I ricordi non hanno disciplina.
Non stanno separati in vetri di bottiglia, con etichette a dire il cosa e il quando.
Si arrampicano, improvvisi, sul filo di un odore di verdura, che cuoce a sera sul fornello.
I più pesanti e nuovi, quelli impastati di lacrime e sudore, scoppiano in bolle a rapida espansione.
Salgono in alto e cercano la gola.
Stringono, non lasciano la presa.
E sono schianto e nodo.
Senza la schiuma della memoria bella.
La memoria bella.
Certo ritornerà.
Per lei, per la sua vena d’acqua, si chiede tempo al tempo, perchè diventi spazio, in forma di distanza.
O aria.
O pagina, chissà.
Per lei non si preparano fiale trasparenti né vasi rotondi come grembi: solo un riquadro bianco per piccole parole.