(praticamente traslochi, parte seconda)
Che di soldi ce ne fossero pochi, in casa, ormai lo si capiva, magari da piccole cose, non solo dal gioco della casa che si restringeva.
Erano cose che non si leggevano tutte insieme, ma che affioravano in abitudini nuove o nell’infittirsi delle meno gradite, fra le vecchie.
Era la Rosa miamamma, adesso, a frugare il mercoledì mattina; negli stracci della “mericastrass”, dove la Norfa, regina dell’usato neanche si dava da fare per vendere, neanche più decantava i pregi delle sue cose: erano in tanti a cercare, a frugare, nel mucchio e lei poteva stare grassa e immobile a fumare la sigaretta col bocchino, nei suoi ricci di permanente.
Eppure le sottane o le maglie o le stoffe che arrivavano a casa, non avevano la vecchia magia.
“Adesso lo vedi così, ma dopo diventa una meraviglia”- diceva miazia, drappeggiando incredibili vestiti attorno alla vita della Diana. E io li vedevo davvero già belli e finiti, perché aveva un modo la zia, che a non crederle, pareva di farle un torto.
Era facile, invece, deludere la Rosa, stare impalata a guardarla cercare tra gli stracci, col fastidio dell’odore di vecchio e la vergogna di essere vista dalle amiche, e poi, a casa, fare una smorfia davanti alla gonna a pieghe, che doveva diventare diritta, per andare bene, e più lunga, da corta che era.
Era facile farle il dispetto e dire che mai, assolutamente mai, quella gonna sarebbe entrata nell’armadio; salvo poi, nel silenzio, infilarla di nascosto e ammettere, davanti allo specchio che non era così male.
Ma prima, prima c’era il tormento della prova. Era brava la Rosa a trovare scuse alle mie proteste deboli deboli.
“Ma fa una piega sul fiancoooo….” – tentavo di dire.
“Non é la sottana, sei tu che hai un fianco più alto dell’altro. Lo dice anche la Luciana magliaia”- ribatteva la Rosa.
Mica bello trovarsi d’un tratto, così, senza preavviso, con la vergogna di un corpo schifo. Vergogna nonnascosta, ma addirittura discussa fuori.
I fianchi, però, tornavano a posto dentro la gonna finita, lasciata a bella posta sul letto, e sempre nel silenzio indossata.
A parte l’antico transito dei vestiti, le cose davvero cambiavano: il cibo, ad esempio, per certe teorie della Rosa, che mai si erano sentite prima. Se si era noi tre, e mio padre lontano, la sera, miamamma preparava il budino Sanmartino gusto vaniglia, perchè era leggero e “andava benissimo”. E profumava la casa di latte dolce.
Che bastasse una polvere chiara e mezza bottiglia di latte per quella crema che induriva di colpo e fermava in superficie le bollicine della cottura, come schiuma di gomma, era un mistero senza risposte.
E c’era anche il caffelatte a prolungare la cena, con certo pane biscottato nel forno, con l’odore del secco pulito e caldo.
Ma quando mio padre tornava a riempire la sera col suo fischio gentile, c’era la festa dello spezzatino con le patate e il sugo e radi pezzi di carne, che apparivano e si scioglievano morbidi in tanto sapore.
Buono quasi quanto i toasts che la mamma della Cri preparava nella padella sulla stufa, e si sbruciacchiavano bene, e facevano fumo, ed erano così moderni, così moderni e così americani, mentre a casa mia, di moderno c’era solo il budino sanmartino, e il resto aveva i segni di quello che c’era già stato, solo con qualcosa di meno, come la carne sparita, o la frutta contata, che, stranamente, aveva sempre qualche segno.
E bellissima era la carta-premio che mio padre mi portava dalla Federazione e mi faceva sentire ricca di trentamila lire di libri, da scegliere fra quelli bianchi strisciati di rosso, con parole difficili e forti, e quelli con la copertina di cartone avorio e il timone d’oro.
E non c’era criterio, per scegliere: solo ascoltare la musica di un nome sirena, che chiama , che chiama.
Majakovskij, allora, arrivò per caso, su una nuvola in pantaloni, col suo flauto di vertebre a reclamare un amore immediato, nelle sere di novembre, quando gli altri dormivano nel letto di ciliegio e io restavo nella cucina solo mia.
Arrivarono i libri, da allora, puntuali ogni anno, a cancellare rinunce così lievi da non essere avvertite o da diventare il gioco fra noi, nella casa piccola, dove non si poteva scappare agli odori, ma neppure alle canzoni di miamamma.
Arrivarono i libri cui tagliare le pagine unite; con la smania di non perdere tempo, da covare in attesa di poterli capire.
Libri da buttare dentro, da riscrivere in quaderni piccoli per paura di perderli.
Libri dove mettere la testa e il cuore, dove gustare l’incontro e sapere che sarà per sempre.
Pareti color di crema di quel mondo sì da annusare e tastare, ma ora anche da dilatare, fino a contenere ogni idea.
Libri per riconoscere, nelle parole già scritte, ciò che si sente si pre-sente:sconnesso, non chiaro, perché
non vissuto ma adesso trovato, descritto così per bene da diventare specchio. O memoria.
Libri anti-dolore, ma il dolore ti trova sempre; anche nei porti sicuri.
E non è schiaffo.
Non è sferza.
E’ riprendere, di colpo, lo sguardo vero.
Quello nudo e freddo, non quelloche tu hai coltivato, carezza che accetta o traveste il poco che hai, fino a farti credere che va bene così.
Si rideva, noi, dopo due anni di casa piccola, delle corse da fare, se suonava il campanello di casa, per girare la pentola sul fuoco e offrirne il lato nobile: l’unico manico che le era rimasto.
E si faceva finta di niente se arrivava l’estate, la seconda estate, e i letti non tornavano al piano di sopra.
Quasi una pigrizia a calamita teneva giù, nel fitto un po’ disordinato del pianoterra.
Ma il terzo novembre, proprio nel giorno in cui la stufa buona si mise a sputare fuliggine e i letti neppure erano fatti, perchè l’influenza aveva già preso sia me sia il bambino, e la Rosa miamamma da sola puliva il nero con grossi secchi e la cucina sembrava un campo di guerra, suonò il campanello ed entrò l’uomo importante, non atteso e neppure conosciuto, con la macchina grande, che cercava mio padre, il presidente.
La Rosa non fece neppure in tempo a girare la pentola, che non mostrò il suo lato nobile, ma i buchi del manico mancante. E neanche riuscì a chiuderela porta sul lazzaretto dei figli malati, e neanche a tirar su lo straccio…
Lo vedemmo tutti lo sguardo dell’uomo, non divertito, non carezzevole, uno sguardo di cartavetrata, che insisteva,senza scivolare via.
– Abita qui, vero, il presidente? E’ in casa?
– Sta qui, ma è via con sua moglie. Sono rimasta io con i muratori, perchè i putlet sono malati.
Così la Rosa miamamma finse di essere la donna di servizio e il pomeriggio stesso, con i falegnami del viale, freddo o non freddo, cominciò i l trasloco verso l’alto.
melusinach ha detto:
Fai conto che sono arrivata. Non ho portato pacchetti svizzeri, non stavolta. Ho con me dei panini rotondi, al latte, di quelli che a me pare che non ne fanno più. E del burro di queste parti, non freddo, a temperatura ambiente. Lo zucchero è quello di casa tua. E appoggiamo velocemente fette di pane imburrate sullo zucchero. Diciamo una a testa, per non esagerare. Si smozzicano piano, per gustarle. Abbracci.
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colfavoredellenebbie ha detto:
buonissimo questo pane, Melusina :) grazie…
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stella74 ha detto:
Un bacio croccante di stelle…^^ Stella
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colfavoredellenebbie ha detto:
…per non parlare del burro, che sa di malghe e prati.
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maqrolldeibattelli ha detto:
è..impressionante il processo di crescita della tua scrittura(il mio giudizio,naturalmente,ha valore solo per cio’ che affermo,cio’ che sento)
è come se la densità dei significanti aumentasse a dismisura,come se un adolescente si avviasse alla voce piu sicura..
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cicabu ha detto:
Mi stupisco ogni volta che ti leggo…ho la sensazione di essere lì..nella casa piccola..con gli odori e i profumi..con i vestiti da riadattare……..sei bravissima Col..ho letto..tornerò a rileggere ..aspetto il seguito..spero che lo scriverai…^^
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bassapadana ha detto:
Dolci sogni Col… tra poco farò uno dei tanti tralsochi, ti chiamo? :-)
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BaroneAgamennone ha detto:
Ciao, Col., che atmosfere sei capace di creare con la tua scrittura… Un abbraccio.
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quellachenonsei ha detto:
Quanto amore per i libri. Quanto ne traspare dalle parole. Ti penso così, sospesa tra i piani di sopra e di sotto tenuta in equilibrio da quello leggevi.Un bacio, m.
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colfavoredellenebbie ha detto:
è proprio così, m….i libri come fune di salvataggio :)
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marzia ha detto:
Accontentati, carissima Col,del mio abraccio stanotte…prometto che tornerò , desiderosa di leggerti come sono!
Baci
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Gardenia ha detto:
i tuoi ricordi sono una delizia, amica bella; bacio, g.
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NicDwaRazy ha detto:
MA CHE BELLO !!!!!!!!!( E MENTRE LO DICO GIà PREGUSTO LA MIA MERAVIGLIOSA FETTA DI DOLCE….)…..sapevo che al mio ritorno avrei trovato una bella sorpresa grazie…per avermela fatta trovare…….!!!!un bacio…
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GORDONPYM ha detto:
Aspetto trasloco tre, la riconquista del cielo. Ma chi era l’uomo importante? Ce lo dirai? Ciao Arthur
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precipitandosivola ha detto:
beh!!! devo dirlo ancora? bellissimo. ciao
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coralla ha detto:
I tuoi racconti trasmettono magia
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marzia ha detto:
Col devo lasciarti qua il mio contributo per Alda? Oppure te lo mando via mail? Scusami l’OT..:)
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marzia ha detto:
Col, ti ho appena inviato un messaggio privato Splinder. Dimmi se è lungo quanto ho scritto..ok? Baci
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ovidio ha detto:
Un altro post che emoziona e che cattura il cuore …sei splendida…Un bacio ed un abbraccio forte forte di stima e di affetto.
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liberitutti ha detto:
buonasera, Colf (…)Tutto ok, lì nelle tue lande? Grosso bacio a entrambi!
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skipper246 ha detto:
Resta del ruvido sul cuore e dell’amaro in bocca dopo averti letto……. Ho giocato da piccolo piccolo con la figlia del Sig. budinosammartino, mia nonna diceva che la signora budinosammartino, nonostante i primi passi verso le dimensioni di Signora puzzava ancora di carne di cavallo, visto che il padre aveva una macelleria equina…felice che abbia addolcito le tue cene. Notte.
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stepa ha detto:
“Il dolore è riprendere di colpo lo sguardo vero.. nudo e freddo non quello che traveste…”. Bellissima, Col, questa imamgine/definizione. Condivido. Il dolore è la parete nuda senza più il quadro, la cornice di polvere nera attorno al nulla… Un abbraccio, forte.
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melusinach ha detto:
buonanotte Col :-)
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cicabu ha detto:
Lascio la buonanotte..ciao ^^
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NicDwaRazy ha detto:
come sempre i tuoi racconti catturano in un vortice meraviglioso e colorato….e come in un sogno al risveglio ti sembra di aver vissuto….tanta realtà….tanta vita…….un bacio….
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ladritta ha detto:
certo che ci sono…ci son sempre stata fra le tue parole a cercare riparo…ci son sempre lì.
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RitaM ha detto:
Buona giornata!
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Bad ha detto:
Il dolore che ti trova nei porti sicuri, cosa ha fatto a te perchè tu scrivessi queste cose e lo facessi così bene? Quello sguardo di colpo nudo e freddo, io credo, è stato subito addolcito dalla strada verso la memoria, dove le cose erano come tu pensavi che fossero. E allora anche il dolore può essere dolce.
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Gardenia ha detto:
baciogrande.
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Flor ha detto:
Bacio grandeeeeeeeeeee :-)))) Ciao, cara Col. Flor
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Pattinando ha detto:
Mi ha emozionato leggere questo: Libri da buttare dentro, da riscrivere in quaderni piccoli per paura di perderli. E’ rimasto tutto dentro al tuo cuore, e proprio dal tuo cuore si materializzano questi tuoi ricordi che ci doni ogni volta che apri quel tuo piccolo quaderno, uno scrigno che racchiude preziosità uniche. Un baciotto*
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Deli ha detto:
buona serata Col (d’accordo con Bad)
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skipper246 ha detto:
buona notte Col
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coralla ha detto:
Ricambio il tuo augurio
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laura756 ha detto:
notte!! un abbraccio!
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stepa ha detto:
Energia da caricare, Col… Giorni pesanti ma interessanti, è tutto in movimento… Un abbraccio.
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BaroneAgamennone ha detto:
Marzia, ma un gattino più piccolo non c’era sul web? :)
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BaroneAgamennone ha detto:
Azz, leggo solo ora: “accontentati”!
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cicabu ha detto:
..notte Col..fai bei sogni..ciao ^^
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NicDwaRazy ha detto:
buongiorno mia cara…buongiorno….
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invincibile ha detto:
Felice giorno, sempre contenta delle tue visite, e un piacere venire a leggerti
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Gardenia ha detto:
un grande bacio per il tuo buongiorno.
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Ipanema ha detto:
ciao colfavore… grazie per la tua visita. Un abbraccio di pace, Ipanema
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Bad ha detto:
COL, ma non è che io, appassionato di Battisti quale sono, abbia dimenticato (o scelto di non ascoltare) De Andrè. Avevo proprio scritto che quando il grande Fabrizio morì, dopo essere passato fra gli altri anche da questo ospedale e infatti già qualche mese prima della sua morte sapevo che ci avrebbe purtroppo lasciati di lì a poco, andai a comprare un pò di suoi CD, li avevo in vinile o in cassetta e volevo (davvero) conservarli per una mia eventuale generazione futura (per la cronaca, continuo ad ascoltarli io). P.S. lo spiraglio si riferisce al mio commento qui da te, o al mio post lì da me?
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Ellie_Arroway ha detto:
Libri anti-dolore. Il consueto masochismo mi dirige sempre verso pagine capaci di comprare casa dentro di me. Leggo libri pro-dolore. E quando ho paura che uno di essi venga sfrattato, lo fermo per sempre facendo la ladra, rubando parole, virgole, aggettivi, tenendoli per me, in diari in attesa. Ti abbraccio, Col. Ellie
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stepa ha detto:
Ripasso e leggo ancora … “Libri per riconoscere, nelle parole già scritte, ciò che si sente si pre-sente… ma adesso trovato, descritto così per bene da diventare specchio. O memoria.” Ecco è la stessa definizione che userei per i tuoi racconti, specchio e memoria del cuore. Un abbraccio, Col.
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Bad ha detto:
Grazie :-)
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Grazia ha detto:
ciao cfdn, è sempre un piacere incontrarti :-)
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speedo ha detto:
che gusto da assaporare piano piano, cosi come assaporo la nebbia dalle mie parti … piano piano speedofog
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lorelei ha detto:
sempre un incanto i tuoi racconti…ciao Col e grazie.
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Pattinando ha detto:
Una felice e splendida serata, un baciotto*
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ISO9660 ha detto:
I libri anti dolore.. ma il dlore ti ritrova sempre.. compagna di nebbia, quante belle cose che scrivi… un abbraccio…
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proibito ha detto:
Un abbraccio, a presto.
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Lam ha detto:
ciao Nebel, grazie per quella parola:”ponte”. “Ponte “è un simbolo che amo e che ritorna spesso nel mio piccolo ragionare sulle cose. Ritrovare un “ponte” nell’esprimersi dell’Altro mi dà fiducia, mi fa sperare che ci siano altre persone con il desiderio sincero di conoscere senza biechi obiettivi nascosti, e mi riporta al valore della propria persona nel suo stare con gli altri.Perché un ponte non si costruisce senza la disponibilità della personale messa in gioco, perché un ponte è costruito su tanti mattoni , ma l’equilibrio non regge se ognuno dei suoi piccoli tasselli non si slancia verso l’altro mostrandogli i propri lati…così dopo le tue parole ho ritrovato l’urgenza della scrittura come mezzo di comunicazione del sè.Danke.
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Pisquania ha detto:
davvero bello
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RitaM ha detto:
Notte e sogni d’oro!
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melusinach ha detto:
buona notte carissima :-)
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quellachenonsei ha detto:
‘notte Col, m.
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skipper246 ha detto:
buona notte
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cicabu ha detto:
Buonanotte Col..ciao ^^
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NicDwaRazy ha detto:
un bacio fresco fresco di giornata…..
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Gardenia ha detto:
sono passata per lasciarti pensieri affettuosi con bacio, g.
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RitaM ha detto:
Non potevo non passare da te stamane! Ciao
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stepa ha detto:
Grazie Col, per gli apprezzamenti sulla mia poesia. Il senso di smarrimento e di vertigine che ne scaturisce e lo stesso che mi accompagna da nove anni ogni qual volta il pensiero va a quella notte in cui quell’angelo decise di volare senza ali e ci negò per sempre il suo sorriso… Un abbraccio.
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Sebozona ha detto:
ciao cara…
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ruzzino ha detto:
ottimo stile di scrittura, complimenti!
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Flor ha detto:
Ma lo sai che con un gesto di grande coraggio questa mattina ho deciso di archiviare il cappotto e i maglioni a collo alto? WoW! Questa volta cambio: un abbraccio grande grande. Flor
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Pisquania ha detto:
grazie per gli auguri…ho iniziato da poco la mia avventuta sul blog e ringrazio Pattinando che è davvero molto disponibile…ti rinovo i miei comlimenti per il tuo racconto ciaoo
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ovidio ha detto:
ciao mia cara…riesci sempre a dispensare emozioni..che regali nella dolcezza delle tue parole.bacio e dolce notte
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justannie ha detto:
Anche quando arrivo ultima, tu sai che ti ho già letta e riletta e riletta ancora e che mi sono tenuta le tue parole dentro, vero? Ritrovandoci stralci di storie familiari, anche se vissute solo nei racconti di nonne e zie, letti venuti giù e tornati su, ospitati nel retrobottega dell’emporio, con i bambini che potevano leggere Il Corriere dei Piccoli, ma attenti a non sgualcirlo…
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