Ieri ho finito di leggere un libro.
Un libro di qualche anno fa (potendo, vivo e leggo in differita, io).
Quattro giorni per non morire, di Marino Magliani.
Ho pure fatto una cosa che non facevo da tempo: svegliarmi, a una luce di latte sciolta nella nebbia, poi tornare a letto e leggere fitto, col fiato sospeso, come (piace pensare) può fare il colibrì quando si ferma nell’aria, forse sedotto dalla bellezza di un fiore.
L’immagine del colibrì esce dalle pagine del libro: è un nome/simbolo che segna il racconto a intermittenza, con apparizioni che appena suggeriscono, ma non svelano né compiutamente spiegano.
Perché, questo, è libro che guida senza costringere, indica direzioni di senso senza rivelare: eppure non c’è parola che sia ermetica, non c’è parola che non sia cosa.
La storia/le storie sono restituite per unità discrete, per schegge che viaggiano nel lettore come i resti di un affresco: chiamano ad aggiungere, a prestare, a ricostruire.
Un segreto della scrittura alta, su cui ragionare.
C’è, qui, la Liguria spigolosa che amo: quella di Francesco Biamonti e di Gianni Priano (‘ulivi e solitudini di rocce’, le case dei vecchi con i magazzini e gli attrezzi, terrazze e fatica), una Liguria di uomini che hanno il ‘sogno di avere un sogno’e magari lo legano a paesi lontani (il Perù, il Guatemala…). E a vite stonate.
Vi ho sentito un modo ‘altro’ della nostalgia, che non è rimpianto del passato, ma è malinconia per i mondi, le storie e le persone che non siamo stati e non abbiamo vissuto.
(Forse bastava un niente per essere diversi, ma le strade hanno sensi incerti e rapide svolte di destino)
Leggevo e pensavo all’attesa di salvezza che ci accompagna anche quando la vita frana, al confine che si spera di superare, magari con la leggerezza di Chagall, con i piedi sollevati da terra o dal fango, per una mano materna che sorregge e a cui si appende il bisogno di non profondare.
Una salvezza che lampeggia in un attimo di gioia a scadenza.
Folgorante come questo dialogo.
“Siamo contenti?”
“Ci proviamo…Ogni tanto bisogna anche fermarsi sui fiori”.
Bisogna anche fermarsi sui fiori.
Paradosso della leggerezza? No. La pagina è invasa da piccoli universi di speranza.
vedere la presenza di un tuo nuiovo post e' stato un sospiro di contentezza…e' stato un "fermarsi sui fiori" …Grazie come sempreMariateresa
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sarebbe stato più corretto scrivere 'l'altro ieri': ma quando scrivo di notte mi par sempre di restare nello stesso giorno:)Grazie Mariateresa: sono contenta anch'io di essere tornata:)
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ecco ritrovato il fiore di Zena…bella questa tua recensione mandala all'autore…tengo il titolo mi potrebbe servire…grazie cara abbraccio grande
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Cara Cristina, non è una recensione: è solo il trattenere sulla pagina qualche 'effetto di lettura', qualche considerazione, un 'precipitato' di lettura:)
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Credo che proprio questo debbano ci i buoni libri: una guida senza costrizioni. I libri che autocompletano, che si autoglossano, non lasciano spazio alla fantasia, è come leggere senza spazi vuoti, quel vutoo che spetta al lettore, alla sua fantasia, sensibilità e intelligenza. In qualche autore c'è la paura di non dire abbastanza. Non è il caso del tuo. Viva i libri, comunque siano, belli o brutti, non posso mai credere che non siano meritevoli di essere letti
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Bisogna anche fermarsi sui fiori.E penso al tuo terrazzo…Spero che tu abbia avuto anche quest'anno la possibilità di soffermarti e dargli quello splendore che ancora ho vivido negli occhi :-)E' vero sai, non c'è niente di meglio della lettura per riconciliarsi con se stessi… e magari perdersi in quei piccoli universi di speranza.Un abbraccio
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come le api che poi sanno farne mielesì pieno di speranza….sai un'amica raccontava a mio figlio che le api aggiungono la loro saliva al polline per farne miele e lo lavorano e rilavorano…. e l'altra mia amica ha detto "il miele sono i baci della api, dunque"tu sapresti farne uno splendido racconto :-)
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passaggio d'affetto,Zena;leggere ,Ora,é ancora più dolce,ci sono occhi in cui specchiarsi e sguardo e corpo e odore ,come sempre,per le "cose"buone.
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§§Caro Nowhereman, amo le parole scarne che ne contengono altre, non dette.Parlavo, tempo fa, proprio in questo spazio paziente, dei silenzi che accompagnano la timidezza del racconto, che non è reticenza ma pudore che non esclude.E' lo stesso pudore che, secondo me, dovrebbe accompagnare la lettura: piccole intrusioni circoscritte. Sono stata cresciuta nella regola dell'epoché e nell'attenzione … per i buchi neri del testo. Ma questa è un'altra storia, di macchine e di cigolii del senso:)) Un saluto sorridente.§§Sì, cara Elis, il mio terrazzo contiene, in questo momento, molte promesse: le azalee si son portate avanti col lavoro e hanno i primissimi fiori; le camelie anche. E c'è un nido di merli molto abitato:) Un abbraccio.§§Ah, cara Mezzastrega, sarebbe davvero una storia bellissima: dai, raccontala tu… E grazie!
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Ciao, cara Ida. E' proprio così:)Abbraccio aggiuntivo e distributivo.
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Carissima, prendo lo spunto che mi dai per la lettura. E' un bel periodo per leggere qualcosa di sano, qualcosa che dia un po' di respiro, diverso dai miasmi di questi giornips: si va in Liguria, per qualche giorno…
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Da Perché, questo, è libro fino a chiamano ad aggiungere, a prestare, a ricostruire hai scritto un paragrafo che è un manuale di teoria letteraria che sarebbe bello essere in grado di seguire.
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Bisogna anche fermarsi sui fiori. E' per questo che sono qui. E mi fermo, anche se in questi giorni ho camminato tanto. Avevo bisogno di farlo, di non fermarmi e camminando lasciare che i pensieri trovassero un ritmo e l'incontro con un cielo, con fiori appunto, con una natura che si risveglia.Ciao Zena, vorrei fermarmi a parlare, ma fuori, tra alberi, all'aria e lo farei tanto volentieri con te. E' un periodo davvero difficile. Tante cose da sedimentare "in differita" come dici sempre tu, perchè forse solo così possono trovare un senso.Un abbraccio e tanto affettoGiulia
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^^
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Auguri di Buona Pasqua.Un caro saluto.annamaria
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auguriun abbraccioS M
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Bello questo "trattenere sulla pagina qualche 'effetto di lettura, qualche considerazione" ;-) bello come gli ultimi tuoi racconti , la nina ,la sibelia,la ginia,La bambina della bottega dei semi,tanto che non saprei dire quello che mi pace di più..Ti auguro buone feste e buone cose*
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Cara Zena,ti faccio tanti auguri di buona Pasqua.Barbara
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Eccomi cara, ormai piuttosto assente dalle blogletture, ma sempre presente col pensiero. Grazie per questo tuo scritto :-)
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Una mattina col sole: fa venire voglia di spaziare almeno con le parole.Buon giorno, dunque,…e§§un saluto, caro Senza: seguilo, questo libro. Porta lontano:)§§caro Aitan, ho sempre paura di essere presuntuosa quando mi allargo con qualche notazione a margine. Sono contenta della tua lettura. Grazie.§§ti abbraccio, cara Giulia-Emilia e ti penso all'aria, nell'aria: ti si aspetta sempre, qui.§§ carissimi Cicabu, Sergio e Annamaria: i vostri auguri arrivano cari e restano. Grazie. Li ho contraccambiati con affetto.§§Lo stesso grazie va a Lucy , a Barbara e a Deli : a voi, giorni di sole e di cielo sgombro. Buona primavera, insomma, se si decide a fermarsi per un po'.
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