Qui da noi c’era un uomo che vendeva le sue selle quando i cavalli non c’erano già più.
Nella bottega col tavolo a traverso, come un ponte di legno fra due vuoti: solo un orlo polveroso di borse e di valigie a fare da riva alla vetrina, larga finestra che prendeva strada, senza impannate e senza imposte.
Tutte le cose stavano nell’aria: appollaiate in alto, con tralci di briglie, di basti e di collane.
In groppa alle travi, le selle erano schierate, in ordine di prezzo e di grandezza: lasciavano che il cuoio gravasse col suo odore, forte, quasi di fieno maturo o di grasso dimenticato al sole. Messaggio di un mondo superiore.
Intanto le staffe pendule dicevano il metallo e i cordami cadevano gentili, in nodi e volute mai uguali: gocciavano giusto sulla testa, sospesi in indicibile verdetto.

La bambina diceva con permesso e si fermava proprio al centro della terra, a controllare che la polvere non fosse andata via, che tutto fosse rimasto come prima. E sperava che il sellaio tardasse di un respiro: un giorno o l’altro sarebbe entrato un colpo di vento galeotto a suonare quell’orchestra in sospensione e a farne un’armonia al galoppo.

Invece non succedeva niente.
La bambina chiedeva un po’ di corda, perché nell’orto bisognava legare i tegolini.

Più che i paletti, la corda legava le parole: il vecchio prendeva a raccontare del tempo che non c’erano i landini, che s’andava a cavallo sull’argine e nei luoghi e l’erba viaggiava nei carretti, fra  sponde e catenacci.
Dovevano essere gagliardi, i finimenti, per convincere le bestie a lavorare, ma senza friggere la pelle né di caldo né di brutte sfregature: andare a cavallo è tutta una regia, di voce e di forza nelle braccia, di segnali di sella e di ginocchio.

La bambina restava seduta ad ascoltare: il solaio si sarebbe animato di scalpiti e nitriti, le corde avrebbero portato alle campane, l’erba sarebbe spuntata dal soffitto. Regali di un alto che tutto doveva contenere, svegliato soltanto dalla parlata modenese: un apriti sesamo nato lì in pianura.

Invece non succedeva niente.
Ma sarebbe servita altra corda, di lì a poco.