Fra le infinite cose che non conosco c’è l’astronomia.

Alle Medie feci ridere la mia seriosissima prof inventandomi le fasi lunari: secondo me d’inverno la luna o non si vedeva o si vedeva solo un pochettino; poi, col caldo, si lasciava andare ad apparizioni a metà via, infine, eccola lì, d’estate, tutta piena e di vario colore: giallo rosata, giallo pannocchia, giallo fosforescente, giallo canarino….
Fermata alla trentesima sfumatura di giallo, dovetti ammettere che non avevo studiato.

Come per tutte le cose che non conosco e che non posso continuare ad inventarmi, nutro per le stelle un amore coltivato a sensi di colpa e tenuto a bada con promesse solenni. Quando andrò in pensione (terra promessa e lontana) studierò e saprò.

Oggi ho ricevuto un pre-pensionamento: ho viaggiato in sospensione fra universi e multiversi.
Fra cose difficilissime e nouminose, spiegate col linguaggio dei numeri e della luce, ma anche con gli oggetti che stanno nella vita: reti, bocce da bowling, palline da biliardo…
Teorie e conoscenze, messe su un piatto alla portata di tutti, ma mai banalizzate.
Offerte con il garbo dell’intelligenza che non crea distanza e con l’energia di chi regala la bellezza e insieme la responsabilità di custodirla.
Lasciate correre fra i ragazzi con l’entusiasmo bambino che riconosco nelle persone pure di cuore e di testa.
Teorie e conoscenze sorvegliate e indirizzate dalla sicurezza di un amorevole sapere, tanto profondo da diventare disinvoltura, anche nella timidezza.

Mentre guardavo le valli di Marte, ancora indecisa fra l’innamorarmi di Urano o il restare fedele agli anelli di Saturno (il gassoso), pensavo che anche l’universo umano è molto vario.
Ci sono, per dirla con Grossman, persone con la testa a zig zag, che vivono fra stupori e incanti, come chiusi in una dimensione senza finestre.
Ci sono persone con le mani ad artiglio, pronte ad acchiappare la realtà come unico, totalizzante orizzonte da cui non staccarsi mai, incuranti di ombre e slanci verticali.
E ci sono persone con il cuore a stella che vivono il loro quotidiano ben radicate nelle cose, ma che sanno catturare, dell’alto, dell’infinitamente grande, un bagliore, tanti bagliori, e di questo/i scaldano la vita.

(Un abbraccio riconoscente ad Astrogigi)