La mia strada di mezzo costeggia il Tartaro, ora non grasso di rane nè di lenticchie d’acqua, così ramarre nei giorni di sole.
E’ spirituale, il Tartaro, per via di certi aironi lividi sulle sponde, perfetto aplomb in ogni stagione, indifferenti ora a nuvole moschine ora all’erba che ghiaccia.
Sembrano gigli di terra povera, gli aironi, esili di zampa e nobili di becchi pistillo.
A vederli spiegati, ti chiedi come tanta ampiezza, come tanta grazia possa restare incollata e silenziosa, quasi appuntata al corpo, prima del volo. Trattenuta dallo spillone del collo, ad arpa.
Movimento covato nel chiuso.
O inceppato.
Poi, questo venir fuori improvviso.
Aperti, gli aironi sono il volo largo. Modulazioni d’aria.
Il collo perde piano la curva dolce e si tende, come dietro a una musica.
Lenti aironi in lenti cieli, senza superbia.
Facile pensare a quante cose, a quante idee, ferme in terra, diventino vaporose e mobili, in alto.
Srotolate e libere, come il fumo.
In espansione.
Hanno bisogno di aria le cose idee, anche se è un’aria color carta da forno. Densa e insonnolita.
E pure, e pure… sai così doloroso il riplanare, tanto conosci la ferita del richiudersi che, dell’alto, conservi intatto il sogno non speso.
Resta imploso, il tuo volo: intalpato nel ripiegamento noto di ogni giorno, mentre a fanali accesi stai nella strada di mezzo, che non è terra e non è acqua e neppure cielo.
Fino al prossimo airone.
colfavoredellenebbie 
Uno stralcio di un vecchio racconto.
Tanti aironi sul filo dell’acqua, in questi giorni.
Tanti pensieri al galoppo.
E il Po turgido, in lievitazione continua.
ciao, a tutti.
zena
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ah, dimenticavo: il Tartaro è un canale.
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“intalpato nel ripiegamento noto di ogni giorno”
così sto io.
E di voli…non se ne parla più.
ciao, cara.
Sempre magico da te.
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Restano gli affetti, cara Lucia, le idee, i progetti, la bellezza delle cose.
La giornata di domenica era calda di sole e nuvole, qui, su un Po sempre più alto e autoritario.
All’improvviso due arcobaleni, uno di fila all’altro: ecco, non saranno un volo, ma uno slargo del cuore…quello sì.
un abbraccio,
zena
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poesia — :-)
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ma daaai :)
ciao, molto cara.
z
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Zena, giusta la tua precisazione sul Tartaro, che mi è noto da tempo, come il canal bianco, altro canale che taglia quella pianura polesana tra il Po e l’Adige.
Gli aironi sono uccelli maestosi quando si levano in volo. Tra un po’ spero di vederli dalle mie finestre che banchettano nei campi appena arati e seminati.
Bello questo stralcio di racconto, venato di poesia e di qualche punta nostalgica.
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Sono belli anche a terra, fermi e sinuosi.
Mi piacciono quelli cinerini, color del freddo.
Ciao, New: mi auguro che gli aironi non tardino a venire. Fra un po’ le nebbie si mangeranno la visuale e li cancelleranno…
Un caro saluto
zena
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I cinerini e i cavalieri d’italia stazionano nel canale vicino a casa.
LO spero anch’io che arrivino presto!
Un caro saluto
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Leggerti è stato come guardare un bellissimo quadro, con le didascalie. Affascinante scrittura, la tua.
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Grazie per il tuo passaggio e per le tue parole.
un saluto sorridente,
zena
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Sei brava.
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è un complimentone:)
ti dico grazie anche qui.
e aggiungo un saluto sorridente.
zena
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imparo sempre, qui. abbraccio dilatato, cara Zena!
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grazie, Dora molto cara…
abbraccio restituito, con affetto.
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Se potessi andrei a guardarli uno a uno quei canali,
mi sembrano così favolosi.
Le ere mitiche sono là, nel paesaggio,
nelle strade e canali che attraversano i territori,
e in tutto questo uso del mondo che si fa dovunque.
G. Celati, Verso la foce
un abbraccio caro a tutti voi,,,vi penso
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E’ un libro che amo.
E quel bar del mio paese, descritto lì, c’era davvero…
Resiste, trasformato, snaturato, ma resiste.
un abbraccio.
z
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