Succede che ogni tanto si debba andare a dire delle cose.
Si parte da casa con gli appunti convergenti, annotati con lo zelo dell’ insicurezza, e con la testa, invece, piena di idee divergenti e a mozziconi come gli alberi a capitozza: quelle idee che arrivano fino a un certo punto e poi dicono”nononono” e tornano indietro da sole.
Ci si sente solidali al caos, infinitamente pieno nel suo vuoto di confini definiti fra cose.
Quando l’infinitamente pieno è straripante, io faccio il gioco del vedere.
Guardo per cercare le forme che si manifestano un attimo e poi si smuovono, si scompongono, scosse da un respiro, da uno sbieco di luce diversa. Le forme traballanti e insicure, malferme e malcerte…
Si fissa l’ attimo, insomma, e si è interamente in quel vedere.
Così oggi l’ho visto.
Questione di un pochi secondi, ma l’ho visto. L’aspettavo da tanto.
C’è che le case si prendono la loro vendetta a volte.
Specie se sono state dipinte di un color rosa mortadella ai nitriti nitrati, che sfuma nel cianotico, fra nugoli di moschini con gli occhiali da sole.
Specie se l’arco ha una forma di quasi cuore.
Specie se gli infissi sono di alluminio (brunito).
…Certo che le case si vendicano, soprattutto sulla parete di fianco, che vedi bene perché perpendicolare alla strada.
Colpa della pioggia? Colpa dell’umidità? Colpa di un raggio di sole votato a delinquere?
Sulla parete della casa rosa è apparsa la forma nettissima di gigantesco barboncino a coscialunga, quelli con le zampe stecche e i pon pon di pelo.
Un barboncino titanico con zampa posteriore inequivocabilmente sollevata.
E tutti sanno cosa fanno i cani quando sollevano la zampa posteriore.
Contro un muro.
Goduria multipla e assortita. :)
Barboncini&vendette
24 mercoledì Nov 2004
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