A sacchetti riempiti, a cagne addestrate, a sogni infeltriti, a camicie orlate.
A mastelli ingrigiti, a fave sgranate, a vestiti imbastiti, a gattine figliate.
Il tempo in casa si misurava così, con una filastrocca di gesti e sensi che lo tritavano a piacere.
La Dina lo pestava sull’asse, assieme al lardo, all’aglio e alla cipolla.
Il battere secco diceva la consistenza e la resa delle cose: era la pendola del risveglio della casa.
Accompagnava la mattina tonda, che non è l’alba e neppure il quasi mezzogiorno.
Quando la pistada diventava lenta e filosa, anche i bambini erano già lavati.
Nella stessa stanza la Iris batteva il tempo con la macchina da cucire, per altro tedesca e segaligna. Sotto la cassa di legno il piede andava su e giù col pedale, mentre sul piano la mano correva avanti e indietro per spingere la stoffa verso il piedino dell’ago e ammucchiarla avanti.
Il tempo di sotto respirava e cigolava di fretta, il tempo di sopra si gonfiava in sbuffi di stoffa cucita, quasi gobbe cammellate percorse dai punti. Anche a catenella.
Nelle stanze da letto il tempo era sbattuto e sprimacciato dalla Rosa: strappato dai letti, messo alla finestra, fatto volare in forma di piuma dai cuscini, con colpetti che scandivano Luna tu sai tu dirmi il perché e liberavano i sogni della notte.
In sottofondo, il tempo diventava scattoso e rauco perché lo misuravano i gargarismi del grande vecchio, prima del caffè corretto con la Ferrochina Bisleri: almeno sei schiarite, quante ne consentiva il bicchiere. In bagno, dove certo era restata traccia del fischio sottile dell’altro uomo di casa, che fischiava solo alle soglie della giornata: alle prese con la barba del mattino e con il rientro della sera, dietro il vetro della porta.
Aveva brusio di sciame, il tempo, con le rime e le pause del fare.
Ora la mia misura è il rammendo: pieni e vuoti.
Rammendo le voci che mancano.
Stendo bene i lembi degli strappi, ché le carezze servano a qualcosa.
Chiedo ai fili di rafforzare il liso e gettarsi oltre il vuoto.
Coll’ago o con la pagina fermo quel che c’è.
Anche le voci più piccole, anche i respiri.
Censisco il tempo: so le domande.
Riparo e fingo, anch’io sul filo.
E continuo la filastrocca.
A forme pensate, a racconti cuciti, a carni brasate, a ombrelli smarriti.
A leghe spianate, a vasetti bolliti, a speranze glassate, a steli fioriti.
colfavoredellenebbie ha detto:
E’ un vecchio post di cui sentivo nostalgia.
Piccola intrusione dell’io
Portate pazienza:)
z
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graziagardenia ha detto:
Adorabile intrusione !
(Stai meglio?)
Bacio
g
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colfavoredellenebbie ha detto:
cara Grazia, al secondo giro di antibiotici, qualche bacillo ha cominciato ad arrendersi:)
Un abbraccio, carissima, e grazie.
z
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graziagardenia ha detto:
SMACK E RISMACK
(sentiamoci presto)
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leragionidellacqua ha detto:
io collettivo, familiare. Umano.
grazie.
Ilaria
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colfavoredellenebbie ha detto:
Grazie a te, Ilaria.
Il tuo nome mi è molto caro: è nell’album di famiglia, proprio come l’uso del tempo. ‘Ilaria’ è così bello che sta bene bene a due cugine di casa nostra.
Un saluto caro.
zena
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guido mura ha detto:
Tutti avevamo una macchina da cucire tedesca e segaligna: com’è cambiato il mondo!
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colfavoredellenebbie ha detto:
Sì, sì… e io che sono cresciuta fra nonna, zia e mamma brave a cucire, invece non so neanche ‘macchinare’… Questo verbo mi piaceva moltissimo e anche il nome che ne derivava. Mia zia, quando i lavori erano semplici, diceva che bastava “‘na machinada e via”. E la cucitura, col suo tachitachitachitachi, era già finita.
Un saluto, Guido,
zena
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sgnapis ha detto:
Mi pare di vedere un film di Scola, Olmi, Avati…di sentire i suoni, le voci, i profumi come se ci fossi stata anch’io a contribuire a questa sinfonia della vita, coi codini legati da nastri rossi a fiocco, saldando la settimana disegnata sulla strada, tanto le auto passavano di rado…
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colfavoredellenebbie ha detto:
Io avevo un fiocco in cima, a tenere un ciuffo.
Sognavo lunghissime chiome e invece mi mandavano dal barbiere di mio nonno, che praticamente mi faceva lo scalpo.
Io e la Diana miacugina subivamo lo stesso trattamento, ma c’era la poltrona girevole e questo valeva ben una tosatura…O no?
ciao molto cara Sgnapis: grazie!
zena
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Mariateresa ha detto:
Le carezze dei tuoi scritti leniscono i tremori “ri ri lè bèla guari’…..a questo servono anche..
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colfavoredellenebbie ha detto:
cara Mariateresa, grazie…
Se potesse fare questo, la scrittura, ne sarei molto felice: mi basta sperare che almeno la mia non sia urticante. La vita è già fin troppo spigolosa:)
Un saluto grande
zena
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asfodelo50 ha detto:
Non posso dire altro: stupenda pagina! L.
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colfavoredellenebbie ha detto:
ma, grazie!
leggendo il tuo blog mi pare di capire che tu abiti molto lontano: mi pare bello che le storie possano camminare, così, grazie a questo cassetto col fondo di vetro…
un saluto
zena
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newwhitebear ha detto:
Per me è nuovo e lo trovo interessante qiesto mescolare di filastrocche e di gesti quotidiani ripetuti nel tempo e col tempo tutti i giorni.
Felice serata
Un abbraccio
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colfavoredellenebbie ha detto:
Grazie! Questo post nasceva dall’invito a raccontare ‘il tempo’.
Ho vissuto la mia infanzia in una famiglia grande dentro una grande casa porto di mare, dove c’era sempre qualcuno che si aggiungeva: allora bastava allungare la tavola e i discorsi.
Il tempo aveva il ritmo del fare, il battito di quello che nasceva nell’orto e nel giardino, in cucina, in dispensa o in cortile…
Sento la mancanza di quel tempo, finalizzato ma senza ansie di prestazione.
Un caro saluto,
zena
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newwhitebear ha detto:
Comunque l’ho trovato interessante stimolante.
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colfavoredellenebbie ha detto:
…e io ne sono felice:)
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newwhitebear ha detto:
Il tempo stimola la fantasia
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... ha detto:
(Oh-mio-di-o)
Mi si dice: Ma sì che c’è ancora il blog della Col. Sempre lì. Colvaforedellenebbie e bla bla bla. Aggiornato pure.
Naaa, penso io. Poi me ne dimentico.
Poi me ne ricordo. Digito.
(Oh-mio-di-o)
C’è. E con tutto l’archivio in ordine. Come i cassetti di mia madre. Quelli con ancora le camicie della dote. Il profumo di lavanda, le lenzuola ricamate. Quelli piegati a tal punto che il cotone par carta. Noi si liscia manco più con l’acqua. Quasi una paura fredda aprirli.
Come questi tuoi testi. E ad andare indietro si trattiene il respiro.Tutto lì. Fermo. Come non fossero passati gli anni. Come una vertigine. Rischio un click nel 2004.
(Oh-mio-di-o)
Troppo. Troppo.
Sono allergica alle nostalgie. Come alla conservazione. Eppure – vedi. Talvolta la tentazione. Cedo.
Un po’ smossa. Un po’ divertita. Emozionata.
Infine mi sento un fossile. E ringrazio. Per il servizio sociale, per niente virtuale. All’immaginazione. Alla memoria. (Mie memorie comprese)
E saluto riflettendo su questo concetto:”dote”. Con un dubbio. Finchè morte non ci separi?
(Mi fa troppo male leggere questo tuo testo. Mi ricorda casa mia. Da bambina)
Ciao baba jaga delle nebbie e delle resistenze.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Eh già, la Col persiste:))) e insiste e resiste…
C’è che si affeziona ai luoghi, la Col, e alle persone, ai template, alle storie, ai saluti…
Fosse stato per me, sarei eternamente rimasta su Splinder, ma è andata come è andata e ne sono ancora risentita. Non perché io sia una patita della conservazione (anzi, vivo nel cambiamento perché tutto mi appassiona), ma amo la cura delle parole e odio il dispendio energetico.
Poteva restare come parco di scrittura, Splinder, allora non ci sarebbe stato bisogno di traslocare con tutti gli archivi…
Dopo il naufragio il mio blog si è trasferito qui, con la sua ‘ombra’ di racconti, nei cassetti degli anni: qualche volta rinfrescata e riesposta, perché prenda aria…
Un’ombra non fossile, spero, magari un po’ ingrigita, ma con la voglia di espandersi, perché la scrittura mi è necessaria:)
Ricambio con affetto il saluto e dimmi chi c’è dietro questo caleidoscopico quadratino e queste parole che mi arrivano così care.
zena
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cristina bove ha detto:
e menomale che la Col persiste!
a raccontarci il ticchettare, il fischiettare,il macchinare… a riproporci scene vivide e gesti che sembrano racchiudere il tempo, come l fiocchi di neve nelle bocce di vetro: basta girarle e… la scena s’anima di luci.
la poesia pervade ogni cosa.
grande Zena!
Un abbraccio immenso
cri
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colfavoredellenebbie ha detto:
Carissima, si persiste perché la passione della scrittura attraversa il tempo senza difese, a lettere scoperte, e trasforma un desiderio in necessità.
Ricambio, con lo stesso abbraccio.
zena
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anna setari ha detto:
Persiste a lungo anche nel nostro pensiero con le sue parole, semi che si radicano e ci fanno ricchi.
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colfavoredellenebbie ha detto:
carissima, le parole, quando si innestano sull’amicizia, durano e legano di più.
questo è uno dei regali belli del blog.
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poetella ha detto:
non leggo tutti i commenti.
Ti dico solo…
Sei meravigliosa, Zena!.
Un privilegio averti conosciuta.
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colfavoredellenebbie ha detto:
tu sei troppo buona, e lo sai.
mi porto a casa lo 0.5 e sono già contenta:)
assaaaai.
ciao, cara, … buon fine settimana: qui ci sono sole e nuvole pellegrine. la giornata non ha ancora deciso che strada prendere.
z
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poetella ha detto:
diamole tempo…
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colfavoredellenebbie ha detto:
mi sa che se l’ è già preso:)))
(anch’io mi sto prendendo il mio, qui: è più di una settimana che sono ostaggio dei muratori… vedi tu:(
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poetella ha detto:
:-(
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maat ha detto:
dalle nebbie alle zone alte, altissime, celesti…
quando la parola tesse la vita incanta anche le stelle.
ciao
m
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colfavoredellenebbie ha detto:
tu sai dire cose che mi commuovono.
sempre.
e io ti abbraccio, con affetto grande.
zena
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cicabubu ha detto:
Bellissimo!!!
Ciao Col..abbraccio^^
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colfavoredellenebbie ha detto:
grazie, Cica!!!
stai bene?
ho voglia di sentirti.
zena
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aitanblog ha detto:
Benedetta la tua nostalgia che m’ha permesso di leggerlo, Zena!
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colfavoredellenebbie ha detto:
Ricordi, Aitan? Si scriveva sul tempo, qualche anno fa…
E mi torna la voglia di farlo ancora, perché il tempo è l’invisibile che si fa visibile. nei gesti, nei volti, nei corpi…
Un saluto grande.
zena
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aitanblog ha detto:
amar…cord
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melogrande ha detto:
C’è amore per le cose belle di una volta, qui, e c’è altrettanto amore per le parole belle. Curate e pulite e lucidate con premura come l’ argenteria sulla credenza della nonna.
Le tue pagine hanno sempre un profumo unico, zena.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Caro Francesco, l’amore per le parole spero mi accompagni sempre. Fosse per me, passerei la vita a sbucciarle, per indurle a dire il loro segreto, il seme di verità attorno al quale sono nate e che noi abbiamo opacizzato nell’uso.
ieri sera ho ‘accompagnato’ il libro di un allievo, di cui sono stata insegnante nel mio primo anno di supplenza annuale al liceo (esperienza totalizzante). Si parlava appunto di parole, ieri sera, e del bisogno/necessità di farne strumento di autenticità. P. mi ha fatto ragionare sul destino della parola ‘dialogo’ quando, dal greco, passa nel latino ‘diverbium’ che, apparentemente’ dovrebbe corrisponderel, in realtà traghetta altrove.
Ecco, questa capacità delle parole mi prende sempre e mi fa viaggiare.
ciaoooo
z
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mitedora ha detto:
Il tempo rannicchiato, dilatato dagli spazi. Il tempo intimo della cara gestualità, nelle stanze, negli odori. Il tempo condiviso, offerto, sparpagliato come benefiche mollichine. E chi, se non tu, sai riportarlo in vita? Ossia, sai donarlo? Ti abbraccio con affetto. Dora.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Anch’io, Dora, amica capace di dare valore alle mollichine e a quanto, infinitamente piccolo, ha bisogno di poesia.
ciao, carissima.
z
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chandrasekhar ha detto:
pensavo fossi l’unico a dedicare pensieri e laude ai mille ombrelli smarriti lungo la strada:) “con le rime e le pause del fare” ma anche con la scia delle parole quando incantano e della velocità di chi allarga le spalle e inchioda il tempo ad un muro, per equipararlo all’ombra … nell’incanto delle nebbie, in questo luogo si viaggia molto aldilà di qualsiasi orizzonte, complimenti
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