Si era in giro, a mezzogiorno.
Sulla strada che va oltre il Po, vivaio di poiane arcigne al palo e di aironi piantati a bordo fosso.
Guardavo le case che muoiono d’inverno.
(La linea del tetto che si ammolla, quasi il tempo picchiasse sopra il collo. La trama che cede in crolli silenziosi. Caverne d’aria scoperte di mattina, senza testimoni)
Case vecchie e vuote, forse sorrette da geni solitari, come certi altarini campagnoli con l’ulivo scampato ad ogni fiato.
Tutte uguali.

Eppure, sui coppi che resistono nella corte lunga, un’apparizione.
Non macchie di umido fiorito, neppure muschi affumicati.
Un biancore a placche: discreto e palpitante. Spalmato sopra il tetto. A partire proprio dal crinale.
Colombi. Una colonia di colombi.
Gonfi e accartocciati.
A sorbire quel filo di sole inesistente, vendetta sulla nebbia del mattino.
A godere di quel tetto senza crolli.

Come certi pensieri del mattino, rotolati dal buio e dalle notti inquiete.
Cercano la luce, sul tetto della nostra parvente realtà.