Il prendisole della Rosa pendeva già stirato dalla gruccia, con i giaggioli dipinti su un cielo azzurro chiaro.
La piccola aspettava che l’abito fiorisse sulla mamma, che la gonna si aprisse dolce attorno ai fianchi per dare vita ai fiori.
Come sei bella, le disse nell’orecchio. La Rosa sorrise e si mise gli orecchini di madreperla bianca, in forma di foglia seghettata.
Aiutami, chiese alla bambina, perché non si sapeva pettinare. La figlia fermò i ricci con i pettinini e ne lasciò uno pendulo sul collo, come un punto di domanda alla rovescia.
Dai che andiamo in spiaggia, imperò la Iris, splendente nella sua sottana a righe, che copriva il costume dalla vita in giù con onde prese in sbieco (se l’era fatta lei, copiando un modello parigino). Il rossetto lucido, al sole delle nove.
Tanta eleganza si spiegava presto: quello era il giorno di un arrivo.
Le bambine non davano segno di sapere, ma le avevano sentite parlottare, le grandi: meglio farlo arrivare al mare, dicevano, mica nello stanzone corridoio, ché poi chissà cosa racconta, quello, in paese. Meglio non farsi vedere col costume, restare più coperte, ché poi chissà cosa racconta, quello, in paese.
Così se ne andarono in spiaggia in gran parata, ad aspettare l’uomo del mistero che avrebbe portato la busta con i soldi. Il nonno voleva facessero un altro po’ di mare, perché coi formaggi era andata bene e la mediazione era già arrivata.
Le mamme, con sprezzo del costo del noleggio, affittarono un moscone bianco e restarono in posa a fare da vedetta: una a guardare a destra, l’altra a sinistra, perché non si sa mai. Le bambine lì vicino a curiosare, con la scusa edilizia di un castello.
Arrivò che era quasi mezzogiorno, quando le mamme erano già cotte ed appassite.
Ma è il fratello del fornaio, quello piccolo e brutto, disse la Diana, che sperava in meglio.
Smorto e magrolino, già in costume, con vestiti, calze e scarpe sotto il braccio, l’uomo appariva un po’ provato. Volle sdraiarsi all’ombra.
Che caldo, continuava a dire, ma voi non vi svestite?
La Iris e la Rosa cambiavano discorso, chiedevano notizie del paese, raccontavano le loro passeggiate, allora lui faceva il grosso : li conosceva tutti i mari, quello di Cervia, quello di Bellaria, quello di Riccione, persino quello di Cattolica, che la piccola già vedeva con le suore schierate sulla spiaggia.
Il tempo non passava mai: c’era una gran voglia di schizzare in acqua ma come si faceva con l’ospite noioso che parlava parlava e ancora non aveva compiuto la missione.
Finalmente si conversò di tuffi.
Chi mai poteva sospettare di trovarsi di fronte ad un campione? Il meglio certo lo dava con le grandi altezze, in avanti, all’indietro ed anche rovesciato. Peccato non ci fosse un trampolino. E la Iris, perfida, pronta a dire che c’è chi si tuffa anche da riva …
Ma certo, disse l’improvvido, basta una bella, energica rincorsa.
Si pizzicò quelle gambette corte, le mise in tensione in un baleno, come i pettirossi sgranchiscono le zampe. Gonfiò il petto e corse con sincronica fermezza, mangiandosi il mare con gli occhi, il cuore oltre gli ostacoli.
Per questo non vide il bel castello, con le guglie di sabbia arabescata che le bambine avevano innalzato.
Si sentì un tonfo con un rimbombo sordo: ora Giovanni era un cristo morto caduto dalla croce, le braccia spalancate inutilmente, quasi a benedire il bagnasciuga.
Lo aiutarono ad alzarsi e con mani gentili gli tolsero le alghe dalla faccia, le conchiglie piccole piccole stampate sopra il mento, la sabbia bagnata entrata dentro il naso.
Ma l’orgoglio no, quello non si poteva riparare: ormai era una vescica sgonfia, trafitta da un ago arroventato.
La corriera aspettava, lì vicino.
Viserbeide 5, la visita
22 venerdì Ago 2014
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newwhitebear ha detto:
Ho riso di gusto per come hai trattato con ironica fermezza questa visita fino al tuffo nella sabbia.
Divertente e irriverente nella sua semplicità descrittiva. Poche ma ben sistemate parole ci accompagnano in questa giornata di visita di uno del paese, che era un modo tipico per portare soldi e altro ai villeggianti.
Veramente bello e piacevole da leggere.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Avevo ancora così viva la scena davanti agli occhi che anch’io, scrivendo, sorridevo e ho dovuto telefonare ad una delle mie cugine-sorelle per ridere insieme:)
Grazie Gian Paolo, come sempre.
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cicabubu ha detto:
Piacevolissima lettura..sei sempre una grande Col…
.io latito parecchio sul blog..ormai è quasi abbandonato..sono poco motivata dentro…
nel complesso sto benino a parte un problema da risolvere …tu come stai? Un bacio e un abbraccio grande
^^
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colfavoredellenebbie ha detto:
cara Cicabu, amica di latitanza:)
a me la motivazione non mancherebbe, ma c’è sempre qualche urgenza da affrontare.
Uno di questi giorni ti scriverò.
intanto un abbraccio,
zena
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colfavoredellenebbie ha detto:
Una cosa che vorrei fare da tempo: dire grazie, oltre a chi legge e magari commenta, a tutti i passanti che accendono quella stellina che significa ‘mi piace’ e a chi segue questo vecchio blog, linkandolo nonostante la mia presenza così poco assidua. Grazie, davvero.
zena
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Deli ha detto:
:-) :-) (bello bello) ciao cara
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colfavoredellenebbie ha detto:
un saluto anche qui :)
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atward51 ha detto:
Ho sorriso anch’io, Zena … grazie per la tua leggerezza
Un abbraccio
edoardo
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colfavoredellenebbie ha detto:
grazie Edoardo, mi convinco sempre più che un sorriso può sciogliere tanti nodi.
un abbraccio anche da qui:)
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marilumari ha detto:
Ah, in questi giorni senza sole o di sole buio, mi ci voleva proprio lo scoppio di risate che mi hai regalato tu.
Grazie, Zena.
(povero Giovanni Senza Tuffo, però)
Un abbraccio, marilù.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Giovanni senza tuffo e senza ciuffo s’impermalì moltissimo e al paese disse che il mare di Viserba valeva poco: troppo fangoso:)))
Un abbraccio, marilù.
zena
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guido mura ha detto:
Un bel “tuffo” nei ricordi ;-)
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colfavoredellenebbie ha detto:
caro Guido, sì, l’ultimo tuffo di agosto:)
… e con questo chiudo la mia parentesi balneare: qualche volta piace rivedersi bambini.
Un saluto grande.
zena
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enricogarrou ha detto:
Complimenti, per questo racconto delicato e allegrissimo. Povero Giovanni! Enrico
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colfavoredellenebbie ha detto:
Ringrazio per questo gentilissimo passaggio:)
z.
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