Qui come altrove, c’è la donna addestrata all’arte del tacere. La compiacenza succhiata con il latte, in stanze silenziose ed obbedienti. Dinieghi e desideri quasi neve al sole, il ‘sì’ unica chiave per gli affetti: carezza del padre, poi sguardo bonario del marito.
Quando la rabbia affiora prepotente, per gelare in gola, la donna va in giardino a prendersi cura del marasco: ne strappa le secchezze, controlla la gromma di corteccia e caccia le formiche.
Per essere sicura che possano arrivare, i frutti, a tarda primavera: quelle ciliegie amare e brusche, come le parole taciute in tanti anni.
Un raccolto di vita al gusto di marasca.
Intanto aspetta che l’albero si trasformi in scala.
Per salirci, sola e furibonda, imitando il rampante delle storie.
E far volare il suo ‘no’ come un rondone, così forte da rompere i timpani alla luna.
Qui come altrove 12
07 domenica Ago 2011
Posted qui come altrove
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colfavoredellenebbie ha detto:
(il rondone è qui per portare un saluto d'affetto ad un'amica cara, che sa prendersene cura, in qualunque veste o forma si presenti)
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marosit ha detto:
Guardandola finalmente in faccia, magari le dispiacerebbe dar tanto fastidio, alla luna.
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cristinabove ha detto:
se ti dicessi che è poesia, mi ripeterei.
allora non te lo dico ma lo penso, molto lo penso.
abbraccio
cri
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Deli ha detto:
:-) sono proprio belli belli questi racconti.Sono come un soffio leggero d'aria,di quelli che ti fanno aprire il respiro… Grazie cara amica :-)
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Atward ha detto:
Questa "vita al gusto di marasca" che solo un'improbabile metaforica scala introduce in un mondo calviniano per rifiutare le regole.
Con la leggerezza del tuo linguaggio si vola, Zena, e a me questo n. 12 di "Qui come altrove" piace tanto tanto.
Un abbraccio
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linodigianni ha detto:
scrivi sempre poesia, Zena..prima o poi ci regali qualche racconto in prosa?:-)
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MIRELLADEPARIS ha detto:
Grazie Zena. (e settembre si avvicina, intanto…! )
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KatherineM ha detto:
Oggi le donne sono più libere, o almeno dovrebbero. Ma le nostre mamme e nonne erano veramente state addestrate all'arte del tacere, dell'ingoiare i rospi amari, del fingere di non capire…Quante volte si saranno tuffate nel lavoro manuale, sfogando il nervosismo sui frutti, sulla verdura, sulla terra che pure davano cibo essenziale per la famiglia, ma che docilmente si lasciavano trasformare in capro espiatorio!
Vita come le ciliegie marasche, vita dura, senza speranza di cambiare…
Oggi non dovrebbe più essere così, eppure qualche volta ancora succede. Se ne sentono così tante e così brutte che verrebbe voglia di tapparsi le orecchie per non udire, per non sapere.
Una volta gli uomini erano ignoranti, preda delle superstizioni, delle tradizioni, oggi invece sanno ciò che fanno, comprendono il male, ma lo fanno lo stesso. L'evoluzione dell'uomo sta forse deviando la sua corsa verso un essere bestiale che uomo più non è, ma che non è nemmeno degno di essere paragonato ad un animale.
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cicabu ha detto:
Tacere..a volte forse serve…ma non si usa più..giusto?sbagliato? Forse la verità sta nel mezzo…
cara Col..buona estate..per quel poco che ancora ne resta…^^
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
cara Marosit, succedono infinite cose al cospetto della Luna :)
Dialoghi che cambiano la vita, a volte.
(un saluto d'affetto)
§§
cara Cristina, è parola così grande… per lei/di lei si vive.
Ricambio l'abbraccio con affetto:)
§§
Deli, amica cara, contenta se queste cose ti dicono qualcosa… Un abbraccio per dirci "a presto"….
§§
caro Edoardo, dove sei, nello spazio? casa o mare?
(fra muratori, polvere e quant'altro sto lavorando, sai…)
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colfavoredellenebbie ha detto:
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caro Lino, a me piacciono le cose meticciate: alto e basso, magico e reale, linguaggio figurato e liunguaggio delle cose, il narrare sotto traccia e le parole che scappano via… So mica fare diversamente:))
(e neanche mi impegno tanto: impasto e dispasto. In realtà vorrei saper lavorare la creta:)))
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cara Mirella, sì che s'avvicina settembre.
anche quest'anno l'estate non è la mia stagione: qui succede sempre qualcosa che la rende faticosa, ma ce ne facciamo una ragione… e via!
A presto, dunque:)
§§
cara Kat, hai ragione: le donne un tempo subivano retaggi antichi ma anche adesso devono fronteggiare altre sopraffazioni e violenze, specie quando fanno scelte di cambiamento.
Pensa, alcune vecchie famiglie contadine addirittura non ammettevano le donne a tavola, qui da noi…
La mia proviene da un mondo di idee e di sentimenti molto diversi, per fortuna. Mio nonno paterno, per dire, non ha mai permesso che la Dina mianonna gli pulisse le scarpe. Riteneva che non fosse gentile lasciarle una incombenza da lui ritenuta umiliante e questo filone di uomini rispettosi si è perpetuato, amorevolmente… Ancora ricordo l'odore grasso del lucido per le scarpe, la domenica mattina, con gli uomini di casa che sfregavano ( a dimostrare la loro indiscussa bravura) ed esponevano la brillantezza ottenuta ad asciugare sui gradini dell'ingresso posteriore:)
Un caro saluto.
§§
cara Cicabu, averle le risposte….:)
Certo la vita va difesa sia con le parole sia con i silenzi: purché siano scelti, non imposti o dettati dalla paura.
Un abbraccio d'affetto, che compensi questa strana estate.
A tutti, un saluto.
zena
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falconier ha detto:
Ho avuto la fortuna di vivere in un ambiente dove la donna era la regina della casa e a tacere il più delle volte erano gli uomini, tanto che era sempre mio zio che si curava delle marasche e aveva insegnato anche a me il modo migliore per salire su quell'albero. Solo ora che non c'è più mi sono reso conto che mi aveva imbrogliato sulle marasche, perchè invece erano ciliegie tenerine con polpa succosa e morbida dal colore nero.
Che scorpacciate!
Ho imparato molte cose cavalcando quei rami.
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barchedicarta ha detto:
calviniana la donna dei silenzi
un fià come mi
adesso
abbraccio
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colfavoredellenebbie ha detto:
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Falconiere, pure le marasche hanno una loro dolcezza: devono prendere tanto sole, ma proprio tanto, fino a diventare trasparenti. Regalano una marmellata buonissima, allora:)
Un saluto grande.
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Barche, ah quel 'fia' quanto bello è:)) Rilancio con un 'cria', misura del microscopico… Un abbraccio macro, invece:))
a tutti, buona notte buona.
z.
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maxdreamer ha detto:
A volte, leggendoti, rischio di essere depistato dai bagliori di poesia nascosta tra le righe, di smarrire insomma la chiave delle tue istanze letterarie, che non rimangono ovviamente nel microcosmo eccentrico, negli angoli trascurati dal conformismo generale. Qui il senso di tutto, almeno per la mia lettura, sta in quella ricerca del "rampante delle storie", che è poi il logico desiderio di movimento di chi è abituato a tacere. E a stare.
Non smettere mai di scrivere quello che ci offri, amica….
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vera.stazioncina ha detto:
bellissimo! e tu dici che la luna sa ascoltare?
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colfavoredellenebbie ha detto:
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Sì, Maxdreamer, ho immaginato una fuga per grazie di un albero di parole mai dette, perchè non facciano solo muro, ma anche scala:)
Questo c'è da dire: io amo la realtà che si spinge ai limiti del verosimile e l'immaginario che si fa quotidiano.
Ho provato a impastarli assieme, attorno ad un esile filo narrativo.
§§
cara Vera, la Luna è lì da sempre… Qualcosa avrà ascoltato, suo malgrado, di quei canti notturni, di quelle invocazioni, di quei silenzi.
(che piacere, quando passi di qui: ti abbraccio con affetto)
z.
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lillopercaso ha detto:
Niente di meglio che la buona terra per stemperare la rabbia.. e un marasco, che da terra ti solleva pure..
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