Ieri, nel pomeriggio, ero in una piccola e vecchissima casa di campagna, di quelle bianche, con le imposte rosse,  gli alberi e un cane infangato a fare da contorno: resiste per istinto tribale, pure per generose iniezioni di cemento e di speranza, ma ha una innata tendenza a profondare. Nella Bassa più bassa. Nella nebbia che sa diventare pioggia e gocciolare, pesante e fredda.

C’era da scaldarla, la casa, per  aprirla agli amici di qui, quelli stanziali.
Bisognava ‘attendere’ al fuoco di due camini e due stufe di terracotta, in quel ‘tendere ad’ che ne svela la benevola tensione, fatta di cura e di pazienza.
Trattasi di fuoco autarchico, naturalmente: vive di tronchi e rami del giardino, atterrati dal vento o dal fulmine o da interno patimento, poi tagliati e impilati a filo di muro. Tornano in circolo e portano in dote gli odori e i tempi dell’estate.

C’è un punto strategico nella stanza grande: dalla poltrona si può vedere la fiamma a lato e quella in fondo, a fronte. E sentire il lavoro delle stufe.
La legna giovane fischia un po’ stizzita, ha crepiti d’orgoglio, schiocchi d’umore che scoppiano improvvisi e soffi e fischi. Salice e pioppo, uniti nella lotta, pensavo, ascoltando e guardando ipnotizzata: già pregustavo lo sciame furibondo che un ceppo tutto intero avrebbe di lì a poco suscitato, nel camino.
La legna vecchia, invece, ha tonfi più composti, tiene le braci a cova, con voce che borboglia: è un lento macinare sottotono di acero e di pruno, con qualche impennata di favilla, che solo intravedi dietro il portello della stufa.

Questo ascoltavo, ieri, nel silenzio della casa che non chiede, nell’intervallo del fare e del dovere.
E mi dicevo quanto stavo bene con la musica del fuoco: compiutamente bene.
Mi sentivo come quando sono qui, in questa casa d’aria e di racconti.
Con le mie parole sulle dita e la voglia soltanto di metterle in riga.
Con le vostre parole, di pioppo o di salice, di acero o di pruno, che danno voce alle mie.

Buon anno, amici cari: di buone storie, di buon fuoco da ascoltare.
E grazie.
A tutti e a ciascuno.