La strada spegneva piano la sua voce.
I tonfi di mannaia calavano in sordina sul ceppo del beccaio: la vetrina li teneva dentro.
(Non urlava il grembiule con gli schizzi rossi, se si passava in fretta, magari senza sguardi)
Due passi ancora e tutto si taceva, perché la via cambiava ad ogni soglia.
E chi voleva un po’ di vita sfusa, la speranza di un bulbo addormentato o di un cespo dischiuso a primavera, lì poteva entrare, nella bottega scura: non le bastava il portico per l’ombra, c’era bisogno di una porta buia e del regalo fresco di un’imposta.
La bottega dei semi stava zitta, come con l’ovatta intorno: solo alterni pigolii dietro la tenda e dialogo di cocorite, sospeso nella gabbia.
Chi si fermava incerto sull’ingresso, nella penombra che tutto indistingueva, si lasciava chiamare dagli odori: dall’alito della terra grassa, dal cotto del sole in forma di granaglia, dalla foglia che si macera e si scioglie e dal sale amaro, ruvido alla gola. Un senso di pastone da pollaio, di umore assorbito dalla crusca.
La bambina entrava senza far rumore, con la lista piegata nella tasca.
Se la signora parlava col fattore, c’era modo di infilare la mano nei sacchi con l’orlo rivoltato.
Bello muovere le dita, sentire lo scorrere dei grani e trovarsi il palmo quasi bianco: polvere di frumento che sfarina.
Bello toccare il freddo dei cristalli azzurri, lasciarsi un poco pungere, volendo: si poteva pensarne una montagna che luccicasse contro il sole o sperare d’averne uno in dono, perché il verde rame diventa talismano prima di arrivare sul muro della vite.
E poi guardare i semi e le sementi, tutti così fini. Nei cassetti in pila sopra gli assi, a fare da parete e da granaio. Ci dormivano anche i tuberi di dalia, in certa terra soffice e sgranata.
C’era da aspettarsi che un chicco si rompesse con rumore o un bulbo si crepasse all’improvviso e un soffio verde, a punta o arrotolato, si snervasse fuori dal cassetto e diventasse foglia, tralcio addirittura, veloce come pisello magico da fiaba.
Cosa vuoi? disse la signora.
Dopo tante meraviglie, la vergogna di leggere misure dettate da suanonna: dieci pizzichi di semi di lattuga, dieci pizzichi d’insalata ricciolina, un cucchiaio di semi di radicchio, una sessa minore per fave e fagiolini, una tazza di semi per le zucche e un po’ di zampe d’asparagi, se fresche…
A dosi di pozioni e sortilegi, tutto l’orto finiva e cominciava in cartocci di carta di giornale.
Non ho resto di moneta spiccia. Aspetta che ti do una cosa.
La donna sparì dietro la tenda e tornò con un pulcino giallo.
Ti spiego come devi fare.
C’era da tenere le ali tutte ferme, strette nel pugno, senza aver paura, ma la bambina aveva mani piccole: servivano proprio tutte e due.
Ricevette il caldo del pulcino come l’oracolo nel gioco, quando in cerchio, con i palmi a conca, si aspettava l’arrivo del tesoro: l’amica lo teneva nelle mani giunte e passava in rassegna le altre mani, con un gesto quasi di preghiera. In quale conca sarebbe scivolata la biglia oppure la conchiglia? Chi avrebbe premiato nel segreto della filastrocca?
Attesa di un segno d’elezione.
La bambina restò come incantata, l’orto ficcato nelle tasche e le mani piene di bellezza. Bellezza viva. Perfetta nel becco di un pulcino che cercava un pertugio fra le dita. Perfetta nel solletico di piuma, proprio sul polso, sulla vena azzurra.
barchedicarta ha detto:
ma dico io tu dove sei stata fino adesso nel pianeta dei poeti…?
scrivi da dio zena, amica lontana come mi piacerebbe incontrarti un giorno, parlarti che qui c’era un magazzino un ex cinema diventato negozio di sementi, buio freddo con dentro quell’odore del mangime, quei cappelli del raggio di sole di paglia gialli da tenere in testa come una corona di regina,,,,e i fiori sì mia madre mi mandava a prenderli, non avevamo giardino ma grandi vasi tutti in fila ordinati che io mi sentivo all’ombra anche senza alberi…
grande zena
felice di questo incontro
felice di questa scrittura che si fa amare corteggiare
attesa di un segno d’elezione, splendida frase…
per me tu sei già eletta…
scusami l’entusiasmo ma avevo bisogno di leggerti…
robe così ti mettono in pace l’animo ecco meglio consolano
sì consolatrice zena… grazie
abbraccissimo
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cicabu ha detto:
Bellissimo Col..sei grande! Troppo brava…con te i ricordi non vanno persi…come spesso mi succede mi ci ritrovo nei tuoi racconti…anch’io andavo in un negozio che chiamavo il "sementaio"..i profumi , gli odori erano proprio gli stessi che descrivi qui..pure lui vendeva i pulcini ed era una festa quando andavo con il nonno a ritirarli..si prendevano anche i semi per l’orto messi nei cartocci di carta di giornale….ma io non so descrivere nè raccontare…..
Ciao carissima..buona settimana…^^
ps..ho messo il banner
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Gretsch ha detto:
La tenera bellezza della gioventù la si vede nel pulcino. Che poi diventa pollastro, pollo, gallina, se non cappone… e addio poesia :-)
Quelle botteghe scompaiono ad una ad una ogni giorno, e tu ce le conservi: io conservo invece una sessola del vecchio biscottificio. Che non conosce più i tuffi nella farina.
Ciao, Zena (è vero, sei consolatrice nata).
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sgnapisvirgola ha detto:
o sperare d’averne uno in dono, perché il verde rame diventa talismano prima di arrivare sul muro della vite.
Ricevette il caldo del pulcino come l’oracolo nel gioco, quando in cerchio, con i palmi a conca, si aspettava l’arrivo del tesoro: l’amica lo teneva nelle mani giunte e passava in rassegna le altre mani, con un gesto quasi di preghiera. In quale conca sarebbe scivolata la biglia oppure la conchiglia? Chi avrebbe premiato nel segreto della filastrocca?
Attesa di un segno d’elezione.
Ogni volta c’è una tale capacità di sintensi, di emozione, di scrittura poetica e profonda, che si forma il nodo in gola, come quando si ammira la bellezza dei miracoli della natura.
Si torna bambini ogni volta, si ripescano emozioni antiche anche se non si è mai entrati in un negozio di sementi.
Ma è come se fosse, tanto sono precisi e dettagliari i confini del sentire.
Ricordo la morbidezza del piumino del pulcino, più morbido del pelo morbido di un gatto. La frenesia dell’esserino tra le mani così perfetto e così piccino. L’emozione e il sussulto di averlo tra le mani, la paura di fargli male e trattenere il respiro, le mani paralizzate a conchiglia, per paura di stringere troppo.
Ricordo il gioco del tesoro nelle mani a conca, il segno d’elezione che sanciva legami che si credevano per sempre.
E penso ai segni d’elezione che ci si scambia da adulti. Di mani morbide, materne e amicali, mani a conca così ricche di tesori inestimabili: un pensiero affettuoso, una lacrima di condivisione, la marmellata di more, una carezza, i finocchi buoni col formaggio, le parole scambiate e dedicate e le parole taciute ma intuite, le cipolline in agrodolce, le parole scritte, che lasciano un segno indelebile.
Quando si è molto fortunati nella vita, s’incontrano bambine della bottega dei semi, che sapranno da grandi, far germogliare nutrimento per lo spirito, la mente e il corpo, in un’unica perfetta armonia.
tvb
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Grizabella1 ha detto:
Adoro questi tuoi racconti. Ma metterli in un libro no? Un bacione Zena cara :)
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setteparole ha detto:
E’ la tua vena che è meravigliosa e che si traduce per noi in immagini che non vorrei mai perdere del tutto. Perciò continuo a passare, di tanto in tanto, per non lasciare i contatti che amo di più.
PS. non sono più anonima e posso commentare di nuovo.
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arden ha detto:
Era tutto un battito il pulcino, l’unico, che osai prendere tra le mani da bambina: un cuore avvolto nelle piume.
Cara Zena, quanta emozione, sempre, nel leggere i tuoi racconti così pieni di sensazioni tattili, di odori, di ombre e di luci, e nello stesso tempo così lievi, così simili alle piume – con dentro il battito del cuore:-))
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sostituta ha detto:
e il rito della semina, era come partecipare alla creazione. vi si assisteva con la semplicità di chi sapeva già tutto., senza averne il sospetto.
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madeinfranca ha detto:
……….
E chi voleva un po’ di vita sfusa,
la speranza di un bulbo addormentato
o di un cespo dischiuso a primavera,
lì poteva entrare, nella bottega scura:
non le bastava il portico per l’ombra,
c’era bisogno di una porta buia
e del regalo fresco di un’imposta.
La bottega dei semi stava zitta,
come con l’ovatta intorno:
solo alterni pigolii dietro la tenda
e dialogo di cocorite, sospeso nella gabbia.
Chi si fermava incerto sull’ingresso,
nella penombra che tutto indistingueva,
si lasciava chiamare dagli odori:
dall’alito della terra grassa,
dal cotto del sole in forma di granaglia,
dalla foglia che si macera e si scioglie
e dal sale amaro, ruvido alla gola.
Un senso di pastone da pollaio, di umore assorbito dalla crusca.
La bambina entrava senza far rumore, con la lista piegata
nella tasca.
Se la signora parlava col fattore, c’era modo di infilare la mano
nei sacchi con l’orlo rivoltato.
Bello muovere le dita, sentire lo scorrere dei grani
e trovarsi il palmo quasi bianco: polvere di frumento che sfarina.
Bello toccare il freddo dei cristalli azzurri,
lasciarsi un poco pungere,
volendo: si poteva pensarne una montagna
che luccicasse contro il sole o sperare d’averne uno in dono,
perché il verde rame diventa talismano
prima di arrivare sul muro della vite.
……….
…è che DìDì adessovuole -anche ripetere !-
canzoncine/filastrocche/poesie…
l’ho portato qui…sicura di assonanze e rime e enjambements…
insomma della TUA poesia…
…Cara caraZena…che bello il ri/torno
…la seconda volta del cuore_e_del desiderio
( DìDì ringrazia…e anche la suanonna )
bisous !
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stepa ha detto:
ti lascio un affettuoso saluto, mia cara Zena, seguendo il filo di parole che si aggomitola ai tuoi ricordi fino ad arrivare alla rivelazione del senso ultimo e più nascosto della tua prosa prestidigitatrice: un leggero soprassalto del cuore per un ohh a stento trattenuto davanti al mistero d’esistere.
un abbraccio grande.
s.
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giuba47 ha detto:
Zena Cara, mi emoziono, sento quello che racconti, è come se fossi dietro a quella bambina a guardare ciò che di "miracoloso" succede ogni volta che c’è un cuore che vibra con ciò che lo circonda e ne sente tutte le sfumature. Bisogna seminare questa sensibilià Ci dovrebbero essere "semi" di questa sensibilità da spargere ovunque, bisognerebbe rendere fertili i terreni perchè i semi attecchiscano e spero davvero che tutto questo possa accadere o in qualche modo stia già accadendo. Tu lo stai facendo.
Capisco ogni volta di più ciò che dici.
Ho sentito l’emozione del tenere in mano un uccellino caduto da un nido. Ho cercato di scaldarlo, di rassicurarlo, di nutrirlo. Ero bambina e volevo che vivesse, Che vivesse anche grazie al calore che cercavo di trasmettergli.
Di questo calore tutti abbiamo bisogno, siamo tornati ad essere "pulcini"…
Un abbraccio e un grazie di cuore
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cristinabove ha detto:
è una meravigolia leggerti.
scrivi di poesia della vita, di mani che diventano culle e conchiglie e portasogni.
si rimane in una sorta di incantamento, il respiro sospeso, ammaliati e speranzosi che il mondo altro esista davvero… il mondo della bellezza nascosta, dei canti appena sussurrati.
Grazie!
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marosit ha detto:
(…e se il Comandante delle Lune passa di qua e legge, quest’anno la primavera comincerà con due mesi di anticipo :-)
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linodigianni ha detto:
eh, se dovessero disattivare la centrale nucleare che hai in testa, con i miliardi di piccoli scomparti per conservare il ricordo degli odori, dei sapori, dei dolori
impighierebbero diecimila anni, peggio dell’Uranio.
Perchè tu sei una bambina di otto anni ancora oggi, solo
che nel frattempo ti sei impossessata di Borges,Prop e carroll.
E sai pure fare benissimo i tortellini.
Roba che il grado zero della scrittura, ci fa un baffo.
( Hai ragione, Zena, non pubblicare su carta.
Per te, sarebbe limitante: te sei una spora, che si apre a Primavera.
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beykhappel ha detto:
Ti ho scoperta oggi e sto leggendo a ritroso queste tue perle.
Nonostante la neve ghiacciata agli angoli del giardino e il vento che scuote gli alberi spogli…e’ arrivata la primavera.
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annaritav ha detto:
Quanti bei ricordi sai sucitare con le tue semplici eppure profonde parole! I sacchi pieni di semi e i morbidi pulcini… quei poveri pulcini che alla fiera vendevano con le tenere piume orrendamente dipinte di rosso o di verde e che eranio destinati perciò a morire in un tempo ancora più breve.
Grazie, cara Zena! Un abbraccio
Annarita
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birambai ha detto:
Tu sei una conchiglia. Di quelle che dentro ci senti tutto.
Ora vado e mi faccio pulcino.
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cronomoto ha detto:
l’orto ficcato nelle tasche: è una ricchezza
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Senza ha detto:
Non ti faccio complimenti, sarei ripetitivo, e non mi piace, nè ti piacerebbe. Ritieniti complimentata per definizione. Ritieniti ammirata.
Perciò ti dico quello che mi ha colpito: il rosso muto del sangue che schizza, il verdeazzurro freddo dei cristalli del verde rame, cui finora avevo sempre pensato come schizzi sporchi e puzzolenti sulle piante, il bianco farinoso sulle mani passate nelle granaglie, il giallo morbido e solleticante.
Che bello averti conosciuta!
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nowhereman56 ha detto:
Chapeau a questa storia minuta e delicata di piume come il suo protagonista
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colfavoredellenebbie ha detto:
orasesta
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imaginaire ha detto:
molto tenero
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dodo712 ha detto:
Se questo blog fosse una boccetta andrebbe tenuto nell’armadietto dei medicinali oppure nella cassetta del pronto soccorso, in caso di urgenza. Nel caso servissero schegge di ricordi ecco che qua ritroviamo la scintilla, abbellita dalla miglior scelta di parole, la spinta per ripercorrere sensazioni e profumi già vissuti. Per immergere di nuovo le mani da bambino nei sacchi pieni di piccoli semi e farsi massaggiare dal loro movimento fino ai gomiti. Ricordo come guardavo affascinato il movimento delle dita del padrone del negozio mentre chiudeva i semi nella carta di giornali, arricciandone i bordi.
Devi avere qualche magico potere, tu.
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isabel49 ha detto:
Un affresco delicato che dipinge storie del passato, ricordi variopinti, armonia elegante di parole.
Le immagini raccontate sono delicate e soavi come il tuo pensare, quella bimba volteggia in queste righe e la conchiglia è scrigno melodioso.
Bravissima, meravigliosa Zena.
con sincera ammirazione
annamaria
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Senza ha detto:
Zena! Ora sesta… ho scaricato L’acqua dei padri e Storie bambine, ho creato sul mio pc una cartella apposta. Le leggeremo (M&E) con calma, attenzione ed emozione, come si deve fare con le poesie. Grazie.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Caro Senza, il link a Ora Sesta ……….era per indicare l’e-book di Bobboti!!!
Scaricalo, perchè è molto, molto bello. Un saluto grande, in casa:)
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colfavoredellenebbie ha detto:
Premessa: resto senza parole quando la vostra risposta è così carica di partecipazione.
A volte ho paura che il mio modo di raccontare a dorso di formica possa finire con l’infastidire il lettore, tanto sono impercettibili e senza estensione le cose che provao a narrare.
La vostra accoglienza mi fa pensare di poter continuare.
Grazie, eh.
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Atward ha detto:
incanto è la tua parola … io semplicemente incantato.
ciao ciao
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
cara Cristina delle barchedicarta, il mio pianeta è molto terragno: ha l’ argine e un fiume intemperante, una piazza che si è quasi convertita in strada, le case belle e brutte, le cose belle e brutte, troppo grandi o troppo piccole di ogni paese.
E’ che si vive a isole e così, ogni giorno, se ne attraversa una: quella dei tetti, quella delle botteghe morte, quella dei pioppi… E si portano dentro le altre isole, quelle che fanno da sotto-sfondo a queste, che intravedi in trasparenza dentro l’esistente e dentro il tempo e ti dicono che tutto è semplice solo in apparenza…
Un abbraccio, con affetto: felice anch’io di questo incrocio.
§§
Cara Cicabu: i cartocci di carta di giornale ce li ricordiamo bene, vero?
I ragazzi non sanno neanche cosa siano. I cartocci delle caramelle d’orzo, quasi di zucchero candito, erano di carta oleata e gentile; quelli dello zucchero avevano un colore impagabile, mai più ritrovato e sempre rincorso…Un saluto grande e a ritrovarci in un altro pezzetto ‘percettivo’ :)
§§
Gretsh, sono più favorevole all’idea del brutto anatroccolo, fedele al motto ‘ bel in fassa, bruuut in piassa’ …. :) e….quindi….viceversa.
(gelosissima della sessola del vecchio biscottificio: barattiamo con una manciata di semi buoni?)
§§
cara Silvia, grazie. Bisognerebbe catalogarli i giochi poveri dei bambini: ne uscirebbe un quadro di regole e di ruoli, iceberg emergente di un mondo sottorraneo. Oltre al gioco del tesoro, io amavo tocaculor: si dovevano inventare le sfumature più strane e riconoscerle nelle cose; si eri costretti non solo a guardare ma anche a vedere e a distinguere…E le cose più schife e insignificanti diventavano d’un tratto portatrici di un colore prezioso:). Si crea una bella comunità nel gioco: quella ‘felicità di compagnia’ che cerco di tener accesa e nutrita:)
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
cara Griza, questo è uno spazio che mi piace. Di libertà, di esonero dall’obbligo, senza mete e soprattutto senza fini.:)
"Andremo più in là con il nostro estro vagabondo/ di quanti iregolarmente mbrarcati con remi e vele"…
§§
Cara Sette, io sono contenta quando trovi il modo di tornare: non perdere la strada :)
§§
E’ vero Arden: i pulcino sono cuore con le piume intorno… Forse solo tachicardia e tremore. Ne avevo paura. La rivivo quando, nelle case di campagna, un passero va ad infilarsi in una canna fumaria…E lo senti muovere quasi con affanno. E allora capisco perchè alda merini ha definito la pazzia come un ‘passero grigio’, forse di fumo e fuliggine.
Ciao, cara Anna.
§§
cara Sostituta, in quel ‘senza sospetto’ hai scritto meravigliosamente tutto il non sapere ‘maraviglioso’ che sta dentro l’infanzia e il suo stupore: te ne ringrazio tanto.
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Cara Madeinfranca, ma come è bello il tuo nipotino:) Tanto quanto il tuo riaffacciarti a questa casa di ringhiera : ci si dà una voce, ci si accerta della presenza dell’altro ed è facile riprendere il discorso da dove ci si era momentaneamente presi una pausa:)
Costruiremo tutte le filastrocche necessarie e anche quelle inutili e pure quelle senza senso, perchè il piccolo Davide si riempia la testa di suoni chiacchierini :) Un abbraccio moltiplicato per due:))
§§
Molto caro Stepa, non so pensare a niente di più importante e vitale di quei soprassalti del cuore. Ci dicono che tutto ancora ‘è’, presente e generoso. Un saluto di affetto grande. A presto.
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
cara Giulia-Emilia, i contatti fra persone possono funzionare da centrali temoelettriche, non credi? non c’è idea, o sensazione o progetto che non esca rafforzato e ri-conosciuto attraverso il dialogo e il passaggio di persona. A farmi paura sono gli intervalli, gli spazi in cui gli scambi si atrofizzano e rendono ogni parola un monologo a sé stante: in queste maglie che non tengono l’indifferenza. Un saluto grande e affettuoso:)
(e grazie, per ogni cosa)
§§
cara Cristina, grazie. E’ bella l’immagine delle mani porta-sogni: in fondo il gioco del tesoro (mani giunte che tagliavano altre mani giunte, in cerchio) conteneva proprio un sogno:).
§§
cara Marosit, se se ne accorge l’orto dei transiti anticipati del Comandante delle Lune, siamo rovinati :))
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Ah sìsì, Lino, in questa casa solo penne di Majakovskij all’arrabbiata, Car-roll-é de Vian-de e risotto di gaddiana memoria, per non dire delle pere-c al forno con un po’ di cal-vino buono:) Ma daaaaaaaai: sulle bambine multiple che abitano la mia età non ti sbagli, invece :)
§§
Grazie di cuore Beykhappel: ho cercato di dirtelo anche sul tuo blog, ma non ci sono riuscita:). Torna ancora a trovarci.
§§
Annarita, non ho mai trovato il coraggio di portare a casa un animale da una sagra, neanche quei sacchettini di plastica trasparente dove boccheggiava un pesce rosso, un po’ scolorito…Un saluto.
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Gretsch ha detto:
per rispondere alla domanda di Zena: niente sessola, siamo inglesi :-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Bobbotino, conchiglia è una parola bellissima: le raccoglievo, anche, perchè mi piace l’odore che conservano e che cambia, ma non sparisce mai del tutto.
p.s. io ti penso già pulcino:))
§§
L’orto ficcato nelle tasche e anche il giardino: sai, Lucia, anche adesso conservo i cartoccini di semi. I più belli sono quelli dei convolvoli di Tiro, che in realtà sono le campanelle azzurre azzurre e fragilissime, larghe e presto flosce se esposte troppo al sole. I loro semi hanno una forma che ricorda una mezzaluna…
§§
Senza, io te li debbo trovare i cristalli di verderame: sarebbe amore a prima vista, son sicura. Anche per la Manu, perchè sono i suoi colori:)
Un abbraccio.
§§
Nowhereman56, grazie, di cuore: non riesco a trovare il tempo per farmi i giri di lettura che amo tanto. Ma nessun arretrato va perso e recupererò il tempo perduto. Un saluto grande.
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Benvenuta, Imaginaire, e grazie. Al prossimo incrocio:)
§§
Ciao Dodo!! Le esperienze che passano per la pelle restano tutta la vita: muovere le mani in un sacco di granaglia fa conoscere il senso congiunto del cedevole e del resistente, insieme… Grazie, per le cose care che scrivi: te ne sono grata.
§§
Isabel, grazie e poi grazie. La bambina, attraverso i racconti, esce dalla sua conchiglia e sta bene:). Un saluto grande e riconoscente.
§§
Senza, grazie ancora per l’attenzione a quegli e-book: sono il frutto della pazienza gentile di Ora Sesta, che, qualche tempo fa, ha messo in fila alcune cose qui presenti, sottraendole al loro disordine…
Comunque non volevo segnalare le mie cose, ma le storie di Bobboti, che sono l’ultima ‘creatura’ chez Ora Sesta:)
§§
E adesso saluto l’ amico Edoardo: Lino mi ha detto ogni cosa. Seguirà telefonata per accordi :)) Ciaoooooooo, anche a D.
§§
Gretshiolo, dovevo aspettarmela una risposta così. Ciao, antipatico:))))
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Senza ha detto:
Vado a vedere Bobboti.
ps: non nevica più…
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ubaldoriccobono ha detto:
Le tue parole creano immagini che in ciascuno di noi rivivono prepotentemente, con una patina di lieve rimpianto. Un abbraccio
U.
Amici di Pirandello, Sciascia, Empedocle
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scrignutella ha detto:
Ci sono anch’io qui a leggerti, di nuovo. Un po’ vergognosa, ma sono tornata, alla fine. Almeno credo…
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proteus2000 ha detto:
Semi che andrebbero perduti per sempre, di cui nessuno, neppure quelli (come me) che hanno ricordi simili ai tuoi, avrebbe più memoria, se non germogliassero qui in autentica poesia.
Terrò delicatamente nelle mani ruvide questo tenero pulcino. Lo metterò a dormire sotto il crivello, come faceva mia nonna, in un letto di ovatta. E sul crivello metterò il ferro da stiro (a carbone, con la cenere tiepida che faccia da stufa), perché il gatto non se lo mangi.
Sono commosso.
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Deli ha detto:
Risentivo gli odori, e il negozio, e il pulcino tra le dita. Splendido :-)
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Grizabella1 ha detto:
Buona settimana cara Zena! :)
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sistercesy ha detto:
sento il profumo del risveglio,
conto i giorni e penso all’odore della primavera,
un abbraccio
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colfavoredellenebbie ha detto:
Un saluto in motorino a tutti quanti:)
A Senza, a Ubaldo, a Scrignutella tornata, a Proteus cui ho passato il testimone del pulcino, a Deli, a Griza e a Cesy, sempre care.
Buona notte.
Oggi sono stata in miniera, cioè ho fatto la ‘zia militante’: ho bisogno di dormire:)))
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PrimoCasalini ha detto:
Ho vistoi tempo fa in TV (credo fosse la trasmissione di Santoro) come fanno adesso con i pulcini piccoli. Un giapponese che a velocità supersonica riconosce il sesso: da una parte ha un contenitore in cui mette le femmine, dall’altra un inghiottitoio in cui finiscono i maschi, uno via l’altro.
Ora.
Benché cresciuto in campagna io sono alieno dal lodare sempre e comunque come di faceva (si faceva anche male) ma questa cosa mi ha impressionato, come mi ha impressionato la determinazione esatta del giorno in cui tirare il collo ai galletti (perché si abbassa la curva della crescita della carne) . Fanno lo stesso con le galline per la curva di produttività delle uova.
Non so cosa suggerire, ma modi così non mi convincono: tratti come cose le bestie, finisci per trattare come cose le persone. Il 2+2=4 non è detto che sia la soluzione a tutto, occorre considerare le condizioni al contorno. Senza biologismi, verdismi etc che propongono soluzioni impraticabili, ma la coscienza della nostra parentela stretta con gli animali (perché di questo si tratta) va rafforzata.
grazie Zena e saluti
Solimano
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poetella ha detto:
Zena! Zena…che meraviglia!
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colfavoredellenebbie ha detto:
Mi commuove pensare al tempo che stai dedicando a queste cose.
Ti ringrazio di cuore: la serie delle bambine mi tocca da vicino.
(questa bambina sono (stata) io:))
un abbraccio
zena
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poetella ha detto:
lo so…lo so…lo immagino, per ,lo meno. Ed è bello conoscerti così…
un abbraccio anche da me . Ed un grazie…
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