Ero a teatro stamattina, in una di quelle brutte sale (di una bella città) che vengono riservate agli spettacoli per ragazzi.
Come se i ragazzi, soprattutto i ragazzi, non avessero bisogno di bellezza.
Fate finta che sia il Bibiena, dico io, davanti ad espressioni deluse.
A luce spenta, la brutta sala tace e prende forma una cosa bella: una storia raccontata attraverso i fili, in combutta con le Moire.
In un grande telaio ogni azione, ogni evento lascia la sua traccia.
Proprio dentro l’ordito resta intrappolata la memoria del racconto: il suo canovaccio, fatto di garze, di imparaticci, di matasse, di gomitoli, di tessiture, di panni filati .
Un canovaccio simbolico e ospitale.
Esco.
Ci sono metafore che restano appese nella vita e che ogni tanto incontri, in condivisioni inaspettate.
Ci si riconosce, ci si saluta, ci si scambia ancora qualcosa.
Stamattina ho ritrovato i fili, appunto, che mi accompagnano da sempre.
Per me, che vivo “lungo il fiume”, lo stesso Po è un filo.
Il filo dello spazio che suggerisce un bordo, una riva da profilare, una linea che si estende.
Il filo del tempo che procede. Io vado innanzi per sempre! , dice il fiume di Tagore.
In treno, mentre i ragazzini, per esorcizzare le emozioni, sperimentavano certe fialette ad alto indice di sgradimento olfattivo, ho cominciato ad infilare “perle” nel filo del mio hic et nunc.
Non della vita, che altro viaggio richiederebbe.
Del punto in cui mi trovo.
E’ un filo multiplo, ben ritorto: chi potrà mai separare pensiero, speranza e memoria?
Richiede grani grossi o trame larghe:
un sasso poroso e trivellato, sporco d’inchiostro ( assorbirà le parole? arginerà il lavoro?),
una pietra pomice per grattare spigoli,
una pietra azzurra per i voli,
l’anello giallo e liscio di sempre,
tanti bottoni d’osso, che allacciano gli affetti di casa,
un pezzetto di vetro da ricordo per farmi male,
un’ onice nera, perché il dolore è da mettere in conto,
qualche grano d’argento brunito per gli amici vecchi,
un foglietto bianco appallottolato, tante volte preso in mano e poi lasciato,
quattro piccoli gomitoli di lana calda,
i nodi stretti delle amicizie nuove, che vivono di voci e di rimandi,
il pezzetto di tela di un lavoro infinito,
un’ala di tulle per la leggerezza….
La sento al collo, ora, questa collana, e accarezzo la pietra che non c’è.
Perché il giorno-domani avrà pur da regalar qualcosa a questo filo.
usermax ha detto:
Primo!
Sentiti anche un abbraccio, al collo, appena un filo entusiasta!
Baci, tanti, M.
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colfavoredellenebbie ha detto:
Grazie, Massimo le doux. Infilo anche quelli, che non fan mai male :)
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M.G. ha detto:
Ti auguro di trovare oggi qualcosa appeso al filo..Buongiorno Maria Grazia.
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madeinfranca ha detto:
intanto ti invio un saluto
e buona giornata, attraverso
questo piccolo messaggero che si è
prenotato per darti un po’ di tulle
…o di ala !
scappo! bisous
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madeinfranca ha detto:
oooopppssss…mi è scappato un angioletto che non si voleva
svegliare…questo si è subito prenotato
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madeinfranca ha detto:
Fiorile ha detto:
..una collana che non lega ma collega a collo libero …corro al lavoro, buona giornata, grande donna :)
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blancoebleu ha detto:
Mi fai ricordare Alfonso Mangione,
spero che passi da queste parti Ellie che magari ne sa qualcosa di più. Mangione era un poeta crepuscolare napoletano, pure lui preso dalle “piccole cose” e mentre Gozzano usava un salotto buono come nicchia per “…il caminetto un po’ tetro, le scatole senza confetti, i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro..” Mangione sognava una “casciaforte” dove custodire “…tutte ‘e llettere che mm’ha scritto Rosina mia, na cartella di lire dodici rilasciata dall’agenzía… Na máneca ‘e sicchio,
na crástula ‘e specchio…” e siccome ai musicisti le poesie che non diventano canzoni sembrano sprecate, il suo amico Nicola Valente ci aggiunse qulche nota.
Pure il filo di Zena ne meriterebbe qualcuna come credo la meritasse il salotto di Gozzano, ma tantè.
(Vedi, Zè che significa nascere ad Agliè o sul delta del Po e non a Napoli?)
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QuotaZero ha detto:
E aspettare le molte stazioni.
E per ogni stazione un filo.
E per ogni filo una nuova pietra.
Che verrà, che verranno.
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stemola ha detto:
La metà dei miei geni (quella napoletana) ha un sussulto di gioia alle parole di Blancoebleu. :)Ti prego di aggiungere le sue righe a quelle scambiate ieri sera in privato, se lui permette; ed abbi una buonissima giornata, dolce Zena.
Stefania
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Effe ha detto:
o Dipanatrice,
o Tessitrice,
o Ricamatrice.
Poiché ogni cosa deve avere, per poter esistere, il proprio contrario, allora immaginerò la vita come un filo a collana da cui occorre togliere pietre e pendagli, finché sia leggera e aerea
(lascerò solo il vetro da ricordo, immagine rara)
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chubbyhuggs ha detto:
ci devo pensare, io son di montagna, e quale montagna, scusa l’orgoglio… quelle montagne grigio perla e rosa, quasi di velluto, che s’infiammano alla sera… c’è una leggenda, su una torre di rose che appare solo per un momento al tramonto, ultima vestigia di un regno perduto… appare perché gli uomini ricordino, che un tempo di felicità e pace è stato possibile, una volta…
Le mie collane, quindi, credo, di fili di fiori, e pietruzze colorate, farfalle povere e un poco polverose e al massimo, frofumo di fieno e tepore di stalla,e al massimo il filo d’oro che circondava il roseto incantato di re Laurino, prima che Teodorico da Verona lo distruggesse, costringendolo a divenire di pietra per sfuggire alla stupida brutalità degli uomini.
c.
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mezzaluna ha detto:
…E sul treno del ritorno prende corpo la pellicola di questo magico film…che seguo rapita
abbraccio forte :)
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Bustrofedon ha detto:
A volte, si sà, vien quasi voglia di perdere il filo ed improvvisare: la vita, forse, ne guadagna.
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elisnelpaese ha detto:
E’ vero, la tua è una collana speciale, fili intrecciati coi sentimenti, pezzi di vita alternati di chiari e di scuri, tutti vissuti e accettati come picccole pietre preziose.
Posso infilare in questa collana un cuore di pietra di luna movibile? il mio, che hai rubato con le pennellate di questo post, carissima Zena!
Non credo che dalle tue parti, o forse nel raggio di parecchi chilometri ci sia chi, essendoti amico, non si senta privilegiato di tanta fortuna. E non è solo perchè sai dare (e traspare questa tua “cura” per gli altri) ma soprattutto per l’incanto delle tue tessiture che prendono, emozionano e restituiscono a chi legge grazia, bellezza e armonia.
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melusinach ha detto:
… pensavo al foglio di carta appallottolato… preso in mano e poi lasciato.
pensavo che dovrebbe trasformarsi in un origami cicogna, che quella è la sua forma. Così portatrice solida di nuove creazioni :-)
(smuacchete)
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triana ha detto:
Bello questo tuo infilare i grani sul filo della tua esistenza in un treno che ritorna carico di ragazzini su cui tieni un occhio posato mentre la mente vaga e raccoglie. Immagino un finestrino del treno lievemente appannato dalla nebbiolina del Po e, a proposito di appannamento, devo confessarti una cosa: ho avuto uno strano appannamento della vista che, fino a questo momento mi aveva fatto leggere il tuo nick come ‘cavolfiore delle nebbie’. E mi era sempre sembrato carinissimo. ‘Colfavore delle nebbie’ magari dice più di te, ma credo che dentro dime continuerò a pensarti come un cavolfiorino tondo e azzurrato che occhieggia, velato di bianco, sui campi bagnati dalla rugiada:-)
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cicabu ha detto:
Quando i fili si ingarbugliano spesso non si riesce più a riportare ordine..niente pietre con cui preparare una collana..^^
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junco ha detto:
Mentre accarezza la pietra che non c’è, si avvicinano i ragazzini:
“Che cos’ha professoressa?”.
“Mancanza”, risponde Col.
“Mah –dice uno- sarà mancanza di pane, forse ha fame. Vuole il mio panino?”.
(Dialogo dal Cielo sopra Sermide).
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melusinach ha detto:
:-) (sto junco qui….)
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nowhereman1 ha detto:
Da un certo autunno in poi si prende il vizio di triangolare sguardi su passato e futuro rubando attenzione al presente, e non si smette più. Ho percorso con gli occhi e sfiorato con le mani questa tua piccola “casciaforte” (come nella canzone napoletana) di nostalgia, e come sempre mi sono ritrovato, dolcemente riflesso, nelle tue parole. P.S. lo scenografo che hai citato prende il nome dal paese che mi ospita. Un carissimo saluto Z (m.)
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charm ha detto:
Un fiume e un filo hanno molte cose in comune. Soprattutto un percorso.
Un bacio, dalla neve alla nebbia
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junco ha detto:
‘Sta Mel (apostrofo),
che in questi tempi evoca cicogne…
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colfavoredellenebbie ha detto:
le cicogne fanno primavera, il pane fa primavera, le ali pure.
Pensavo stamattina che ho voglia di finestre aperte.
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mezzaluna ha detto:
Eccomi che ripasso…per un abbraccio!:)…ed un sorriso!!!!
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usermax ha detto:
ecco, apri le finestre che la Flor sta giusto facendo il pane… ti dovrebbe arrivare un aroma di forno e acciughe e origano e un “filo” d’olio d’oliva vergine che è una cura per tutte le “mancanze”…
:) buon fine settimana, M.
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farouche ha detto:
c’è un pvt per te, ma il bizzososplinder non riporta il tuo nome, vedi se riesci ad acchiapparlo… :)
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Fiorile ha detto:
passaggio con un abbraccio :)
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ermione64 ha detto:
I giorni sono tutti diversi. Aspettati di incontrare quello dove poter accarezzare la pietra che c’è.
Buona domenica col.
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farsergio ha detto:
se i fili incontrano altri fili, diventano trama ed ordito, un tulle leggero, una rete, annodati un tappeto, una stuoia… una vita.
sempre affascinante parlare dei fili!
ci racconti qualcosa di più di questa esperienza teatrale, che penso ispirata al teatro classico?
caramente, s.
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usermax ha detto:
tu non puoi mai essere in ritardo, perchè sei sempre presente…
:)
anch’io giro molto a vuoto, nel senso che vado a trovare tutti e vorrei postare qualcosa ogni giorno, ma… (vuoto, appunto!)
:)))
buona domenica e bacio grande, M.
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ladritta ha detto:
è quello che si spera sempre. per non morire.
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skipper246 ha detto:
Tornato e fatto subito scorpacciata delle tue atmosfere. Abbracci.
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Ellie_Arroway ha detto:
Mio nonno (che mi portava sempre al giardinetto e mi teneva la mano sulla schiena mentre andavo sulla bici a rotelle), aveva i ritagli di giornale conservati sotto la poltrona rossa, quella che ora è il mio trono.
Su uno di questi ritagli, che conservo tutti, c’è questa poesia:
‘E DOLCE D’ ‘O “SPLENDORE”
Zia Cuncetta Carotenuto
ch’era monaca d’ ‘o “Splendore”
e ogne passo ca deva ‘o deva
pe’ cunziglio d’ ‘o confessore,
quanno ancora stavamo ‘e casa
‘ncopp’ ‘o Corso, sotto Natale,
ce mannàva, pe’ ‘na conversa,
nu cartoccio ‘e pasteriale.
Era ll’epoca d’ ‘e zampogne.
Verso ll’urdemo d’ ‘a novena,
na matina… ndlì ndlì… ‘a porta…
… e arrivava Suor Filomena.
Ianca e rossa. ‘Nu nievo ‘nfaccia.
Ll’uocchie azzurre… ‘Na maraviglia!
(Uocchie, faccia, mantello, mane,
ll’adduràvano ‘e vainiglia…)
Io, tanno, ero guaglione ancora.
Ma a ‘sta monaca… ll’aspettavo!
E i’ p’ ‘o primmo – quanno ‘a vedevo –
nun ve dico comme restavo!
– Sia lodato Gesù e Maria…
Stu cartoccio… – Mettite ccà… –
– Ve lo manda Madre Concetta… –
– … A proposito: comme sta? –
A uttant’anne, sta zia d’ ‘a nosta,
steva bbona. Sempe cchiù bbona!
Sette spìrete… Comm’ ‘e gatte…
E, ogne vota, – Dio m’ ‘o perdona –
Io penzavo: Pe’ ccient’ate anne
dalle vita Cuore ‘e Gesù!…
… Si no ll’uocchie ‘e Suor Filomena
– st’uocchie azzurre – chi ‘e vvede cchiù?
E’ di Alfonso Mangione.
…Il pasteriale di Natale. Sicuramente c’erano i rococò, gli struffoli azzeccosi e le frolle e le ricce, mai buone comme rint ‘e juorne ‘e festa.
Buonanotte Nani mia.
Ho delle conchiglie da donarti per il filo. Si bucano con l’ago e non si rompono. Mi sanno così tanto di pensiero, speranza e memoria.
Tua T
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anandamide ha detto:
…:)******
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M.G. ha detto:
Spero sia per te una piacevole domenica! Maria Grazia.
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melusinach ha detto:
:-) buona notte nebbiolina :-)
(‘sta guaglioncella, occorre che si vada a conoscerla o a rivederla la sua città, vero?)
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Pattinando ha detto:
Anche i fili intrecciati possono diventare parole. Con affetto :-).
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cicabu ha detto:
…buona settimana Col^^
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shemale ha detto:
Uno dei piaceri di tornare a casa è quello di trovare finalmente un po’ di tempo per leggerti con calma.
Ma, stavolta, faccio un piccolo appunto sulla questione dei ragazzi che hanno anche loro bisogno di bellezza. Un piccolo sacrificio, secondo me, lo possono fare. Sono talmente belli già per conto loro…
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vera.stazioncina ha detto:
..tu hai infilato in questo filo, per tutto l’inverno, perle trasparenti di nebbia leggera:-))
e noi le abbiamo ammirate e sfiorate e attraversate con le emozioni..perchè tu sai, come lo so pure io, come si attraversa e si respira la nebbia:-)
un sorriso
veradafne
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farolit ha detto:
Mio dio un filo? Un filo di memoria.. umm… si sa che non resisto a vederlo penzolare, che faccio?
Lo tiro! E subito mi si sfila tutto l’orlo del passato…
:-)
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sonicgirl ha detto:
ho sbirciato sul blog di mel che stai scrivendo una cosa su alberi, sagome, rami e nidi… parliamone… : )
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setteparole ha detto:
Avevo bisogno di leggere il tuo post, stasera, prima di chiudere. Così ho avuto anch’io la mia brava perla da appendere al filo in una giornata che aveva spezzato tutti gli altri e aveva fatto cadere tutti i ciondoli.
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lughino ha detto:
All’inizio non riuscivo a seguirti…perdevo il filo( perdona il penoso riferimento)… ma poi tutto divenne chiaro. Molto bello.
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linodigianni ha detto:
e mani sporche di pane da impastare..
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AnnaSetari ha detto:
Prezioso filo di parole. Gemme.
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