La bambina aveva le ossa molli.
Anche la testa, un poco, in cima in cima: a toccarla pareva gomma dolce.
Se n’erano accorti con le convulsioni che c’era qualcosa a non andare: le braccia prendevano a tremare, e non era di freddo, nemmeno di paura. Era una scossa, fitta alle giunture, quasi l’osso volesse proprio uscire e pungesse la pelle di velina.
(Come il becco che preme contro il guscio e ne immagini la bava, azzurra e un po’ vischiosa)
L’avevano portata dal dottore, in un giorno senza cipollini, ché la Dilma si era presa la giornata.
Il tempo per capire cosa avesse mai ‘sta creatura che a sette anni pareva una formica. Con la testa grossa.
Ma cosa mangiava, quand’era piccolina, continuava a chiedere il dottore, mentre sentiva lo sterno con le mani e passava e ripassava le ginocchia gonfie.
La Dilma lo ricordava bene, quel suo petto che non aveva piena, e poi quel latte che arrivava piano. Stento stento. Amaro amaro.
Come adesso, con l’altro, lasciato a casa con la vecchia.
Eh.
Ma la Dilma non era da impagliata, da star bella distesa sul paglione a far la quarantena con il brodo e la gallina grassa nel piattino. Come quella sua cugina …
Campagna e cipolla, con un po’ di sale, e via di corsa a casa, con il petto fasciato che faceva male. La sant’anna la pregava quand’era a diradare, ché per la chiesa bisognava avere il tempo.
Così il latte era quel che era: averlo avuto, del bel finocchio lesso, che ti molcisce e ti fa gonfio il petto.
E la bambina non tittava mai, ancor meno di questo. Ancora meno.
E lei capiva che tutta la fatica, che tutta la stanchezza della terra poi si fanno fiele.
Unghie sulla carne viva.
Stringimento di rabbia e di rancore.
E allora sotto, a grattugiare il pane, a scioglierlo con l’olio l’acqua e il miele… Uno scotto sul fuoco.
La bimba, quello, lo mangiava. Come il bambino, adesso.
Per il resto polenta, dottore, ma di quella buona. Sì, sempre polenta, anche dentro un po’ di latte, la mattina.
Che ci si ammalasse per via dell’acqua e ‘l pane, che ci si ammalasse persino di polenta, era ‘na roba grossa, per la Dilma.
Adesso se ne andava a casa con quel nome di malattia che le grattava in testa, anzi gracchiava come una cornacchia, o come le brustoline asciugate dentro il forno, salate a scricchiolare.
E le pareva che la so’ putina fosse ancora più secca, con quel nome addosso.
C’era da portarla al mare.
Eh.
Anche l’avesse detto a suo marito, cosa poteva mai cambiare.
Chi l’aveva visto, il mare.
Quello di terra forse, se si drizzava dopo avere tanto spigolato. E le stoppie tremolavano là in fondo, a promettere l’acqua e un poco di frescura.
Il mare.
Taci con tuo papà . Sta’ mica dire che sei anche malata. Andiamo al caseificio, a chiedere del siero bello caldo. Un secchio. E dopo ci fai il bagno. Ché le ossa si aggiustano e passa anche il tremore.
La bambina si faceva trascinare, senza dire niente.
Solo con gli occhi grandi guardava la mamma e si lisciava il grembiule con la mano, quasi a tener fermo il suo piccolo petto di piccione.
Gretsch ha detto:
La vita agra. La pelle agra.
Un tale raccontava che, arcistufo di polenta, una sera uscì di casa e buttò la sua razione nel fosso. La mattina, affamato, andò a cercarla, la ripulì e se la mangiò.
Abbracci.
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
Ciao, Gretsch telepatico:)
(ho provato a raccontare del rachitismo, che era la croce delle mamme degli anni’30, qui da noi…)
"Mi piace""Mi piace"
Gretsch ha detto:
Mia madre inzuppava le fette di polenta nel latte, la mattina, e lo ricorda con nostalgia. Un bambino di oggi deve esse lì per morire di fame per accettare una colazione simile.
Bello, il tuo racconto.
"Mi piace""Mi piace"
Flounder ha detto:
è stupendo.
"Mi piace""Mi piace"
flaviablog ha detto:
Dalle mie parti mangiavano polenta e aringa. L’aringa era appesa ad uno spago, serviva ad insaporire la polenta, poi tornava a penzolare dall’alto.
Storia tristissima, che mescola povertà ad ignoranza. Miseria a condanna. Storia che è una ferita in questo Paese, che troppi decenni ha trascorso senza rispetto per il suo passato ed ora ne paga le conseguenze. Abbiamo guadagnato in benessere, ma non sempre in dignità.
Poi penso al petto di tante donne. Ho avuto una bisnonna, di campagna, che faceva la balia. Se il latte c’era, c’era anche qualcuno disposto a comprarlo.
"Mi piace""Mi piace"
cronomoto ha detto:
la povertà bussa con il becco, gracchia, lascia sconfitti.
ma ci vedo tanta dignità in questa storia, ecco.
"Mi piace""Mi piace"
multiversum ha detto:
un pezzo diverso, di realtà asciutta e cruda, di forza senza vie di uscita, senza mare
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
§§§§§§§§§§
Carissimi, tutti.
Magari mi fermo un attimo a dire una cosa.
Passo un po’ del mio tempo (non quanto vorrei) con la piccolina di mio fratello: vivacissima e tenera, insieme. Neanche 4 anni.
A volte ne sento la paura, a volte una gioiosità che non ha uguali.
Interagisco da sempre coi ragazzi, raramente coi bambini e ora ne sono catturata.
Anzi, incantata.
Anche per questo, forse, mi capita di parlare d’infanzia, in questo periodo, nei racconti.
Anzi, sto torturando le anziane di casa e dintorni perchè mi raccontino la loro di infanzie, che è cosa bella due volte, perchè è un ‘allora’ restituito con gli occhi e il sentire e il capire della vecchiaia.
Stavolta sentivo il bisogno di provare a raccontare la malattia, la cui coscienza si dice, si pratica, ma anche si sconfessa, per esorcizzarla.
E volevo raccontarla con l’in più della povertà e della fatica, con l’in più della non speranza, che però non è rassegnazione: è ricorso ad ogni cosa, anche al siero del caseificio, anche alle erbe e alle segnature…
E pure questa non rassegnazione, forse, ha una sua ruvidissima tenerezza.
Lo trovò il mare, la bambina, poi…
ma questa è un’altra storia:)
grazie a tutti e a ciascuno
(e scusate ‘sto pistolotto)
"Mi piace""Mi piace"
Gretsch ha detto:
Flaviablog, dalle nostre parti si dice che i poveri poveri intingevano la polenta nell’OMBRA dell’aringa :-)
"Mi piace""Mi piace"
isabel49 ha detto:
Questo racconto sembra uscito da un libro di fiabe, non per la storia che è autentica, ma per la narrazione lirica quasi fiabesca. La storia rispecchia una realtà del passato, quando tanti bambini venivano nutriti con i cibi poveri che c’erano, niente pediatra, niente alimentazione mirata alla sana crescita, ci si arrangiava. Sei veramente brava e… diversa.
Ti auguro una buona serata.
"Mi piace""Mi piace"
Gardenia ha detto:
Ti contagia la nipotina!
Sempre teneri e affascinanti i tuoi racconti. Smack, g*
"Mi piace""Mi piace"
arden ha detto:
Come ci si sente stringere nel petto da questo racconto, Zena!
Anch’io ho una mia nipotina, che (a parte la crudeltà della miseria) somiglia molto a questa del racconto tuo: la sua infelicità che forse nemmeno sa di esserlo, è tutta riassunta negli occhi e in quel gesto finale della mano a lisciare il grembiule, “quasi a tener fermo il suo piccolo petto di piccione”. Tu sembri sapere sempre tutto, Zena.
"Mi piace""Mi piace"
Grizabella1 ha detto:
Bel racconto, come sempre, però che angoscia per quella bimba….:((
"Mi piace""Mi piace"
Grizabella1 ha detto:
Dimenticato di augurarti una bella settimana, Zena cara :)
"Mi piace""Mi piace"
aquatarkus ha detto:
E’ bello quello che stai facendo. Questa storia dei ricordi, dico. Proprio adesso che nel nord felici e smemorati molti parlano con disprezzo di “quelli”, quelli che vengono a rubare il lavoro. Quelli scuri e troppo “abbronzati”.
Nessuno ricorda più le mamma padane che accompagnavano al mare del sud i bambini rachitici o i veneti mandati in Sardegna a bonificare paludi perché la malaria era già meglio della povertà e della pellagra.
Ogni giorno è la giornata della smemoria.
Meno male che c’è la memoria di Zena.
"Mi piace""Mi piace"
birambai ha detto:
Lo sai, lo sai quanto questi racconti mi stiano a cuore. Ha proprio ragione aquararkus quando dice che ciò che fai ha un valore non solo letterario, che in queste piccole storie c’è la storia grande che si fa viva.
Il suono delle cornacchie, da sempre suono di povertà e di morte, è un passaggio da incanto. Quel “gra, gra” che ricorda pellagra e gramigna. Da noi si pensava che le cornacchie dicessero “cras, cras”: domani. Come se il presente non fosse per i poveri.
"Mi piace""Mi piace"
toporififi ha detto:
Questa ruvida tenerezza, quando scrivi sento gli odori, sento la superficie di quella pelle sotto le dita, come se tu sapessi raccontare quello che la nostra generazione così visiva non può più vedere.
C’era uno scemo che incontravo spesso dal ferramenta, aiutava un artigiano.
Era bello storto, aveva un po’ di gobba e la bocca che sembrava la barzelletta del cognac Martel, era mite e paziente e non se ne andava dal negozio se prima non aveva controllato venti volte il resto.
Queste figure costellano la mia infanzia e non le vedo più che raramente, le vedo invecchiare più di me e mi preparo a quando non ce ne saranno più, allora penso che queste ruvide e sofferenti tenerezze abbiano un prezzo così alto che il lusso impallidisce a sentirlo.
"Mi piace""Mi piace"
cicabu ha detto:
Realisticamente duro questo racconto…a me si stringe il cuore…
Ciao carissima..^^
"Mi piace""Mi piace"
mezzaluna ha detto:
La bambina…
…c’è ancora…?
"Mi piace""Mi piace"
varasca ha detto:
i tuoi racconti mi restituiscono il passato di mia nonna, un vivere che non posso ricordare.. in qualche riga metti a fuoco ricordi che si lasciano accogliere, e speranze senza tempo.
"Mi piace""Mi piace"
aitan ha detto:
commento commosso
(almeno un po’,
ché si ha vergogna
a dire quanto o tanto)
"Mi piace""Mi piace"
Deli ha detto:
fa stringere il cuore…
"Mi piace""Mi piace"
irazoqui ha detto:
eh, ne ho sentite di storie così, storie di pellagra e malora, di latte amaro e poco. a volte scrivi con fenoglio seduto sulle ginocchia. sei scrittrice di razza, zena.
"Mi piace""Mi piace"
mezzaluna ha detto:
Allora, il prossimo post, ci dirai della bambina al mare….?
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
§§ sai, Gretcsh, anche la mia, di mamme, parla con nostalgia di questa abitudine:)
§§ Flounder, non sai il piacere di vederti passare di qui. Grande, davvero.
§§ cara Flavia, qui da noi la miseria era grande: più si scendeva il Po, nella direzione del Delta, più la povertà aumentava e diventava una maledizione. Le malattie erano proprio quelle della denutrizione e della fatica… C’era gente che soprav-viveva di fiume, in economia di precaria sussistenza: pescacciatori, raccoglitori di erbe e di ‘trogne’….Attività così difficoltosa e di incerto risultato, quest’ultima, che ancora oggi, nel nostro dialetto terragno, “trugnar” significa tribolare e tribolare. (un caro saluto)
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
§§
cara Crono, hai centrato la voce della povertà che ha becco e artigli; se non spolpa, trinciando ogni umanità, sa lasciare anche cose importanti: il senso della misura, il rispetto per ciò che serve, la dignità. Ne ho visto forme diverse… E temo continuerò a vederne.
Ciao, eh…
§§
Cara Multiversum, sì amarezza, ma anche forza delle donne, che cercano le strade, altre strade…
§§
cara Isabel, c’è che mi piace pensarle, queste storie, che nascono da briciole di verità raccontate, riportate nelle storie di casa e poi ricostruite con filo e ago e pezze. Perchè le briciole sono metonimie che cercano l’intero:)) Ti ringrazio e ti saluto.
§§
cara Gardenia: hai ragione :) ed è un contagio dolcissimo. Sono una zia assolutamente partigiana:))
§§
Anna, Anna, io sono sempre più convinta che non so nulla, invece :))) Solo intenerirmi, so. Ti abbraccio.
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
§§ cara Grizabella, eccoti tornata: allora il pc è guarito:) … c’è un altro pezzetto di storia, ma sta ancora cercando le sue parole. Un saluto.
§§ Aqua, che cose grandi e vere mi dici. Siamo stati gente dalle valigie di cartone, noi soprattutto. Tanti lo hanno dimenticato, così come cercano di cancellare dolore e vecchiaia. Un abbraccio.
§§
Birambai, che immagine bellissima mi regali: le cornacchie che dicono domani. Forse aveva ragione Pascoli a dire che le creature dell’aria hanno saperi che vengono dall’alto e ne sono notizia. Quel cras me lo tengo stretto, perchè è un segno sovvertitore, un rovesciamento di senso: certo taglia il presente ma, chissà…. domani, forse è anche zattera.
Abbraccio e abbraccio:)
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Topo, mi tengo caro quello che dici e ti ringrazio. Ci sono giorni in cui, nella strada vecchia e sempre più vuota del mio paese, quella delle botteghe morte, pare questione di un attimo poter incontrare di nuovo certe camminate, certe voci, certi saluti che sono spenti , piano piano, senza clamori e senza sorprese. Appartenevano a figure a volte simili a quella che hai descritto, a volte a persone assolutamente diverse: insieme facevano una coralità a maglie strette, che ora manca e non è soltanto il risultato di una sottrazione. Un saluto grande (e un grazie)
§§
Carissima Cicabu, grazie. Solo non vorrei rattristarvi, con queste storie…Convivono con altre, di segno diverso. Un saluto d’affetto.
§§
Cara mezzaluna, quella bambina c’è stata, è diventata molto anziana e mi ha regalato i vestiti più belli che una bambina potesse desiderare:)
Ciao, bella.
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Varasca, ho una mia teoria: c’è un momento in cui la vita prende un po’ la forma dell’imbuto. Le storie scorrono e convergono: arrivano e fanno fitto. Bisogna star lì un po’ a districarle, ecco :) E non sai più chi ricorda che cosa: allora se ne accetta il transito e la contaminazione. Un saluto grande assai.
§§
Aitan, molto caro Aitan… così mi fai perdere le parole, sai, ché mi commuovo anch’io. Un abbraccio.
§§
E un abbraccio pure a te, Deli, amica dal cuore grande.
§§
Iraz Iraz: magari :) tu evochi uno degli scrittori che amo di più, uno di quelli che sanno conficcarsi nelle cose come le unghie nel burro.
Non gli potresti togliere neanche una parola. Pudore anche solo a parlarne. (grazie, Iraz. Saluti di cuore)
§§
Ciao Lunetta: arriverà, arriverà…:)
Buona notte a tutta la pagina, a chi è passato e forse passerà
z.
"Mi piace""Mi piace"
Gardenia ha detto:
Baciosmack!
"Mi piace""Mi piace"
giuliadalmare ha detto:
Mi vengono in mente quelle ballate popolari, che raccontavano il dolore e la miseria della gente con naturalezza, su una melodia semplice e piana, e proprio per questo tanto struggente. Sento tanta musica in questo racconto, sai Zena? La voce di parole antiche e familiari, i suoni che si chiamano e ritornano stretti nel patto del ritmo. E poi: “averlo avuto, del bel finocchio lesso, che ti molcisce e ti fa gonfio il petto”, non sembra una canzone?
Come sempre, grazie. E un abbraccio, g.
"Mi piace""Mi piace"
dodo712 ha detto:
Hai scelto di raccontare piccole storie di un mondo che non c’è più ma che continua a vivere nei ricordi di chi l’ha vissuto o ne ha sentito parlare, come l’ambasciatrice di un paese che ormai non sappiamo più dove sia.
Ci ricordi che la vita, allora, non era solo un acquerello dai colori delicati ma lotta dura e senza scampo contro il destino della propria condizione. Ce ne siamo dimenticati da tempo. Per molti sono memorie lontane o inconcepibili, ma è giusto continuare a raccontare.
"Mi piace""Mi piace"
mezzaluna ha detto:
Ti voglio bene Col!
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
Buon giorno: è sabato e c’è il sole.
Pare buona cosa.
Dunque, saluti diffusi.
Intanto…
Poi torno :)
"Mi piace""Mi piace"
feritinvisibili ha detto:
Qui a Tuzla (Bosnia) invece nevica e tutte le cose se ne stanno nell’incanto rannicchiate intorno al proprio tepore, grazie per i tuoi racconti meravigliosi
"Mi piace""Mi piace"
linodigianni ha detto:
le malattie dei poveri, la mancanza di vitamine..mi hai ricordato i mangiatori di patate di van gogh, stessa atmosfera inquietante..ciauCol, un abbraccio
"Mi piace""Mi piace"
AltraBetta ha detto:
“che ci si ammalasse persino di polenta era ‘na roba grossa”: l’universo schietto della Dilma condensato in una frase.
tocco di classe il congedo in cui la bambina “oggetto passivo” della storia prende vita, facendosi tutt’uno con quel “guardava” e *lisciava* fare.
"Mi piace""Mi piace"
pispa ha detto:
ah, zena, tu mi fai sospirare..
son proprio piccoli petti di polletto ancora piccolo, incavati, così candidi e doci che li stringeresti nelle mani per scaldarli, come se servisse a farli più forti :)
"Mi piace""Mi piace"
flaviablog ha detto:
Le tue testimonianze sono utili, oltre che ad esser bellissime sul piano letterario, tanto che considero questo blog la mia “oasi di pace”, perché si tende a pensare che campagne e città del centro-nord Italia siano stati luoghi mediamente ricchi e non è vero. Il bracciantato agricolo, il proletariato urbano erano poverissimi. Indigenti, e la loro pochezza economica era in contrasto vistoso con la ricchezza del mondo agricolo dei padroni, o del contesto altoborghese cittadino.
"Mi piace""Mi piace"
Gardenia ha detto:
baciodomenicale, g*
"Mi piace""Mi piace"
cicabu ha detto:
Ciao Col..buona settimana…^^
"Mi piace""Mi piace"
Grizabella1 ha detto:
Passo per lasciarti un saluto :)
"Mi piace""Mi piace"
mezzaluna ha detto:
Becetto mattutino e infreddolito :)
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
Lo vedete?
Sono una accumulatrice di arretrati.
Questo blog sta diventando come il mio tavolo di lavoro: nell’angolo vicino al muro (lontano dagli occhi, ma NON lontano dal cuore), le lettere, le carte a metà, le promesse; un po’ più vicine, spazialmente, le tracce dei doveri, le cose da fare, rivedere….
Succede che quanto si ama fare, arrivi per ultimo.
Così è.
Allora, almeno un giro di saluti.
§§
per ringraziare e contraccambiare Gardenia
§§
per dire a Giuliadalmare che i suoi commenti mi arrivano sempre come un ragalo che mi commuove: aria di casa mia, con l’aggiunta di altre vite che vorrei tanto avere vicine pee ‘sogguardarle’.
(Ciao, cari tutti, un abbraccio grandissimo.)
§§
per dire a Dodo che forse ha proprio ragione: è una scelta di campo e di parola, forse… Perchè sento più mie certe atmosfere, certe storie, che, pensa, non ho vissuto in prima persona, ma ho imparato ad ascoltare, sempre uguali e sempre diverse, mescolate, inventate, addomesticate, ma sempre così vive e così vere, da sembrare vite aggiuntive. Grazie, carissimo Dodo: ho tanta voglia di venirti a leggere. (scusa “i mancati giorni…”)
§§
per dire a Mezzaluna che mi è tanto cara: saluti multipli per ogni tuo passaggio gentile. Ciaooooooo
§§
per ringraziare di cuore Feriteinvisibili, che apre una finestra su una realtà lontana e vicinissima. Grazie, davvero.
§§
per abbracciare Linodigianni, che legge sempre con occhi grandi.
§§
per dare il benvenuto ad AltraBetta, che sa di nebbie, di parole e zampine:)
§§
per dire a Pispa che sento e-sat-ta-men-te la stessa sensazione e ugualmente vorrei fare non so cosa per scaldare il mondo… (un abbraccio)
§§
per dire a Flaviablog che condivido pienamente le sue considerazioni e penso, con lei, che dovremmo tutti meglio sapere da dove veniamo: almeno per un fatto di coscienza.
§§
per salutare ancora, nello stesso giro di pensieri ‘grati’, Gardenia, Cicabu, Mezzaluna e Grizabella.
Facciamo finta che oggi sia lunedì: buona settimana a tutti.
"Mi piace""Mi piace"
cochina63 ha detto:
che tristezza, sarà che per ora prego… per una bambina piccolissima… Ti mando un abbraccio
"Mi piace""Mi piace"
sgnapisvirgola ha detto:
Amica mia, mi lasci sempre senza parole. Vorrei raccoglierli da qualche parte e farli leggere ai miei genitori. Lo farò. La terra è meravogliosa e faticosa, ma unita alla miseria, quanto il mare, hanno fatto patite tante mamme e tante figlie. E’ commovente, come sempre sono i tuoi scritti. Divini nella forma, speciali per contenuto. Non c’è un anfratto dell’animo umano che tu non sappia portarlo alla luce con dolcezza e rispetto, fosse anche il più oscuro. Attraverso le tue parole anche le cose più spaventose si puliscono e assurgono alla dignità del vivere. Ogni cosa puoi raccontare amica mia, che io ascolterei per ore e ore.
"Mi piace""Mi piace"
triana ha detto:
Mamma mia cavolfiorino, questa mi ha fatto proprio stringere il cuore!
"Mi piace""Mi piace"
cicabu ha detto:
…^^
"Mi piace""Mi piace"
BANNY84 ha detto:
CIAO, T LASCIO UN SALUTINO :-)
"Mi piace""Mi piace"
Grizabella1 ha detto:
Un abbraccio per il fine settimana :)
"Mi piace""Mi piace"
isabel49 ha detto:
Buon weekend, un caro abbraccio, Annamaria.
"Mi piace""Mi piace"
Gardenia ha detto:
baciobacio,g*
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
§§§§§§§§§§§§
buona domenica :)
io la comincio, sotto un cielo che promette risvolti acquatici, con saluti e saluti:
a Cochina, a Sgnapis, a Triana, a Cicabu, a Banny. a Grizabella, a Isabel, a Gardenia :)
…..e a chi ha la pazienza di passare nonostante la penuria di post .
Grazie, a tutti e con affetto
z.
"Mi piace""Mi piace"
mezzaluna ha detto:
Col…non me ne importa niente se passi o posti poco…mi basta venire qui a “casa tua”…luogo di piccole ma rassicuranti certezze!
:)****
"Mi piace""Mi piace"
cicabu ha detto:
…^^
"Mi piace""Mi piace"
isabel49 ha detto:
Buon lunedì carissima, scrittrice nobile. Un abbraccio.
"Mi piace""Mi piace"
colfavoredellenebbie ha detto:
Grazie, ragazze :)
buon lunedì à tout le monde
"Mi piace""Mi piace"
sistercesy ha detto:
ma lo sai che anch’io mangiavo la polenta bollente nel latte freddo?
“al minuss”, quanta povertà c’era,
bellissimo anche questo
"Mi piace""Mi piace"
FIOREDAUTUNNO ha detto:
che bel racconto…triste e vero, la povertà, com’è brutta, specie per i bambini. la fame, la guerra. lasciano segni profondi.
scrivi bene e ringrazio l’amica che mi ha segnalato il tuo blog.
bentrovata e buona giornata :o)
"Mi piace""Mi piace"