Perché, se la città fosse stata dietro l’angolo, non sarebbe successo niente.
Uno andava, contratti uffici forniture, poi tornava: prima di mezzogiorno si poteva esser già in officina, attorno a una Vespa, nello stanzone, in bocca al campanile.
Invece no.
Tanto lontana la città.
Con quella strada in mezzo, mangiata dai fossati.
Le curve murate dalle case.
Non si arrivava mai.
Con la corriera vecchia, poi: ferma a ogni pisciatina di cane, paese dopo paese, col lamento dei freni e l’odore di benzina cotta.
Sul ponte di ferro, a passo d’uomo stanco.
C’era da restare inchiodati una giornata, ad andare in città.
C’era da tornar la sera, con lo stomaco a rovescio, le chiacchiere dei mediatori e la tosse degli operai.
Allora, in città si mandava chi vendeva il tempo: c’è che la distanza inventa i suoi mestieri, talvolta, e li affida a gambe buone.
Il ragazzone con la berretta di lana faceva il corriere anche per una busta sola, anche per un protesto da salvare all’ultimo momento.
‘Ci penso io’, diceva.
E la giornata cominciava già dal finestrino, a ripassare i paesi uno a uno, il pacchetto o la cartella sempre in mano, perché un corriere ha da essere fidato e la consegna non si lascia neanche sul sedile. Si sta fermi, con il cappotto addosso, ben dritti per l’importanza del dovere.
Ma un giorno la busta non arrivò a destinazione.
Ehssì che era primavera: una mattina con la pelle chiara, sulle nebbie di una settimana. Con un cielo squarciato di stupore.
La busta era pesante: quasi una mesata di soldi, da portare di corsa alla bottega della moto, ché, si sa, i tempi delle banche….
Al negozio non si presentò nessuno.
Preoccupazione grande.
Si lasciò passare la giornata intera.
La sera, si andò alla casa del corriere.
Fu proprio lui ad aprire, un poco imbarazzato.
– E i schei?– chiese l’uomo dei soldi, quello dell’officina, col pagamento a pendere.
– Inghepiù, – disse l’altro, puntando con l’indice il cielo – volato tutto il giorno.
Proprio lì, al Migliaretto, mica aveva resistito a quel cartello: viaggio fra i cieli £ 5000.
Tanti viaggi, per tanti cieli.
Quello sulla città rosa delle pietre vecchie e quello sui chiari d’acqua, col fiume che spalanca al lago.
Quello là in fondo sul boscone grande.
Quello sui quadretti e i cerchi delle case fitte, attorno ai serpenti delle strade.
E, in fondo, il cielo largo sul bianco della reggia e …
– Ma parché?– chiese l’uomo dell’officina.
– Parché l’era pran bel.
E che altro si poteva dire.
L’uomo dell’officina già sapeva.
In pianura il basso cerca l’alto.
Poi lo ama.
farouche ha detto:
vorrei una mattina con la pelle chiara in cui stupirmi d’improvvisa azzurrità…qui è grigiore ma mi fa bene al cuore immaginare un anticipo di primavera
E come stai mia cara nei primi giorni dell’anno?
Celestemateria è tornata…se vuoi…
un abbraccio chiaro e col sorriso
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multiversum ha detto:
da tornare a leggere…per il momento mi colpisce la forza della congiunzione – enigmatica – tra il viaggio basso e il viaggiare alto ..
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blancoebleu ha detto:
Ora che ho visto te ed Hemingway (o Riccardo cuor di leone) insieme sullo sfondo della pianura padana i tuoi post li colgo molto meglio.
:-)
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cronomoto ha detto:
letto e riletto, questo viaggio in basso e in alto in una pianura che mi è familare.
C’è dell’affetto, qui, per questa pianura.
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Effe ha detto:
è l’ascesa di parole e anima.
un’altro persoagio che colora un mondo dall’orizzonte lungo lungo.
Mai oltre il tono giusto, di voce e di colore, Zena.
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arden ha detto:
Ah, l’è pran bela questa storia, Zena, con quel viaggio della corriera vecchia e quello nei cieli squarciati di stupore. Pran bela!
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linodigianni ha detto:
in città si mandava chi vendeva il tempo
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totocorde ha detto:
Sempre quel tratteggio essenziale, deciso e sicuro. Brevi storie sempre perfettamente conchiuse. Lo sguardo di Zena dall’alto… Ahhh! Toglie il fiato.
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stepa ha detto:
Si può stare lontani dai blog per mesi, rituffarsi, volenti o nolenti, nella quotidianità del reale e dimenticare tutte le scritture, le poesie, gli umori di tutti i bloggers di questo mondo, così come ho fatto io. Poi un bel giorno torni, rientri nel mondo di Zena ed ecco che la malia e la magia riaffiorano dietro ogni pensiero letto, dentro ogni frase, dentro ogni personaggio descritto, amato, partecipato. E vorresti allora solo una cosa: non smettere mai di leggere le pagine dai pesci di nebbia…
Ti abbraccio, Zena.
S.
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cicabu ha detto:
Che storie le tue..icone da rileggere..
Un sogno realizzato..volare mica era poco…
baci Col..^^
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Ihadadream ha detto:
mattine dalla pelle chiara…cieli macchiati di stupore…come lo dici tu, nessun altro. Pran bel.
Anna
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zop ha detto:
deliZioso! mi hai fatto volare, vorrai mica i sghei adesso?
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Flor ha detto:
bello tornare e ritrovare la magia dei racconti di Col… un abbraccio grande grande
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birambai ha detto:
eccola, finalmente, un’altra bella storia.
A me ricordi sempre Pavese.
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IdaKrot ha detto:
A latitudini diverse ma sempre il tempo s’incontra e si “combacia”: una corriera,il postale e un corriere “Menicheddu”,la gente che viaggia intontita dalla fatica del lavoro e sommersa dai pensieri ma sempre con tanta voglia di parlare pure con gli occhi.Belle belle le tue storie allo zenzero e zucchero soffiato,mia cara Zena.Fanno così bene in questo tempo in cui sembra essere circondati dall’orrore…
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dodo712 ha detto:
Se avessi le forbici adatte ritaglierei lo schermo per portarmi via questi frammenti di frasi incredibili.
Sono belli e freschi questi personaggi minimi che sognano il cielo e che stanno tutti in questa piccola sfera colma di meraviglie che è questo tuo blog.
Si respira aria buona, qui.
Sorriso :)
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cochina63 ha detto:
che bello questo ragazzotto ce non esita a realizzare il suo sogno a spese altrui… lo invidio. cia cara, è sempre un vero piacere.
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sgnapisvirgola ha detto:
I tuoi pezzi sono dei goielli. Li centellino e li rileggo perchè sono squisiti. “…una mattina dalla pelle chiara, sulle nebbie di una settimana…” sono pure contenta che oggi ci sia un pò di nebbia. Buona giornata.
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farsergio ha detto:
il profumo della libertà, dell’infinito non ha prezzo… non conosco il panorama dai cieli, penso sia la stessa sensazione di qundo si guarda la pianura dalle cime dei monti, inebriante e appagante.
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farsergio ha detto:
mi sono mangiato la “a”, quando
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toporififi ha detto:
Non affidarmi mai dei soldi da portare in città.
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clodclod ha detto:
volevo scriverti un commento affettuosmnt simpatico, ma mi usciva solo qualcosa di un po’ stupido, enfin. mi limito perciò, con pudore, a darti il voto ( il solito )
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madeinfranca ha detto:
cara Zena per la prima volta
mi è successo che, leggendoti,
“mi” andavo facendo un altro film…
tu immagina ho visto
“il ragazzone” andato in città
perso, “volato tutto il giorno”
al Migliaretto che ho pensato
essere il nome di una nota, ambìta
e irragiungibile “maison close”
dove con una “Marthe”
-come questa di Bonnard-
avesse fatto “tanti viaggi, per tanti cieli”…e che era stato “pran bel” .
Ma…”c’est à toi la faute”…!
con i volivelatisvelati che ci fai fare
…bisoustransfigurés!
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foglidiparole ha detto:
passavo per un caro saluto! swan
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Gardenia ha detto:
‘notte, amica bella, g*
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Medicineman ha detto:
già, l’attrazione dei cieli, staccando l’ombra dal povero suolo.
ciau,a.
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Senza ha detto:
amo quel meccanico che chiede Ma perchè? , che tenta di capire, amo quella risposta chiara, totale, pran bel, rivivo voli identici della mia infanzia, quaranta e passa anni fa, che mi hanno segnato la vita davvero.
grazie
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anandamide ha detto:
…pran bel!!!…:)***
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multiversum ha detto:
solo ora rileggendo – le cose di Zena chiedono tante letture e tanto andirivieni tra testa e cuore…- mi accorgo che da un gesto così ..un perché si, perché è bella…- viene fuori la mia gente …:))
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cigale ha detto:
Sono sempre gradevoli questi tuoi pezzi; dei quadretti intensi che riscaldano il cuore e nutrono la mente dell’humus della terra in cui vivi.
Grazie e buona domenica.
8-)
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Deli ha detto:
che tenerezza…. (ci sono ci sono, ma assorta altrove :-)
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ermione64 ha detto:
L’amore che hai per la vita emerge dalla dolcezza dei tuoi versi.
Hai un sacco pieno di buon cibo che mai finisce. Grazie col.
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cf05103025 ha detto:
Ma dimmi:
lui il detto Migliaretto non ha retto alla tentazione dei cieli?
Cioè si è fermato al lato di un’aeroporto di campagna, tipo Aeroclub e si è pagato un giro?
Anch’io l’avrei fatto, al volo, anche il mio papà che mi portava la domenica, delle volte, a fare un giro su tra le nuvole su dei monomotori traballeri che ti veniva una fifa deliziosa, un batticuore estatico, e il mondo visto mentre fai una virata o rovescio è un’altra cosa e sfila via incantato.
Io da piccolo volevo fare il pilota, poi non l’ho fatto più.
Mario
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cicabu ha detto:
…^^
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§§§
un saluto e un grazie a tutti e a ciascuno.
(A presto. Spero)
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nowhereman1 ha detto:
E’ una storia come devono essere sempre le storie, impastata amorevolmente di sogno e di realtà. Grazie e a presto
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multiversum ha detto:
a presto …:))
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setteparole ha detto:
Che parlino di pesi o di campagne, di uomini o donne, i tuoi racconti un volo con la fantasia lo fanno fare sempre.
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setteparole ha detto:
PS. Volevo dire “paesi”,ovviamente…
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vera.stazioncina ha detto:
essì, “l’era pran bel”…e non si può nemmeno condannare per questo, la bellezza ha il suo fasciono, soprattutto questo tipo di bellezza che va dalla painura verso l’alto.
un sorriso
veradafne
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colfavoredellenebbie ha detto:
Qualche problema assortito non mi consente di essere qui.
Un grazie ad ogni passante ed un saluto.
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Deli ha detto:
:-)
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Ihadadream ha detto:
succede la stessa cosa a me. Il mio tempo sul blog è davvero centellinato ultimamente e non ti nascondo che ho un po’ la paura di perdere gli amici…poi penso a te e ad alcuni altri con cui ci sono legami che ormai dipendono da cose più salde e un po’ mi rassicuro. Un po’.
Scambiamoci un abbraccio, va’ e un “sono sempre qui”.
Sorriso
Anna
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lontanoda ha detto:
Quasi tutti noi non riusciamo ad acchiappare quel guizzo di coraggio, che transita una volta nella vita, rendendoci capaci di barattare una busta con un sogno. Quello di abbracciare le nuvole altrimenti lontane e accarezzare il sole che scalda una pianura che dall’alto appare tanto piccina. Un sorriso Claudia
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triana ha detto:
Cara Zena, a leggerti si resta sempre col sorriso sulle labbra per un po’. Che sia di malinconia, di nostalgia, di divertimento o di tenerezza. E che altro c’era da ribattere alla giustificazione del corriere? Volare, vedere tutto dall’alto, non è forse stato sempre uno dei sogni ricorrenti degli umani?
Un abbraccio
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Deli ha detto:
ça va? :-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
Il n’y a rien de facile, mon amie.
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multiversum ha detto:
cosa c’è? (ti scrivo) …
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multiversum ha detto:
fatto..:)
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quellachenonsei ha detto:
Vendeva tempo. Adesso troverebbe sempre qualcuno disposto a comprarlo.
Non per volare in alto, troppo impegnati col naso sulla linea retta.
m.
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DolceSguardo ha detto:
velocissimamentedipassaggio
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