Qui come altrove c’è l’uomo che aspetta quel momento. Quando i gabbiani non cercano più il mare ma planano, naufraghi nel loro mal andare, sulla terra appena arata.
Sono macchie chiare, che fanno branco e fiore, mentre il macero sempre più si spoglia.
L’uomo guarda gli uccelli da lontano, mentre stanano larve dissodate e si aprono si chiudono nel mucchio, si cercano si chiamano, a voli brevi e becchi spalancati.
Quando la terra diventa un’onda bianca, l’uomo traversa di corsa la spianata, con tonfo che sgrana la campagna. Le braccia in alto, mosse come pale.
Si rompe la schiuma d’ali e piume, si straccia e si leva come per tormenta: frastorna, stordisce e quasi un po’ ubriaca, col verso a voce sola, un’unghia di metallo tirata sopra il vetro che sale sale sale.
L’uomo sente nel grido, nel battito, nel volo, la compagnia di angeli feriti, un tremore che sa di paradiso o forse soltanto la polvere del cielo.
Qui come altrove 15
25 giovedì Ago 2011
Posted qui come altrove
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Atward ha detto:
Qui come altrove 15 è un crescendo lirico di grande forza evocativa, dai "naufraghi nel loro mal andare" ,,, "che fanno macchia e fiore", all' "unghia di metallo tirata sopra il vetro", a quell'uomo che "sente … forse soltanto la polvere del cielo".
E mi par di vederli, i gabbiani; dopo il bottno, a sera, fare ritorno filanti sfiorando le acque del grande fiume. …
Davvero bello, Zena … bisognerebbe proprio dare una veste cartacea a queste pagine di blog.
Un abbraccio
Edoardo.
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colfavoredellenebbie ha detto:
§§
Ciao, caro Edoardo: i gabbiani sono un 'lascito' di questi ultimi tempo. Non solo sulle isole di Po (puntini mobili e nervosi), ma anche sui campi dissodati, specie vicino ai maceri, arrivano numerosissimi i gabbiani…
(la mia passione resta comunque il passo a oRda degli storni)
Un abbraccio.
zena
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barchedicarta ha detto:
lei ha la poesia negli occhi signora
qui come altrove
i gabbiani li vedo nelle campagne infinite del polesine
dove dio ha lasciato il suo ultimo segno di disperazione e fame
abbandoni che diventano voli bianchi quando il motore passa il solco
non sono solo belle le cose che racconti
è il tuo modo di raccontarle che è stupendissimo
abbracci
spero nella pioggia anche per i gabbiani:-)))
che ora volano radenti le acque del Po
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Deli ha detto:
…. oppure leggerle, in una serie di sere d'estate che va verso l'autunno, leggere queste storie accovacciati per terra, ascoltando le vite che così forte risuonano dentro.
Belllissima.
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arden ha detto:
… la compagnia di angeli feriti…
Bellissime immagini (come sempre:-))
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cristinabove ha detto:
zena cara, tu non racconti, tu conduci oltre le parole, dove le immagini si traformano in poesia.
e come tale io la leggo e rileggo, non mi convincerai mai che è solo prosa.
senti la chusa:
"L’uomo sente nel grido, nel battito, nel volo, la compagnia di angeli feriti, un tremore che sa di paradiso o forse soltanto la polvere del cielo. "
un abbraccione
cris
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marosit ha detto:
Quest'uomo è proprio "alto", Zena.
Spero soltanto che non l'abbia messo come una sorta di punto esclamativo finale.
(Già… non ti piacciono gli "esclamativi"… allora speriamo bene!! :))
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colfavoredellenebbie ha detto:
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cara Barche, gli occhi di 'sta signora sono proprio stanchi, sai… Stanchi di caldo e di estate, che vivo come una malattia. Allora si sogna anche un filo d'aria (mica quello sciroccone invadente di oggi, capace solo di frastornare…): ecco, la pioggia sarebbe il massimo. Cervicali o non cervicali: mi siederò sul terrazzo e la prenderò tutta:)
Un saluto grand 'me Po.
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Dai, Deli, facciamo che, se la serie di sere non si materializza, magari una storietta te la leggo per telefono e tu mi racconti di Iorandui, di cui sento assssssaaaaaaai la mancanza :)
Grazie, carissima…
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cara Arden, i gabbiani hanno un verso lacrimoso, secondo me. Di una tristezza cava, in gola e nelle ali. E per di più con note alte, altissime.
Ciao, con affetto.
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colfavoredellenebbie ha detto:
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cara Cristina, sono la meno adatta a dire cos' è la mia scrittura da blog: so solo che è il mio gioco e che, quando – grazie a qualche smagliatura temporale – riesco a venir qui e a buttar giù qualche parola, sto bene e divento quasi impermeabile all'esterno:)) Non è poco, neh?
Un saluto d'affetto…
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Marosit, maga che non sei altro:) Tu snidi presentimenti sotterranei che ancora non sono arrivati alla coscienza… A pensarci bene, queste storiette potrebbero anche fermarsi qui, anche se ci sono altri personaggi, lì con le parole appuntate sulla manica… Chissà:))
Ciao, carissima.
A tutti, buona notte buona
zena
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cicabu ha detto:
Grazie per esserci..abbraccissimo cara Col…^^
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colfavoredellenebbie ha detto:
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cara Cicabu, è un abbraccio che contraccambio con molto affetto:)
z.
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pitunpi ha detto:
Mi sa di nostalgica poesia di fine estate.
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quellachenonsei ha detto:
Li ho lasciati al mare, i gabbiani, li ritrovo qui su un fiume che ci unisce e colma le distanze.
Qui come altrove, in un battito d'ali un piacere della tua lettura.
m.
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falconier ha detto:
Cara Zena, che tempestività i tuoi gabbiani.
Sono commosso, capirai il perchè leggendo il messaggio pvt.
un abbraccio grande grande.
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colfavoredellenebbie ha detto:
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Gentile Pitunpi, benvenuta.
Han già cominciato ad arrivare i gabbiani: adesso sono sull'isola di Po. Forse hai ragione tu: c'è un po' di autunno fra queste righe. Ecco, magari il suo presentimento
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sei tornata, Momi:)))
Che contenta (magari tu un po' meno, forse), ma io sì, proprio contenta.
Ti mando un abbraccio via fiume: lo so che arriva anche contro corrente:)
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Fausto, sono proprio belle le 'affinità casuali' (mica è mia questa espressione: la prendo in prestito da un blogger amico e te la rilancio)
Grazie! E un caro saluto.
a tutti: buona notte buona.
z.
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dodo712 ha detto:
E' bello tornare a rileggere i tuoi ricami di parole. E' un angolo dal buon profumo, questo, al quale si torna sempre volentieri.
Un saluto.
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colfavoredellenebbie ha detto:
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Anche da te, Dodo, è così: un luogo di pensieri e gentilezza.
Ben tornato.
z.
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maxdreamer ha detto:
Quell'onda bianca della terra, e quell'unghia di metallo nel grido….
Hai colto benissimo la strana entità dei gabbiani, convertiti alla terra, come dovrebbero fare molti di noi, di questi tempi.
Inquietanti e bellissimi, i gabbiani. Tempo fa ne ho visto uno con un'ala ferita, che attraversava una strada trafficata "a piedi", sulle striscie pedonali. Sembrava portare a spalla, come un mantello, la sua ala spezzata, paziente e attento alle automobili che lo sfioravano….
Vengo sempre con piacere particolare, qui da te, a risciacquare i miei panni prosaici…
;-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
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Maxdreamer, anche per me i gabbiani sono bellezza e inquietudine. Ricordi Cardarelli, vero?
Mi colpisce il loro arrivare fin qui: stamattina ce n'era un gruppo fitto fitto, in aperta campagna, senza neppure l'alibi di un macero vicino…
Grazie per la 'visione' del gabbiano urbano e ferito: mescolanze senza difese…
Un saluto
z.
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