto bello (chiudere gli occhi, dico) e contare fino ad un numero pre-determinato, prima di riaprirli.
E pure scommettere su quello che avrei rivisto, tornando alla luce: quale palo dell’illuminazione, quale albero, quale casa…
Una volta quasi investii mio padre in questo gioco, ma non era previsto
Adesso, qualche volta lo rifaccio, dietro gli occhiali, mentre siedo in auto, accanto a mon mari.
Perché mi abbandono alla voce, al tepore, al rumore quieto di una guida senza scosse.
I maligni sostengono che mi assopisco: smentisco. Categoricamente.
E’ solo una sosta, una specie di cartello con su scritto “Torno subito”.
Beh, ieri ‘sono tornata’, dopo un intervallo trascurabile, all’altezza di un paesino dal nome che ogni volta mi fa dire: ci devo scrivere una cosa, ci devo scrivere una cosa.
“Zampine”.
Sì, qui da noi, dall’altra parte del Po, c’è una frazione che davvero si chiama Zampine.
Sarà stata la nebbia, sarà stato uno scherzo dell’estate di san martino o degli occhi riaperti all’improvviso, ma, dall’ultima fila di case un po’ sdraiate, ho visto allungarsi una morbida, felina coda di cespugli.
Il motore, intanto, faceva le fusa.
isabel49 ha detto:
E’ bello chiudere gli occhi e meditare sul mondo che ci circonda o su quello immaginario che vorremmo per noi. Anche chi sta alla guida, ed è fantasioso come te, vorrebbe… ma l’attenzione lo porta ad avere gli occhi bene aperti per offrire a se stesso e agli altri una guida sicura. Bella la descrizione della coda felina di cespugli, hai un modo di narrare morbido, evocativo, quasi fiabesco. Un abbraccio.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Sì, cara Isabel: chiudere gli occhi qualche volta è un lusso. Implica una delega e un affido… L’importante è che ci sia vicendevolezza, nello scambio: magari non proprio alla guida di un’auto :))
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mezzaluna ha detto:
Anch’io quando ero piccola ed andavo in bicicletta qualche volta chiudevo gli occhi…non in discesa, però. Così un giorno mi sono ritrovata nel bel mezzo di un campo arato in cui stavano accendendo gli irrigatori.
Ti lascio immaginare…
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dodo712 ha detto:
Che strano! Lo facevo anche io questo giochino di chiudere gli occhi. Guidando è meglio non farlo anche se spesso sono tentato. :)
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arden ha detto:
A me il nome Zampine, pensa, aveva fatto venire in mente le zampette di volatili – galline, forse anche, per chissà quale mia affinità segreta.
O forse perché non ho la fortuna di avere un motore che faccia le fusa:-))
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habanera2 ha detto:
Io non mi fido molto quando guidano gli altri. Non solo gli occhi li tengo ben aperti ma rompo anche parecchio.
Attento qui, attento lì, vai più piano, non accelerare, non frenare bruscamente, non ti distrarre, guarda avanti…
Insomma, quando viaggio in macchina sono uno strazio, per me e per gli altri.
Invidio molto i tuoi occhi chiusi e il tuo fiducioso abbandono.
Un abbraccio carissimo
H.
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jazzfromitaly ha detto:
beh,
è nelle piccole,
singole linee
che si intravede il grande disegno.
ed è con lo sguardo rivolto all’interno che si fanno i sogni più belli.
gli occhi,
sono solo un mezzo,
non un balzo dell’immaginazione,
non un verso dell’animo.
tienili socchiusi e
torna quando vuoi…
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nuccina1 ha detto:
io non riesco ad affidarmi a nessuno.
Persino se sonnecchio in macchina, tengo la coda dell’occhio vigile, come un generlae in gonnella.
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castoretpollux ha detto:
Quando ero neopatentato, guidavo e basta. Non me ne fregava niente di tutto il resto. Adesso, dopo qualche anno, mi rendo conto che “viaggio” e non guido. Guardare l’intorno concentrandosi sui particolari è veramente appagante. Per questo le trasferte da solo sono stupende. C’è qualcosa di interessante ad ogni angolo. Ed è anche per questo che mi sono fatto una bella moto, per essere più a contatto col mondo! :-)
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amfortas ha detto:
Io invece, pensa un po’, mi distendo i nervi guidando: ascolto musica e corro dietro ai miei pensieri.
Sogno a occhi aperti, in realtà.
Ciao.
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irazoqui ha detto:
neppure io guido. la bici la uso solo -e da un po’ di tempo raramente- sulle strade del mio monferrato. a genova, invece, il ciclismo è uno sport estremo, un modo di guadagnarsi il paradiso, di espiare innominabili colpe.
ancora più della bicicletta amo la corriera. qualche giorno fa c’era sciopero dei treni. con gioia ho preso una corriera che è presto entrata nella notte dell’entroterra portandomi a rasentare, con gli occhi, ficcati nel finestrino freddo case di posti dai nomi bellissimi: san colombano, cicagna, gattorna, bargagli.
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sicuterat ha detto:
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sicuterat ha detto:
Ciò che si vede nel commento n°12 è l’analisi delle occorrenze lessicali del post di Zena…
Potenza del web 2.0!
Istruzioni per l’uso: cliccare sull’immagine per ingrandirla a piacimente (sempre che il vostro browser non faccia le bizze…)
Fran
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§ §§
Cara Lunetta, caro Dodo, accomunati nelle stesse spericolate abitudini :)): cresce il numero dei sognatori ciclisti, mi sa:)
E non mi pare un brutto segno!
§§
Arden, Arden, a pensarle così, le Zampine, cambia tutta la storia!!!
Eccole, le case su zampe di gallina, a diventare isbe di una certa Baba Jaga, golosa di bambini in padella: arrosticini del bosco.
:) ciao, molto cara Anna.
§§
cara Habanera, abbiamo fatto un viaggetto a Creta, tanti anni fa, con una cara amica che forse condivideva un pochino della tua apprensione. Ben piazzata dietro al posto di guida, lasciò le sue impronte (unghiette conficcate) sull’orlo superiore del sedile del ‘solito’ conducente, cui non risparmiava suggerimenti di guida e di vita, previsioni di calamità naturali e malattie, anche contagiose, racconti dettagliati di incidenti storici, consigli sulla tenuta in curva e in verticale, sogni notturni di catastrofi e discrete indicazioni di rotte alternative.
In quel viaggio scoppiarono all’improvviso tre pneumatici… Mon mari continuava filosoficamente a dire che certe pesantezze, alla lunga….
Un saluto caro
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colfavoredellenebbie ha detto:
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Jazz, che passaggio gradito: grazie!
Sono convinta anch’io: “verso l’interno va il misterioso sentiero”.
Gli occhi chiusi seguono con cedevolezza questa strada.
E parcellizzare è un modo non per limitare o per chiudere, ma per riconoscere da vicino orme e tracce che portano altrove.
Ancora un grazie e un arrivederci.
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Generalessa Nuccina :))!!! D’ora in poi ti chiamerò così …Scheeeerzo: sempre un piacere ritrovarti, sai.
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Castoretpollux: c’è un vecchio ragazzo, qui, che ce l’ha ancora con me per averlo ‘costretto’ a vendere una bellissima moto, una Guzzi 500, credo, rossa assai. Ma nelle curve dialogava coi lombrichi!!! E io ne ero terrorizzata. Un saluto:)
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birambai ha detto:
Zampine sembra inventato da Rodari.
Fantastica cosa quella dell’attenzione sulle piccole e discrete unità.
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colfavoredellenebbie ha detto:
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Amfortas, credo che l’importante sia prendersi una pausa, una concessione al non fare: una specie di intervallo per brevi esercizi di fuga.
Grazie per questo passaggio: sono venuta a trovarti e già so che tornerò :)
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Fratello Iraz : devo raccontarti molte cose sulla corriera, che spesso spunta nei miei raccontini.
Devi immaginare quelle vecchie vecchie col muso arrotondato e i biglietti che si punzonavano con una tenaglia… Ci salivi e ti veniva subito da cantare: O fattorino dal ciuffo nero, fora il biglietto al (ripetere), fora il biglietto al (pausa) al passeggeeeeeeero ……
In realtà, per prima cosa,appena salita, io stavo male: per via dell’odore, ma poi mi divertivo.
E’ un odore che ho cercato di descrivere in mille modi, e solo per approssimazione, perchè sapeva di grasso cotto, di carburante ingrommato, di fintapelle, di pelo di cane bagnato, di maglia di lana mal asciugata, e anche di trielina…
Non so cosa darei per risentirlo, così.:)
(che belli nomi dei tuoi posti: io rilancio con Dragoncello, Stellata e Acquanegra…)
§§
Franz, caro Franz, dai, spiegami per bene, che io sono webilletterata assai e pure mi impegno poco per capire :))) Intanto un abbraccio da estendere in casa.
§§
Birambai :), proprio così: un nome da Rodari, con cui inventare nuove storie, alla Gelsomino nei paesi del Bugiardi, o alla Cipollino (io avevo una passione tuta alimentare per Pirro Porro:))
Già, le unità discrete: un modo per assaporare, come quando si spezza una copia di pane. Un saluto di affetto.
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sicuterat ha detto:
Zena, cara webilletterata Zena (ma non è un difetto, anzi, a ben guardare può essere un pregio…), in realtà basterebbe cliccare con il tasto sinistro del mouse sull’immagine per vederla miracolosamente crescere a dismisura ed occupare la quasi totalità dello schermo. Ma. C’è un ma: essendo un’applicazione Java (ohi ohi, cominciano i guai) occorre che il tuo browser (e siamo a due?) supporti la visualizzazione di tali applicazioni. Il che non mi è dato di sapere… Come facciamo? Riuscirai a pazientare ancora per quasi un mese?
Fran
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flaviablog ha detto:
Oh, che bello! Credevo di essere l’unica al mondo, insieme ai novantenni ed ai diciassettenni, a non guidare. Presi la patente a 19 anni anni, tanto tempo fa, ma non guido più dal 1994. Da quando l’alluvione mi portò via l’auto lungo il Po :-))) Non mi è mai piaciuto. Io sono lenta, se uso le mani non uso i piedi e viceversa e se ho da guardarmi in giro non uso né le mani né i piedi. Non ho mai fatto incidenti, perché per fortuna ho un carattere estremamente prudente, ma io *odio* le automobili. Puzzano. Puzzano di automobile, un loro particolarissimo odioso odore che mi ha sempre fatto venire nausea. Io resisto al massimo un quarto d’ora in auto, di più è già troppo. A me piace il treno: leggere, guardare dal finestrino, alzarmi, scrivere, mangiucchiare, andare in bagno, osservare chi scende e chi sale.
I nomi di paesi e frazioni sono curiosi. Dalle mie parti c’è un paese che si chiama Lu ( lupo, in dialetto). Tra le frazioni, mi rammento una Pollastra, ad esempio, ma non ricordo più di quale luogo sia frazione! :-)
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multiversum ha detto:
Il motore intanto faceva le fusa…:)))
un bacio da estendere a chi sa teneramente guidare e senza scosse..
L.
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varasca ha detto:
mi sa che zampine stava per balzare su alette, la frazione successiva :-D
(io chiudo ancora gli occhi in bici, se non c’è nessuno sulla ciclabile; all’altezza del centro sportivo, se il sole è sceso abbastanza, la lunga inferriata mi proietta una divertente ombra stroboscopica sulle palpebre!)
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cioccolatamara ha detto:
Bello Zampine. E che “lusso” potersi abbandonare così nel sedile accanto… Ti invidio un po’ e alla mia mente appare l’immagine dei Ferrero Rocher…
Un abbraccio
Cinzia
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Medicineman ha detto:
sei fortunata, perchè puoi fare a meno di guidare, e che il conduttore dei tuoi itinerari sognanti sia placido come un taxista. Raramente sono passeggero, come oggi, ed infatti oggi ho scoperto, sulla costola rosa della montagna che sovrasta una curva ad esse, delle abitazioni rupestri di cui non mi ero mai accorto, nonostante percorra quella strada da quindici anni almeno una volta al mese :-)
chau,a.
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stepa ha detto:
Hai visioni di dolce poesia, Zena, comunque, se nomen omen, non poteva essere altrimenti per Zampine…
Abbraccio grande.
S.
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majara ha detto:
Una storia forte e tenera, Zena. A me ha parlato di affidamento. Un po’ alla “sorte”, un po’ alle certezze. Che bello.
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colfavoredellenebbie ha detto:
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Caro Franz, sono sicuramente la più webilletterata del gruppo di amici: ma occorrono anche gli ultimi, diceva qualcuno:) Credo di essere portatrice inconsapevole di quel ‘ma’. Ma risolveremo, vero? Un abbraccio
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cara Flavia, io amo viaggiare in auto proprio perchè non guido: parassitaria sono :))))
Così mi passo e mi ripasso tutti i nomi strani: bisognerebbe censirli, perchè sono cataloghi di destini.
Un saluto bello riposat, da domenica mattina.
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cara Leti, il ricevente ha ricevuto, se ne compiace e rilancia:) A preeeesto!
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Varasca l’idea del paese ‘alette’, mi piace assai… Come si potrebbe chiamare il paesino successivo? Un saluto e poi ancora un altro.
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Cinzia, no no , dai, cambiamo cioccolatino che la donnina dei Rocher era così antipatica :)))))
Ti saluto tanto.
§§
Medicinamen, allora ti auguro altri viaggi di compagnia e di scoperta. Ciaoooo
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Caro Stepa, i nomi sono frutti da sbucciare: bisogna avere la pazienza di togliere le pelli dell’uso e delle abitudini, piano piano. Un abbraccio, grande.
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Majara, ‘af-fidarsi’ è parola che mi piace: fa parte del nostro dizionario domestico… Qui ci si affida all’attesa buona, sperando che i giorni abbiano bei colori. Un saluto grande e col sole, stamattina:)
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giuliadalmare ha detto:
Si sa che accanto ad una grande donna c’è sempre un grande uomo…! Va ringraziato anche lui, quindi, per il regalo prezioso di questi sguardi incantati e incantatori.
Un abbraccio, e grande, a tutti e due. g.
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AltraBetta ha detto:
ma tu guarda quant’è piccolo sto fazzoletto di nebbia padana. io ci abito, a zampine.
ora so chi era e cosa stava pensando la pazza che zigzagava al centro della carreggiata, l’altra sera…
:)))
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sgnapisvirgola ha detto:
Ma che bella questa storia degli occhi chiusi! Il piacere di essere sorpresi, la gioia di capire dove si è anche se non si vede dove si sta andando. Certo non è conveniente se si guida, ma se si ha un prode cavaliere dalla splendente armatura che conduce, la gentil donzella può concedersi il lusso di sognare. Poi, per fortuna, dei suoi sogni ce ne fa dono.*
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melpunk66 ha detto:
bellissimo
e poi come ti capisco!
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sistercesy ha detto:
e si, ti capisco,
conosco anche il contare gli alberi,
l’immaginare di giochi di luce tra le foglie, sdraiata a cercare le fate sopra me,
sto conoscendoti
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