• Pesci di nebbia

colfavoredellenebbie

~ I racconti non finiti, le schegge di parole, le arie che si fischiano, le conte e gli scongiuri, che non hanno padri né nomi, sono pesci di nebbia dolce: nuotano e svaniscono.

colfavoredellenebbie

Archivi della categoria: qui come altrove

Qui come altrove 43.

12 venerdì Giu 2015

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

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Qui come altrove c’è la madre che porta la bambina su rotelle che tolgono fatica.
La bambina ha gambe piccole e sottili, come aspettassero di essere gonfiate da un qualche sortilegio di speranza.
La madre ascolta la figlia, che le dice qualcosa nell’orecchio.
Sorride e si siede sul bordo della fontana quasi vera, che non ha cielo ma una volta di vetro, contro l’alto. A terra, marmi tirati a specchio e piante asfittiche di chiuso. Camici bianchi a togliere ogni dubbio.
E’ dalla borsa che esce la magia: un astuccio di acqua saponata.
Fioriscono le bolle tutt’intorno, fresche e leggere come una ventata. Alcune, vagabonde, cercano spalle per planare quiete.
C’è chi sente nello scoppio lieve una nota che sa di poesia.

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Qui come altrove 42.

08 venerdì Mag 2015

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

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Qui come altrove c’è il ragazzo che lima le parole, fino a trovarne il cuore, in nudità. Le vuole giuste, che non sappiano di libro o di canzone, ma neppure sbiadite e senza nervo.

Le cerca nei sogni della notte, quando le storie, ancora nel vivaio, si muovono sul muro: disegnano ombre di tiranni e ribelli sempre in lotta, di segreti e missioni capaci di scaldare. Mondi possibili e lontani.

Le vaglia, come il cercatore che passa pietre e granuli di terra, sopra il setaccio di tramatura fine, nella speranza che resti sulla mano almeno un luccichìo.

Ancora grezze, le pialla coi pensieri, le prova e le riprova nei confronti: sveglia una folla di voci, chiamate a misurarsi, in piccoli scontri mai letali. Nessuna parola va perduta, ma si mette in fila per la nuova svolta del racconto.

E’ stanco il ragazzo dopo la ricerca, ma intanto il libro scorre sulle sue rotaie, pronto a cogliere innesti e varchi, nel lento disfarsi e intrecciarsi delle trame.

(dedicato a Maicol)

Qui come altrove 41.

26 venerdì Set 2014

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

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Qui come altrove c’è l’uomo che tiene il banchetto delle storie di seconda mano.
Le trova in fondo alle cantine, nelle case di muffa e di salnitro, dove l’umido cammina sopra i muri con zampine di farina bianca. Le snida in vecchie valigie di cartone, con gli orli che spaiano e si gonfiano, fra resti di traslochi e di abbandoni.
L’uomo dispone le storie sul banchetto: le conosce tutte, ne sa mancanze e incrinature. Le cede una volta all’anno, quando la gente va al mercato in cerca di memoria.
Sono  racconti zoppi per scambi silenziosi. Nella tazzina che ha perso il suo piattino, nella cornice orfana di un volto, nel giornale con vuoti di parole, c’è chi trova l’ombra di un ricordo, l’altra faccia di una gioia o di un dolore, la frase che nessuno ha terminato. Allora dice ‘ è mia’.
Lascia all’uomo altre storie dimezzate: un bastone senza più compagno, una tenda senza più finestra, per prolungare il sogno segreto di armonia.

Qui come altrove 40.

19 venerdì Set 2014

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 17 commenti

Qui come altrove c’è la donna che ascolta la voce delle stoffe.
Il tartaglio della canapa sull’ago, che la vince e la supera in durezza.
Lo schiocco della tela grossa, ancora rigida di colla: quasi una lastra di sale che si sgrana.
E poi il silenzio assopito del velluto, ad onde di larga morbidezza, in combutta col fruscio bugiardo della seta (finge di essere leggera, ma ha scoppi d’aria fra le pieghe, fitte di fili e di sospiri).

Ogni notte la donna risente la sua orchestra, chiusa nell’armadio della stanza, e aspetta con il cuore in gola il grido sottile di quel raso bianco che si sfila e fa lago, ai piedi, sotto la carezza di una mano.

Qui come altrove 39.

02 martedì Set 2014

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 25 commenti

Qui come altrove c’è la donna che è vissuta accanto alla finestra.
Il fuori entrato di sghimbescio, come il vento che bussa contro i vetri.
Un refolo, i racconti del marito verso sera, alla tavola parca di parole. Folate d’aria fresca, il ritorno dei figli fatti grandi. Spifferi, le chiacchiere delle donne in sosta nella corte.

Un giorno è diventata una cornice: un rigore strano nelle braccia, in squadra con le mani. Il gomito a spigolo. Al centro il cuore navigato dai racconti altrui: fatiche, amori, affanni, un arrivo sperato e disperato, storie d’iridata piuma e storie sconnesse come i sassi.
Niente di suo: tutto un crespo di vita prestato dall’esterno.

Ora le storie non fanno più rumore, stanno quiete dentro la cornice: la donna solo le trattiene, le liscia, le ripassa, nell’orma lasciata dalle cose.
Fa l’appello dei nomi nella classe, dove pare mancare solo il suo.

Qui come altrove 38

30 sabato Ago 2014

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 21 commenti

Qui come altrove c’è il bambino in piedi, appeso al collo della madre, che quasi gli è pari per statura.
Dà le spalle al mondo. Non vuole vedere chi entra nella stanza dai colori densi alle pareti, a strisce di estro vagabondo.
Ad ogni passo, che segna un nuovo ingresso, il bambino arrotola sul dito i capelli lisci della donna. Ne fa riccioli e onde, campanili precari e scivolosi, girandole piumose, forse trottole per l’aria, chiocciole che sognano la sabbia.
La madre non dà segni di stanchezza, lascia fare: sa di essere il suo gioco, il suo unico cortile.
Lo bacia ogni tanto sulla testa, che ha solo una peluria di pulcino.

Qui come altrove 37.

21 venerdì Feb 2014

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≈ 27 commenti

Qui come altrove c’è l’ uomo che fende la nebbia col fanale.

L’aspetta vicino al ponte, verso sera, quando l’argine la chiude nella banca e l’imprigiona nel suo candore fitto. Quasi di latte che si caglia.

L’uomo allora poggia un piede a terra e la  punta con la bicicletta, la taglia con la luce lama, nel gioco del chiaro e dello scuro.

La nebbia  si agita dentro l’imbuto del fanale: un formicolio bagnato, fiato che sale e scende vorticando, in piccole gocce di condensa.

L’uomo guarda incantato e sa. L’aria muove il mondo senza fingere vento.

Qui come altrove 36.

16 venerdì Ago 2013

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 34 commenti

Qui come altrove c’è l’uomo della barca, che è  lunga e scura come l’anima di Po, quella segreta.
Dell’uomo e della barca si sono persi i nomi: per chiamare il primo basta un verso, un richiamo d’anatra di passo, l’altra è di tutti e di nessuno.
Selvatici, possono sparire e riapparire senza scandali d’assenza:  al modo delle canne che bucano il terreno o della zucca ricciuta che sale lungo il tronco del salice impiccato, ma poi ricade senza più un sostegno.
L’uomo della barca ama l’estate, perché cuoce l’umido del legno e secca il remo, fino a renderlo affilato. Ama le notti, perché accendono le rive di grilli acidi e rane ubriache in sottofondo. Allora prende la barca e va verso l’isola, dove le cappe camminano al mattino in spirali di sabbia sotto traccia.
Nel tratto senza ombre la luna è grande e gialla, dentro l’acqua: tremula in righe orizzontali.
L’uomo la rincorre e la rompe con il remo, per far tacere la malinconia della bellezza.

Qui come altrove 35.

28 domenica Lug 2013

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 30 commenti

Qui come altrove c’è una donna che abita il suo sogno.

L’ha trovato una mattina di traffico e di fretta: il sogno se ne stava addormentato nel riflesso (dolce con il sole) di un vetro colmo di promesse. Non poteva lasciarselo svanire, allora l’ha rincorso su per una strada, con l’urgenza che hanno i desideri: una strada che sale a cavatappo, piumosa di carpini, frassini e castagni.

Forse per pudore, il sogno si lasciò sorprendere nel velo della pioggia, coi colori zittiti, quasi un po’ dimessi, per non esagerare. Una betulla a fare da cortina.

La donna lo riconobbe, con la certezza di chi ha messo a cova una maternità d’amore. Il sogno si arrese a tanta dedizione, come domato dalla sua pazienza. Rispose con la dolcezza che fa rosei i muri e fresca l’aria, intorno. Un grazie in forma di mirtillo.

(dedicato ad E.)

Qui come altrove 34.

29 martedì Gen 2013

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Qui come altrove c’è il vecchio che vende gli anni usati al bordo della strada, l’edificio grande a incombere alle spalle, col peso di finestre tutte uguali.
Facile ricevere un passaggio, specie se il freddo scioglie silenzi e indifferenze.
Il passeggero apre la portiera e subito gli arriva quel lamento. Sono troppi gli anni da portare, con la sorella dentro l’ospedale e la casa che se n’è andata via: resta quella che è di tutti e di nessuno, con le inservienti che perdono la pazienza.
L’uomo che vende gli anni usati  vorrebbe cederli per niente, sgravarsi un poco dell’affanno. Almeno in forma di racconto. Perché il  tempo è già pronto,  in pacchetti ripiegati, di facile cessione: quello speso in Belgio a lavorare, in bocca il sapore del metallo, quello dolce del quasi matrimonio, quello della malattia…
Il passeggero sceglie a piacere uno scampolo di tempo da ascoltare, poi riporta il vecchio all’edificio grande, e gli pare di vederlo camminare più leggero.

Qui come altrove 33.

20 domenica Gen 2013

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 40 commenti

Qui come altrove c’è la donna che raccoglie la ragione dei vecchi perché non vada perso quel che resta.
La ragione dei vecchi viaggia e a volte torna, con  bagliori di stelle e grumi di fango secco. Salta sui sassi, come l’acqua rimbalzina, poi si ghiaccia, all’improvviso, in silenzi di gelo: frasi in frantumi e occhi larghi.
La ragione dei vecchi ha buchi e trine, ospita i fantasmi assieme alle paure: piange per la gatta che non mangia, dimentica il pianto della casa vuota, perché sceglie ogni giorno il suo dolore.
Lo sa  la donna, che solo ascolta, senza dire niente. Intanto avvolge le parole sullo stecco, ogni voce che suona nella stanza: lo zucchero filato della prima volta, del viaggio in motoretta, del mare a conchiglie, così azzurro, della pancia che si gonfia mese dopo mese…
Le restituirà quando arriverà la nuova nebbia, perché perduri un filo di dolcezza, almeno nel racconto.

Qui come altrove 32.

27 giovedì Set 2012

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

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Qui come altrove c’è la donna che non può sopportare quel rumore. Il frullo del passero che resta intrappolato nel tubo della stufa: un fremito di piume e ragnatele, un cuore di grigio e  resti di carbone, che batte e si dispera. Come la follia o come la vita che sa di spegnersi pian piano.

Allora la donna spalanca la finestra, apre il portellino e resta rannicchiata fra la stufa e il muro, nello spazio che serve d’inverno per la legna. Un braccio incollato alla parete, l’altro a cercare lo smalto della stufa. Gli occhi chiusi, con le mani a pugno. Spera che il passero trovi la sua strada e niente spaventi la sua fuga.

La casa intanto se ne vola via: tavolo, sedia, persino il pavimento cercano la finestra aperta. Nella stanza resta solo quel fruscio, che adesso batte dentro il petto, una ruga che sfrega e si lamenta, poi rallenta a scatti piccolini.

Fioca. Sempre più fioca.

Qui come altrove 31.

21 venerdì Set 2012

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 33 commenti

Qui come altrove c’è la donna che ruba il tempo e se lo mette via.

Le piace rubare quello del mattino, quando nel letto c’è il silenzio delle cose e la giornata è lenta ad avviarsi. Allora può stirarsi e sentire il corpo che si sveglia: sono i momenti dell’esserci in pigrizia, coi pensieri in attesa di un approdo.

Le piace anche guardare l’acqua che si scalda: nel giro della pentola, aspettare che le bolle scoppino in sommosse, per acquietarsi con la pasta a pioggia, rovesciata. Altro non c’è da fare che dare tempo al tempo.

La sera si trova a ripassare quei momenti vuoti di ogni cosa, da riempire con quello che potrebbe. Con piuma di fughe e scorribande, con lana di un altrove ancora da scoprire, dentro la cornice del guanciale.

Qui come altrove 30.

07 venerdì Set 2012

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 50 commenti

Qui come altrove c’è l’uomo che di notte  ascolta e ascolta i passi. Li riconosce come un vizio suo.
I primi sono  soli e strascicati,  sotto l’arco di aquile già stanche: al mattino troverà una bava di lumaca, sull’umido di pietre e marciapiedi.
A volte li sente rimbombare, sfacciati nella loro sicurezza: passi di tacco, premuti di tallone,  che crepano il silenzio, quasi lo scoppio di un lampione che non c’è.

Quando la notte si è fatta  più matura, attende il tocco di quei passi che, alla stessa ora, picchiettano l’asfalto: sono di punta lieve ed anche un poco incerta, sanno di fumo e di disperazione.
L’uomo non guarda alla finestra,  ma un giorno  scenderà  per risuolarli di sua mano: i passi non possono trascorrere senza lasciare un segno.
Basta un abbraccio, forse, o il regalo di una nevicata da cucire con il filo nero, punto dopo punto.

Qui come altrove 29.

27 lunedì Ago 2012

Posted by colfavoredellenebbie in qui come altrove

≈ 34 commenti

Qui come altrove c’è la donna che ha l’arte del levare.
Lo fa dal grembo delle cose, purché abbiano perso orgoglio e fissità, purché sembrino vicine a scolorare o a infittirsi d’invasioni esterne.
Allora sa trovarne il cuore per metterlo nel mondo, senza forbici, garze o rocchette di filo ad annodare.
Bastano gli occhi per scorgere e capire, per sentire le musiche segrete di vite che chiedono di uscire.
All’aperto o al chiuso, non c’è una differenza: il parto genera il nascosto, l’annidato dentro vecchie pieghe di ruggine ed edere rampanti.
Bastano gli occhi e nei vetri tornano i pensieri, nelle chiavi compaiono le stelle, nelle maglie di rete si ripete il cielo.
Nella ciotola vuota il latte affiora, come una promessa.

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