Qui come altrove c’è la donna che ha l’arte del levare.
Lo fa dal grembo delle cose, purché abbiano perso orgoglio e fissità, purché sembrino vicine a scolorare o a infittirsi d’invasioni esterne.
Allora sa trovarne il cuore per metterlo nel mondo, senza forbici, garze o rocchette di filo ad annodare.
Bastano gli occhi per scorgere e capire, per sentire le musiche segrete di vite che chiedono di uscire.
All’aperto o al chiuso, non c’è una differenza: il parto genera il nascosto, l’annidato dentro vecchie pieghe di ruggine ed edere rampanti.
Bastano gli occhi e nei vetri tornano i pensieri, nelle chiavi compaiono le stelle, nelle maglie di rete si ripete il cielo.
Nella ciotola vuota il latte affiora, come una promessa.