Amo le vite piccole. Apparentemente piccole. E apparentemente uguali.
Occorre uno sguardo setaccio per trattenere sulla rete le variazioni: foglie, insetti, forse schegge di luce.
Amo le differenze percettibili soltanto sottovoce e amo il gesto gentile che le indica. Solo così si scopre il ciclamino di montagna che nessuno ha piantato, eppure sta fiorendo ai piedi di una rosa.
Amo i padri che guardano gli alberi e suggeriscono i mutamenti: raccontano di leopardiane minime offese ad un tronco, di momentanei cedimenti…(si commuovono, con la voce, per una fioritura improvvisa).
Amo il merlo che chiacchiera e tiene sollevato l’ultimo tono nell’aria, come una coda. In dialogo a distanza con il nido, fra la madresilvia ancora nuda.

E amo, amo soprattutto la vita porosa, che assorbe e impara, ad ogni età.