Che l’orto di casa fosse lasciato a sé, senza una mano a squadrare cordoli e a drizzare paletti, era un dispiacere per tutti.
Uno spazio così grande, che pure confinava con la caserma dei finanzieri.
Con vista sulla ferrovia morta.
La Rosa miamamma ci pativa abbastanza.
Specie se guardava l’orto della vicina, che spolverava anche i fiori delle zucchine.
La Dina mianonna aveva un’idea poetica dell’orto e se l’era tenuto come un giardino: una fila di dalie e un rettangolo di insalata, una fila di astri e un rettangolo di radicchio rosso e così via, fino ad arrivare alle fragole in fondo in fondo, un po’ fuori mano, ma solo ad evitare tentazioni e cedimenti. Complice d’estro creativo era il vecchio Nèlo, un po’ giardiniere un po’ ortolano, che la seguiva con la carriola, cantando, curvilineo, “la vita è beeeella e me la voglio godeeeer”.
Fazzoletto rosso su collo in tinta.
Ora che la Dina non c’era più, coi suoi sacchetti di semi attaccati alla trave del rustico e i suoi traffici di tuberi da fiore, sparito anche il Nèlo, nessuno qui aveva l’inclinazione.
Al massimo la cura del giardino davanti, di ortensie peonie e fior di vetro. Al massimo.
Dopo un periodo di entusiasmo per le anatre mute, progressive colonizzatrici di spazi assegnati alla lattuga, sfacciatissimi pennuti cui non si aveva il coraggio di tirare il collo, la terra era rimasta improduttiva.
Una terra con le erbe crescenti e dure, con la vite che faceva quel che poteva e le prugne di Santa Rosa, che rifiutavano di maturare. Scendevano solo se oltraggiate da un verme, che schifavano sputando una resina giallina, in segno di rifiuto.
Quando le erbe diventarono così alte che andò persa la tartaruga, si decise che bisognava far qualcosa.
Mio padre partì per primo, col sacro fuoco del badile: partì alla lontana, per risalire alla causa prima, al motore immobile di tanto degrado.
Individuata la gramigna del cortiletto come colpevole in primis, iniziò da quell’incerta area di frontiera.
Andò a finire che, sistemati per bene i sassi, cacciata la gramigna e rifatti i dentelli di mattoni alle aiuole, per l’orto non ci fu più né fiato né fantasia.
Germogliarono spontaneamente le zucche con scenari fiabeschi e sembrò un segno del destino.
Si presentò la vecchia del latte, una mattina.
Lo vendeva nella casa rotolata giù, alla curva della strada, in bocca all’argine.
E c’era da andarlo a prendere nel pentolino di alluminio col coperchio, perché sembrava uno sgarbo fatto alla vecchia prendere quello nella bottiglia.
Uno sgarbo grande.
Anche se era scomodo tornare col pentolino pieno: non si poteva correre e neanche cantare né tanto meno ballare. C’era da camminare dritti e far finta di essere su una passerella.
“Ci si pensa noi all’orto – disse – e si fa a metà”.
La Rosa miamamma mica ebbe cuore di chiedere chi abitava quel “noi”.
La vecchia del latte venne il giorno dopo, accompagnata dal marito col bastone bianco e la voce buona, la mano sempre appoggiata sulla sua spalla.
Era bello vederli lavorare, vicini vicini, sulla stessa linea di terra da liberare. Un sacco sotto le ginocchia. Il vecchio riconosceva toccando erbe e foglie e sentendo l’odore sulle mani… E la vecchia gli diceva che sì, quella era menta matta da levare o un pissalet senza importanza.
Non si poteva stare nella poltrona a leggere e sapere che nell’orto si lavorava anche con gli occhi chiusi; non si poteva giocare e far finta di niente; neppure cucire alla macchina.
Con miamamma e il bambino, si usciva ad aiutare e ad ascoltare il vecchio che sapeva tutto e parlava quieto, spiegando le cose.
Ascoltava la radio. E la riaccendeva con la sua voce, fra malva e piantine di sedano.
Era la politica in dialetto.
Era sicuro che il mondo sarebbe cambiato, una volta o l’altra. Perché lui guardava avanti anche senza vedere. E che lo ripetessimo anche a mio padre, la sera, quel che lui aveva sentito, alla radio.
Così si strappava l’erba, insieme. Si salvavano vecchie piante buone. Si zappettava per nuovi impianti.
E le parole del vecchio non avevano né rabbia né aceto.
Sembravano venire da un mondo dietro l’angolo, di lavoratori con la casa bella e calda, di alberi con frutti d’occhiali e libri.
Un mondo in cui nessuno sarebbe tornato a prender botte sulla testa da gente in camicia nera.
Tante botte, fino al buio.
chubbyhuggs ha detto:
al di là della delizia del ricordo, dal quale di tanto in tanto spunta anche mia nonna con alcune sue manie ortolane e certe spaventose nemesi vendicatrici di bruchi e altri sfacciati parassiti, come non cedere al fascino di un orto che confini coi finanzieri?, è meglio che appoggiare la scala al muro, no?
(cosa ti devo dire, quella cosa del furto dei sassi credo sarà l’ultima cosa alla quale penserò in punto d morte… )
:-DDD
buona setttimana, in mezzo alle altre olive, immagino…
ciao
c.
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charm ha detto:
No, guarda, se mi parli di orto mi fai veramente sciogliere. Lo sai che e’ il mio sogno avere un orto? Coltivare la terra e’ la sola cosa che riesce a regalarmi una sensazione di quiete e di costruttivita’ al tempo setsso. E qui si sente il profumo della terra. Col, ti adoro.
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Bostonian ha detto:
gli scenari fiabeschi delle zucche me li ricordo bene, con dei mostri certe volte più grandi di me… altro che Cenerentola :) Basta, sei troppo seducente, ti devo mettere fra i link…
B.
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ladritta ha detto:
belli questi ricordi dolci-amari.
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Effe ha detto:
il mondo non cambia, rotazione e ivioluzione e poi è di nuovo lì,
ma almeno qualcuno c’è, qualcuno che vede oltre il possibile, qualcuno che racconta nuovi mondi e più veri
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nowhereman1 ha detto:
Anche il viaggio in un Orto può essere meraviglioso se ci si attende da lui ciò che Alice non si attendeva dal Paese omonimo, ciao NM
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Pattinando ha detto:
Che bello leggere il profumo di quest’orto, assaporare i suoi colori, vederlo materializzarsi in storie che ricordano i suoi trascorsi, i personaggi che l’hanno amato e quelli che continuano ad amarlo, come te che doni gioie indescrivibili quando porgi alla lettura queste primizie. Baciotto e felice serata*
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Fiorile ha detto:
sarà perché in questi giorni io ospito il vecchio Pedro che saltella ovunque con le sue caramelle dolci di memoria, sarà perché tu hai aperto un pochino di più la vista dalla “porta di dietro”… ma credo che io abbia appena letto una delle tue pagine più belle…(il finale poi è decisamente efficace!!) un abbraccio :)
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LivioCiccione ha detto:
ullallà … ciao a te condomina.
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blancoebleu ha detto:
Essì, il finale richiama Vecchioni
(… ed io pensavo ora gli dico “Sono anch’io fascista”
ma ad ogni pugno che
arrivava dritto sulla testa
la mia paura non bastava a farmi dire basta…)
Forse non lo sai ma pure questo è amore (e mi riferisco al post non al titolo della canzone)
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melusinach ha detto:
in sequenza: mianonna rosina e il suo orto che ci pareva grandissimo, con dalie e lattuga, su un quadrato scavato tra le case e affacciato sul lago, ma dall’alto.
il mio giardino impossibilitato ad essere orto: persino le zucchine hanno desistito… (poi si aspettano gli alberi di giuggiole)
E i racconti di mia mamma del tempo delle giovani italiane, e dei partigiani rifiguati a casa sua.
E un vecchio, vecchio e malato, che accompagnavo tutti i giorni a vangare l’orto di un ospedale, perché ritrovasse il senso del vivere. Le sue mani accurate sulla vanga, e il suo incedere regolare, passo dopo passo, con forza e calma. Io lo guardavo e basta.
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cicabu ha detto:
Col..tu mi fai riaffiorare ricordi dolci e perduti..anzi nn perduti xchè sono nella mia memoria indelebili e anche un po’ tristi ..l’orto di mio nonno e di mio padre era perfetto..nn ci si poteva andare a giocare..era grande, terra fertile che rendeva…ora là c’è una palazzina rosa……^^
E quel vecchio coraggioso colpito fino a fargli vedere il buio..che bella immagine..sei sempre bravissima a trasmetterci emozioni..^^
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LaSirenetta ha detto:
mi fai venire la nostalgia di cose mai vissute… ma forse te l’ho già detto…
:-)
splash!
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alp ha detto:
ehi,che ne dici di avviare le prenotazioni per le adozioni a distanza?
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LaSirenetta ha detto:
lo so che hai già risposto, ma una gif non si nega a nessuno…
clicca sulla gif, ci sono novità!
splash!
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Skeight ha detto:
davvero bella questa riflessione, complimenti
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PortamiVia ha detto:
Bel racconto, come al solito.
Questa volta il sapore è antico, mi rimandi ai ricordi di mio nonno ed alla vita passata che gli tornava sempre in mente e di cui mi parlava spesso… sapori antichi.
Un saluto, Anna :)
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Gardenia ha detto:
delizioso orto di nostalgie, ora ri-orto nella tua scrittura, ***
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mezzaluna ha detto:
Massenti!!!!troppo troppo bello e spero di vederlo un giorno questo tuo orto rinvigorito e nuovo nuovo…magari mi preparerai i tuoi famosi tortelli di zucca…:-D
SFACCIATISSIMA!!!!!
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farolit ha detto:
Ooooh finalmente una storia!
Grazie, ne avevo bisogno.
Sono affamata d’affabulazione.
Come da picccola, prima di andare a letto, quante storie mi hanno placato le inquietudini, mi hanno insegnato a vedere altri mondi, altri mondi invisibili nascosti nel mondo visibile.
Grazie avevo proprio bisogno di questo post, di quelcuno si prendesse la briga di raccontare una storia bella, passo passo, disegnando per benino l’orto, le erbe, i vecchini… il mondo come dovrebbe essere.
Ora mi sento consolata. Puoi spegnere la luce e rimboccarmi le coperte.
A me, grazie a te, sogni d’oro.
:-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
cara Mezzaluna, quest’orto non c’è più, come non ci sono più il vecchio Girolamo e la sua dolcissima moglie che gli diede tanti figli.
Mi son son tornati in mente perchè mia madre, qualche giorno fa, ebbe fra le mani un asciughino con cui si copriva un certo pentolino del latte.
§§
cara Farolit, le storie son nascoste dentro le cose: decidono loro quando uscire, allora basta assecondarle e seguirne la musica.
Queste sono cose piccoline: al massimo hanno il suono di una pita pitela :)
§§ Grazie, Gardenia, come sempre.
§§ E un saluto ad ogni viaggiatore di pagina.
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harmonia ha detto:
Grande racconto dettato da un gentile genio della memoria e delle cose più piccole e più importanti.
Un abbraccio. harmonia
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quellachenonsei ha detto:
Mi hanno sempre detto che la terra è bassa, è duro lavorarla. Io rispondevo che sì, sarà bassa, ma dalla terra non si cade. E qualcosa per noi alla fine tira sempre fuori.
m.
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Gardenia ha detto:
g***
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MIRELLADEPARIS ha detto:
un saluto di corsa :-)
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shemale ha detto:
Non è mica cambiato poi tanto, quel mondo lì sotto. E qualcuno qui sopra mi dice che tutte quelle botte non sono proprio servite a niente. Non lo so, è acqua passata oramai e anche il buio, alla fine, è solo uno stato d’animo. Io ricordo quella bambina che mi aiutava a piantare sedano e malva, tra i profumi inzuppati della gramigna e della terra scostata. Sarà grande, oramai. E’ strano: si è impadronita di una scheggia della mia memoria appena l’ho vista.
Perché l’ho vista, in effetti.
E anche lei ha visto me.
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colfavoredellenebbie ha detto:
era una bambina che aveva paura delle cavallette, ma non aveva paura del buio, se era un modo per avere lucciole.
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mezzaluna ha detto:
Bhe però i tortelli alla zucca me li puoi cucinare comunque no?:DDDD
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colfavoredellenebbie ha detto:
sì, certo certo, mezzaluna :)
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melusinach ha detto:
:-)
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cicabu ha detto:
la buonanotte Col..al sapore di quasi neve e di tramontana…^^
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chubbyhuggs ha detto:
Ciao Col, coraggio che oramai è venerdì… lo sai che ha cominciato a nevischiare anche qui… eh sì, fuoco scoppiettante e stube e chiacchere con vino novello sarebbero una meraviglia, no?
abbraccione
c.
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toporififi ha detto:
Sai Zena cara, ogni tanto ho la tremenda sensazione che la dolcezza del vivere nasca da ossa dissodate a randellate, che il dolore sia il concime della felicità.
Mi è sembrato di leggere un racconto di Singer sullo Shtetl, di vedere un piccolo stagno che è un oceano di serenità circondato da tempeste e buio.
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anandamide ha detto:
…ortomemory/raccontobellobello!!!…:)*
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catomaior ha detto:
Adesso ho capito perché quando passavo di qua non potevo lasciarti un saluto….non mi “loggavo”. Adesso che lo so…Ciao, col! Vale anche per te, sai, quello che ho scritto a fiò…
Franz Cato
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ovidio ha detto:
e’ un piacere rileggerti.Un abbraccio ed una buona settimana mia cara
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usermax ha detto:
ciao, Col, a proposito di freddo stavo tentando di raccontarne un po’ per il prossimo post…
i tuoi orti incantati persistono… e un po’ scaldano…
un bacio grande, M.
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notav ha detto:
ciau,amica ,anche oggi miniera al freddo?
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melusinach ha detto:
:-) qui neve : -)
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Fiorile ha detto:
sono venuta a rileggere dopo che qui è nevigato cercando di immaginare i tuoi orti bianchi e carichi di neve…un abbraccio grande, cara amica, e grazie per le tue parole di “cura” e “fiducia”..:)
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Fiorile ha detto:
ommadò ..nevigato? :(
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LivioCiccione ha detto:
qui neve fitta, per liberare il gatto sul tetto ho chiamato lo spazzaneve
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colfavoredellenebbie ha detto:
neviga neviga pure qui….
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colfavoredellenebbie ha detto:
ma tanto, pure :)
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AnnaSetari ha detto:
Che bella storia! Mi ripeto: non posso che essere ammirata dal tuo modo di descrivere e far vedere i dettagli in modo così nitido e nello stesso tempo carico di inaspettate suggestioni da favola.
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usermax ha detto:
buona domenica con sussurro infreddolito, M.
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ermione64 ha detto:
A me è venuta in mente quando da bambina, il lattaio ci bussava alla porta e ci vendeva un pentolino di latte; che buon profuno il latte fresco appena munto. Storie veramente pure, così come più pura e semplice era la vita di una volta..
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farolit ha detto:
Già satollo il comentatoio?
Bene bene, è d’uopo al lustro di cotanta scrittura.
:-)
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Gardenia ha detto:
bacio domenicale ***
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vuotopieno ha detto:
..gli orti dalla mia infanzia erano abitati da animalini gialli a righe nere .. se non ricordo male adoravano le patate … e poi le libellule … stavano lì … quasi in meditazione sulla cima dei supporti dei pomodori … ogni tanto facevano uno strano canto con le ali … al tatto erano un pò come setarigida …. piacevole l’odore dell’orto nel pieno dei sui frutti …
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farouche ha detto:
Zena cara, volevo ringraziarti per quanto mi scrivi su aetheria ma non mi funziona il pvt e non ho tempo di scriverti o chiamarti oggi, per ora un abbraccio poi ci sentiamo presto, scusa l’ot poi torno a accoccolarmi qui nella tua casa :)
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stepa ha detto:
Scusami Zena se non commento il tuo racconto ma oggi sto male, dentro… come da parecchi giorni ormai. E questi sono i miei giorni, con alle spalle un amore bruciato da troppo amore. Giorni vuoti e sospesi. Un filo di ragnatela che intossica l’anima e uno squarcio nel cuore che vomita ricordi…
Sono stanco di elaborare lutti. Vorrei solo un po’ di pace. Da tutti i dolori.
Ti abbraccio come sempre con tutto il mio affetto.
S.
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melusinach ha detto:
:-) :-)
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aitan ha detto:
Adoro sentire la tua voce che racconta e mischiare il tuoi orti coi miei, mio padre curvo a godersi gli ultimi anni tra melenzane, limoni e zucchini.
E c’erano ancora tanti pomodori da cogliere.
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Gardenia ha detto:
‘notte, g*
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NicDwaRazy ha detto:
i tuoi orti e i “neder mut” le
anatre mute….
quanto mi mancavano questi momenti tuoi regalati a noi tanto generosamente.
il tuo amore lo sento nella voce che racconta con occhi e cuore caldo….e starei giorni in silenzio occhi lucidi in ascolto…bacio a te cara e anche a Lino….
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Gardenia ha detto:
lo SMACK del lunedì, g***
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Lam ha detto:
Salutoskij dal freddoskij :-))
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madeinfranca ha detto:
… come al solito ,anche questo “tuo” orto diventa…nostro :
perenne o stagionale, da recidere o da strappare, radente o invasivo,decorativo e profumato
tutti ci troviamo qualcosa di vissuto,raccontato,sognato…
anche senza vedere.
“l’essenzaèletueparole”.
bisous
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skipper246 ha detto:
Arrossendo e restando un po’ defilato butto l’occhio nel tuo orto… chissà se mi vedrai?
Un abbraccio forte.
Skipper
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cicabu ha detto:
…^^
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notav ha detto:
tav, alta tensione a venaus – forze dell’ordine nei CANTIERI
(AGI) – Torino, 29 nov.- La statale 24 del Moncenisio continua ad essere bloccata da alcune centinaia di manifestanti all’altezza di Venaus, la localita’ dove domani dovrebbe essere aperto il cantiere per i sondaggi della linea dell’Alta Velocita’ Torino-Lione. Lo stesso cantiere, peraltro, gia’ dalle tre di stamane e’ presidiato dalle forze di polizia e dai carabinieri e ci sarebbero stati gia’ degli scontri tra queste ed i manifestanti. L’europarlamentare, Vittorio Agnoletto, presente sul posto con i comitati “No Tav”, ha detto di essere rimasto legermente ferito ad un ginocchio. Per il presidente della Comunita’ montana bassa valle di Susa, Antonio Ferrentino, quella avvenuta la scorsa notte in valle “e’ la piu’ grave militarizzazione del territorio che ci sia mai stata”. Ferrentino denuncia anche gravi disagi alla poolazione. In alcune fabbriche della zona ci sono stati scioperi spontanei per protestare, appunto, contro i presidi delle forze dell’ordine. (AGI)
291114 NOV 05
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mezzaluna ha detto:
Un salutino sempre speciale per te ed un abbraccio che copra tutti gli spifferi e che non faccia entrare il freddo :)
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diamonds ha detto:
OT…sono talmente poco colto(a proposito di orti)che non sapevo che Zena stava per Genova(e questo spiega molte cose Col
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Flor ha detto:
Magica come sempre, col… Un bacio grande grande :-)
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coralla ha detto:
Dopo questa boccata di aria buona torno ai miei pensieri
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justannie ha detto:
Che incanto, sempre, “Il mondo salvato” di – e da – Col (e la memoria salvata, e la lingua salvata)
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elisnelpaese ha detto:
La vecchina e suo marito avevano il pollice, l’anima e la volontà verdi, sicuramente.
Ogni volta che parli della tua terra, che non conosco, mi sembra di vederla lì davanti ai miei occhi: potere della tua penna…verde!
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liberitutti ha detto:
ti voglio bene, Zena.
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