C’era il sole, oggi, e un respiro di vento, il primo a suggerire semine e trapianti.
Ho interrato un bulbo di giacinto, piano, per non sciupare le radici sottili e molli: quasi una peluria.

Sono vitali i filamenti che chiedono la terra: hanno il colore del latte e dell’infanzia.
Piace metterli a dimora e pensare che si srotoleranno, al chiuso.

Sempre, piantare un bulbo è ricordare la storia dei tre luoghi, di Liscano:

quello della “luce che vola” e s’abbaglia nell’altezza delle cime;
quello del cielo buio, al fondo, cavo-pieno di vene e fenditure;
quello della “terra degli uomini”, verde di grano o capelvenere, pelle di confine.

Basta sbucciare la pelle per trovare l’altrove, succhiarne il soffio e aspirare alle cime.
Il bulbo comincia a camminare, ora…
Ciclici ritorni

Onda di acqua dolce
                            portò una pianta
fino alla riva
                  Sulla riva
la pianta gravida
                       originò un germoglio
il germoglio ripeté la pianta
sulla riva
             Una pianta portata
dall’acqua dolce
                      seccò
senza germogliare
La pioggia trascinò i suoi resti
fino all’acqua dolce
                            che alzò un’onda
gravida di una pianta
                             gravida di un germoglio
sulla riva… 

(J.Liscano)

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