Piace andare per paesi e per strade di mezzo. Fra canneti fossi e case sperse, senza necessità se non di occhi nuovi.
E’ tra-vedere fra il prima e il poi, come il guardare fra i fili delle tende, diradati con le mani.
E’ scoprire l’anima sciolta del cielo nell’onda ritardataria degli ultimi storni, che si slarga e si rapprende, stormo di briciole vive.
E’ capire che anche l’acqua più ferma respira.

C’è una strada parallela alla grande, trenta metri più in mezzo.
Il canale ha pareti di alberi, verso la Bonifica.
La nebbia arriva (non sai se dall’alto o dal basso, ma certo, arriva).
E sbatte contro i muri, a cercare un punto di fuga.
E rotola, rotola a palla sull’acqua, fra sbuffi e scoppi silenziosi.
Si ferma e ristagna, compatta.
Nebbia seduta allo specchio.
Cancella cancella.
Dei pioppi, che si stanno spolpando, resta solo un pennacchio di ruggine, là in alto, sospeso come la memoria.

Poter galleggiare sulla vita con l’orgoglio dei pioppi nella nebbia …