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Se le storie avessero un doppio si specchierebbero a rovescio, una in faccia all’altra, identiche e contrarie, come quella dei due fratelli.

Stavano nella casa dei pioppi, i pioppi della neve in primavera, quella che le vecchie si filerebbero, se i piumini fossero cotone, per copertine leggere.

I pioppi a mano aperta stavano fra la campagna e la corte, fra la corte e il caseificio, quasi a mettere ordine pure nei lavori: al Barba il latte da cagliare in grana, al Vecchio la terra da guardare.

Solo che, a far formaggio, il latte si riceve all’alba, c’è da faticare anche se un uomo aiuta, ma, dopo non si sta a guardare, ci si decide a far qualcosa. Così ilBarba, una volta in piedi, di tempo ne aveva e faceva partorire le bestie, e guardava le api, sistemava la legna, zappava l’orto e aiutava il Vecchio, perché il Vecchio, la giacca, mica la levava.
Se è per questo, neanche domandava, ma aveva un suo modo di non chiedere così bello che arrivava a segno.

“Ah, tempo di pioggia,- diceva – se i covoni fossero fatti, tutta fortuna…”
“Se c’è da farli, si faranno”- rispondeva il Barba e prendevano la strada di campagna, il primo a testa in aria, il secondo a cercare per terra la cicoria.

“Ma quante, quante ce n’è quest’ anno, – diceva il Vecchio a guardar le spighe già tagliate – guarda guarda…se se ne accorge la mia schiena…”
“Se sono tante, si raccoglieranno,- rispondeva il Barba, che si toglieva il gilè – Te, metti la schiena all’ombra.”

Sotto la pianta di susine, il mal di schiena stava quieto. Il Vecchio guardava in su.

“Certo le nuvole son più svelte delle braccia…Bisognerebbe fare presto.”- sospirava.
“Se c’è da far presto, si muoveran di più ”- il Barba non s’asciugava neanche la fronte e drizzava le spighe e le legava, in gara con il cielo.

Alla prima goccia il Vecchio dava l’annuncio, perché stava attento, e , coi covoni che riposavano al sicuro, stretti da un giro di salice, tornavano in corte.

“Certo è fatica anche guardar sempre in alto” diceva il Barba, per dare soddisfazione al Vecchio.

E si ringraziavano, sulla porta del caseificio.